Sayounara nii-chan

Avevi solo undici anni quando rubai quell’ultimo barlume di innocenza che risiedeva in te.

L’ho fatto approfittando della posizione che ricoprivo al tuo fianco. Tu ti fidavi di me, ed io ho abusato di questa fiducia. Mi sono lasciato travolgere dalla tua bellezza e dal tuo essere.

Hai sempre dimostrato più anni di quanti in realtà non ne avessi e, sebbene il tuo corpo fosse quello di un ragazzino, il tuo intelletto superava di gran lunga quello della maggior parte degli shinobi già divenuti jonin, così come il tuo portamento e la tua eleganza superavano, e lo fanno tutt’ora, quelli di qualsiasi persona in possesso di un alto titolo nobiliare.
Avevi undici anni eppure io, di sette più grande e da te considerato come un fratello, sono entrato nel tuo letto e ho preso possesso del tuo magnifico corpo.
Finalmente era mio, sei mio.

Avevi la pelle chiara e liscia, morbida, incredibilmente ancora priva ferite, al contrario della mia che già conosceva il dolore, la fatica e le lacerazioni. Ma tu sei un genio…
Scusa, lo so che odi quella parola.

Le tue gambe sottili, il tuo volto impassibile dai lineamenti perfetti…
Occhi neri, labbra fini e rosse, capelli lunghi e corvini racchiusi in un codino che aspettavano solo che io sciogliessi per liberarsi e scivolarmi tra le mani, le dita.

Eri sotto di me, come mi vedevi?

Mi odiavi?

Eppure non ti sei sottratto. Hai lasciato che ti toccassi, che percorressi ogni centimetro del tuo esile corpo.
Sapevi cosa stavo facendo? Sì, tu sai sempre tutto.

Mi guardavi, ma non parlavi.

Non proferivi parola, a malapena sentivo i tuoi gemiti. Il piccolo verso puramente gutturale quando mi sono fatto strada nel tuo corpo. Così stretto e caldo.

Ti feci male? Non me lo desti a vedere.

Tu non ti apri mai, neanche con me, sono sempre io a dirti certe cose come che ti desidero, che ti amo, che non posso più fare a meno di te.
Tu ti limiti a guardarmi, spesso mi sorridi… e quando accade io mi sento morire. Il mio cuore, che dovrebbe essere fermo e privo di emozioni, così come dovrebbe essere per un ninja del nostro calibro, sobbalza, scalpita, batte più forte solo per te.

Capisci l’ascendente che hai su di me? Sì che lo capisci… e spesso te ne approfitti.
Lo so, nonostante la maschera di impassibilità che spesso mi riservi. La stessa con cui mi stai guardando ora. I tuoi occhi sono così freddi. Lo sapevi che non ti avrei detto di no, per questo mi hai chiesto di venire al pontile. Ma ora il mio cuore è diviso in due.
Tu ed il clan, per il quale ho sempre dato tutto me stesso.

“Devo ucciderti…” la tua voce è bassa, gelida.

Me lo dici tranquillamente, come se tra noi non ci fosse mai stato nulla, come se non ci fosse nulla. Solo ieri abbiamo rifatto l’amore.

Mi hai scoperto.

Compito ingrato quello che mi è stato assegnato: sorvegliare la persona che si ama.

Quindi è vero, ci vuoi tradire… mi vuoi tradire…

“Non vorrei ma devo… Devo farlo, tu mi darai un potere che mi consentirà di impedire lo scempio che il clan ha intenzione di perpetrare” continui a parlare, a spiegare.

Così, dalle tue preziose labbra che solo fino a ieri erano premute sulle mie, che le carezzavano dolcemente, oggi escono parole dure, che mi pugnalano.
Vana speranza la mia, quella di credere in te fino alla fine.

“Perché?” chiedo, sono il più grande ma sono un libro aperto.

La senti vero? La mia voce sta tremando.

Non rispondi, lo hai già fatto, mi hai già spiegato tutto, incluso il tuo piano. Perfetto e calcolato nei minimi dettagli, per la prima volta, forse l’ultima, ti sei aperto con me ma sono io che non ci sto, che non posso accettarlo.

Non voglio accettarlo.

“Perdonami” dici, e sembri davvero credere in queste tue parole mentre la lama della tua spada affonda nel mio ventre, trapassandolo.

Ma come posso perdonarti? Eppure tu sai che lo ho già fatto.
“Ridimmi perché…” lo supplico.

“Per il bene del villaggio, di chiunque sarebbe stato coinvolto…” ripeti, poi stai zitto per qualche istante, sul tuo volto leggo un’espressione rea, cosa mi hai nascosto? Cosa non mi hai detto? Ed i miei occhi parlano da soli perché alla fine sussurri “…e per mio fratello…”.

Tuo fratello. Il tuo vero fratello. Colui che ami. Colui con cui io non ho mai e non potrò mai competere. Colui a cui riservi dei sentimenti genuini e puri, gli stessi che io avrei dovuto riservare a te. Gli stessi che ho abbandonato per abbracciare quelli carnali.

“Non lo accetto…” mormoro.

