Orchestre royal des guignols

Un mondo oppresso dalla tirannia e dal terrore, in cui l’unica via di salvezza sembra essere riposta nelle corde vocali di un Philomela che intona melodie nostalgiche, tristi, oppure così strazianti da spezzare il cuore… o rendere pazzi.

Queste le premesse che aprono lo scenario sull’ultima opera della celebre ed amatissima Kaory Yuki, mangaka già nota in Italia per le sue storie dai tratti gotici, le trame intrecciate, ed i disegni che personalmente oserei definire sublimi.
Già affermatissima in Giappone, nel nostro paese la Yuki è conosciuta per opere di rilievo quali Angel Sanctuary, God child; Fairy cube; Il ragazzo della porta accanto e la saga Kaory Yuki presenta, di cui proprio quest’ultimo fa parte.
Pubblicato in madrepatria dalla casa editrice Hakusensha, Orchestre royal des guignols è stato portato in Italia dalla Panini Comics che lo pubblica in cinque volumi da 5,50 euro cadauno.


Orchestre royal des guignols: trama

Tristezza, paura, angoscia, oppressione e una malattia che rischia di decimare il genere umano. Questo il mondo in cui la popolazione, piegata sotto il dominio di una regina fredda e spietata, è costretta a vivere. Un mondo in cui i privilegiati hanno il diritto di vita e di morte sulla plebe, ignara ed impotente. Ma questo è anche il mondo che Rutile si è prefissato di salvare grazie alla sua celestiale musica.
Una musica in grado di ridonare, sebbene unicamente prima della morte, serenità e coscienza ai Guignol, detti anche “Bambole Striscianti”, che altro non sono che uomini infettati dal morbo chiamato “Sindrome di Galatea”.
Tale virus, che oramai sembra spargersi a macchia d’olio tra gli abitanti delle città, è ciò che condanna gli umani che ne vengono contagiati ad una rovinosa esistenza. E questo perchè l’infettato perde il raziocinio, la propria espressività, la pelle e gli arti gli si irrigidiscono facendogli assumere le sembianza di bambole da cui prendono appunto il soprannome, ed infine viene assalito da un’irrefrenabile desiderio di sangue.Non più umani ormai, i Guignol vanno a caccia del loro unico nutrimento… la carne umana. E poco importa se essa appartiene ai loro familiari, poiché essi non li riconoscono.
Ma la vera tragedia è che basta un loro morso, o il loro stesso sangue fuoriuscito da qualche foro di proiettile procurato da un’arma con cui le vittime assalite si difendo, per infettare chi è loro di fronte. L’unico modo sicuro per ucciderli è affidarsi a quelli che i comuni cittadini chiamano “cani della reggia”; ovvero uomini addestrati che, per contrastarli, si avvalgono dell’uso di una celestiale musica in grado di renderli innocui, di farli tornare in loro o, più spesso, di ucciderli.
Ed è questo che fa anche Rutile, combatte i Guignol cantando ogni volta una canzone diversa. Una canzone che si adatta alle bambole che ha di fronte grazie al suo particolare dono per dare loro salvezza, e nel mentre viaggia alla ricerca dell’oratorio nero, un libro che sembra contenere melodie miracolose capaci di salvarli facendoli tornare normali. E lo fa nonostante il suo declassamento ad Orchestra non ufficiale, a causa di un grave peccato commesso anni addietro nei confronti della regina. Ma non lo fa da solo, si avvale dell’aiuto della sua ristretta banda, composta, a quanto si dice, da criminali a lui legati da un misterioso contratto.

Un contratto segreto, che sembra racchiudere il loro triste ed avverso passato. Un mistero che li unisce e li divide, un mistero che Elestia, il pianista dotato del potere di attirare i Guignol e che Rutile farà entrare nella propria orchestra, vuole svelare.
Ma si sa… i segreti sono tali perché spesso nascondono parte di avvenimenti che si preferisce cancellare, specialmente se le persone in questione sono dei temibili malviventi.
Tuttavia Elestia, soprannominato Eles, non ha paura di loro, anzi. La sua purezza e la sua spontaneità sembrano essere un nutrimento per l’animo di questi ragazzi che però, spesso, lo allontanano, quasi per paura di sporcarlo.
Più e più volte Kohaku, il violinista, e Gwindel, il violoncellista, lo mettono in guardia nei confronti del loro capo, nonché vocalist, Rutile, ed esso stesso lo ragguarda sul proprio conto nonostante il suo atteggiamento ambiguo.Il cantante, infatti, non perde occasione per abbracciarlo, o metterlo in difficoltà grazie al suo fascino e alla propria bellezza estrema che, assieme alla sua voce, incantano e spesso lo rendono oggetto di invidia e desiderio sia da parte di uomini, che di donne.

