Autoconclusivo

Autoconclusivo

Salve! Siccome vi sto facendo aspettare troppo con ‘Sapore di fragola’ posto qui un mio vecchio lavoro!
Si tratta di un pairing Seifer X Zell di Final Fantasy VIII! Per favore, ditemi come vi sembra! E se vi piace, posterò tutte le altre fic su Final Fantasy che ho scritto! Eheheh!!!
Beh, allora, a voi questa oneshot!

Disclaimers: I personaggi sono tutti di Square Enix, non intendo utilizzarli per nessuno scopo di lucro.

Quei giorni me li ricorderò come un simbolo marcato a fuoco… Quel ragazzino, mi ha sempre dato lo stimolo ad andare avanti, anche se io, lo provocavo, ma in realtà era un gesto per far si che mi notasse, che mi considerasse… anche solo per litigare… e in fin dei conti, non potevo impedirglielo dato che arrivavo perfino ad offenderlo.

Forse mi chiedete perché parlo al passato… beh, questo ve lo dirò dopo. Prima passo alla descrizione particolareggiata di quel ragazzino. Come dite? No, non è un identikit per far si che lo arrestino, o perché è scomparso e voglio che lo troviate, perché anche se fosse così, non lo trovereste MAI. Scomparso… che parola triste e cupa. Basta. Devo descriverlo… Seifer… pensa al suo sorriso solare coraggio! Evita che le lacrime escano dagli occhi……..ok. Ci sono.

Allora… innanzitutto era un ragazzino biondo, aveva degli occhi fantastici, sfumati da blu a verde… aveva 17 anni. Mi chiederete perché dico ragazzino… beh, l’ho sempre considerato un ragazzino. Anche se magari di mentalità era già un adulto, ma per me è sempre stato così.

Lui passava le giornate a ridere come uno scemo, mi attraeva il suo sorriso puro, come quello di un bambino, e io, ci cascavo ogni volta… rimanevo incantato a fissarlo per poi avvicinarmi a lui e provocarlo: “Sei un Gallinaccio idiota!” e così, lui iniziava ad urlarmi contro che sono solo un deficiente… anzi, uno SCEMO… mi ha sempre chiamato così, più precisamente ‘BRUTTO SCEMO’.

Era buffissimo quando lo diceva, assumeva un’espressione arrabbiata che gli rendeva il viso particolare… metteva su un broncio come quello di un bimbo quando vuole che gli si compri il gelato. Ed io, lo prendevo in giro. Come ero solito fare, come ho già detto.

Insomma, dicevo… lui ogni volta che andava in missione, con i SeeD, e c’ero anche io dato che lo ero diventato da poco, assumeva un’espressione esaltata che appena io gli dicevo qualcosa, gli moriva sulla bocca, che con me apriva solo per urlare. Sarò stronzo? Mi divertivo davvero come un matto a farlo arrabbiare. Come ho detto poco fa, quel ragazzino, sarebbe meglio definirlo bambino… perché tutte le espressioni me lo ricordano. Quando ride, quando è arrabbiato, quando… no! Non voglio ricordare quell’espressione… magari ve lo racconterò dopo.

Parlando di missioni, un giorno, in una di queste, successe un fatto sconvolgente… per entrambi. Dovevamo combattere contro le forze armate Galbadiane, a Dollet, e dato che ci mandarono contro un mostro abbastanza potente: un Grendel, il gruppo fu costretto a dividersi… esso era formato da me, il ragazzino, Squall, Rinoa e Quistis, e ci ritrovammo io e lui a scappare, fummo molto veloci e dopo poco, guidati dall’istinto, ci trovammo nella spiaggetta del paese. Per il momento ci nascondemmo dietro alcuni scogli.

