Capitolo primo: REBIRTH
Una figura slanciata si muoveva velocemente nella tenuta, nella sua corsa evitava ogni albero con facilità, si muoveva silenziosamente,debolmente illuminata dal chiarore dei raggi del sole che filtravano attraverso il fitto fogliame.
Era una ragazza con dei lunghi capelli scuri, avvolta in un corpetto di pelle e in dei pantaloni dello stesso tessuto, al polpaccio, legati da delle strette fibbie di cuoio,stavano due pugnali, alla cintura invece uno leggermente più piccolo ma dall’elsa ben lavorata. La ragazza lanciava furiosamente i pugnali contro un albero, sembrava fosse dilaniata da un fuoco interiore, sembrava quasi bruciasse dalla rabbia, sul braccio sinistro una fasciatura lasciava intravedere alcune macchie di sangue e anche il viso della ragazza era livido come se fosse stata ripetutamente colpita, poco lontano, da un finestra una sagoma scura osservava la giovane allenarsi, dalla finestra i suoi stessi occhi verdi la fissavano gelidamente, l’uomo a cui appartenevano fece schioccare velocemente le dita, una fiamma si sprigionò dal suo dito avvolto in un guanto bianco sul quale spiccava un complicato disegno, sul collo dell’uomo era legato una semplice collana con inciso una fenice avvolta dalle fiamme….
sedici anni prima….
il medico entrò velocemente nella stanza, le mani ancora sporche di sangue, fissò l’uomo in piedi vicino la scrivania dell’ampio studio, solo dopo alcuni secondi quello sembrò accorgersi della sua presenza, lo guardò leggermente irritato come se fosse responsabile di avere interrotto il corso dei suoi pensieri
–e dunque?– chiese con tono serio, i freddi occhi verdi lo fissavano imperturbabili, era come se non gli importasse nulla della risposta, il medico gli sorrise incoraggiante
–è una bellissima bambina!- disse tendendogli la mano per congratularsi, ma l’uomo non gliela strinse affatto, anzi sembrava furioso, in preda ad uno scatto d’ira rovesciò la bottiglia di Sherry dal tavolo, notando l’espressione basita del medico si passò una mano tra i sottili capelli biondi per ricomporsi
– Signore va tutto bene? non desidera vederla? ha i suoi stessi occhi sapesse…è stato un parto difficile ma sia madre che figlia stanno bene..–
può andare non ho più bisogno di lei…e porti con se quella bambina non la voglio, faccia come preferisca la affidi a un convento l’abbandoni all’angolo della strada..non mi interessa non mi è di alcuna utilità qui– lo interruppe agitando la mano infastidito, il medico squadrò l’uomo sconvolto, era vero quello che si diceva di lui, che fosse senza cuore e spietato in guerra tanto quanto negli affetti, sebbene l’avessero avvertito della nomea di quel generale non poteva credere a quello che aveva sentito, quell’alchimista stava ripudiando sua figlia
– ma è sua figlia!, è una bambina sana e in forze non capisco il perchè di questa sua reazione- l’alchimista lo fissò freddamente, nei suoi occhi stava fomentando una rabbia latente
– una bambina che non potrà mai prendere le redini del nostro casato, che non perpetrerà il nostro nome, dilapiderà la nostra fortuna sposandosi con un uomo che non appartiene alla nostra famiglia….non posso permetterlo– esclamò suonando un campanellino, qualche secondo dopo apparve una ragazza in tenuta servile che raccolse da terra la bottiglia appena rovesciata,il medico continuava a fissare basito la schiena dell’alchimista, aveva un fisico scolpito,spalle larghe , dei capelli biondo chiaro che incorniciavano un bellissimo viso sul quale spiccavano due grandi occhi verdi privi di qualsiasi emozione….
– io desidero unicamente un figlio maschio, quella bambina ha sbagliato a nascere...- mormorò sedendosi sulla sedia e iniziando a scrivere su dei fogli con il marchio del Comando Generale, il medico guardò l’alchimista come se si trattasse di un pazzo quindi si avvicinò e prendendolo per la collottola gli disse
– Senti Louis.ti parlo come compagno non come medico, siamo stati insieme ad Ishibar, quindi non ho problemi a dirti le cose per come stanno. Tua moglie ha rischiato la vita durante il parto, ho fatto il possibile ma non penso potrà mai più rimanere incinta quindi che ti piaccia o no quella bambina è l’unica cosa che avrai...- si bloccò capendo di avere esagerato, l’alchimista gli afferrò il braccio e con l’altra mano sfiorò il cerchio alchemico tatuato su quella che teneva l’arto del medico, l’uomo si ritrasse immediatamente ma la trasmutazione era stata avviata, con le lacrime agli occhi uscì fuori dalla stanza il braccio ustionato inerte al suo fianco….
