Different Faces of Love

L’Amore Incompreso

Scusami, mi dispiace.

Ti guardo camminare per le strade di Konoha, ti comporti come quando ti ho conosciuta. Sei solare, non la smetti di parlare un attimo, sorridi a tutti e ti sposti continuamente con le mani quella lunga coda bionda che brilla alla luce del sole.

A vederti così, chiunque penserebbe che sei una normale kunoichi, talentuosa e con voglia di studiare, visto quanto ti impegni nell’arte medica, che però ama anche divertirsi ed uscire, come una ragazza qualunque. La tua risata squillante risuona dovunque tu ti trovi. Nelle corsie dell’ospedale, nell’ufficio di smistamento delle missioni, nel ristorante dove vai con i tuoi amici, nel negozio di fiori.

Perché ti comporti così?

Io non capisco.

Con me sei diversa, perché?

La prima volta che ci siamo incontrati mi hai guardato in modo differente dagli altri, più intensamente, più a lungo. Non lo capivo.

La prima volta che mi sei venuta a cercare hai parlato ininterrottamente per quasi due ore, pretendendo che ti rispondessi ad ogni minima domanda, quasi come se stessi cercando qualcosa, cosa non so. Mi fissavi e sorridevi; il tuo sorriso sembrava simile al mio, falso, ma tu sembravi allegra e continuavi a cercare un contatto con il mio viso, i miei occhi. Non lo capivo.

La prima volta che con titubanza hai cercato le mie labbra, consentendomi di sentire il gusto alcolico sulle tue, non mi hai sorpreso più di tanto; d’altra parte è difficile per chiunque riuscirci. Però quando mi hai spinto in camera da letto, spogliandomi e spogliandoti… beh, lì devo ammettere che un po’ ci sei riuscita. Avevo letto qualche libro per cercare di inquadrarti e pensavo fossi una di quelle ragazze che aspettano il principe azzurro, ma evidentemente mi ero sbagliato, anche se ad un certo punto ti sono tremate le mani. Oramai però eravamo troppo avanti, io non comprendo le persone, i loro sentimenti ma so bene cos’è il sesso e se eri venuta da me credendo che ti avrei detto di no, che non era giusto o cose simili… beh, in quel caso avevi proprio sbagliato persona. In effetti poi mi sono chiesto perché tra tutti avessi scelto me, cosa avessi in più di altri; forse perché somigliavo a Sasuke, il tuo grande amore, perché vedevi in me lui? Non lo capivo.

E adesso, dopo aver passato l’ennesimo pomeriggio tra le tue cosce, sei qui sul mio letto, mi dai le spalle e cerchi di nascondermi le tue lacrime. Continuo a non capirti.

«Perché piangi?» ti chiedo quindi senza troppi preamboli o giri di parole, non ne vedo l’utilità.

«Non lo sto facendo» mi menti, alzandoti e mostrandomi la tua bella schiena che però ora è leggermente curvata in avanti, come se stesse portando su di sé un peso troppo gravoso.

«Te ne vai?» domando visto che ti stai rivestendo.

«Sì, devo stare in negozio e poi più tardi passano Shikamaru e Temari… dobbiamo scegliere i fiori per la loro festa di fidanzamento» mi rispondi asciugandoti furtivamente le lacrime sulla tua camicetta, per poi voltarti verso di me allegra “so già che quello sfaticato sbufferà da morire, continuerà a dire che sono cose inutili, una seccatura e che poteva starsene sdraiato da qualche parte invece di perdere tempo lì, te lo immagini?” ridi.
«No, veramente no» replico impassibile, notando le tue risate spegnersi quietamente, come le onde che si allargano in una pozza dopo che vi hai tirato un sasso.

