Autoconclusivo

Autoconclusivo

Wiii! Eccomi qui con una nuova oneshot su Naruto!
I protagonisti stavolta sono Gaara, Temari e Kankuro. Ho voluto mettere in luce il loro rapporto difficile, ma non dirò di più, spero solo che vi piaccia!
Di solito se ne trova pochissime di fanfiction su diloro, così, ho voluto scrivere una fanfic su questi tre meravigliosi personaggi!

Disclaimers: I personaggi sono di Masashi Kishimoto, il quale detiene tutti i diritti.

Era una calda sera d’estate a Suna, beh, non faceva molta differenza che stagione fosse in quel luogo perchè non sarebbe mai stato freddo dato che quel paese si trovava nel deserto. Quella poteva definirsi una comune serata per chiunque, ma non per i tre fratelli della sabbia che fu molto insolita e fuori dal comune.

Come al solito Kankuro si trovava ad allenarsi all’aperto con Karasu, la sua marionetta. Non c’era stata una volta in cui avesse saltato il suo allenamento quotidiano, voleva dimostrare a se stesso e agli altri, o meglio a suo fratello Gaara che anche lui era un ninja valoroso.

Sì, perchè il ragazzo dai capelli rossi aveva sempre dimostrato diffidenza verso di lui, il motivo? Lo aveva sempre creduto debole e un peso per lui, perciò si stava impegnando a dargli una dimostrazione della sua forza e tenacia.

Nonostante il fratellino minore si dimostrasse sempre scontroso con lui e Temari, sentiva di non odiarlo e ogni volta provava a mettersi nei suoi panni. Sapeva benissimo quanto soffrisse anche se non lo dava molto a vedere, nessuno in quel dannato villaggio lo trattava come fosse un essere umano.

D’accordo che in passato aveva commesso tanti errori, se doveva essere sincero anche lui ne aveva avuto paura, ma da quando erano tornati dall’esame dei Chunin tenutosi a Konoha, aveva dimostrato di esser cambiato. Beh, non che ora fosse la persona più amichevole del mondo, ma comunque ci provava! Però la gente era cieca, ogni abitante di quel maledetto villaggio riusciva a guardare solo al passato, senza vedere l’enorme cambiamento che con difficoltà il ragazzo aveva fatto.

Alzando lo sguardo verso il cielo ripensò al comportamento che il ragazzino teneva con lui, prima o poi sapeva che sarebbe cambiato anche con lui, ma non sapeva che il primo passo lo avrebbe fatto proprio quella stessa sera.

Infatti seduto sul ramo di un albero che osservava Kankuro, c’era il rossino che guardava attentamente gli allenamenti dell’altro, aveva notato il suo costante impegno e sorrise, aveva fatto grandi progressi negli ultimi mesi.

“L’unico che non migliora sono io. Per lo meno lui sa che cosa significhi la parola amore. Nonostante Naruto Uzumaki abbia provato a spiegarmelo non riesco ancora bene a capire cosa dovrei fare… cosa posso fare per capire?”

ll ragazzo alzò lo sguardo verso il cielo, cercando di trovare una risposta. Scosse la testa. Pensò che probabilmente non sarebbe mai riuscito a comprendere.

“Forse dovresti imparare a fidarti di più di chi hai accanto. Comincia con l’evitare di trattarci come persone al tuo stesso livello e prova a sorridere ogni tanto.”

Quella voce proveniva dal basso, così indirizzò lo sguardo sotto di sè in cerca dell’interlocutore e vide l’espressione sorridente di sua sorella, che dopo poco saltò sul ramo dell’albero e si sedette accanto a lui.

Gaara la guardò storto, come si permetteva di intrufolarsi nei suoi pensieri? Beh, effettivamente era stato lui a parlare a voce alta, però faceva lo stesso, nessuno le aveva chiesto niente.

“E dovresti anche smetterla di guardarmi a quel modo, sono tua sorella, non una qualunque!”

Da quando quella ragazza gli rispondeva così a tono? Di solito non si permetteva neppure di guardarlo negli occhi, che cosa le era successo?

“Fatti gli affari tuoi Temari!”

Lei sospirò senza spostare lo sguardo dagli occhi del fratello, se prima lo temeva adesso riusciva a tenergli testa. Non gli importava come avrebbe reagito, in fondo lo stava facendo per lui, voleva fargli capire che non era comportandosi in quella maniera scontrosa che avrebbe compreso come si faceva a voler bene. Se solo si fosse aperto di più!

“Beh che hai da guardare?”

“Che ci facevi qui? Stavi per caso guardando Kankuro allenarsi?”

