Manga vietati: il reale significato della legge 156

Ultimamente a fronte della news sulla modifica della legge 156 “sulla protezione della gioventù” da parte del Governo Giapponese.

Nel web italiano si sta discutendo in modo animato scomodando termini e concetti di notevole peso… come la censura.

[sws_blockquote_endquote align=”” cite=”” quotestyle=”style01″] La legge sin dall’inizio è stata concepita come il mezzo per legittimare il Governo Giapponese a giudicare delle pubblicazioni come capace di “stimolare il desiderio sessuale, o di spingere i giovani a commettere reati o suicidi”, obbligando queste a una distribuzione limitata ai soli maggiorenni. [/sws_blockquote_endquote]

La modifica apportata specifica e amplia solo i termini secondo cui una produzione manga, anime e videogames può essere impugnata da “Tokyo” obbligandone la distribuzione come “solo per adulti”.

Nessuno stravolgimento no? Da oggi, quindi, tutte le produzioni che contengono celebrazioni di  “atti sessuali illegittimi punibili dalla legge (tipo stupri), o rapporti tra parenti che secondo la legge non possono sposarsi (es. incesto), devono essere pubblicati solo come prodotti destinati a maggiorenni.

Non c’è quindi alcuna limitazione alla libertà o “manga vietati”, solo una chiarezza su ciò che un prodotto contiene.


Manga vietati: un concetto errato


Manga vietati

Il “putiferio”, quindi, è partito da una concetto errato. C’è stato un confondimento di base, probabilmente dovuto al fatto che si toccano dinamiche molto poco mainstream, su ciò che viene a cambiare con il nuovo assetto legislativo, sul perché è stato fatto, e sui contraccolpi che potrebbe avere nei manga.

Per poter discutere di questo bisogna spiegare alcune cose del mercato giapponese.


Il mercato giapponese dei manga

Quelli che noi chiamiamo “negativamente” hentai, ossia seinen manga dal contenuto esplicito, dei porno per essere chiari, hanno una distribuzione e una visibilità diverse. Non tutte le fumetterie giapponesi hanno in vendita questo genere di prodotti e generalmente sono messi in zone a parte, marginali, tipo la salettina a luci rosse nelle videoteche nostrane.

Esistono poi manga soft-hentai, soft-erotici, non espliciti, prodotti da case editrici mainstream che pur contenendo elementi erotici non sono classificati come porno e quindi vengono distribuiti come gli altri manga, come One Piece, e quindi raggiungono tutte le fumetterie e hanno la stessa visibilità degli shonen e shojo.

Ultimamente però alcuni prodotti di alcune case editrici in particolare, come quelli citati nelle news, Aki Sora e co (i cosiddetti manga vietati), hanno largamente passato il limite del soft arrivando molto vicino a quelli dal “bollino giallo” (sempre gli hentai), con l’obiettivo non casuale di vendere hentai secondo i canali generali e non quelli dedicati, avendo quindi maggiore visibilità e di conseguenza profitto.

Nelle fumetterie quindi si potrebbe avere un prodotto del genere a portata di tutti, tra Naruto e Beelzebub, visibile senza restrizioni.

Questo è il fenomeno a cui vuole porre rimedio la modifica di legge, non vuole censurare i porno in quanto tale. Si vuole ripristinare il limite tra le due produzioni obbligando le case editrici “furbette” a scegliere chiaramente il tipo di prodotto offerto caratterizzandolo in maniera corretta: se è un porno come tale deve essere presentato alla gente.


Manga vietati in Italia?

Per spiegare bene la situazione mi faccio aiutare da chi ha recentemente riproposto questo genere di prodotti anche in Italia, e che per questo è pacifico ritenere conosca bene le dinamiche del mercato del settore in Giappone: Alberto Galloni (Magic Press).

Qui è necessaria una premessa. Dovete sapere che gli “hentai” sono fumetti pubblicati da editori specializzati in materiale pornografico (tipo Akane Shinsha, Core Magazine), su riviste dichiaratamente pornografiche (Comic Tenma, Comic Hotmilk, ecc.) e non certo da Shueisha o Kodansha e simili.

Pensate che quando chiedo agli agenti letterari con cui lavoro di solito, di contattare uno di questi editori, a volte mi rispondono “io non conosco editori con questo nome, sei sicuro?” (e vengo preso in giro pure dal mio capo che se la ride dicendo “gli editori più strani li conosci tutti tu!”, la verità è che il porno è un settore separato e un agente che lavora con Shueisha e co. non è detto che conosca editori e prodotti vietati ai minori, tanto è vero che se voglio qualcosa di erotico mi indirizza su materiale tipo “Futari Etchi”).

Ma soprattutto, la differenza tra un “hentai” e un manga che non lo è, è un bollino giallo sulla copertina con la dicitura “seinen comics”, che equivale al nostro “VM 18”.


Detto questo, praticamente tutti gli editori giapponesi mainstream pubblicano fumetti “erotici” e/o contenenti scene di sesso più o meno esplicito. Sono certo che molti di voi si stupiranno se vi dico che Golden Boy, La clinica dell’amore, Sakura Mail, Futari Etchi (rispettivamente Shueisha, Akita Shoten, Shogakukan, Hakusensha) non sono “hentai”.

Nessun manga Shueisha, Kodansha, Shogakukan, ecc. è un “hentai” (in Italia regna una confusione mostruosa su cos’è un manga hentai e la responsabilità è anche degli editori italiani che hanno confuso le acque).


Tuttavia succede anche che Futabasha pubblica senza bollino giallo “Boku no Seinen Koukennin” del celebre Saigado senza bollino giallo (perché Futabasha non è un editore di fumetti pornografici), cancellando i genitali e modificando alcune scene rispetto alla versione autoprodotta (che aveva il bollino giallo).

Succede che Akita Shoten su Young Champion Retsu pubblica Hakoiri di Cuvie e su Champion Red Ichigo pubblica Aki Sora di Masahiro Itosugi, il tutto ovviamente senza bollino giallo (né sulla rivista, né sui monografici). Parliamo di veri e propri manga “hentai” che diventano manga mainstream e di editori che immettono sul mercato prodotti pornografici senza dichiararli vietati ai minori limitandosi a cancellare i genitali (ribadisco che non parliamo di Golden Boy o di Futari Etchi ma di ben altri prodotti, l’esempio più conosciuto in Italia potrebbe essere il nostro Secretarial Section Drop).


Vi faccio un paragone: avete presente le videoteche nostrane dove c’è la prima sala con tutti i film mainstream e poi una tenda che porta nella zona “a luci rosse” tappezzata di DVD di Rocco Siffredi? Ecco, una cosa simile. Non tutte le videoteche vendono film porno e in quelle videoteche che hanno anche film vietati ai minori, non troverete  “Casino 45” a fianco di “Il Signore degli Anelli”. Cambiano anche i distributori: i fornitori di video hard non sono gli stessi di video mainstream.


In un certo senso, trasformare un prodotto vietato ai minori, in un prodotto mainstream, è anche una strategia commerciale. Il proposito della legge tanto discussa in rete, non è quello di abrogare gli hentai limitando la libertà di espressione degli artisti, l’intenzione è quella di obbligare gli editori a mettere il bollino “seinen comics” su tutti i manga che oltrepassano una certa linea (e di distribuirli e venderli nei canali appositi).


La tua opinione

Tu cosa ne pensi? Avevi già capito la realtà dietro alla legge 156?