Comunque anche Eles nasconde un terribile segreto, un segreto che lo rende intrattabile e profondamente triste. Un segreto racchiuso nel suo passato e con il quale deve convivere per il resto della sua vita. Un segreto di cui solo l’orchestra non ufficiale e suo padre sono a conoscenza… un segreto che lo tormenta e lo fa soffrire come gli altri…
Ma in questo viaggio non c’è tempo per compatirsi o piangersi addosso.
L’orchestra ha un compito da svolgere, e molte persone avverse che faranno di tutto per impedirglielo. E così la cupidigia, l’avarizia, l’invidia, l’accidia, la lussuria e la pazzia tirano i fili di questa storia che ci mostra, ancora una volta, la crudeltà di cui l’uomo è capace, ma anche la sofferenza che viene inflitta alle persone amate.

Qual è il peccato commesso da Rutile?
E cosa si nasconde dietro la sua bellezza e quell’affabilità? Perché i suoi stessi compagni lo dipingono come un diavolo? Qual è il contratto che tiene legata l’orchestra non ufficiale? E quali sono i sentimenti di Eles? 
Queste e molte altre domande per un manga in pieno stile Kaori Yuki, dove nulla è come sembra, ed in cui il male non è mai tale, ed il bene è sempre male. In cui la pazzia regna sovrana, e l’amore è spesso e volentieri distorto e malato.
Un manga in cui i personaggi godono di vita propria, e la bellezza dei disegni ne completa l’opera.


Opinione personale

(Attenzione – contiene spoiler)

Ed eccomi, come di consueto dopo una delle mie recensioni, a parlarvi, o meglio mettervi al corrente, del mio parere personale sull’opera sopra citata.
Importante: consiglio a chi non abbia ancora letto il manga, parzialmente o per intero, di saltare questa parte dedicata per lo più ad uno scambio di opinioni poiché rischiereste di incappare in spoiler che vi rovinerebbero non solo il finale, ma l’intera lettura.

Detto ciò, inizio col dire che nonostante il tratto indiscutibilmente raffinato, i toni gotici, le atmosfere cupe, gli intrecci ed i misteri, trovo che questa sia l’opera in cui la mia dea ha messo meno impegno… Mi spiego meglio.
Tratto impeccabile, espressività come sempre uniche, così come sono unici i disegni dalla bellezza indiscussa che questa autrice ci propone in ogni sua opera. Trama lineare, svolgimento per lo più regolare… E cosa che non va allora?
Il problema è proprio questo… tutto troppo perfetto!

Difatti, per chi la conosce bene, sa che la Yuki ci ha abituati a scavare nel personaggio, ci ha resi avvezzi ai colpi di scena, al susseguirsi di avventure e battaglie che si susseguono senza dare un momento di respiro al lettore che non fa altro che voltare pagina per vedere cosa lo aspetta.
Tutte cose che in questo manga si svolgono in parte, fin troppo in fretta, ed in modo fin troppo simile!
Un manga che, a mio avviso, sarebbe dovuto essere come minimo di otto volumi per ritenersi completo, il che è davvero un peccato dato che le premesse per una grande opera c’erano tutte. Eppure, avvalendomi della mia ignoranza in materia, non penso che avesse problemi relativi al numero di pagine dato che a fine volume è stata inserita una storia breve, la quale, devo dire, mi è piaciuta davvero tantissimo.
Difatti, nonostante sia stata realizzata in pochissime pagine, ha racchiuso in sé tutte le aspettative da me poco sopra elencate!