Già, era proprio ciò che stava facendo, ma non lo avrebbe mai ammesso, preferì nascondere quella parte interessata di sè con il suo solito atteggiamento da menefreghista.

“Ma figuriamoci, cosa mai potrebbe importarmene di quell’idiota? Non mi serve guardarlo per capire quanto sia inutile!”

“Quello che dici non è vero… perchè non provi a dire quello che pensi veramente di noi?”

Il rossino infastidito scese giù dall’albero e guardando poi verso la sorella sbuffò.

“Quante volte devo ripetervelo che voi siete solo un peso per me? Dimenticati il nostro legame di sangue, per me siete solamente delle nullità!”

Dicendo questo si allontanò in direzione del piccolo fiumiciattolo che scorreva poco lontano dal villaggio di Suna, era lì che il ragazzo andava a riflettere quando ne sentiva il bisogno e quello, era uno di quei momenti.

Sapeva bene di aver mentito a Temari, era vero che tempo indietro considerava i suoi fratelli due buoni a nulla, ma in quell’ultimo periodo era diverso. Aveva notato quanto fossero diventati forti nel combattimento, come aveva capito quanto fossero indispensabili per lui. Perchè, se non c’erano loro, Gaara chi aveva? Con quei due al suo fianco a dire il vero non si era mai sentito solo, peccato che non era mai riuscito ad ammetterlo. Aveva preferito indossare quell’ orribile maschera di odio anche verso di loro, come se fossero al pari di tutta l’altra gente che lo disprezzava.

‘In fondo, mi fa piacere che lei abbia cercato di aiutarmi a capire. Ma sono così stupido da non riuscire nemmeno a dirle grazie.’

Si specchiò nel riflesso dell’acqua, accanto al suo volto compariva la luna, adesso riusciva a vederne la bellezza. Gli piaceva starsene a guardare quel suo brillare così intenso e perdersi nei suoi pensieri.

Si sdraiò sull’erba con lo sguardo puntato verso il cielo, ammirando la miriade di stelle che lo popolavano e chiuse lentamente gli occhi.

‘Quanto vorrei essere una di quelle stelle… almeno loro sono sempre in compagnia…’

Si soffermò ad ascoltare il silenzio che lo circondava, quando improvvisamente sentì il frusciare delle foglie molto vicino a sè, così si mise sugli attenti scattando in piedi e afferrando il kunai, anche se in fondo non gli serviva, aveva la sabbia che lo proteggeva. Abbassò l’arma quando vide che si trattava di Kankuro e si sdraiò nuovamente senza badare a lui.

Il maggiore dei due volse lo sguardo verso il ragazzo disteso, sembrava così tranquillo in quel momento, ma chissà a cosa stava pensando? Senza pensarci si stese accanto al fratellino, notando che aveva aperto gli occhi vigile e si era voltato a guardarlo.

“Che vuoi?”

Si aspettava una domanda simile e sorrise, dopotutto se non si fosse comportato così, non lo avrebbe riconosciuto.

“Mi sto solo riposando, mi sono allenato fino ad ora.”
“Patetico. Ti stanchi facilmente! Dopotutto, così ci si può aspettare da te?”

In realtà Gaara stava lottando dentro di sè per cercare di essere un po’ più gentile, ma non ci riusciva proprio era una così fuori dal comune per lui.

“Lo so cosa pensi di me, ma non m’importa. Ho solo voglia di riposarmi, tutto qui.”

Ci fu un lungo silenzio tra i due, quando improvvisamente Kankuro si alzò in piedi ammirando la distesa d’acqua che aveva davanti.

“Ti sei scelto proprio un bel posto, fratello.”

“Piantala di chiamarmi così, lo sai benissimo che non ti considero come tale!”

“D’accordo, ma ciò non toglie che tu sia mio fratello.”

Ma che avevano tutti? Come mai riuscivano a mettergli i piedi in testa? Qualcosa stava cambiando. L’unico a non averlo capito era Gaara, Temari e Kankuro stavano facendo tutto ciò in modo tale da fargli capire la realtà. Se lui era scontroso loro lo avrebbero fatto ragionare contrastandolo, cosa del tutto nuova per lui e anche per loro. Ma forse era la strada giusta, era da un po’ che ci stavano provando, ma si erano resi conto che dovevano calcare la mano ancora un po’ di più.

“Gaara… ti rendi conto che se fai così resterai solo per davvero?”

Il ragazzo sbuffò.

“Lo sono sempre stato…”

“Si, fisicamente si. Ma nonostante tutto io e tua sorella ti siamo stati vicini col pensiero, ma cosa puoi saperne tu? Egoista.”

