Different Faces of Love

L’Amore Innocente

Era un tranquillo pomeriggio d’estate a Konoha, faceva talmente caldo che anche le cicale non avevano la forza di frinire. Eppure c’era qualcuno che quella forza ce l’aveva eccome e che, in virtù di essa, faceva risuonare la sua voce per tutto il villaggio.

“Bastardo! Tu! Parlo con te, non ignorarmi!!!”.

Il ragazzo dai capelli neri, a cui era stata rivolta quella frase, continuò a camminare indifferente davanti a tutti, mentre il suo biondo compagno di squadra continuava a strepitare dietro di lui.

“Dio, Naruto la vuoi piantare?! Stai facendo impazzire tutti” si lamentò Sakura, l’unica ragazza del gruppo.

“Già Naruto, sta’ calmo o ti sentirai male con questo caldo” lo ammonì con voce pacata il suo maestro, il jonin Kakashi Hatake, a cui quegli strepitii impedivano di concentrarsi a dovere nella lettura dell’icha icha paradise.

“E come faccio se questo bastardo continua a fare il bastardo e a ignorarmi?!” urlò il jinchuuriki agitando un pugno all’indirizzo della schiena del cosiddetto bastardo.

Questi intanto continuava a camminare qualche passo davanti agli altri, immerso nei propri pensieri, finché il casino non fu troppo anche per lui e allora, finalmente, si girò a fronteggiare l’altro genin con aria infastidita:

“Idiota! Vuoi piantarla di starnazzare?”.

“Cosa?!? Sasuke, tu brutto…”.

“Che noia. Sei troppo esagitato, è questo il tuo problema” lo interruppe l’Uchiha e poi, come per rincarare la dose, aggiunse “non rifletti prima di agire e ti cacci nei guai da cui devo poi venire a tirarti fuori io, proprio come oggi” rivelando così anche il motivo per cui l’altro era così arrabbiato.

“Non è vero!” berciò irato Naruto “e poi non ce l’ho con te per quello”.

“Ah, no? E perché allora?” domandò Sasuke, con un piccolo ghigno sghembo sul viso che fece irritare ancora di più il compagno di squadra e mettere in allarme gli altri due che si aspettavano una sua sfuriata, che però non avvenne. Infatti il jinchuuriki, non volendo dargliela vinta, cercò di contenersi, squadrando Sasuke per poi incrociare le braccia dietro la testa e decretare:
“È solo perché sei un bastardo arrogante e presuntuoso”.

Non è vero che mi brucia che tu stia sempre qualche passo davanti a me, alla testa del gioco, mentre io arranco dietro, non mi da fastidio che tu sia irraggiungibile… tutto questo non è vero!

“Bel modo di ringraziare chi ti ha salvato, insultandolo” replicò Sasuke sempre con la sua aria di sufficienza.

“Non ti sto ringraziando affatto perché non avevo assolutamente bisogno di te, me la sarei cavata benissimo da solo” precisò Naruto, incrociando le braccia davanti al petto e alzando il mento verso l’alto.

“Come ti pare, tentare di infilare un po’ di sale in quella tua zucca vuota è una missione di livello S” sentenziò il moro serafico ignorando i nuovi strilli di protesta che l’altro non era più riuscito a contenere. Era più forte di lui, se Sasuke lo provocava era incapace di resistere.

“Beh ragazzi, per oggi è finita. Io vado a consegnare il rapporto, voi tornatevene a casa e ci vediamo domani” intervenne Kakashi che iniziava a sentirsi sfibrato da quei continui bisticci, quasi come se avesse usato lo sharingan per ventiquattro ore di seguito. Gestire quei ragazzini era davvero problematico, erano terribilmente acerbi e immaturi, ma era fermamente convinto che nascondessero un grande potenziale.

“Va bene Kakashi – sensei” rispose Sakura per poi rivolgersi dolcemente a Sasuke “andiamo a prendere un gelato? Sai, con questo caldo…”.

“Odio i dolci” replicò lui secco andandosene via, lasciandola con un palmo di becco.

“Ehi Sakura – chan ti accompagno io!” propose Naruto entusiasta.

“Col cavolo che ci vengo con te!” dichiarò lei dandogli un pugno sulla testa per la frustrazione, marciando poi via stizzita.

“Ahi, ahi… ma che ho detto di sbagliato, eh Kakashi – sensei?” si lamentò il ragazzo notando però di essere rimasto solo, evidentemente il jonin se l’era squagliata di soppiatto.

Sconsolato, ma non più adirato, a quel punto si incamminò anche lui per le vie del villaggio, ma senza una meta ben precisa e perdendosi nei propri pensieri.

Perché ce l’hanno tutti con me? Il maestro se l’è filata e non mi difende, Sakura – chan è sempre manesca con me e Sasuke… oh, beh lui… lui è un bastardo!

