Autoconclusivo

Autoconclusivo

Ecco a voi la mia terza one-shot su Gravitation e la mia prima Nc17 su questo manga! ^^
Questa coppia è un po’ strana, penso che io sia la prima a fare una storia su loro due, seppur breve… u.u
Se siete abbastanza arditi scoprite voi chi sono i due ad inaugurare la serie “coppie strane e improbabili” ^^
Buona lettura!!!

Titolo: Little summer’s dream

Autrice: Sabidream o Yokari90

Capitolo: 1/1

Rating: Nc17

Avvertenze: Yaoi, Lemon, X, pwp (più o meno)

Pairing: Tohmax….se-gre-to!!!

Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma appartengono a Maki Murakami e non intendo utilizzarli a scopo di lucro.

Note: Una one-shot che inaugura la serie delle coppie strane e improbabili!

Riassunto: Il caldo che accompagna le notti estive irretisce i sensi e porta strani, sadici e violenti pensieri, vero Tohma?

LITTLE SUMMER’S DREAM

Lavoro, lavoro, sempre e solo lavoro.

E’ questo il mondo di Seguchi Tohma, instancabile presidente della NG-records, la società che ha visto la nascita di molte stelle dello j-pop e che le ha seguite nel loro cammino verso la fama.

Acuto e scaltro sa indovinare i sentimenti altrui, furbo e osservatore sa capirne i punti deboli, freddo e manipolatore sa sfruttare a suo vantaggio le altrui debolezze.

Così si è spianato la via per il successo, sbaragliando i suoi avversari sfruttando le sue capacità e celando il suo unico tallone d’Achille.

– Eiri-san… – sospirò intrecciando le dita davanti a sè e osservandovi al di sopra una foto che ritraeva due ragazzini poco più che dodicenni. Sorridenti entrambi ammiccavano all’obiettivo con gioia.

Quel ragazzino che ormai era diventato un uomo, quello era il punto debole di Tohma Seguchi, un punto debole che celava con maestria ma che allo stesso tempo era facilmente individuabile: una contraddizione, eppure era così…

Aveva passato anni a sospirare, ad ascoltare, a comprendere per far parte in qualche modo dei sentimenti più puri di Eiri; aveva passato assieme a lui le sofferenze che aveva patito in giovinezza, ne era stato partecipe. Era arrivato a sposare Mika, sua sorella maggiore, per rimanergli accanto, pur di avere la possibilità di godere della sua presenza, di sapere sempre dove si trovasse.

Poi accadde tutto in fretta.

Come una folata di vento spazza via la polvere dal terreno, arriva senza preavviso e se ne va lasciando tracce evidenti del suo passaggio, Shuichi Shindo era arrivato, un bambino solare e gioviale che era penetrato cocciuto nella vita di Yuki Eiri e aveva portato via quel velo di amarezza che si trascinava come un peso dalla giovinezza.

Però a differenza del vento Shuichi non se n’era andato, era rimasto a lenire le ferite più profonde, a far sbocciare il sorriso perduto sul volto dell’uomo che amava.

E lui, Tohma, aveva osservato tutto questo impotente; aveva visto sottrarsi dalle mani la sua ragione di vita e da chi poi? Da un moccioso superficiale e arrogante.

Aveva atteso anni invano, aveva covato quel suo sentimento pronto ad esplodere un po’ per timore di gettare sale su quella ferita, un po’ per il timore che se ne creasse un’altra in lui.

Odiava Shindo, lo odiava profondamente, lui non era adatto ad Eiri, gli avrebbe portato solo dolore. Un bambino che non sa nulla della vita e che ignora quali dolori possano attanagliare l’animo umano non poteva che far soffrire ancora di più quell’uomo, tanto freddo all’esterno quanto fragile all’interno.

Si alzò dalla sedia e fece qualche passo nell’ufficio. Aveva abbandonato nell’armadio le lunghe giacche e i cappelli, quasi una firma della sua persona. Un paio di jeans e una maglietta erano il segno dell’estate; più calda che mai quell’anno il caldo aveva creato una fila davanti agli ospedali e, in alcuni casi, davanti ai cimiteri.

Non si poteva uscire di casa senza rimpiangere di aver abbandonato il fresco confortante della propria casa: anche all’ombra si poteva sentire l’aria opprimente che entrava nei polmoni, che bruciava le vie respiratorie.

Lanciò un’occhiata al di fuori della vetrata, oramai era mezzanotte, i numeri cubitali risplendevano rossi sull’orologio digitale posto sopra al cartellone pubblicitario, simbolo dell’edificio di fronte alla NG.