Mi ricordo molto bene quel giorno… lui che mi guardava con la coda dell’occhio con aria tra l’arrabbiato e lo scocciato, ed io, che ad un certo punto lo provocai come sempre. “Ehy, per la prima volta scappi di fronte ad un nemico quando è veramente il caso… di solito lo fai anche contro nemici infimi!” “NON È VERO BRUTTO SCEMO! LASCIAMI IN PACE!” mi diede una spinta, ma mi spostai di poco, il mio corpo era saldo a terra.

“Allora? Che ne pensi di adattarci dato che sarà una lunga attesa?” “Adattarci? Sei tu che mi provoca, io non ti considero affatto!” “Ah si? Veramente col tuo sguardo parli più di quello che pensi, e credimi… capisco bene ciò che pensi… non sono poi quello stronzo e insensibile che pensi che sia!” il ragazzino restò senza parole, con l’amaro in bocca… perché avevo tradotto il suo pensiero, con una punta di sarcasmo. Poi, si mise a sedere e iniziò a disegnare cerchi immaginari sulla sabbia color del grano. Lo osservai tutto il tempo, la sua espressione rimase inalterata. Arrabbiata. Ad un certo punto mi sentii in colpa… io lo avvicinavo per i suoi sorrisi, e alla fine, senza sapere perché lo provocavo, facendogli cancellare quel suo splendido sorriso di bambino.

“Senti, almeno per questa convivenza finche non ci trovano… non credi che dovremmo evitare di litigare? E se vogliamo passare il tempo parliamo no? O vuoi continuare a fare assurdi cerchi per un’altra ora?!” il ragazzino mi guardò stupito, poi… mi sorrise. FINALMENTE! Lo feci anch’io, e così ammirò un mio vero sorriso, a lui solo. I miei sorrisi sono sempre stati sarcastici.

“Che facciamo?” “Scusa? Potresti alzarti un momento… ragazzino?” “Ehy! Ho un nome! Mi chiamo Zell!” “Ok, ma potresti alzarti?” “P..Perché?” mentre me lo domandava, si alzò, ed io… ritornando bambino lo spinsi in acqua. Che buffo che era… il suo solito ciuffo ribelle che teneva dritto sulla testa, al posto di una normale frangia, si era abbassato a coprirgli gli occhi.

“Ehy ma… perché l’hai fatto?” iniziai a ridere di gusto… quel ragazzino mi faceva provare un sacco di emozioni… non avevo mai riso così. Poi, coinvolsi anche lui, che si alzò velocemente e si lanciò sopra di me trascinandomi in acqua con lui. Siamo uno pari. Lui era sopra di me, nessuno dei due si accorse della posizione imbarazzante, fin quando entrambi ci accorgemmo che la distanza fra i nostri occhi era minima… così minima che… diventò nulla. Esatto avete capito bene…le nostre bocche furono incollate per qualche istante.

Le sue labbra, la sua lingua avevano un sapore dolcissimo… le sue mani morbide, accarezzavano la mia testa e le mie la sua schiena. Quando ci staccammo per respirare, mi guardò col suo sguardo sorpreso e mi chiese che cosa era successo. Fui sorpreso anch’io… ma dalla domanda stupida che mi fece. Era un bacio, un semplice bacio dettato dal momento… eravamo vicini, ed era successo. Però non glielo dissi, non ce la feci… gli dissi solo che… era un normalissimo bacio. Mi donò uno dei suoi sorrisi.

Rimanemmo abbracciati… sembravamo più padre e figlio che due ‘amici’… no, non è vero, non lo eravamo, però la parola più adatta per definirci in quel momento era ‘amanti’. Probabilmente lui non sapeva nemmeno cosa succedeva, ma improvvisamente, tutto ricominciò.

Lo baciai… ma fu diverso da prima, perché sentivo la sua pelle riscaldarsi a mano a mano che il tempo passava… l’acqua che scorreva sui nostri corpi, diventava sempre più rovente. Credo che lo pensò… ma io sentii che lui voleva che gli togliessi la maglietta. Lo feci, e dopo, lo feci stendere sulla sabbia, avvicinai la mia bocca al suo capezzolo sinistro, iniziando a succhiarlo con avidità… e dopo, come potete immaginare, girandoci intorno, ottenni ciò che volevo… non so se lui lo voleva… so solo che inizialmente oppose resistenza, ma non me ne curai affatto. Pensavo che aveva solo paura, ma si rassicurò da solo.

