Solo, in una stanza spoglia, desolata e priva di calore, festeggio il mio compleanno pensando, ancora una volta, al passato. A come sarebbe stato se fossi ancora a casa, con la mia famiglia.
Non che ci siano mai stati grandi festeggiamenti, anzi, non ricordo neanche se lo abbia mai festeggiato il mio compleanno, eppure la sua sola presenza mi faceva stare bene. Il suo sorriso, la sua voce che, allegra, mi faceva gli auguri, sono qualcosa che non torneranno più.
Dovrei farmene una ragione, andare oltre, ma ciò che mi aspetta non mi piace, mi fa male.
Nulla sarà più come prima, posso solo guardare avanti, guardare il futuro: un futuro colmo di tristezza e disperazione, di odio e di sofferenza; un futuro che io stesso mi sono creato, un futuro dal quale non mi sarei potuto esimere.
Un futuro che si avvicina, un futuro che agogno, un futuro che mi darà, forse, la pace.
Vivo la mia vita giorno per giorno, senza chiedermi cosa sono, se è giusto o sbagliato, se poteva andare diversamente, pensando a te e agli altri, che non ci sono più, e allo stesso tempo cercando di non farlo perchè fa male, ma in questo giorno i ricordi affollano la mia mente.
Mi sembra solo ieri quando ti picchiettavo la fronte con due dita, dicendoti che ci saremmo allenati la prossima volta, e guardavo il broncio dipinto sul tuo piccolo volto che tali parole facevano scaturire.
A volte mi sembra di udire la tua vocina chiamare il mio nome, o di vedere i tuoi occhi adoranti, gli stessi che ora mi guardano con disprezzo e ostentato livore.
Non che i miei siano migliori: possessori di un potere maledetto, ti guardano con superiorità, indifferenza… chi mai direbbe che ti voglio bene?
Nessuno, e così deve essere.
Osservo la porta, come se tu potessi entrare da un momento all’altro brandendo tra le mani una torta più grande di te, alle tue spalle, i nostri genitori… Sono passati otto anni da allora, ti vedrò sempre così, in questo triste giorno.
Solo in questo giorno, fratellino… Domani sarà passato, anche se gli spettri delle mie azioni non mi lasceranno, non mi libereranno.
Tutto ormai è cambiato e non tornerà mai più come prima, una ragione, una consapevolezza, un forte dolore a cui, almeno oggi, non voglio pensare.
Spettri, solo per oggi liberate la mia mente, lasciatemi chiudere gli occhi e, seduto a terra, con le spalle poggiate alla parete fredda ed umida della stanza che è diventata la mia tomba, lasciatemi immaginare la sua voce infantile, così come il suo aspetto, che, entrando da quella porta, mi chiama gioioso e mi dice:
“Tanti auguri Itachi”.
……stupenda….non so che altro dire…ogni volta che scrivi di itachi o di qualche personaggio che vive una situazione simile alla sua mi lasci senza parole….bravissima…
Sono davvero felice che ti sia piaciuta, davvero^^
Grazie :*
magnifica! non trovo un termine migliore per descriverla. L’infinita tristezza che trasmette la rende davvero stupenda, complimenti
Ma grazie ><
Questa storia rappresenta cn chiarezza il personaggio di Itachi e il dolore k dentro di lui provava sempre costringendosi di reprimerlo per nn cadere prigioniero del suo stesso peccato. Troppo commovente davvero.
Mi è paiciuta sul serio ^_^
Ne sono davvero felice=)
Brava!!! Bravissima!!!
Grazie mille^^
è fantastica! veramente, mi è piaciuta moltissimo… adoro le storie tristi…
Grazie ^^