Si sedette su uno dei divanetti e osservò il cielo scuro e limpido, le stelle si potevano contare una ad una, la luna mostrava solo uno spicchio e timida si nascondeva; ancora una volta il suo lavoro lo aveva costretto a fermarsi in ufficio fin’oltre l’orario di lavoro.

Mika ci aveva fatto l’abitudine, quando vedeva che ad una certa ora Tohma non rientrava andava a trovare il fratello, oppure i genitori, ogni tanto si fermava a chiacchierare con Shuichi. Molte erano le volte in cui aveva tentato di parlare del ragazzino con il marito, ma era una sfida persa in partenza, per lui non c’era niente da dire.

Nonostante la stanchezza Tohma prese posto elegantemente sul divanetto davanti alla scrivania, non si scompose nel lasciarsi andare pesantemente sui comodi cuscini di pelle. Accavallò le gambe e chiuse gli occhi appoggiando la testa sullo schienale; di lì a poco avrebbe ricevuto una chiamata importante dall’America, sarebbe stato risvegliato dallo squillare del telefono, poteva permettersi cinque minuti di tranquillità.

Sospirò abbandonando la testa sulla morbidezza del cuscino, ma non riuscì a godere dell’abbraccio del sonno, fu destato da un bussare proveniente dalla porta.

Si alzò maledicendo mentalmente chiunque fosse rimasto alla NG fino a quell’ora per poi disturbarlo, poggiò la mano sul pomello della porta e tentò di riaquistare la sua espressione ambigua facendo sparire le tracce della stanchezza.

– Salve Seguchi-san! –

La voce di Shuichi gli perforò i timpani rompendo quella calma che si veniva a creare durante la notte, quando i pochi che rimanevano preferivano riversare nel silenzio per ricevere un minimo di riposo.

Possibile che perfino a quell’ora fosse pieno di energie e pronto a urtare il suo sistema nervoso?

Riflettè velocemente su come potesse avere una simile resistenza, ma la risposta arrivò immediatamente: anche lui avrebbe avuto la sua stessa resistenza se ad aspettarlo a casa ci sarebbe stato Eiri pronto a soddisfarlo; invece era proprio il ragazzino sorridente che aveva di fronte che lo spogliava di ogni energia, qualunque cosa facesse Tohma trovava sempre il tempo di pensare a lui, a Eiri e a crogiolarsi nell’invidia.

– Cosa ci fai qui ancora a quest’ora Shindo-san? – chiese con falsa gentilezza sperando di toglierselo dai piedi.

Il vocalist abbassò lo sguardo a terra arrossendo lievemente sulle guance, si mordicchiò il labbro come se stesse scegliendo le parole esatte da dirgli.

– Ecco… avrei un favore da chiederle… nulla di importante però! – agitò le mani davanti a sè.

– Se non è importante potevi venire domattina. – spiegò Tohma senza riuscire a nascondere il suo disappunto.

Shuichi però scosse la testa.

– Non volevo dire così! E’ importante! Vorrei solo che mi dicesse una cosa! – esclamò confusamente.

Il presidente incrociò le braccia al petto e lo squadrò da capo a piedi.

– Allora? Cosa vuoi sapere? – se lo avrebbe assecondato avrebbero finito prima, conosceva l’insistenza del ragazzino.

– Si tratta di Yuki… – iniziò titubante, con lo sguardo basso non potè notare il cambiamento di Tohma: da come Shindo si comportava sembrava fosse intristito per qualcosa e lui sperava che quel qualcosa fosse una preminente rottura con Eiri.

Gli passò un braccio attorno alle spalle e gli rivolse uno sguardo comprensivo, tentando di non far trapelare la felicità, lo accompagnò nel suo ufficio e lo fece accomodare sul divanetto.

– Cosa vuoi dirmi? – gli domandò ansioso.

Shuichi giocherellò con un lembo della maglietta arancione.

– Vede, io avrei voluto chiederlo a Yuki, ma ho sempre avuto paura che reagisse in malo modo. Però lo avrei capito, non dev’essere facile parlarne! –

Tohma comprese di cosa volesse parlargli.

– Glielo hai chiesto? –

– No… – rispose in un sussurro – Per questo volevo chiederlo a lei. –

Seguchi strinse il tessuto dei jeans, poi lo rilasciò, come fosse una valvola di sfogo.

– E io cosa potrei dirti? – il suo tono diventò quasi freddo, ma preso com’era dal suo problema Shuichi non se ne accorse.