Una giovane donna dalla pelle quasi diafana e dai lunghi capelli scuri stava distesa sul grande letto a baldacchino, delle cameriere le si affaccendavano intorno e lei ne sembrava alquanto infastidita
– Vi ho detto di lasciarmi sola, non ho bisogno di nulla sto bene– esclamò facendogli cenno di andarsene, in quel momento entrò l’alchimista, non degnò le serve di uno sguardo concentrandosi sulla donna sdraiata a letto, il suo sguardo era freddo e distaccato, non un’ombra di preoccupazione trapelava dai suoi occhi, la donna sostenne il suo sguardo per qualche secondo poi abbassò il capo
– Questo non era programmato– gli disse quasi in un sussurro, l’uomo continuava a fissarla impassibile
– Non è colpa tua– sibilò avvicinandosi a una culla posta alla fine della stanza, un neonato dormiva tranquillamente, una bambina, l’alchimista le rivolse uno sguardo carico di disprezzo
– non abbiamo altra scelta, dovremmo farcene carico sperando che non si riveli un peso ancor più fastidioso di quanto lo sia adesso– esclamò prendendola tra le mani, la bambina, svegliatasi bruscamente iniziò a strillare, di tutta risposta quello la riadagiò nella culla allontanandosi infastidito facendo cenno alla moglie di alzarsi
– andiamo…devi farti visitare da un medico serio, quello di prima era un incompetente- esclamò uscendo con lei dalla stanza, la bambina continuava a strillare, il suo pianto infantile risuonava per tutto il maniero, ma nessuno sembrava sentirla….
Midnight, si chiamerà Midnight, con lei cala la notte sulla nostra casa, lei rappresenta la fine di ogni nostra ambizione…
DEATH
un abbraccio, un sorriso, le sarebbe bastato solo questo per essere felice, per poter chiamare quel posto casa, invece ogni giorno si scontrava con sguardi freddi e parole ostili, all’inizio piangeva, si disperava, desiderava ardentemente essere all’altezza delle loro aspettative, desiderava veramente essere l’erede che non avevano mai potuto avere, poi subentrava la rassegnazione e la certezza che comunque, qualsiasi cosa avesse fatto, non sarebbe mai stata abbastanza, loro erano il fuoco, lei era l’aria, loro erano assassini, lei era la vittima, loro erano la sua famiglia, lei per loro era un’estranea, anche le sue lacrime,adesso, erano finite…..
La bambina si svegliò di soprassalto, i lunghi boccoli leggermente scarmigliati, accanto a lei una figura le intimava di alzarsi
– Forza non è tempo di dormire– le sibilò trascinandola malamente fuori dalle coperte, la fioca luce proveniente dal piccolo lume posto sul comodino illuminava parzialmente la piccola stanza..
l’uomo continuava a trascinarla, la bambina non opponeva alcuna resistenza, sarebbe stato praticamente inutile
– Dove stiamo andando?- provò a chiedere con la voce ancora impastata dal sonno così bruscamente interrotto
– E’ ora di allenarti, abbiamo perso fin troppo tempo con quelle lezioni teoriche...-sussurrò aprendo violentemente la porta che conduceva all’esterno della tenuta, il vento smuoveva le cime degli alberi, una leggera nebbiolina rendeva il paesaggio inquietante. L’uomo condusse la figlia al centro di uno spazio erboso circondato da alberi, indietreggiò di qualche passo per poi arrestarsi del tutto
– Colpiscimi– le intimò mentre una leggera pioggia iniziava a cadere, la bambina rabbrividì, era scalza e coperta solo dalla leggera camicia da notte
– Ma io….- momorò stringendosi nelle spalle
– Midnight..non concluderai mai niente se ti rifiuti di combattere, in guerra non importa se dalla parte avversa ci sono persone a te care, devi cancellare qualsiasi legame dalla tua mente– le urlò con la voce carica di risentimento
–se non colpirai tu lo farò io– le disse sorridendo malignamente, i capelli biondi grondanti d’acqua.