Detto questo fece per allontanarsi, ma il rosso lo fermò, fu così che il marionettista credette che si era smosso qualcosa. Infatti, un piccolo sorriso si allargò sul suo volto.

“Cosa vuoi dire?”
“Quello che ho detto. Rifletti Gaara, pensa anche alle parole di Uzumaki. Vedrai che te ne renderai conto. Ci vediamo.”

Il minore dei tre fratelli restò nuovamente solo, finalmente un po’ di pace. Prima Temari. Ora Kankuro. Entrambi lo avevano disturbato con le loro inutili chiacchiere. Ma erano davvero inutili?

No, non lo erano. Qualcosa si era smosso davvero, perchè il ragazzino era rimasto ferito dall’ultima parola che era uscita dalle labbra del fratello, ci era rimasto male perchè era la verità.

‘Maledizione. Perchè sono così stupido?! Io l’ho capito che devo smetterla di fare lo stronzo… ma è troppo difficile! Fin da bambino l’unico sentimento che abbia mai provato è l’odio. Ora… tutto questo mi sembra così assurdo. Pian piano mi rendo conto che sento anche io ciò che lega me e… e i miei… fra… fratelli. Fratelli. L’ho ammesso, sì, cavolo, sono miei fratelli! Non posso negarlo. E allora perchè mi è così difficile dimostrare loro un po’ di affetto? Mi sento talmente stupido… Vorrei davvero poter far sapere anche a loro cosa provo. Ma come? Che sia orgoglio? Non lo so, è tutto così confuso!’

Lentamente si alzò in piedi e si diresse verso la sua abitazione, aveva bisogno di avere un nuovo confronto con loro e nel tornare al villaggio, incontrò un ragazzo che come lo vide iniziò a fissarlo con odio.

Abitudine, si disse mentalmente. Ma quando fece per sorpassarlo, questo gli si parò davanti. Un tempo lo avrebbe sterminato seduta stante, ma quella volta restò immobile, percependo che quella persona lo guardava così per il semplice fatto che sicuramente aveva ucciso qualcuno di importante per lui.

“Per qualsiasi cosa… mi dispiace, ok?”

Una delle poche parole che ormai riusciva a dire con naturalezza era proprio quella. Quante volte si era scusato? Ormai non lo ricordava più, ma nessuno lo aveva mai perdonato. Fu così anche per quel ragazzo.

“Non mi interessa. Sei e resterai un mostro.”

Credette di morire. Quelle parole lo colpirono al cuore, fino a fargli male. Aveva ragione, anche se si stava impegnando a fondo, sarebbe restato per sempre un orribile mostro e assassino.

Allora perchè darsi tanta pena? Ma nonostante quei pensieri era ancora deciso a tentare fino a che non ci sarebbe riuscito.

Improvvisamente sentì una sensazione di umido sulla sua faccia, ma cos’era? No. Impossibile. Sabaku no Gaara era ancora capace di piangere? Si stava rammollendo o cosa?

Dette una spinta al ragazzo e iniziò a correre, la disperazione lo stava divorando, non ne poteva davvero più di soffrire a quel modo. L’unica cosa che gli venne in mente era l’immagine di sua sorella e le sue parole.

‘Ha detto che dovrei imparare a fidarmi delle persone. Forse… se parlassi con lei mi sentirei meglio?’

Entrò di fretta in casa e superò la figura di Kankuro che aveva lo guardo perplesso, non aveva notato le lacrime, ma si era accorto che c’era qualcosa che non andava. Volle lasciar perdere, in fondo se si fosse immischiato Gaara si sarebbe arrabbiato e non voleva dargli altri pensieri.

Il rosso rallentò la sua andatura e silenziosamente passò davanti alla stanza di sua sorella notando la porta socchiusa, bussò, ma non ricevette alcuna risposta. Inizialmente decise di lasciar perdere, ma a quel pensiero sentì nuovamente il petto che gli faceva male, così si decise ad entrare nella camera di Temari. Non era lì, probabilmente dato lo scrosciare dell’acqua, si stava facendo una doccia. Decise di aspettarla, si sdraiò sul letto e rivolse lo sguardo fuori dalla finestra, le lacrime non avevano ancora cessato il loro corso.

Si risvegliò dalla trance in cui era caduto solo quando sentì una strana sensazione di calore, qualcuno che gli stava accarezzando i capelli e le sue la labbra si incurvarono inconsciamente in un sorriso. Provava piacere in quel momento e non sapeva spiegarsi il perchè.