– Io non posso aiutare Yuki a superare quel brutto momento perchè non lo conosco bene come lo conosce lei, in effetti di questo sono anche un po’ geloso… Ma se questo lo fa stare meglio io sono contento! – sorrise – Però vorrei essergli d’aiuto anch’io… – concluse cancellando la lieve traccia di gioia che si era formata sul suo volto.

Tohma si alzò di scatto spaventando il diciannovenne, si avvicinò alla finestra e scrutò sapientemente la strada affollata di macchine e persone impossibilitate a godere della frescura casalinga.

– Tu pensi di poter sapere meglio di me cosa prova Eiri? – incrociò le braccia dietro alla schiena.

– No! Voglio solo saperne di più sul suo passato per aiutarlo se ne avrà bisogno! – si difese Shuichi alzandosi e avvicinandosi a grandi passi.

Seguchi si voltò lentamente mostrando un sorriso poco rassicurante, i suoi occhi azzurri sembravano ghiaccio.

– Non hai capito Shindo… – pronunciò il nome con disgusto e fece un passo verso di lui – Che non potrai mai capire Eiri come lo capisco io? – si avvicinò lentamente, osservandolo indietreggiare, scrutò divertito il suo volto impaurito – Tu gli porti solo dolore… Anche solo quando lo chiami gli riporti in mente il suo passato, sei proprio uno stupido ragazzino senza cervello… –

Quei sussurri gelidi impaurirono Shuichi, indietreggiava sempre più, cercava alla cieca la porta sperando di raggiungerla e riuscire a scappare. Non aveva mai visto Tohma così. Aveva il terrore di ciò che poteva fargli. Una volta Yuki glielo aveva detto, ma lui non l’aveva ascoltato…

*

– Ti avverto, Tohma è tanto carino e tenero all’esterno. Ma dentro è cattivo. –

– Sì, come no! Seguchi è una brava persona! –

*

– Hai paura? – chiese ridendo – Bè, in fondo tu non sai cosa sia il vero terrore, finchè non lo scoprirai non penso che tu possa capire cosa possa provare Eiri. –

Finalmente si fermò, il vocalist sentì il muro gelido sfiorargli schiena.

– E lei sa cosa ha provato Yuki e cosa prova tutt’ora? –

Shuichi azzardò un contrattacco, in fondo era stato il suo Yuki a subire quegli orrori, non Tohma.

Quest’ultimo eliminò la distanza che li separava e bloccò un suo più che certo tentativo di fuga posando una mano di lato alla sua testa.

– Io gli sono stato vicino, sono stato io, non tu… – scandì il biondo puntando nei suoi occhi.

– Non è colpa mia se io non c’ero! – il ragazzo iniziò a gridare contro di lui, chiuse gli occhi per non vedere la sua reazione – Però io ci sto provando a capirlo! – li riaprì, sicuro delle sue parole – Quando la notte ha degli incubi io cerco di consolarlo, non lei! Adesso Yuki è con me e io lo amo anche se è successo quel che è successo! Lei l’ha avuta la sua occasione e l’ha persa! Se lei non lo avesse conosciuto Yuki non la tratterebbe così! –

Tohma abbassò la testa fissando il pavimento, non sopportava che quel moccioso gli rinfacciasse l’unico rimorso della sua vita, non lui. La sua mano lenta scivolò verso la sua guancia, risalì e con uno scatto repentino gli afferrò i capelli rossi.

– Ah! –

Shuichi gemette dal dolore e istintivamente sollevò entrambe le mani per indurre il presidente a smetterla, ma questi ne approfittò e gli bloccò la gola in una morsa.

La mancanza d’aria gli offuscò la vista, rantolò in cerca d’aria con la bocca spalancata, tentò di pronunciare qualche parola, ma era impossibile; avrebbe voluto gridare, attirare l’attenzione di qualcuno, ma l’unica cosa che riusciva a fare era emettere suoni scoordinati. Un rivolo di saliva scivolò lungo la mano imprigionante.

La vista del terrore che si impadroniva di lui, rompendo tutte le sue fragili certezze, indusse Tohma a sogghignare maligno. Finalmente erano loro due soli, finalmente poteva sfogare l’astio accumulato da quando per la prima volta aveva conosciuto quel bamboccio irritante, finalmente Eiri poteva essere solo suo!

Lo osservò abbandonarsi contro il muro, perdere lentamente conoscenza mentre gli occhi vacui erano fissi su un punto indefinito del soffitto bianco; Tohma non riuscì a sostenere con la mano il suo peso e lo lasciò accasciarsi a terra quasi privo di sensi.

Inconsciamente Shuichi prese a respirare affannosamente, tentando di recuperare l’aria di cui il biondo lo aveva privato; socchiuse gli occhi, ancora intontito dalla carenza d’ossigeno nel sangue, non riuscì a muoversi, nemmeno a parlare, ma era cosciente, cosciente di ciò che era accaduto e aveva ancora le tracce della paura.