La bambina tremò,ma non per il freddo questa volta, iniziò a correre in direzione del padre sferrandogli un calcio al fianco sinistro, l’uomo lo bloccò facilmente con una mano, lo sguardo impassibile, quindi iniziò a esercitare una forte pressione sulla gamba,la bambina urlò di dolore mentre crollava a terra, l’uomo le sferrò un calcio nello stomaco allontanandola di qualche metro
– Sei debole– le sussurrò piegandosi su di lei, quindi la prese per le spalle costringendola ad alzarsi
– Non so nemmeno perchè perdo il mio tempo a cercare di migliorarti, sei una causa persa– le disse conducendola poco più avanti, un profondo pozzo si ergeva tra i numerosi alberi di ciliegio della tenuta, la bambina lo guardò terrorizzata intuendo ciò che l’uomo aveva intenzione di fare
– No, studierò di più, la prego, la prego, mi impegnerò di più glielo prometto– esclamò implorandolo, le lacrime che si confondevano con la pioggia che scorreva copiosa sul suo volto sporco di fango, l’uomo non la degnò di una risposta la prese malamente in braccio sollevandola sull’apertura del pozzo
– Ormai hai dieci anni, è finito il tempo dei giochi– disse mollando improvvisamente la presa, gli occhi della bambina si focalizzarono per un momento su quelli dello stesso identico colore del padre, cercando di appigliarsi a un piccolo barlume di amore, di pietà ma non trovò nulla, poi fu il buio.
Midnight si alzò dolorante guardando verso l’apertura del pozzo, la pioggia aveva ormai finito di cadere e stava iniziando ad albeggiare, la ragazza si guardò attorno, la base di quel vecchio pozzo asciutto era poco ampia, ricoperta da foglie secche e terra brulla, accanto a lei notò un pezzo di gesso, lo prese in mano incerta sul da farsi
– Alchimia…– sussurrò tra se ricordando i numerosi libri che le erano stati dati da leggere, libri colmi di difficilissimi simboli ognuno con un preciso significato.
Se suo padre voleva che usasse l’alchimia per uscire da li, l’avrebbe accontentato.
Per tutto il giorno si impegnò nel disegnare cerchi alchemici su ogni parete del pozzo, e ogni volta sbagliava qualcosa che vanificava ogni i suoi sforzi, il gesso era completamente consumato e il freddo della notte aveva iniziato a ghermirla nella sua gelida morsa, Midnight cercò rimanere sveglia, di non cedere al dolce invito del sonno che minacciava di stroncarla da un momento all’altro, di certo qualcuno sarebbe venuto a prenderla prima o poi, di certo avrebbero capito e l’avrebbero aiutata, perchè dopotutto era loro figlia e le volevano bene, erano questi pensieri che la riscaldavano di notte, questi pensieri la facevano desistere dall’addormentarsi, voleva essere desta quando suo padre l’avesse liberata da quella prigione e sua madre l’avesse abbracciata donandole quel calore che così tanto le era mancato..
Ma non arrivò mai nessuno, la bambina attese tre giorni, dall’esterno non proveniva alcun rumore all’infuori del canto di qualche uccello. All’alba del quarto giorno, assetata e indebolita dalla mancanza di cibo capì di essere sola, il taglio alla testa provocatole dalla caduta si era quasi del tutto rimarginato, la bambina in preda alla disperazione fece pressione sulla ferita ancora fresca, quando ritrasse le mani in preda al dolore le vide grondanti di sangue, quindi tracciò un cerchio alchemico sulla parete del pozzo difronte a lei vi poggiò entrambe le mani per attivarlo, il pozzo venne invaso dalla luce…..
la bambina arrancava vero l’entrata della casa, si appoggiava alla parete esterna troppo esausta per far affidamento sulle sue gambe, la sua prima trasmutazione l’aveva sfiancata, stava per entrare quando una calda luce proveniente dalla finestra vicina attirò la sua attenzione, i suoi genitori cenavano tranquillamente, sorseggiavano del vino, discorrevano allegramente…
Midnight rimase a fissarli, le mani sudicie appoggiate sul vetro,il corpo scosso da sussulti per il freddo, entrò lentamente in casa, cercando di essere il più silenziosa possibile, salì al piano di sopra gettandosi sul letto una volta arrivata nella sua stanza, era riuscita a sopravvivere, ma quella notte era come se una parte di lei fosse rimasta intrappolata in quel pozzo….era morta e nulla sarebbe mai stato come prima.