Non volle fare niente, solo restare in quella posizione senza vedere chi fosse il possessore di quella mano, non voleva rovinare quel contatto tanto rassicurante, chiuse gli occhi e si perse in quelle nuove emozioni.

Quando riaprì quelle splendide iridi color acquamarina si trovò di fronte il volto preoccupato della sorella, che non disse niente per evitare di dire qualcosa di sbagliato. Non sapeva mai com’era giusto comportarsi con Gaara, perciò aveva deciso che il silenzio era la soluzione migliore. L’unica cosa che fece fu quella di asciugargli le lacrime col pollice, anche se queste continuavano a formarsi e scendere copiose su quelle calde guance. Forse doveva davvero dire qualcosa, ma non gli veniva in mente nulla di intelligente.

Istintivamente si stese accanto a lui e lo strinse in un abbraccio, in fondo Gaara era ancora un bambino. Un bambino a cui erano sempre mancate quel genere di attenzioni e in quel momento ne aveva bisogno più che mai.

Lo sentì dapprima irrigidirsi e poi, pian piano si lasciò andare e ricambiò quell’abbraccio, sentendolo tremare. Non resisteva più, aveva bisogno di sapere che cosa gli era accaduto.

“Gaara… cos’hai? Che ti succede?”

L’unica cosa che fu capace di fare fu quella di scuotere la testa e stringere la presa sulla sorella, la kunoichi rabbrividì, ma non perchè aveva paura, ma perchè si rese conto che quel contatto gli era sempre mancato. Prendersi cura del fratellino minore era sempre stato uno dei suoi pensieri, ma visto il carattere del rosso era impossibile, ora che lui l’aveva cercata e la stava stringendo gli metteva i brividi.

Dopo un lunghissimo istante in cui gli unici rumori che si potevano sentire erano quelli dei respiri e dei battiti del cuore, il giovane Gaara emise un lieve sospiro per poi sciogliere momentaneamente quel contatto e mettersi seduto.

“Io ci provo… ma non funziona. L’unica cosa che riesco a fare è restare il mostro che sono sempre stato…”

Le parole che uscirono dalle labbra ancora tremanti del ragazzino erano come una pugnalata per la bionda.

“Chi ti ha detto questa cose?”
“Io. E non solo. Chiunque incontri… ogni persona che mi incontro mi detesta. Vorrei cambiare, ma è troppo difficile.”

“Beh certo che se la gente ti tratta in questo modo è un po’ difficile trovare una spinta per farlo!”

Quanto odio provava la ragazza in quel momento per gli abitanti di Suna. Era passato molto tempo e Gaara a poco a poco stava cambiando, ma perchè nessuno se accorgeva?

“Gaara… ti sbagli. Tu hai fatto un grande passo avanti, stai cambiando… io lo vedo, anche Kankuro lo ha notato. Sono piccoli cambiamenti, ma sono sempre importanti. Non dar peso a quello che ti dicono gli altri, posso immaginare quanto sia arduo farlo, però… credi a tua sorella… prima o poi tutti vedranno quello che stai diventando e forse proveranno anche a mettersi nei tuoi panni.”

Fu in quel momento che il rosso sorrise di nuovo, Temari gli stava infondendo sicurezza e affetto. Si rese conto che quei sentimenti che tanto aveva bramato ce li aveva davanti agli occhi e rise per la sua cecità.

Ora che aveva capito, non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di mettere da parte l’orgoglio e dimostrare sia a lei che a suo fratello la sua volontà nel cambiare e dimostrare i suoi sentimenti.

Chiuse gli occhi e sussurrò alcune parole che arrivarono dritte alle orecchie di Kankuro che stava origliando da dietro la porta, aveva sentito la sua presenza da molto tempo, ma non aveva voluto dire niente, anzi, era rimasto colpito dall’interesse che aveva provato nei suoi confronti.

“Non è vero che sei inutile… in questo momento tu e Temari siete indispensabili per me…”

Si sdraiò nuovamente, lasciando che la sorella lo abbracciasse di nuovo e che Kankuro gli accarezzasse dolcemente i capelli. Alle parole di Gaara era infatti entrato nella stanza sorridendo e deciso a voler fare qualcosa per fargli sapere quanto bene gli voleva.

Già, perchè era di questo che lui aveva bisogno. Affetto fraterno. Allora non ci sarebbe voluto molto, Gaara da quel momento e con il loro aiuto, avrebbe amato con tutto se stesso. Tutti e tre, nello stesso preciso istante pensarono la stessa cosa.

‘Ti ringrazio Naruto Uzumaki… ti devo un favore…’

*Owari*