The Black Museum Springald

Nella Londra vittoriana, un misterioso mostro fa la sua comparsa, Spring-Heeled Jack, Jack dai Tacchi a Molla, un essere spaventoso che appare di notte, stracciando le vesti di giovani donne e svanendo nel nulla com’è apparso, in un balzo.

La storia comincia con la visita dell’investigatore che aveva lavorato sul caso di Jack al Black Museum, una specie di museo privato della polizia in cui vengono conservate le prove e i reperti trovati sulle scene del crimine, o a casa e sulla persona dei criminali. La Guida del museo, una giovane donna, quando l’investigatore comincia a raccontargli la verità sulla storia di Jack, lo segue interessata spesso incitandolo ad andare avanti nella narrazione. Dopo diversi avvistamenti, di punto in bianco il mostro scompare dalla scena e per tre anni non si hanno più sue notizie. In realtà dietro alla faccenda del mostro c’è un giovane nobile dissoluto e annoiato, il Marchese Walter de la Poer Straid, che assieme ad altri amici nobili, aveva creato una cricca di ricconi annoiati come lui in cerca di divertimento ed emozioni forti, motivo per cui s’era fatto creare gli strumenti e il costume da mostro per seminare il panico nella city e nei dintorni. Dopo esser stato ripreso durante l’ultima scorreria da una donna, che ha persino schiaffeggiato il mostro, il marchese lascia perdere il ruolo di Jack, per poi scoprire che la donna è la nuova cameriera assunta al suo servizio di cui si invaghisce. Tre anni dopo Jack riappare, ma questa volta non è per combinare scherzi goliardici, ma per uccidere giovani donne.

Chi si cela questa volta dietro la maschera di Jack il Saltatore?

A parte la pagina originale ingrandita che non entra nella tavola e di cui ovviamente non sono stati tradotti i baloon, che gentilmente inserisco in questa recensione, ci sono diversi “-” che mancano nelle parole spezzate, errore che ho notato anche con Exaxxion. Altra cosa che m’ha fatto storcere un po’ il naso, non tutte le pagine a colori sono state pubblicate. All’inizio del breve racconto “Mother Goose” dovrebbero esserci tre pagine a colori che purtroppo sono state stampate in bianco e nero, una di quelle pagine la trovate in questa recensione.

Il volume è davvero eccezionale, non tanto come qualità di carta e impaginazione, visto che le pagine a colori sono in carta patinata, mentre quelle in bianco e nero nella normale carta che per ora sembra usata dalla stamperia veneta presso cui i volumi vengono stampati e personalmente non mi sembra granché a livello qualitativo, quanto per il contenuto.
Fujita è davvero bravo a disegnare e realizzare storie con il suo tratto grezzo e con le scene d’azione complesse e angolate. La storia scelta, un po’ gotica riesce ad accattivare la simpatia del lettore con un mezzo semplice quale una storia d’amore a senso unico tra classi diverse. La seconda storia, seguito della prima, mantiene lo stesso stato d’animo, regalandoci una piccola favola di due bambini.

La cosa bella è che all’inizio pensavo si trattasse di una versione Fujita di Jack the Ripper, invece poi controllando sulla Wiki ho scoperto che prima dello squartatore era realmente esistito Jack dai Tacchi a Molla/Jack il Saltatore!
Ho davvero apprezzato che a questa storia, sicuramente sconosciuta ai più, o almeno rispetto a quella di Jack lo Squartatore, sia stata data nuova vita grazie alla penna di Fujita.

A fine volume Fujita promette che tornerà prima o poi a lavorare sui racconti del Dark Museum e personalmente ci spero proprio, era molto che non m’appassionavo così tanto nella lettura di una storia nuova.