In che modo posso immaginarmi una cosa simile? Non ne sono capace, per me i sentimenti umani sono incomprensibili e, per quanto possa sforzarmi di farlo, anche se sto iniziando a provarne qualcuno, quelli degli altri rimangono per me un mistero. Per questo non riesco a interpretare le azioni delle persone che mi circondano, cosa le spinge a comportarsi in una determinata maniera, figurarsi immaginarlo! E tu lo sai, quindi perché adesso mi fissi così? Con quel tuo sguardo ipnotico che sembra volermi assorbire, risucchiare e portare dentro di te… non succederà mai.

Dopo alcuni istanti che sono sembrati durare ore, giorni, mi fai un sorriso bugiardo e ti volti dicendo: «Beh, a presto» e mi lasci solo.

Rimango sul letto circa un’ora, non penso a nulla in particolare, fisso semplicemente fuori dalla finestra. Forse mi è venuta l’ispirazione per un nuovo quadro, però ho finito i colori, dovrò uscire a comprarli.

Sono passato al negozio e adesso sto tornando a casa, in testa ho quello che voglio dipingere e non vedo l’ora di metterlo su tela, chissà se stavolta riuscirò a trovare un titolo… non ci spero molto però, chissà…

Mentre cammino passo davanti al fioraio degli Yamanaka e ne vedo uscire Shikamaru, con quella che mi sembra un’aria scocciatissima.
«Ciao» mi saluta di malavoglia.

«Ciao, non dovresti essere dentro a scegliere i fiori?» domando curioso e nel tentativo di fare conversazione, ho letto nel libro che è molto utile esercitarsi spesso per riuscire ad ottenere dei risultati soddisfacenti.
«Ma sei matto? È più di mezz’ora che discutono sulle sfumature adatte per intonare i fiori con le tende della sala, ma perché serve questa festa? Che scocciatura!» borbotta.

«Sì, ma non dovresti essere felice? È per il tuo fidanzamento, no? La gente non dovrebbe essere felice?» chiedo non riuscendo a capire.

Mi guardi stranamente, come se avessi appena detto un’assurdità, cosa c’era di strano nella mia domanda?

«Beh sì… diciamo di sì… però questo è ugualmente una scocciatura» mugugni alla fine, grattandoti la testa e guardando da tutt’altra parte tranne che me, concentrandoti alla fine sulle figure dentro al negozio. Lo faccio anch’io e vedo due ragazze che parlano allegramente e affabilmente, ma è solo apparenza, almeno il comportamento falso di Ino ho imparato a riconoscerlo, chissà perché…

«È strana, vero?» prorompi pensieroso, aggrottando le sopracciglia e con una smorfia sulla bocca.

«Chi?» ti chiedo, non ti sto seguendo.

«Ino… è cambiata, molto» rispondi, allora lo hai capito anche tu? Allora non era solo una mia impressione, sto veramente iniziando a capire le persone?

«In che senso?» domando, voglio sapere come la vedi.

«Voglio dire… dopo la partenza di Sasuke era già diversa però non ha mollato… dopo la morte del maestro Asuma ha vacillato pesantemente, ma adesso… adesso mi sembra stia per precipitare».
«Precipitare in cosa? E perché? Cosa dovrebbe averla spinta?» chiedo ingenuamente.

«Proprio non capisci, eh?» sospiri guardandomi brevemente «Da dopo che le ho detto di me e Temari… non è stata più la stessa. Mi sembra persa… come se sguazzasse per cercare di tenersi a galla, come se non avesse più appigli» mi spieghi un po’ a fatica.

«Oh? Credi sia stato questo? Ma perché si dovrebbe sentire così?» insisto, le cose si stanno complicando, faccio fatica a starti dietro.

«Forse… forse si sente abbandonata da tutte le persone che ama, si sente sola… avrebbe bisogno di qualcuno vicino» dici pensieroso guardando di nuovo dentro il negozio. Più che con me sembra quasi che tu stia parlando da solo, ed evidentemente non sai nulla di quello che c’è tra me e lei. D’altronde cosa c’è da sapere? Ogni tanto facciamo sesso, basta.

«Se sei preoccupato perché non le parli?» ti suggerisco, mi sembra così logico.

