Death Note

Cosa fareste se un giorno trovaste un libro con cui poter decidere la morte di una persona semplicemente scrivendovi il suo nome?

Questa è l’idea generale su cui verte il manga Death Note.

Yagami Raito, annoiato studente modello, trova un giorno un libro chiamato “Libro della Morte”: leggendo le iscrizioni nelle prime pagine scopre che, scrivendovi il nome di una persona, questa morirà entro 40 secondi in maniera accidentale. Verificato essere tutto vero, Raito decide di usare questo potere per liberare il mondo “dalle persone malvagie” ma, oltre questo apparentemente buon proposito, sin da subito si annidano boriose pulsioni di protagonismo.

Se ciò non bastasse, il legittimo proprietario del libro, uno Shinigami (spirito della morte), raggiunge il protagonista e rimane sorpreso e divertito dalle evoluzioni che la storia sta prendendo… I due scopriranno di essere più simili di quanto pensano, e non solo per il “male di vivere” che li pervade…

Sentirsi messia di giustizia, ma usare metodi come l’omicidio per raggiungerla, è forse una contraddizione in termini?

Dov’è il confine fra bene e male?
Dopo numerosi morti sospette fra i criminali di tutto il mondo, l’Interpol, subissata da sospetti e dubbi sulla sua condotta, con l’opinione pubblica che pensa sia loro la responsabilità, dà a un misterioso personaggio, tale detective Lind L. Tailor, tutto il suo appoggio per scoprire l’identità del colpevole… Il detective sfida pubblicamente il nemico a ucciderlo, convinto che, finché il suo volto non sarà visto, la cosa non sarà possibile: ed è così accade.

Due persone, due diverse idee di giustizia si sfideranno, d’ora in avanti, senza esclusione di colpi, cercando di scoprire le reciproche identità.

Quello che Ooba Tsugumi e Obata Takeshi propongono è, senza dubbio, un manga intrigante: caratterizzato da un disegno pulito e preciso, vanta una caratterizzazione dei personaggi che predomina su una storia originale ma abbastanza lineare. Pur non essendo un titolo di elevato spessore, sa “leggersi” bene, non annoia e riesce a coinvolgere, grazie all’abilità degli autori nel gestire i momenti topici e lo svolgimento dell’alone di mistero, di celato, che sin da subito pervade questo titolo, senza cadere necessariamente nel classico plot del “tutti i nodi alla fine vengono al pettine”.