Ma vediamo insieme il motivo di questa mia critica…
Come dicevo poc’anzi, ciò che mi ha più delusa, se mi concedete questo termine, è la mancata, se non nulla, analisi interiore dei personaggi secondari e non solo.
Difatti l’autrice ci lascia intendere fin da subito che ogni personaggio, dai membri dell’orchestra ai nemici, nascondono un passato triste, violento o anche solo doloroso, lasciando dubbi ed interrogativi che sì verranno svelati, ma in brevi pagine che lasciano al lettore solo il desiderio che fossero più lunghe e meglio spiegate.

Prendiamo ad esempio Kohaku, il personaggio da me preferito.
Intorno al terzo volume scopriamo che la cicatrice sul suo volto è stata fatta da una principessa, che viene anche chiamata regina, ma che non è affatto la vera regina, come si pensa, bensì la figlia di un qualsivoglia regnante.
Una ragazza capricciosa, insolente e viziata, che Kohaku, allora facente parte del gruppo di ribelli, combatte per liberare il proprio villaggio. Essa viene trasformata in Guignol durante un loro attacco per spodestare il padre, ed una volta imprigionata lo ferirà prima di morire.

Una ferita che per il ragazzo resta sempre aperta, in quanto si scoprirà che la donna lo amava. E qui mi chiedo… se è ancora aperta, è perché dopo la rivelazione è scattato qualcosa in lui, o almeno questo è quanto l’autrice, salvo errori di traduzione, lascia trapelare. Ma come ha fatto ad innamorarsi?
Lei gli ha distrutto la vita. Da piccolo lo ha privato dell’uomo che lo aveva cresciuto, lo ha umiliato, ed infine lo ha sfregiato… ed allora perché Kohaku prova tali sentimenti? Perché il suo occhio gli duole tanto ogni volta che incontra un Guignol?
E’ una maledizione lasciatagli dalla principessa, oppure è il suo passato a dolergli? Questo è un punto che, a mio avviso, è lasciato oscuro e che andava assolutamente approfondito, vista la peculiarità del personaggio. Così come andava approfondito il passato dello scultore maledetto Gwindel.
Perché ha ucciso la sua stessa figlia se la amava?
Ed in che modo Rutile lo ha salvato? Semplicemente privandolo delle braccia? Grazie alla sua vicinanza? Lo fa rinsavire grazie alla sublime voce? Intona una melodia particolare? E per quale motivo è tanto legato a Eles? Semplicemente perché gli ricorda la figlia uccisa? In tal caso la sua vicinanza dovrebbe straziargli il cuore…
Due personaggi importanti a cui l’autrice, purtroppo e lo dico col cuore, dedica decisamente troppo poco spazio.
Come poco spazio dedica alla povera Spinel, di cui sarebbe stato affascinante scoprire non solo uno squarcio di passato con Rutile, ma soprattutto quello che le era avvenuto prima!

Sublime, invece, il personaggio principale: Rutile.
Bello, introverso, scaltro, all’apparenza perfido eppure tremendamente dolce e passionale. Un concentrato di purezza e perfezione da molti ambiti, eppure solo da lui posseduti.
Un personaggio pragmatico, e allo stesso tempo sognatore.
Un personaggio a cui è stato affidato uno scopo e che è disposto a tutto per conseguirlo.
Rutile è così raffigurato come la perfezione errante, una perfezione che accetta e sfrutta, ma che è anche la causa della sua disperazione.
Profondo il legame con i suoi consanguinei, eppure, come in tutti i manga di quest’autrice, tale legame si trasforma in un groviglio di spine che, per proteggere il loro fiore, pungono e squarciano le carni di chi vuole coglierlo.

E così Cordie, che ama ed odia profondamente il fratello, lo ferisce ed accusa della propria condizione di Guignol, ambendo alla bellezza da lui posseduta ed odiando la propria, fittizia e raggiunta con l’inganno.
Bella la sua storia, ma anche qui, secondo me, l’autrice poteva sbizzarrirsi ed arricchirla di particolari sul passato con il fratello che, al contrario suo, viene subito inquadrato.

Molto dolce il personaggio di Morion, e stupendo il colpo di scena della lettera che lo vede protagonista.
Stupenda anche la scena finale. Superbo il modo in cui rappresenta, tanto il personaggio quanto il suo mutamento. Per lui una fine dal retrogusto decisamente dolce amaro, ma che non lascia spazi a dubbi o incomprensioni.

