Manga Bomber

Disegnare un fumetto come missione/passione di vita: questo è il concetto portato all’estremizzazione nel manga di Kazuhiko Shimamoto. Le difficoltà delle consegne, il tempo che scorre inesorabilmente, editori impassibili, fiere, fan otaku pronti a tutto, momenti di bassa ispirazione… questi sono i problemi che un fumettista affronta nel suo quotidiano. Questo, quindi, è lo stile di vita e di lavoro che anche protagonista della storia, il mangaka Moyuru Hoono, conduce/subisce assieme ai suoi due assistenti. La loro continua lotta per la sopravvivenza in questo mondo, dove lo spirito artistico e la convinzione di una vita come missione degli autori si scontra con il materialismo del profitto di chi li produce, è quindi la vera protagonista della storia.
L’autore per esecrare il tutto secondo i dettami del paradosso e dell’ironia, creando quasi una autobiografia, attinge allo stile drama sportivo di fine anni 60, anni 70 – dove sudore, sangue, e sacrificio di sé erano i soli mezzi per arrivare all’obiettivo – sia dal punto di vista grafico che da quello del pathos narrativo creando avvenimenti al limite del possibile: assassini, rapine e quant’altro, a cui il maestro Hoono dovrà far fronte e che dovrà risolvere per poter consegnare il suo fumetto in tempo.

Non stupitevi quindi se una correzione o un retino problematico saranno affrontati con l’ardore con cui Tiger Mask affronta un incontro, e non stupitevi nemmeno se l’espressività dei personaggi di Manga Bomber ricorda quelle dei giocatori de Arrivano i Superboys.

Quello di Kazuhiko Shimamoto è quindi un fumetto seinen ironico, che narrando in maniera avventurosa è capace in tredici volumi di far conoscere realmente il mondo dei mangaka, delle responsabilità, delle tecniche, del gergo, che è tutt’altro che una fantastica avventura.