Intervista: Erika Rossi di ETB

Lo scorso Lucca Comics & Games 2011 sono stato uno dei tanti ad aver apprezzato lo spazio dato anche a dei cantanti giapponesi come i ragazzi dei ST WWR e delle PDP: Pinky Doodle Poodle, senza nulla togliere all’animazione di DJ Kazu e DJ Kaya, lo Shogun, e per non parlare della meravigliosa mostra di Aki Akane e dei Supercell.

Proprio interessandomi e chiedendo in giro ho conosciuto Erika Rossi, la responsabile della e-talentbank, con cui ho avuto ampiamente modo di discutere sull’interessante mondo dello spettacolo giapponese.

Quella che segue è un’intervista che le ho fatto per farvi conoscere meglio sia lei che la ETB, una società di talent scout e promozione, per portare diversi artisti giapponesi a livello internazionale.

Nanoda: Ciao Erika, presentaci la tua compagnia e spiegaci di cosa si occupa.

Erika: e-talentbank è una compagnia nata nel 2002 e si trova a Shinjuku, nel pieno centro di Tokyo. Tutto cominciò quando il nostro presidente, Tonoki Tatsuro, si rese conto che con l’avvento di iTunes e con la diffusione di internet, il mercato musicale sarebbe cambiato parecchio e i cd sarebbero scomparsi. Diciamo che la promozione e la distribuzione digitale di musica sono i settori da cui è partito tutto. Ora ci occupiamo di promozione di moda e altri prodotti, ma facciamo anche produzione di eventi, co-produzione di prodotti, e ora abbiamo una nuova azienda, etb RIGHTS, che si occupa di diritti d’autore. Il concetto base dell’azienda e’ “entertainment x business“, cioe’  utilizzare il contenuto (musica, pop culture, ecc…) per fare la promozione di aziende. E poi c’è la promozione degli artisti, dal Visual Kei al J-Pop al K-Pop, che è comunque la nostra area forte.

Nanoda: Ci racconteresti com’è iniziata l’avventura della etbeW?

Erika: etbe WORLD è la sezione internazionale di e-talentbank, aperta ufficialmente nell’Aprile del 2011 e di cui sono la direttrice. etbe WORLD nasce un po’ per rispondere alla richiesta di contenuto giapponese da parte dei fan di vari paesi e allo stesso tempo di quella degli artisti e delle aziende giapponesi che vogliono andare all’estero.

Nanoda: Quali sono le manifestazioni principali a cui avete partecipato in Italia e con quali artisti?

Erika: In Italia siamo stati presenti a Lucca Comics & Games 2011 con un palinsesto davvero ricco: c’erano le opere dei Supercell, di Aki Akane, due degli artisti più amati al momento tra i giovani. E poi abbiamo presentato lo spettacolo dj di JAPANATION e il gruppo rock ST WWR. Abbiamo anche portato il brand di deco art Milasty. Poi ci siamo presentati a Dicembre al NiMI di Firenze, con un programma più ridotto: Milasty e Aki Akane.  Le opere di quest’ultima stanno continuando il tour europeo. La prossima tappa è Milano, al Museo del Fumetto.

Nanoda: Occupandovi di promuovere artisti giapponesi immagino viaggerete molto. Come vi sembra che vengano accolti nel mondo questi giovani cantanti e compositori?

Erika: Nel caso dell’Europa, direi che solo la Francia è già pronta per accogliere artisti come Aki Akane e Supercell, la cui produzione artistica e musicale si unisce alla tecnologia del Vocaloid. In effetti il live di Aki Akane al Japan Expo SUD di Marsiglia ha avuto un eccezionale pubblico di più di 1000 persone, e quasi senza promozione! Non mi immagino un risultato di questo tipo in nessun paese in Europa. Però me lo immagino negli Stati Uniti, dove i Vocaloid e i Supercell sono già al primo posto nella World Music chart di iTunes, e anche in Sud America, dove i giovani sono assetatissimi di tendenze nuove e accolgono tutto quello che viene dal Giappone con un entusiasmo incredibile.

Nanoda: Spesso con musica e canzoni gli artisti sperano di lasciare un segno nel tempo. Voi che segno sperate di lasciare?

Erika: Il nostro obiettivo è grande. Speriamo di creare un nuovo modello per la vendita e la distribuzione della musica, con condizioni più giuste per gli artisti, anche a costo di qualche sacrificio da parte delle case discografiche che, troppo spesso, impongono visioni e stili a discapito del sentire degli artisti.

Nanoda: I nostri lettori hanno una vaga idea di come sia strutturato il mercato musicale giapponese con le band e gli idol, ma è davvero così difficile riuscire a sfondare  nel mercato giapponese?