REBIRTH
La ragazza volteggiava per la pista al ritmo della musica, il lungo vestito che ben si adattava alle curve del suo corpo, i capelli leggermente scossi dai suoi stessi movimenti, un signore piuttosto anziano la accompagnava in quella danza, indossava un elegante abito da sera con ricamato sul taschino il simbolo dell’esercito, una volta che la musica terminò tutti i danzatori si arrestarono applaudendo educatamente la bizzarra coppia, i due si portarono al limite della sala raggiungendo un gruppo di tre persone, due donne e un distinto uomo sulla quarantina, una delle due donne indossava un lungo vestito nero che esaltava la sua slanciata figura, i capelli raccolti in un elegante chignon con una corta ciocca che le ricadeva sul viso il collo abbellito da un meraviglioso girocollo di pietre preziose non mostrò alcun segno di apprezzamento per quanto accaduto, l’altra al contrario piuttosto robusta accolse i due con un gran sorriso
– Robert ormai sei troppo vecchio per queste cose– esclamò rivolto all’uomo che appariva piuttosto stanco
– Louis complimenti tua figlia oltre ad essere così graziosa è una grande ballerina– mormorò rivolto all’uomo seduto di fronte, Louis sollevò un sopracciglio,come se non fosse molto d’accordo con quanto detto dall’uomo
– Midnight giusto? Complimenti non pensavo Dafne e Louis avessero una figlia così grande, hai 17 anni giusto?- chiese la signora grassottella guardando ammirata la ragazza che le stava davanti, Midnight le sorrise educatamente, indossava un vestito verde scuro che esaltava il colore dei suoi occhi
– Si, li ho compiuti il mese scorso– mormorò chinando leggermente il capo in segno di saluto, a quelle parole l’uomo che l’aveva prima fatto da accompagnatore assunse un espressione pensierosa
– Louis pensate presentarla alle selezioni per gli alchimisti di Stato?– chiese curioso, l’uomo stava per rispondere ma Midnight lo precedette
– ovviamente, la prospettiva di entrare nell’esercito mi affascina – disse guardando seriamente entrambi i genitori,
– bene allora continuerà la tradizione di famiglia, ne sarai contento Louis.- esclamò quello allontanandosi per prendere un drink, padre e figlia rimasero a fissarsi per alcuni secondi
– Cosa c’è padre, non pensa che io possegga la “tempra ” necessaria per entrare nell’esercito?- gli chiese con un tono colmo di pungente ironia, gli occhi dell’uomo brillarono di una folle ira
– oppure la preoccupa il fatto che potrei ferirmi in qualche modo, anche se ne dubito, non siete mai stato molto attento alla mia sicurezza– momorò Midnight sorridendogli freddamente, gli ospiti la guardavano atterriti, il silenzio era sceso nella sala alle parole della ragazza
– ovviamente mi preoccupo della tua incolumità piccola– rispose quello cercando di controllarsi, le mani gli tremavano febbrilmente come se resistesse all’impulso di schiaffeggiare la figlia
– oh…sono perfettamente in grado di badare a me stessa, me l’avete insegnato voi dopotutto, ma forse vi preoccupa che io possa macchiarmi di qualche crimine…certo, ne sono consapevole, è un rischio che sono pronta a correre, seguo il vostro esempio dopotutto.- concluse Midnight prestando attenzione che tutti l’ascoltassero, il padre era livido di rabbia, la madre si guardava attorno in preda alla vergogna facendo cenno all’orchestra di continuare a suonare, la musica riprese, gli ospiti continuarono a danzare, Louis prese Midnight per il braccio conducendola al centro della pista, malamente la avvicinò a se iniziando a muoversi a ritmo di musica
– Come ti sei permessa, ci hai umiliato..- le sibilò mentre la faceva ruotare su se stessa
– mi sono limitata a esporvi il mio pensiero, non è quello che tu fai sempre?- esclamò quella assecondando i movimenti del padre
– tu non andrai in accademia, arrecheresti disonore al mio nome e a quello di tua madre..-
– da quanto tempo ti rifiuti di vedere i miei allenamenti? sai di cosa sono capace adesso? no, non lo sai…- disse la ragazza accelerando il ritmo della danza
– non perdo tempo a guardare i tuoi insulsi allenamenti, ma so per certo cosa sei o non sei in grado di fare e nell’esercito crolleresti in men che non si dica, li si pratica alchimia vera non gli insulsi giochini con cui ti diletti in giardino, li il nostro nome è garanzia di potere!-.
