Partiamo col preambolo che, nonostante ci siano tante serie dove la figura dei genitori è quasi inesistente o praticamente al livello di presenze che aleggiano ogni tanto nell’aria, ce ne sono anche diverse dove la figura dei genitori, e il loro rapporto con i figli è molto importante e parte integrante della trama, come per esempio Neon Genesis Evangelion o Full Metal Alchemist.
Eppure spesso, quand’ero ancora un fanciulletto imberbe, vedendo le serie animate o leggendo manga mi ponevo una domanda.
Perché spesso le figure genitoriali nei manga e negli anime sono praticamente assenti?
Ora, dopo tanti anni e aver visionato tante serie animate, posso rispondere finalmente a questo quesito principalmente connotato in tre motivazione!
Dare risalto ai Protagonisti
Partiamo dal presupposto che le serie manga (e per cui anche gli anime che ne derivano) hanno un determinato target demografico, che principalmente possiamo riassumere in tre filoni principali: shonen (storie d’avventura, sportive o di combattimento per giovani e più maturi), shojo/josei (storie principalmente riguardanti temi romantici trattati a diversi livelli per ragazze giovani e più adulte) e seinen (storie di vario genere con temi per un pubblico più maturo).
Partendo dal fatto che le serie solitamente si basano su protagonisti su cui è incentrata l’azione, la famiglia spesso non viene considerata, o se questo avviene fa solo delle brevi comparsate proprio perché è un semplice contorno che abbellisce sporadicamente la storia dei protagonisti in cui il/la lettore/lettrice dovrebbe immedesimarsi.
Facciamo qualche esempio pratico. In Dragon Ball le vicende ruotano inizialmente attorno all’avventura di Son Goku e Bulma alla ricerca delle Sfere del Drago e del nonno Son Gohan viene solo accennato all’inizio della serie, per poi comparire nella saghetta del torneo di Baba, mentre solo molto tempo dopo incontreremo il padre di Goku in un flashback di Freezer, che poi è stato animato in un lungo special che ci ha mostrato la fine del pianeta Vegeta.
In Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann l’unica figura genitoriale che viene mostrata nella prima parte è il padre di Kamina con dei flashback, mentre i genitori di Simon sono morti schiacciati in un terremoto.
In Kuroko’s Basket i genitori dei vari personaggi non vengono mai mostrati (o almeno a quanto ricordo) e uno dei due protagonisti, Taiga Kagami, è tornato da poco in Giappone dove vive da solo in un lussuoso appartamento.
In Black Lagoon, i genitori dei protagonisti non vengono mai presentati e viene solo dato un accenno a quelli di Rock nella saga in cui torna in Giappone come interprete per Balalaika.
Negli Isekai in generale come Saga of Tanya the Evil o Vita da Slime la trama segue in maniera così pressante le vicende del protagonista nel nuovo mondo, che questo sente raramente nostalgia o la mancanza di casa e dei propri genitori, che non vengono mai menzionati.
In One Piece le figure genitoriali dei personaggi della ciurma di Cappello di Paglia hanno un forte contesto anche se non hanno legami di sangue con i personaggi, eppure Rufy stesso fino a buona parte della serie non aveva neppure idea di essere figlio di Dragon il Rivoluzionario.
In Gantz, nonostante la maggior parte dei gantzer siano degli studenti, vivono quasi tutti da soli e raramente ci sono scene in cui compaiano i genitori per quei pochi che vivono ancora in famiglia, come Hiroto Sakurai.
Situazione sociale in Giappone
Sappiamo tutti che la vita è difficile qui in Italia per le famiglie e il Giappone sicuramente non è da meno, a causa degli alti affitti. Per cui, per riuscire a tirare avanti spesso i genitori sono costretti a fare orari di lavoro assurdi e, se non lavorano altrove, vedere i figli giusto per colazione o cena, visto che solitamente a pranzo i ragazzi mangiano a scuola per via dell’orario prolungato delle lezioni.
Oltre a questo c’è un altro motivo che spesso viene sfruttato nelle serie, ovvero il tipico desiderio giapponese di successo nel posto di lavoro e di far carriera, portando i genitori a vivere fuori casa e tornarci solo il fine settimana o nelle feste quando possibile. In certe serie queste situazioni danno verisimiglianza alla trama, facendo ulteriormente immedesimare i ragazzi che si trovano in simili situazioni a empatizzare con i protagonisti.
Ad esempio in To Love Ru i genitori di Rito Yuki sono completamente assenti, lei designer di moda che lavora all’estero e lui mangaka che abita praticamente nel suo studio e non torna mai a casa, permettendo così un’indipendenza dei figli fuori dal comune.
In Bugie d’Aprile il protagonista Kousei Arima vive da solo, visto che la madre è defunta a causa di una malattia incurabile quand’era piccolo e il padre è costantemente via per lavoro.
Enfatizzazione della libertà del protagonista
Diciamoci la verità, cosa cerchiamo nei manga? Situazioni fuori dal comune, combattimenti, sentimenti e tante lacrime, ma soprattutto situazioni ideali su cui poter fantasticare.
Chi di voi non ha mai pensato “Come sarebbe bello vivere da solo con una buona situazione economica alle spalle e senza i miei genitori che mi dicono ogni 5 minuti cosa fare o mi mandano a fare lo schiavetto in giro per mille servizi!“?
Personalmente credo che questa enfatizzazione della libertà del protagonista, che lo sgancia da tutte quelle restrizioni della vita reale (i genitori, il dover lavorare per pagarsi le bollette e l’affitto) siano un altro motivo importante, così che il lettore possa provare empatia nei confronti del protagonista e immedesimarsi in esso, pensando a cosa farebbe lui se si trovasse nella sua situazione. Inoltre, questi presupposti ideali liberano l’autore di tantissime preoccupazioni, riuscendo a poter sfruttare questa grossa leva a vantaggio della trama, che può sviluppare scene che con la mancanza di indipendenza sarebbero abbastanza difficili da inserire all’interno dell’opera, come invitare una ragazza apparsa dal futuro, da un altro mondo o dallo spazio a vivere a casa sua.
Il primo caso che mi viene in mente è Yota Moteuchi, di Video Girl Ai, che ha perso la madre mentre il padre lavora all’estero e gli passa un bel po’ di soldini, oltre alla casa di proprietà, per cui può invitare tranquillamente la bella Ai Amano a convivere con lui, senza farsi troppe remore.
In Full Metal Panic!, il padre della protagonista, Kaname Chidori, viene menzionato pochissimo e sembra lavori all’estero, vivendo con la sorella minore di Chidori, mentre la madre è morta di cancro pochi anni prima e la si vede solo vagamente in qualche foto, per cui la ragazza vive da sola mentre Sousuke Sagara ha perso i genitori da piccolo e, cresciuto come giovane guerrigliero poi convertito in mercenario, vive la sua vita girovagando per il mondo a dipendenza dalle missioni affidategli.
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