Comunque facemmo sesso, il tempo passò, ma nessuno venne da noi… però fu piacevole, i suoi gemiti mi illuminavano i sorrisi, e i miei abbracci lo rassicuravano… quanti sorrisi mi regalò quella sera. Cosa? Volete sapere perché ho detto sconvolgente? Perché ancora non sono riuscito a dimenticarlo… perché mi resterà nel cuore per l’eternità. È stato bellissimo ma vorrei dimenticarlo, così eviterei di tormentarmi.

Dopo aver fatto sesso, tornammo da soli al Garden, avevamo scoperto che tutti ci avevano dati per morti, e noi due ridemmo… altro che morti! Siamo rinati! Tutti gli occhi puntati su di noi, prima ci saremmo ammazzati volentieri a vicenda, e dopo quella missione ridevamo addirittura insieme. Quella sera fu la penultima in cui lo vidi. Tutta la notte quei suoi umidi occhioni da bambino mi fissarono… erano occhi sorridenti… erano occhi… innamorati. Cosa potevo dire? Io non avevo mai amato… e se… quella fosse stata l’occasione giusta? Quindi quel giorno lui non aveva fatto sesso, ma aveva fatto l’amore. Probabilmente anch’io l’ho considerato così, ma in quel momento non volevo ammetterlo. Parlammo.

“Seifer? Posso farti una domanda?” “Certo ragazzino!” mi guardò storto… “Ma… perché è successo?” “Perché doveva succedere che domande…” “Ma… intendo… per te… perché è successo?” “Potrei farti la stessa domanda…” “Per me… perché lo volevo realmente. Anche se mi arrabbiavo, ma ho scoperto che sei una bella persona. E quindi…” “Ok, ho capito. E… te l’ho detto… perché doveva succedere… magari un giorno lo capirò anch’io…” “L’hai fatto solo per passare il tempo vero?” rimasi allibito… soprattutto dal suo sguardo infinitamente triste. Non volevo che si sciupasse così il suo sguardo… “No. Te lo assicuro… ma non so perché. O forse non voglio ammetterlo. Vuoi riuscire tu a farmelo ammettere? Potresti riuscirci sai ragazzino?” mi guardò con sorpresa, poi mi baciò, mi baciò la fronte, a quel punto fui io a guardarlo storto… mi stava provocando? Lo baciai a fior di labbra… e come al solito lo provocai anch’io… lui cercava di avvicinarsi, ma io mi allontanavo, per far sì che mi desiderasse di più. Ma mi fregò… avvicinandosi di più, fece sì che mi trovai bloccato dal muretto del terrazzo e mi baciò. Si staccò soddisfatto.

Potrei anche finirla qui. Ma io non lascio le cose a metà, e quindi, vi racconterò la fine di questa storia… triste.

Ci assegnarono una nuova missione… dovevamo sempre combattere contro i Galbadiani, ma stavolta erano in numero maggiore rispetto a noi SeeD… reggevano bene, anche noi reggevamo bene. Quando avevamo occasione io e il ragazzino ci davamo un bacetto veloce, ma continuavamo la nostra missione. Per noi le missioni venivano prima di tutto… o forse no? Arrivammo fino alla torre di trasmissione… i nemici erano diminuiti, ed io e il ragazzino avevamo voglia di un po’ di riposo. Mentre ci dirigevamo lì, ci tenevamo per mano, lui si lasciava guidare da me. Mentre guardava il paesaggio, aveva sempre quegli occhi da bimbetto sperduto… mi faceva una tenerezza assurda. Arrivati sulla torre, ci sedemmo uno di fronte all’altro, poi lui mi si mise a sedere sulle ginocchia e mi guardò negli occhi. Un altro bacio.