– se sei così preoccupato del nome lo abbandono con piacere, Phoenix non mi è mai piaciuto dopotutto– esclamò fissando l’uomo con uno sguardo carico d’odio, quello si arrestò al centro della sala incredulo di ciò che aveva sentito
– Sono io che maledico il giorno in cui sei venuta al mondo, tu dovresti solo ritenerti fortunata di essere nata in questa famiglia…..non lascerai questa casa, sono le mie ultime parole– disse allontanando da se la ragazza che cadde malamente a terra.
L’uomo si allontanò velocemente, Midnight venne aiutata a rialzarsi
– Se ti batto…se riesco a ferirti in un combattimento vero mi dovrai lasciare andare– gli urlò dietro in preda all’ira, l’uomo si girò di scatto,sul suo volto si fece spazio uno sguardo divertito ma che non celava l’irritazione che quel discorso gli stava arrecando
– Se è questo quello che vuoi, mi rendi tutto più semplice– esclamò schioccando le dita, i vetri della stanza si ruppero di colpo, l’uomo uscì all’esterno della villa seguito poco dopo dalla ragazza, un forte vento le smuoveva il lungo vestito e la pioggia le rendeva difficoltosa la vista, Midnight non attese un secondo si fiondò contro il padre cercando di sferrargli un calcio al fianco sinistro quello sorrise leggermente divertito
– Sei ripetitiva- le disse bloccandolo con una mano esattamente come era accaduto sette anni prima….
– No….padre è tutto diverso– esclamò quella aumentando la pressione del calcio, il sorriso abbandonò il viso del padre, che venne colpito violentemente al fianco, l’uomo cadde pesantemente a terra mentre Midnight con grazia si issava sulle braccia per ricadere in piedi al suolo, l’uomo guardò negli occhi la figlia il cui sguardo ribolliva di rabbia, si alzò lentamente ripulendosi l’elegante vestito dal fango, sul viso campeggiava un sorriso folle e divertito, si fiondò contro la figlia estraendo un pugnale finemente lavorato da sotto la giacca, Midnight si scansò velocemente evitando tutti gli affondi tranne uno che la ferì leggermente al fianco causando uno strappo nel vestito, approfittando del momento di euforia del padre estrasse anch’ella un piccolo pugnale dallo stivale sinistro con cui parò un nuovo affondo dell’uomo.
– Vedo che non ti fai più tanti problemi a colpire tuo padre– le mormorò mentre tentava di ferirla nuovamente, Midnight lo guardò con disprezzo attivando un cerchio alchemico che provocò una forte corrente d’aria che scaraventò il padre contro un albero poco vicino, Midnight lanciò il pugnale in quella direzione centrando la corteccia proprio accanto alla guancia dell’uomo su cui comparve un sottile taglio
– Il tempo dei giochi è finito papà– gli sussurrò voltandosi per rientrare in casa, fu un attimo, l’uomo approfittò del fatto che la ragazza gli desse le spalle per afferrarle un braccio, Midnight si voltò di scatto
–Avevi promesso che se ti avessi ferito…..- iniziò a dire ma si fermò notando l’espressione di pure e cieca follia comparsa sul volto del genitore, quello poggiò il dito sul guanto che teneva fermo il braccio della figlia attivando così il cerchio alchemico disegnatovi sopra….la casa fu scossa da un urlo.
l’uomo si allontanava lentamente rientrando in casa, il guanto sporco di sangue, in volto un espressione indecifrabile…
– prepara i bagagli, fra tre giorni andrai a Central City– esclamò fermandosi un attimo, poi continuò –apparterrai sempre a questa casa, Midnight, ricordatelo– mormorò dando le spalle alla ragazza in ginocchio nella fanghiglia.
Midnight guardò rabbiosamente la schiena del genitore, le lacrime iniziarono a segnare il suo viso mentre con una mano si teneva il braccio insanguinato, sotto le dita, al di sotto del sangue colante dalla ferita risplendeva un marchio impresso a fuoco…una fenice avvolta dalle fiamme .
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