Noise

“Blame! Presenta : NOISE” campeggia in testa alla prima di copertina.

Parliamo infatti dell’opera concepita come prequel per le vicende mostrate (uso questo termine non a caso) nel Blame! di Nihei, ma chi di voi si aspetterebbe di trovarvi una “guida alla lettura” per l’ermetico lavoro del mangaka – architetto, ne rimarrà profondamente deluso.

Vi anticipo quindi, che se fra le pieghe del non detto di NOISE si nascondono importanti elementi che ci aiutano, con un po’ di fantasia e spremendo le meningi, a decifrare il mondo di Nihei, troveremo anche degli scorci di narrazione che introdurranno nuovi e irrisolvibili interrogativi sull’avventura di Killy.

La protagonista della nostra storia si chiama Musubi Susono, dolce ma letale donzella che opera come agente di polizia del dipartimento per l’infanzia. Il mondo in cui si muove è inconfondibilmente lo stesso di Killy, ma risulta evidente che le giornate della ragazza vengono vissute in ambienti ancora ricolmi di vita, in contrapposizione col silenzio perenne e spettrale che faceva (farà) da colonna sonora a Blame!. Notiamo anche che l’urbanistica si è già evoluta al punto in cui le città sono strutturate su più livelli, elmento che verrà portato all’estremo nel mondo di Killy, tanto che le sovrastrutture arriveranno persino ad inglobare la luna! Il tratto di Nihei risulta immediatamente riconoscibile : bande-desinée in salsa manga, personaggi che sembrano essere cresciuti sfidando la forza di gravità, slanciati, dalle gambe lunghissime. Ambientazioni in cui gli studi dell’autore la fanno da padrone : il metallo è plasmato per delineare strutture dalle forme più disparate, ogni corridoio sembra infinito, non si ha mai la sensazione di arrivare in cima e troviamo sempre un qualcosa sopra di noi che ci impedisce di vedere il cielo (se ancora è al suo posto). E c’è sempre un baratro, oltre quella finestra, del quale non riusciamo a scorgerne la fine.

Con queste premesse veniamo catapultati nella vicenda, senza troppi complimenti.

Musubi è in missione con il collega Cross, alla ricerca di alcuni bambini rapiti. Questa ricerca, purtroppo per loro, non è destinata a durare a lungo. Ritroveranno i cadaveri dei bambini orrendamente sfigurati, la maestria di Nihei ci mostra corpi in cui la carne si fonde con altra carne, conservando però sui volti l’espressione serena che solo la morte sa donare.

Si va quindi in esplorazione, i due si dividono, Cross scompare assieme ad un misterioso figuro incappucciato.

Come se non bastasse, il caso viene archiviato. I sopralluoghi successivi al rapporto di Musubi dimostrano che in quel luogo non c’è niente di quanto raccontato dalla ragazza, che non viene creduta, e alla quale viene sospeso il permesso di utilizzare l’arma d’ordinanza. A causa di questa limitazione, la nostra eroina deciderà di procurarsi un’arma “di scorta” e si recherà in armeria, dove gli verrà offerta una misteriosa spada dal design ultratecnologico e fin troppo avanzato persino per i tempi di Musubi…

Sarà questa la chiave di volta della vicenda, della quale prometto di non rivelarvi più nulla se non che Musubi avrà modo di reincontrare Cross, si troverà ad avere a che fare con due organizzazioni molto pericolose, e che ci sarà un grandioso colpo di scena che sono sicuro saprà spiazzarvi in modo che definire brusco, è dire poco.

Non posso però esimermi dal mettere in luce una delle particolarità del racconto, e cioè la presenza di due stili di disegno completamente diversi fra loro. In particolare, il breve capitolo 3 (“Impianti di Terminali”), sembra quasi essere isolato dal resto della trama, dal punto di vista puramente visivo. In questo spezzone i tratti si fanno improvvisamente più dolci, i toni scurissimi lasciano spazio a delle più accomodanti sfumature di grigio, anche la narrazione ci mostra una Musubi che dismette la divisa per indossare un abito che per la sua semplicità mi ha fatto pensare che il tutto non fosse altro che un sogno all’interno di un incubo.

Questa parte della vicenda si svolge nei livelli bassi della città, i quartieri più poveri, in cui Nihei evidenzia l’abbandono degli abitanti da parte della società, in favore del progresso tecnologico ed edilizio.

Segnalo inoltre che l’inizio della storia è preceduto da un interessantissimo “editoriale” di Davide Castellazzi di ben 4 pagine, in cui viene fatta un’appassionata e completa panoramica dell’universo Blame! – Noise che i fan sapranno apprezzare.

Per dovere di cronaca aggiungo che, in coda al volume, è stata inclusa la mini storia “Blame”, debutto storico di Nihei nel mondo del professionismo, che però, ad essere sincero, per via di uno stile ancora poco maturo e incomparabile con i suoi ultimi lavori, ed una storia “fuori contesto”, mi sento di considerare tutto sommato trascurabile.

Ich-einzig

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