Mi guardi, non dici nulla. Il tuo solito silenzio e io continuo:
“Dimmi che lo fai per te… Per saggiare un tuo desiderio di potere. Che con il mio occhio vuoi dominare il mondo…” assurda richiesta la mia, eppure non è una richiesta: è una preghiera.

Ti sto supplicando di non pospormi a lui. Di non uccidermi per lui. Perché le mie orecchie ormai sono sorde, come il dolore che il mio cuore prova, odono solo ciò che vogliono udire.

Questo è tuo modo di farmela pagare? Il modo in cui hai deciso di farmi scontare la mia pena? Mi stai punendo per ciò che ti ho fatto?

No, dal tuo volto non traspare livore, ma solo disperazione.

Sento le dita affusolate e sottili della tua mano sinistra cingermi la gola mentre quella destra mi carezza gentilmente il viso.
“Non farlo…” ti supplico, ma non ti sto implorando affinché tu possa risparmiare la mia misera vita.

Non ti sto supplicando di salvare me, bensì te stesso.

Lo so, ti conosco, almeno di questo posso vantarmi. E non conosco solo il tuo corpo, sempre e comunque perfetto, sebbene ora, a distanza di tre anni, accusi qualche cicatrice e conosca anche lui la sofferenza, ma anche il tuo spirito.

Il tuo animo gentile. Lo stesso animo che con questa scelta hai deciso di chiudere in uno scrigno.

Non mi rispondi, ma continui ad accarezzarmi. I tuoi occhi rossi fissano i miei neri come la pece.
Non potrei mai farti del male. Nonostante tutto non posso ribellarmi a te.
Ti amo.

Non farlo… Ti conosco… Ciò che hai deciso di portare a termine è un suicidio.

Ti distruggerai e con te distruggerai anche la persona che dici di amare. Perché una volta che ti avrà ammazzato non gli resterà più nulla per il quale valga la pena vivere.

Non farlo, perché sarai tu a soffrire di più. Non uccidere i tuoi sentimenti…

Ma non mi ascolti.

No, sono io che non parlo. I miei occhi lo fanno per me. La mia bocca è piena di sangue.
Lo sento, mi soffoca.

Allungo anche io una mano. La metto sulla tua.
Vorrei toccarti e baciarti un’ultima volta, ma ti sporcherei col mio sangue.
Tuttavia non resisto. La mia mano rasenta appena la tua guancia. Quel tanto che basta per vedere che lascia la tua pelle chiara e perfetta.

Con l’altra mi tocco il ventre in cui vi è la spada, ma essa è sparita ed il mio palmo è pulito.

Apro la bocca per far uscire il sangue ma sento che da essa non esce nulla.

In un momento capisco.
Un genjutsu… in realtà a soffocarmi sono le tue sottili dita avvinte al mio collo. Sotto di noi c’è il lago.

Ho quasi perso i sensi ma posso vederle.

No, non è il frutto della mia immaginazione: dai tuoi occhi escono delle lacrime.

Il destino che ti sei scelto sta per compiersi. Sei stato cattivo, non mi hai mentito, ma forse va bene così.

Mi lasci, sento il contatto con l’acqua gelida. Bagna i vestiti, mi avvolge dolcemente, arriva al mio viso, lo copre ed io ti continuo a vedere.

Le tue lacrime diventano rosse, che tu abbia acquistato quel potere?

Il potere che ti porterà alla distruzione?

Resti a guardarmi, lo so. Anche se non ti vedo più.
Mi sono arreso, ma ti aspetto.

Tu tornerai da me, non importa quanto ci metterai. Io ti aspetterò e finalmente ti dirò ancora che ti amo e forse tu, che ti sarai perdonato, mi omaggerai di uno dei tuoi bellissimi sorrisi. Mi dirai che mi ami, mi porgerai le tue scuse e poi faremo l’amore.

Lasciami sognare ancora un po’… Almeno questo concedimelo…

Note dell’autrice:

Al contrario di quanto il titolo potrebbe far pensare, non è una Itachi- Sasuke XD

La scelta del titolo è stata molto lunga e assai ponderata.
Sayounara nii-chan in fatti, racchiude in sé tre interpretazioni.

Una, la più ovvia, è che sia Itachi a dire addio a quello che, nonostante tutto, abbia continuato a vedere e considerare come un fratello.

La seconda è che sia Shisui a salutarlo. Addio fratello potrebbe essere inteso come lui che alla fine lo vede come ha sempre fatto, che si chiede come sarebbe stato se non se ne fosse innamorato, o ancora se avesse tenuto a bada il suo desiderio. Se Itachi fosse rimasto davvero solo quello che lo considerava un fratello.

La terza invece, è che Itachi saluta Sasuke.

Come vedete un titolo a cui ho cercato di attribuire un significato.

Sono matta? Sì, abbastanza xD

Questa è una coppia che mi piace molto, forse proprio perché Shisui non si è mai visto e quindi, essendo un personaggio che non è stato caratterizzato, può essere interpretato come meglio si voglia.

Detto ciò, spero che la mia fiction vi sia piaciuta.

A presto e fatemi sapere, si accettano sia commenti positivi che negativi ovviamente.

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