Non lo sopporto, non lo sopporto, non lo sopporto!!! Lui e tutte quelle arie che si da, fa sempre di tutto per mettersi in mostra, già dall’accademia. Ha sempre preso A nei test, mentre io fallivo e ho dovuto ripetere l’esame da genin tre volte. Poi anche adesso è sempre in anticipo su di noi, sta sempre un passo in avanti, è il primo a buttarsi in missione ed è sempre il capo del gruppo, mentre io… io arranco dietro… guardo sempre la tua schiena e quegli stupidi capelli a culo di papera per cui tutte ti sbavano dietro. Ma saranno veramente morbidi come sembrano? Ma a che diavolo vado a pensare?!? È il caldo… sì, è il caldo!

Piuttosto mi domando se sarà sempre così, rimarrò per sempre a fissare le tue spalle, con su sopra lo stemma degli Uchiha, senza riuscire mai a raggiungerti? Forse, in effetti sarebbe la cosa più logica da pensare visto come siamo diversi, siamo proprio agli antipodi… io sono biondo, tu moro; io sono sempre esagitato, tu sempre calmo; tu possiedi tutte le caratteristiche che a me mancano, invece io no. Sono sicuro che anche tutto il villaggio la pensi così, però io… io non voglio!

Tutto questo è vero, ma ti farò ricredere, vedrai quanta polvere ti farò mangiare quando diventerò Hokage!!! Sì! Sasuke bastardo, te la farò vedere io e vedremo se a quel punto ti leverai di dosso quell’odiosa espressione dalla faccia!

Così preso dai suoi pensieri di futura gloria, Naruto nemmeno si accorse di essersi addentrato nella zona meno frequentata di Konoha, ovvero il quartiere Uchiha, e di essere ormai arrivato nei pressi del laghetto. Improvvisamente però la sua attenzione fu catturata dal brillio del sole, che si rifletteva su quelle fresche acque e stava per correre a tuffarsi quando notò, seduto sul pontile, il suo compagno di squadra con lo sguardo perso all’orizzonte.

Il genin rimase là impalato, incapace di guardare altrove; quella situazione l’aveva già vissuta quando erano bambini, solo che in quell’occasione si erano fissati in cagnesco e poi lui si era voltato allontanandosi, lasciando solo il ragazzino dallo sguardo tanto simile al proprio. Adesso invece stava fermo lì a fissarlo, impossibilitato a muoversi.

Cos’avrebbe dovuto fare? Scendere e magari cercare di scambiarci due parole, oppure tirare dritto come se non avesse visto nulla? Stava per scegliere la prima opzione, quando gli tornò in mente lo scambio di frecciatine che si erano scambiati poco prima ed allora, serrando la mascella, si riscosse e si incamminò per uscire da quel quartiere fantasma.

Figurarsi… se fossi sceso sicuramente quel bastardo avrebbe trovato un nuovo modo di sfottermi, magari si sarebbe addirittura infuriato per essermi spinto fin lì, in questa zona riservata. Come se ci fosse qualcosa di interessante da fare o qualcuno da disturbare qua intorno… già, in effetti non c’è proprio niente di niente qui. Mi sembra quasi che i miei passi rimbombino tra queste strade polverose e vuote, come fa Sasuke ad abitare qua senza impazzire? Io non ci riuscirei mai…

Odio la solitudine, odio non sentire la vita attorno a me, invece lui… cosa prova? Un tempo qui era pieno di gente, cosa può provare adesso nel vederci solo la morte ovunque giri gli occhi? Perché si isola ancora di più facendo lo scorbutico e non cerca compagnia? Forse non lo capirò mai, siamo troppo diversi e basta, forse dovrei rassegnarmi a questo e basta…

Concludendo il pensiero a quel modo Naruto si diresse verso il centro del villaggio, pieno di negozi e gente che ne entrava e ne usciva, era così diverso da quel quartiere da cui era appena uscito! La sua mente però era rimasta ancora là, a quel laghetto, a pensare a quella figura solitaria seduta sul pontile. Cosa rappresentava esattamente per lui quel ragazzo? Era solo una scocciatura? Un fastidioso elemento di disturbo? Un intralcio, oppure era uno stimolo? Poteva forse dire che la presenza di quell’arrogante principino fosse il pungolo più forte che lo spingeva continuamente a migliorarsi, a diventare più forte?

Naaaa cazzate! stabilì affondando le mani nelle tasche e continuando a camminare, ben deciso a smetterla di rimuginare su quelle fesserie.

Come da copione, mezz’ora dopo era di nuovo nel quartiere Uchiha, nello stesso punto di prima e con due bicchieri in mano, a fissare il compagno di squadra che era ancora lì, sembrava che non si fosse mosse nemmeno di un millimetro.

