E’s Otherwise (usa)

La prima volta che mi sono trovato davanti a quest’anime mi sono chiesto quale sia il curriculum che viene richiesto ai responsabili dei titoli degli anime nelle case di produzione…
Riuscire a dare un significato compiuto a “E’s otherwise” è una vera sfida che fa capire come per i giapponesi l’inglese sia più un simpatico gadget che una vera lingua da utilizzare con l’aiuto di qualche testo di grammatica ^__^

A parte gli scherzi… la “E” del titolo di questo anime indica gli Esper, gli individui dotati di poteri mentali, mentre ” ‘s otherwise ” possiamo intenderlo (a maniche molto larghe a dir la verità) come la diversità e “l’essere diverso” di questi individui rispetto alla massa dei “normali”.

Ammazza che introduzione pseudo-universitaria! Dopo avervi portato nei perché della vita (e dopo avervi fatto capire che il caldo estivo fa davvero male ai recensori), vediamo finalmente per quale anime ci si è impegnati in tutto sto popò di roba…

In un futuro prossimo, l’avvento di una grande guerra ha sconvolto le nazioni della Terra, lasciandole allo sbaraglio e senza leggi. In seguito, la misteriosa “Unione” con l’aiuto di 12 imprese, formò un gruppo con lo scopo di operare per la salvezza dell’umanità dopo che la guerra aveva lasciato la Terra senza strutture e difese. Nacque l’AESES, un’organizzazione civile, costruita sul potere di persone dotate di capacità mentali speciali, che iniziarono ad emergere dopo il conflitto: i Nouryoku-sha.

Queste persone, Esper appunto (oppure “E”, tanto per collegarci all’introduzione), hanno l’abilità di controllare oggetti, movimenti e fisica tramite la loro mente: nella Ashurum vengono selezionati e li addestrati per farne un corpo speciale per il mantenimento dell’ordine.

Protagonista della storia è Kai Kudou, il 118esimo membro ad essere introdotto nell’AESES.

Il ragazzo ha la sorellina malata ed è da sempre devoto all’organizzazione (nella quale lavorava la madre) per aver permesso alla famiglia di darle le giuste cure. Non appena entrato, Kai diviene immediatamente mira dell’odio di Shenlong Beluvedia, membro senior da circa 6 anni. Quasi ironicamente ivece, Shinlu, sorella di Shenlong, si innamora di Kai. Introdotto nell’organizzazione dal comandante Eiji, Kai comincerà presto a capire che nell’Ashurum c’è più di quanto non si possa vedere in superficie.

Ma soprattutto… perché la gente normale odia a tal punto gli Espers?

La realizzazione tecnica di “E’s otherwise” lascia alquanto a desiderare.

La produzione, targata Square, farebbe prospettare un’elevata qualità, soprattutto se pensiamo ad un’azienda che pone nel design di CG in 3 dimensioni quasi tutte le sue capacità (possibile che non sappiano fare un decente chara design a due dimensioni!?!?).

Questo anime ci riporta, invece, agli standard di animazione delle serie televisive a cui eravamo abituati più o meno 5 anni fa. Il character designer, dal canto suo, sembra aver attinto da i più conosciuti cliché dell’animazione giapponese: in sintesi i personaggi non hanno un vero carattere, non hanno originalità e pur essendo ben disegnati, sembrano uscire da una qualsivoglia illustrazione in stile manga di un qualunque artista emergente. Kai è il classico bravo ragazzo, tanto classico da poter prevedere ogni sua reazione nelle varie situazioni: il suo stesso comportamento da super eroe che vuole “riportare il bene senza fare del male” appare fuori luogo e forzato, tanto forzato quanto il ruolo di disturbatrice dato a Shenlong. Differente il discorso per la computer grafica utilizzata, di livello molto buono (e ci mancherebbe, se la Square avesse fallito in questo…), tanto da essere l’unico elemento che permette a certe scene di salvarsi per qualità.

In sintesi “E’s otherwise” è la testimonianza di quanto di estremamente commerciale e superficiale ci sia da sempre tra i vari prodotti del mondo dell’animazione giapponese.

Purtroppo, tanto quanto logico, nelle decine di serie che vengono prodotte per ogni stagione televisiva, poche possono essere di estremo valore, altre nella media meritano sicuramente la visione, ma il resto non ci dice e non farà mai nulla di più che riempire per 20 minuti alla volta lo schermo del televisore. Parte di questo resto è la serie appena recensita.

Recensione di Stefano Poggioli