Erika: Il discorso è un po’ complicato, dato che il mercato musicale giapponese si organizza in modo  molto diverso dagli altri e questo ne rende difficile l’accesso e la penetrazione. E’ comunque il secondo mercato  più grande del mondo, dopo gli USA. Questo l’hanno capito bene i coreani: il K-pop è un fenomeno di portata immensa in Giappone mentre quasi non esiste in Corea. Per chi le sa cogliere, le opportunità qui ce ne sono a volontà.  Bisogna, però, capire cosa piace ai giapponesi.

Nanoda: Di certo l’occhio vuole la sua parte nella fama di un cantante, ma per i giapponesi è davvero così importante la bellezza e la moda del vestiario di un cantante?

Erika: Beh, sì, ma questo avviene un po’ dappertutto. Al di là della nazionalità e dei confini territoriali, un artista ha la capacità di dettare le tendenze anche se brutto/a o vestito/a in modo semplice. Il fatto è stare sul palco e non sotto.

Nanoda: In Europa spesso vengono cantanti e gruppi giapponesi in concerto, come i tour europei di Gackt o abingdon boys school. Come mai così raramente scelgono l’Italia come tappa dei loro concerti, preferendo città come Londra, Parigi, Amsterdam o persino Mosca e Varsavia?

Erika: L’Italia e’ un mercato difficile perché è difficile disegnare la mappa di una tendenza forte nell’ambito della cultura giapponese. Ci sarebbero i cartoni animati, ma persino le sigle sono in italiano e poi sono super censurati e con traduzioni assolutamente scadenti. Cioé, alla fine è un prodotto italiano e non giapponese. D’altra parte, se vogliamo essere positivi, in Italia c’è spazio per tutti gli aspetti della cultura giapponese: dai manga all’aikido. Questo, però, crea un mercato molto frammentato, cioé fatto di poche persone, che lo rende meno attrattivo dal punto di vista commerciale.  E poi c’è un grande problema di organizzazione: ci sono mille associazioni culturali, nessuna però abbastanza grande e forte al  punto di essere leader e spingere le tendenze. Tipo il Japan Expo di Parigi. Non è l’unica manifestazione francese, ma è quella che fa conoscere il Giappone a un pubblico sempre più grande. Non solo offre contenuto, ma crea anche un mercato di cui poi beneficiano anche gli eventi più piccoli… In Italia non c’è niente di questo tipo. Non ci sono riferimenti forti, allora organizzare un concerto fa paura perché il timore è che non ci verrà nessuno.

Nanoda: Molti ragazzi e ragazze tra i nostri lettori più giovani sicuramente coveranno il sogno di diventare musicisti o cantanti famosi. Puoi dare loro qualche consiglio per seguire la strada della musica?

Erika: La tua domanda mi ricorda la frase che ripeteva sempre mia madre: “Fai quello che vuoi nella vita, ma per favore non metterti a fare musica“. Sarà per quello che invece di farla, la vendo! Insomma, oggigiorno è molto facile diventare famosi, almeno dal punto di vista commerciale: basta azzeccare la melodia giusta, a volte persino senza saper suonare, per esempio usando il vocaloid. Oggi i giovani hanno più spazio per esibirsi, per farsi conoscere… pensiamo alle migliaia di festival che ci sono, alle possibilità che apre internet. Tutto ciò mi sembra fantastico. Allo stesso tempo, lavorando con molti artisti, più o meno celebri, devo riconoscere che quelli famosi, ma davvero famosi e che lo sono da più    di 20 anni, hanno sempre qualcosa di diverso. Io lo chiamo carisma. Anche per gli artisti la cui musica non mi piace molto, finisco per riconoscere che il successo ha una ragione ben precisa. Di solito, la capacità di trasmettere emozioni con la propria musica e di farlo per 20 o 30 anni. Non ho, quindi, un vero consiglio da dare. Direi che la formula è amare quello che si fa e lottare strenuamente per fare quello che si vuole, in ogni campo, non solo nella musica. Ecco, ai giovani direi questo, di lottare con le unghie e con i denti senza avere troppa paura di farsi male. La fama e le soddisfazioni sono una conseguenza di questa lotta e sono direttamente proporzionali alla sua intensità.

Nanoda: Qual è il tuo sogno per il futuro?

Erika: Il mio sogno? Non so se ho un sogno, diciamo che vorrei trasmettere alla gente, soprattutto ai giovani e giovanissimi, la passione per quello che faccio e coinvolgerla nei miei progetti. Vorrei che i giovani che lavorano con me si sentissero motivati e si alimentassero di energia positiva per poi camminare da soli. Ecco, vorrei continuare a condividere, come sto facendo ora.

Nanoda: Molto bene, ringraziamo ancora una volta Erika per questa intervista e le diamo un saluto e un grosso in bocca al lupo per il suo lavoro.

Erika: MATANE! (Ci vediamo!)

Nanoda: Mi raccomando di ricollegarvi con noi, perché la prossima volta pubblicheremo un’intervista rilasciataci da Ryo dei Supercell.