Magistrale anche il ruolo ed il personaggio di Kookeite, il maggiordomo. Il classico personaggio secondario che la mangaka saprà muovere in modo da destare sospetti che poi verranno dissipati e quindi concretizzati e successivamente reimmischiati fino a quando il manga non sarà terminato.

Decisamente sottovalutato e lasciato a se stesso, invece, il personaggio di Berthie, ex compagno di Rutile che, a mio avviso, non solo è affascinante, ma è un vero e proprio tassello.
Impressionante e morboso l’attaccamento che il ragazzo nutre nei confronti di Rutile, dal quale si sente tradito. Puro ed estremo l’amore e l’odio che nutre per lui.
Berthie, infatti, è l’essenza stessa del male. Un vero e proprio concentrato di malvagità che nemmeno il Philomela riesce a controllare. Cosa di cui il ragazzo lo colpa.
Tristissima la sua fine, e bellissimo il legame che unisce questi due personaggi diametralmente opposti che purtroppo non viene mostrato ma, a mio avviso, censurato.
Inspiegabile questa scelta, come inspiegabile è per me la scena finale in cui Berthie appare a distanza d’anni senza essersi mostrato prima a Rutile, che aveva promesso gli sarebbe stato vicino rimediando al suo errore.
Molto triste e straziante però il momento della sua morte, come la sofferenza mista a follia che l’autrice riesce a far trasparire ad ogni suo dialogo.

Sottovalutato anche il personaggio di Carnelian, che sinceramente mi ha commossa.
L’unico che forse Rutile doveva davvero salvare.
Una vita passata nell’ombra, maltrattamenti e disprezzo… come può un personaggio così non odiare chi invece dalla vita pare avere ottenuto tutto?

Decisamente misteriosa e ben congeniata invece l’idea di persone che si trasformano in bambole anche se non ci è dato sapere per quale motivo alcune mantengono parte della lucidità ed altre no. Come ad esempio la regina che non si capisce se ha perso il lume della ragione o meno. Sicuramente non è al livello di un Guignol, ma non è nemmeno più lei.
Si è costruita un mondo parallelo diciamo, riversando tutto il suo odio su chi la ama, portando anche il suo popolo nell’abisso a cui è condannata.
Tuttavia non mostra segni di lucidità… quindi questo punto per me è decisamente oscuro!

Bello anche il personaggio di Eles, come il colpo di scena che l’autrice le attribuisce. Splendido anche il rapporto col fratello scomparso e che però lei porta nel proprio cuore. Unica pecca forse è l’atteggiamento un po’ troppo infantile che la ragazzina assume, decisione comunque accettabile vista la sua giovane età ed i suoi sentimenti.

Inaspettatamente sorprendente, invece, è la piccola storia alla fine del quinto ed ultimo volume. Un racconto fantastico ambientato in un mondo surreale, in cui le persone sono catalogate come carte da gioco e la mente è lo stato sovrano!
Un racconto in cui la Yuki torna a mischiare paura, mistero, amore e follia come solo lei sa fare. Una shot da leggere assolutamente, come del resto anche questo manga che racchiude tanti pregi e qualche difetto, ma che secondo me è bene accettare come sua opera e che comunque vale la pena di comprare anche solo per l’originalità dell’idea, per la bellezza dei disegni e la particolarità dei personaggi che, secondo me, non si sono potuti esprimere appieno anche per colpa della mancanza del suono.
Sì, perché anche il fatto che fosse un manga improntato sulla musica un po’ lo ha penalizzato. Non è facile immaginarsi un canto celestiale, e non farlo può rovinare il momento particolare.
Un azzardo che però la mangaka ha affrontato e, a modo suo, superato.
Come sempre disegni magnifici e magistrale l’uso del bianco/nero, caratteristico di quest’autrice.


Orchestre royal des guignols: edizione Panini

Bene, detto ciò, passiamo all’edizione pubblicata dalla casa editrice Panini Comics.
Tutto sommato una buona edizione, anche se come sempre la colla della brossura tende a far scricchiolare non poco il manga durante la sua apertura ed il lettore ha spesso e volentieri il timore di ritrovarsi delle pagine in mano.
Buona invece la traduzione che fila perfettamente, senza far trapelare alcun errore di battitura anche.
Copertina rigida e carta solita della panini.
L’inchiostro non macchia le dita.

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