Memories beyond the war

Paure e cicatrici

Il conflitto continuava da quasi cinque anni ormai. Con molte difficoltà, alla fine le potenze dell’Asse stavano avendo la meglio sugli Alleati. Germania era quello che portava avanti la loro potenza, infondeva coraggio ai suoi alleati e li aiutava a vincere. Tuttavia, Italia aveva notato che, da quando Germania era diventato più grande e forte, era sempre stanco e il suo corpo pieno di ferite. Non lo dava a vedere, ma soffriva molto. Giorno dopo giorno lo osservava: continuava a combattere, ma era sempre più malridotto. Italia non era uno stupido, no. Avevano sempre combattuto fianco a fianco, erano sempre stati insieme nonostante tutto, e si poteva dire che l’italiano conosceva meglio di chiunque altro l’ariano.

Aveva già conosciuto una situazione analoga, sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco.

– Doitsu…

– Che c’è Italia?

– Sarebbe meglio che ci arrendessimo…

– Cosa?!

– Siamo troppo stanchi, tu sei ferito gravemente, non voglio che ti succeda qualcosa!

– Ascolta, Italia, ormai ci siamo, devi fidarti di me, insieme riusciremo a sconfiggere gli Alleati e diventare ancora più forti… Devi solo crederci!

Sapeva che non avrebbe mai accettato, ma doveva provarci lo stesso. E, come aveva previsto, non riuscì a convincerlo. Non aveva più forza, il povero Italia. Quella guerra, cui era totalmente impreparato, in cui tuttavia si era buttato a capofitto contando unicamente sull’aiuto dell’alleato, lo aveva danneggiato più di chiunque altro.

“Forse Nihon potrebbe aiutarmi!”

Provò quindi a confidare le proprie preoccupazioni all’amico asiatico, dal quale ricevette però solo risposte vaghe, che ad ogni modo volevano dire tutte “no”.

Si ritrovò solo con le sue preoccupazioni, e tanti altri problemi.