«Ci ho provato, ma lei…» mormori tristemente, fermandoti un attimo a raccogliere le parole per poi continuare «…è come se avesse rubato le chiavi di casa mia e si fosse chiusa fuori, lasciandomi dentro… è irraggiungibile».

«Non capisco» dico scuotendo la testa «se ti ha chiuso dentro come fai ad essere qui?».

Alzi lo sguardo su di me con un’espressione sbalordita e quasi confusa, mi viene da ridere però ti rivolgo solo uno dei miei sorrisi di circostanza e ti sento rispondere:

«Scusa, mi ero dimenticato di stare parlando con te. Non ci pensare… torno dentro, ciao» e ti osservò rientrare nel negozio.

Un po’ perplesso torno a casa e mi metto finalmente davanti al cavalletto, dipingendo per ore. Alla fine osservo il risultato del mio lavoro: ho disegnato un campo di fiori sotto un cielo cupo; per la prima volta non è qualcosa di astratto e, non so perché, ma mi vieni in mente tu e di conseguenza ripenso alle parole di Shikamaru.

Sei veramente alla ricerca di un punto fermo? Di qualcuno che ti stia vicino e ti aiuti?

Osservo meglio il dipinto e ti vedo nei colori che ho usato, nel color biondo delle corolle, nell’azzurro del cielo che si rannuvola, come succede ai tuoi occhi quando mi guardi dopo avermi fatto una domanda ed io evidentemente non ti ho dato una risposta soddisfacente. È da me che cerchi quell’aiuto… ma io, per quanto possa limitatamente tenere a te, non potrò mai darti quello che ti serve. Non posso essere il sostituto di Sasuke, il tuo amore, né di Asuma, il tuo maestro, tantomeno di Shikamaru, il tuo amico e spalla. Non posso essere nulla di tutto ciò perché io non sono nulla, non ho essenza, scusami mi dispiace…

Fisso ancora la tela e penso a te, forse stavolta ho trovato il titolo e lo scrivo in un angolo: “La signora dei fiori”.

Però questa cosa non mi rallegra come mi ero immaginato, anche se per la prima volta sono riuscito a intitolare un dipinto non provo nulla, e mi continua a venire in mente il tuo sguardo ipnotico con cui vorresti assorbirmi, risucchiarmi e portare dentro di te…

Scusami, mi dispiace.

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La canzone scelta questa volta è “Lady of the flowers” dei Placebo.

Sinceramente non so cosa pensarne, né che dire esattamente di questa shot se non che all’inizio doveva essere diversa. Avevo pensato di rappresentare, attraverso gli occhi di Sai, il turbamento di Ino, la sua “caduta” e il tormento che la accompagnavano costantemente e che trovava sollievo solo tra le braccia di qualcuno. Invece Sai ha preso il sopravvento e ha fatto un po’ come gli pareva, alla fine il protagonista è risultato lui e le sue problematiche.

In questa shot l’amore è incompreso perché Sai, pur sentendosi diverso nei confronti di Ino rispetto alle altre persone, non è in grado di riconoscere quei sentimenti, né di gestirli. Probabilmente nemmeno Ino sa bene cosa prova per lui, è amore o ossessione e ricerca di un appiglio? Non lo ha chiaro nemmeno lei quindi trovo calzane la definizione di incompreso, di non riuscire a mettersi in sintonia con l’altro. La storia è ambientata nello shippuuden dopo un po’ di tempo dalla morte di Asuma. Della canzone ho usato il senso generale e alcune frasi, e poi diciamocelo: la signora dei fiori non può essere altri che Ino! È la prima volta che uso la narrazione in prima persona, e in questo caso potrebbe risultarti un po’ fredda, quasi robotica ma è voluto, in fondo si tratta pur sempre di Sai come narratore

Qui potete ascoltare la canzone: http://www.youtube.com/watch?v=tVwb-3iLBxc

Qui invece potete trovare il testo e la traduzione della canzone: http://www.lipstick-trace.net/testi/testiplacebo9.html

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