“Ragazzino? Non approfittartene…” “Perché? Non posso?” “Beh… si… era una battuta” un altro sorriso… a momenti gli saltavo addosso. Il ragazzino mi prese la mano, e la poggiò sul bottone dei suoi pantaloni, incitandomi a sganciarli e ad insinuarvi una mano sotto ai suoi boxer… iniziai a masturbarlo… la sua espressione cambiò… iniziò a gemere, era eccitato… si aggrappò al mio braccio lasciando che uscissero delle lacrime dai suoi occhi, probabilmente non riusciva a trattenere il troppo piacere. Mentre continuavo, lo baciai… mentre eravamo immersi nelle nostre intimità, sentimmo delle grida provenire dalla cima della torre. A malincuore ci staccammo velocemente, lui si riabbottonò i pantaloni e iniziammo a correre.

Appena fummo al livello superiore, ci trovammo di fronte ad una scena raccapricciante… dei soldati Galbadiani coi corpi straziati erano a terra, e sopra di loro aleggiava Herbia… un mostro alato di elemento vento.

Ci combattemmo, fu dura, ma lo sconfiggemmo… anche se quando gli diedi il colpo di grazia, mi accorsi che il ragazzino era a terra sanguinante. Come avevo potuto non accorgermene? Il suo sguardo di bambino si stava spegnendo? NO! Non poteva! Andai da lui e gli sollevai la testa, obbligandolo a guardarmi.

“Ehy ragazzino! Come ti senti?” “S..sto bene!” un colpo di tosse… sangue… non prometteva nulla di buono… “Non credo che tu stia così bene…” “Mi dai un bacio?” gli sorrisi, quella richiesta… detta con una purezza incredibile… lo baciai. Mettendoci tutta la passione che potevo… “Seif? Mi prometti una cosa? Mi riporterai alla spiaggia?” “Cos’é? Siamo in vena di promesse? Certo che lo farò… ma perché me lo chiedi così?” un altro sorriso… forse l’ultimo.

Mi prese le mani, intrecciando le sue dita alle mie… si sedette a fatica e i nostri sguardi furono allacciati per un tempo infinito.

Perché adesso piangevo? Stavo piangendo? Era riuscito a donarmi anche questo? Non avevo mai pianto prima di allora, ma adesso è diventata un’abitudine, perché dopo che mi vide piangere, mi sorrise l’ultima volta… quello era il suo addio prima di abbandonarmi… io mio fu un ultimo bacio… e gli dissi di avere accettato i miei sentimenti… ma era troppo tardi… “Io ho accettato il mio amore per te sai… Zell?” “No, chiamami ragazzino! Ce l’ho fatta, sono riuscito a fartelo ammettere!! E… Anch’io ti amo… addio!”… e così quel ragazzino si spense insieme al mio sorriso. Non potevo più farlo, perché era lui che mi aveva dato il dono di ridere, sorridere… e da quel momento non lo feci più, apparte piangere.

Tirai un urlo di liberazione, presi in braccio il ragazzino, e mi diressi alla spiaggia… era poco lontana da qui… quando fui lì, andai molto a largo e lo lasciai affondare, non prima di avergli dato un ultimo bacio… aveva le labbra più fredde del marmo. Vederlo affondare in quel mare, mi mise una tristezza infinita. Ma vi ho raccontato questo solo per farvi capire che non bisogna essere incerti sui sentimenti… bisogna ammettere a noi stessi la realtà. Io l’ho fatto troppo tardi… e per questo me ne sono pentito. Perdonami ragazzino… ma sappi che quando morirò, dirò di farmi affondare dove sei tu… così resteremo sempre insieme nell’eternità… aspettami, perché sto arrivando. Ti amo Ragazzino, tra non molto ci rincontreremo.

Seifer Almasy