Ma che diavolo sono tornato a fare qui? Sono proprio un masochista! Però… però io devo ammettere che tu per me sei importante. Io voglio che mi guardi con rispetto, voglio che tu riconosca il mio valore e vorrei capirti di più perché in fondo, forse non siamo poi così diversi. Siamo entrambi orgogliosi, smaniosi di diventare più forti e mostrarci per quel che siamo e, alla fin fine, quando stiamo insieme ci completiamo. Io riempio i tuoi silenzi, sorrido anche per conto tuo e tu invece, col tuo atteggiamento compassato, mi riconduci sempre alla calma e mi sproni. Mi piace pensare che insieme siamo migliori, anche se tu lo sei già da solo… già bastardo, devo proprio ammetterlo e togliermi questo peso che ho sul petto: io penso che tu sia divino… ma non te lo dirò mai, dovrai essere tu il primo ad ammetterlo! Ah cavolo devo sbrigarmi o qua si scioglie tutto!

Naruto, decisosi finalmente a farsi avanti, iniziò a scendere lentamente per arrivare sulla sponda del lago ma, arrivato all’inizio del pontile, Sasuke si girò a guardarlo, probabilmente a causa del rumore che aveva fatto che, seppur minimo, in quel silenzio risuonava fortissimo.

“Cosa ci fai qui?” lo apostrofò quello con la solita aria indifferente.

“To’… è al limone, non è troppo dolce” rispose invece Naruto, arrivandogli vicino ed allungandogli un bicchiere di granita che aveva comprato spinto da un insopprimibile impulso.

“Oh…” mormorò solamente l’altro prendendolo, se era rimasto sorpreso lo si poteva capire solo dal fatto che non aveva risposto in modo tagliente come sempre, dato che il suo viso era rimasto impassibile.

“Fa proprio caldo, eh?” disse il jinchuuriki sedendosi a fianco a lui, sul bordo della passerella e con le gambe penzoloni sopra lo specchio d’acqua.

“Già” rispose Sasuke iniziando a mangiare “è buona”.

“Lo so, per questo l’ho presa” replicò Naruto rivolgendogli un sorriso, sapeva che non avrebbe avuto di più da lui, che aspettarsi un “grazie” uscire dalle sue labbra sarebbe stato assurdo, ma in fondo gli andava bene così. Se lo avesse fatto probabilmente non lo avrebbe riconosciuto, quello era il suo bastardo e non lo avrebbe cambiato con nessun altro, altrimenti chi avrebbe potuto insultare dopo?

“Allora questo sarebbe per averti tirato fuori dai guai oggi?” domandò Sasuke col solito ghigno sbilenco.

“Che fai provochi? Ancora con questa storia?! Lo sai che ce l’avrei fatta anche da solo!” esclamò Naruto, ma stavolta senza quell’ira che l’aveva contraddistinto un paio d’ore prima.

“Chissà… forse…” pronunciò sibillino l’Uchiha continuando a gustarsi la granita.

“Che c’è, vuoi per caso farti un bagno?” lo minacciò l’altro.

“Ti assicuro che non sarei da solo”.

“Beh, con ‘sto caldo non ci starebbe male, anche se era meglio farlo prima di mangiare”.

“Sei uno zuccone, dovevi pensarci prima…” lo rimbeccò “…almeno per la prossima volta lo sai”.

“Bastardo” sibilò, cercando di reprimere un sorriso di felicità.

“Idiota” rispose con un lievissimo incresparsi di labbra.

Sì, non ti cambierei con nessun altro.

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Salve impavidi lettori!

Sono tornata con una nuova fic, anche questa ha partecipato ad un contest e si è classificata terza al contest “Rock is my inspiration” indetto da Happy_Pumpkin, qui potete trovare il link con tutti i risultati completi.

Questa è una piccola raccolta di quattro brevi shot, ognuna ispirata da una diversa canzone come richiedeva il contest e, come avrete magari intuito dal titolo, ho voluto rappresentare quattro diverse facce che può assumere l’amore, questo è il filo conduttore che lega le storie. Ognuna è ambientata in un periodo diverso, come diversi sono i protagonisti anche se sullo sfondo di ogni shot c’è sempre la presenza di Sasuke. In qualche caso sarà solo accennato, in una sarà addirittura il protagonista ma comunque la sua figura c’è e condiziona sempre in qualche modo il comportamento degli altri, questo se vogliamo è il secondo filo conduttore.

Questa shot in particolare vede come protagonista Naruto e l’amore innocente che si può provare a dodici anni, che poi sia solo fraterno o qualcosa di più non è certo, a quell’età si è troppo giovani; eppure si tratta di amore, puro, innocente per l’appunto. Idealmente la storia si colloca a quando avevano dodici anni, tra la missione nel paese delle onde e l’esame da chunin. Naruto arranca e si sforza per cercare di raggiungerlo, per far riconoscere il proprio valore e a tal proposito mi è sembrata perfetta la canzone che ho scelto ovvero “Drag” dei Placebo. Nella storia ho utilizzato sia il concetto della canzone che alcune frasi stesse tratte dal testo che potete trovare qui tradotto.

Qui invece potete ascoltare la canzone:

http://www.youtube.com/watch?v=BfEnLAk54kw