Delle lacrime gli bagnarono le guance fredde, però sapeva che quella sua reazione non era dovuta ai gesti violenti di Tohma: stava piangendo per Yuki, perchè lui aveva provato le sue stesse emozioni fredde e con la persona che amava. Era ancora peggio.

Il presidente seguì i suoi movimenti di difesa, ranicchiarsi contro la parete bianca e nascondere le lacrime; si accorse della saliva che macchiava la sua mano, la esaminò da vicino, poi vi passò sopra la lingua, eliminandone ogni traccia in un gesto lento.

Nonostante l’avanzata tecnologia riuscisse ad eliminare ogni traccia d’estate un brivido portò calore lungo il suo corpo, le dita si mossero da sole verso la cintura dei pantaloni, sollevò delicatamente la maglietta sfiorando la pelle calda. Sospirò impaziente.

Quel desiderio irrazionale gli aveva inondato la mente, impedendogli di vedere la follia che si nascondeva dietro al gesto che il suo corpo gli ordinava a gran voce di compiere.

Afferrò saldamente per le braccia Shuichi, sentì il suo tremore diventare più forte mano a mano che colmava la distanza da uno dei divanetti.

– No, no… la prego! – il ragazzino si agitò nonostante fosse bloccato da Tohma, ma venne rudemente sbattuto sul mobilio e immediatamente ogni tentativo di fuga svanì di fronte al corpo che fungeva da gabbia verso la libertà.

Posseduto da un folle raptus il biondo lo schiaffeggiò su una guancia e gli bloccò la testa in modo da poterlo guardare negli occhi e osservare la consapevolezza di non avere più scampo che si diffondeva, come una macchia d’inchiostro nero si diffonde su un foglio bianco, goccia dopo goccia, lentamente e dolorosamente.

Shuichi si coprì il volto con le mani, nella testa ritornarono quei gemiti che tanto aveva faticato a scordare, riuscì quasi a sentire il dolore del suo primo rapporto, la sua verginità venduta a Taki Aizawa perchè amava Yuki.

Sentì addosso le mani di Tohma che lo denudavano con estrema lentezza, sembrava gioire della sua sofferenza, quasi fosse l’afrodisiaco adatto per quell’orrore.

L’ex tastierista si scoprì il petto chinandosi per assaggiare le labbra del vocalist e non sopportò quel rifiuto palese; prese a forza la sua testa tra le mani e lo costrinse ad avvicinarsi a lui.

– Lo sai che se resisti peggiori solo la situazione? –

Più che un consiglio sembrava un incitamento per indurlo a ribellarsi con più foga; Shuichi tese ogni muscolo del suo corpo e tentò di muoversi sentendosi forzare la bocca rudemente.

La lingua di Seguchi assaggiò ogni angolo della bocca che prepotentemente aveva violato, incurante dei mugolii supplicanti di Shuichi, ancora non rassegnato alla violenza del presidente.

Col respiro affannato si staccò malvolentieri, dall’alto della sua posizione trovava divertente l’espressione del ragazzino ranicchiato sotto di lui, gli occhi semichiusi e lucidi, le guance rosse e umide; in quel mentre capì cosa trovasse Eiri in quel moccioso.

Accecato dall’ira non diede peso ai sentimenti che intersecavano il rapporto dei due, collegò solo il sesso al motivo della loro unione, semplice piacere fisico e non mentale. Perchè in quel momento sentiva solo il richiamo del corpo e vedeva in quell’espressione non un ragazzino impaurito da una persona di cui si fidava, ma un ragazzino che sembrava voler essere solamente violentato.

La lingua umida passò sulla guancia, nella stanza rieccheggiarono un gridolino di terrore, un gemito di piacere.

Tohma avvertì il caldo pungergli il corpo fastidiosamente, una sua mano lo aiutò a liberarsi dell’impiccio che costituivano i pantaloni e il suo intimo, ghignò follemente alla reazione di Shuichi: un debole – No… – sussurrato a fior di labbra e la sua insistenza nel nascondersi su sè stesso.

Seguchi premette con forza sulle sue cosce, le allargò senza preoccuparsi del dolore che poteva provocare al vocalist, si posizionò pronto a violarlo, a sentire le sensazioni che quel corpicino indifeso poteva dare.

– No! No! No! Lasciami!!! – gridò disperatamente Shuichi tentando di liberarsi, ma la sua voce venne spezzata dall’intrusione prepotente nel suo corpo: quella voce che aveva incantato centinaia di ragazzi e ragazze si era ridotta ad un roco rantolo di dolore, irriconoscibile.

Iniziò a piangere dal dolore e dalla rabbia mentre Tohma premeva contro la sua stretta apertura, mentre sentiva la sua carne calda avvolgere il suo membro eccitato, fin troppo per quel piccolo corpo.

Poco importava se Shuichi si ribellava, graffiava a sangue la sua pelle candida, gridava invano alla ricerca di un aiuto, non poteva essere superiore a lui, in nulla: gli era superiore nel suo rapporto con Eiri, gli era superiore nella carriera, gli era superiore in quel momento e lo sarebbe stato per sempre!

Sentirlo frantumarsi sotto di lui, vedere quel candido foglio bianco che si macchiava d’inchiosto con dolore: era quello ciò che Seguchi Tohma attendeva da tempo…

Il telefono squillò rabbiosamente, risvegliò l’attenzione di Tohma, sudato e ansante. Strinse gli occhi e li riaprì parecchie volte prima di mettere a fuoco il suo ufficio; il trillo acuto lo aveva scosso, risvegliato da… un sogno?

Abbassò lo sguardo, orripilato realizzò che le sue mani avevano torturato la sua virilità fino a liberare il suo piacere; inconsciamente si era masturbato e aveva goduto immaginandosi nella sua mente Shuichi Shindo sottomesso a forza.

Soffocò tra le labbra un gemito di piacere, ancora immerso con la mente nella sua fantasia proibita; barcollò fino alla scrivania e mise fine a quel suono irritante che perforava i timpani, non aprì la chiamata e ripose immediatamente la cornetta.

Come aveva potuto immaginare Shindo? La persona che lui voleva era eiri Uesugi, odiava Shuichi Shindo perchè glielo aveva portato via.

Il ribrezzo verso quel ragazzino si intensificò, anche nei suoi sogni gli impediva di essere felice con Eiri.

Allungò violentemente un braccio e fece cadere a terra la cartella riguardante i Bad Luck, una foto di un sorridente Shuichi scivolò via, ma prontamente Tohma la calpestò.

Lavoro, lavoro, sempre e solo lavoro.

E’ questo il mondo di Seguchi Tohma, instancabile presidente della NG-records, la società che ha visto la nascita di molte stelle dello j-pop e che le ha seguite nel loro cammino verso la fama.

Il mattino dopo ogni traccia della sua piccola disavventura immaginaria della notte precedente era svanita: lo sguardo alto senza ombra di incertezza, il passo deciso e rapido, la figura slanciata che percorreva i corridoi familiari quasi istintivamente.

Posò una mano sul pomello della porta, pronto ad iniziare una nuova giornata alla NG, da lui stesso fondata, ma una voce familiare lo costrinse a voltarsi.

– Buongiorno Seguchi-san! –

Tohma non tradì nessuna emozione, si voltò verso Shuichi con la sua solita espressione neutra, quasi di sufficienza.

– Buongiorno Shindo-san. Come va con Eiri? –

Il vocalist aggrottò le sopracciglia, possibile che quella domanda fosse sempre la prima che gli rivolgeva ad ogni inizio giornata? Fece spallucce e riacquistò il suo sorriso solare.

– Stamattina non dovevamo parlare del tour in America? – fece candido.

Il presidente ci riflettè sopra, poi si ricordò che non aveva preso la telefonata che avrebbe dovuto ricevere la sera prima e per motivi più che validi.

– Purtroppo ieri non ho ricevuto la telefonata che aspettavo, penso che chiamerò io oggi e ne parlerò con Suguru stasera! – mentì pur sostendendo il suo sguardo ingenuo.

– Se vuole stasera vengo io e ne possiamo parlare! –

Tohma sentì l’aria entrargli nei polmoni dolorosamente, un bruciore allo stomaco che si diffondeva sempre più.

– No, stasera devo accompagnare Suguru dai suoi genitori perciò ne approfitterò per parlarne con lui, tu e Nakano potete tornare a casa prima oggi! – lo liquidò sbrigativo varcando la soglia prima che il discorso si potesse dilungare troppo.

Rimase appoggiato alla porta, ascoltò avidamente l’esultazione esagerata di Shuichi, probabilmente stava saltellando quà e là canticchiando le note del ritornello di “Glaring Dream”.

Tohma prese posto sulla sedia dietro alla scrivania, però ebbe un ripensamento e si avvicinò alla porta girando nella toppa della serratura la chiave.

Si sdraiò sul divanetto della sera precedente e, incapace di sopportare oltre, guidò la sua mano verso il basso…