Emily e Astrid: i segreti del cuore

Emily e Astrid

PREFAZIONE:

UNA RAGAZZINA,

DUE FRATELLI, UN AMORE TORMENTATO, LACRIME E SORRISI. L’INCOSCIENZA E LA PUREZZA DELLA PROTAGONISTA DELLA STORIA, EMILY, SCIOGLIERA’ IL GHIACCIO DEL “CUORE” DELLA PERSONA AMATA. QUESTI SONO GLI INGREDIENTI DELLA NUOVA STORIA CHE STATE PER LEGGERE: EMILY E ASTRID I SEGRETI DEL CUORE.


“EMILY E ASTRID: I SEGRETI DEL CUORE”

Sdraiata sul tappeto della mia camera, a guardare il soffitto, come se volessi penetrarlo. Un attimo solo. Poi i miei occhi, si chiudono, e la mente naviga nei ricordi…..

Ciao a tutti. Mi chiamo Emily e questa è la mia storia……

Capitolo 1

Estate 2002 – Melbourne

– “ehi voi due, vado a fare il bagno”, gridò una vocina. E continuò: “sono stanca di “arrostirmi”.

Vedendo che nessuno le dava retta, spazientita, sentenziò: “ma mi sentite, o”…..

Le diede risposta un ragazzo il cui nome era Smiley, che gesticolando esclamò: “sì, aria sorellina”. Lì accanto, c’era Kiris, che la avvisò che l’avrebbero raggiunta più tardi. Emily, offesa, replicò: ” e chi vi vuole, razza di antipatici”. E fece la linguaccia. Poi, tirò un cellulare in mano a Kiris, ribattendo: “volevo soltanto affidarti questo”. Kiris un po’ seccato dal gesto della sorella minore, proferì: “Emily, anche qui. Che rottura”. Emily sempre più adirata con il fratello, fece per rispondergli indietro, quando si intromise Kiris, informandola, che avrebbe custodito lui, il suo telefonino. E la invitò a posarlo sotto il suo cappello. Emily cambiò espressione, ed entusiasta, abbracciò Kiris, ringraziandolo, ed affermando di essere certa che avrebbe potuto contare su di lui. Poi gli raccomandò di lasciarlo pure squillare perchè al suo ritorno, avrebbe letto gli sms. E avrebbe pensato anche alle chiamate perse. Detto ciò, si diresse verso il bagnasciuga, prese una bella rincorsa, e si tuffò….

Mentre era a mollo, affermò che si stava proprio bene nell’acqua, e decise di farsi una nuotata fino alla boa. Guardò verso il cielo, e constatò che il sole era davvero caldo. Sperò poi di non scottarsi, concludendo che erano trascorse già tre ore, da quando si era spalmata la crema.

Emily fece un paio di bracciate in avanti, poi all’indietro, e ad un tratto, s’accorse di aver urtato un canotto. Anzi, di averlo proprio rovesciato. Presa dal panico, pensò: “oh no”. I suoi pensieri, vennero interrotti da un ragazzo, che fece capolino, fissando Emily, la quale mortificata, non sapeva più in che modo scusarsi, sia per averlo fatto cadere, sia per averlo schizzato mentre nuotava. Non trovando risposta, convenne che lo sconosciuto, doveva essere proprio adirato con lei, e guardandolo, si scusò nuovamente, questa volta, parlando francese. E indicando se stessa, proferì: “io Emily”. Il ragazzo, la fissò per un attimo, poi replicò: “io Marcus”. Emily, presa da uno slancio di entusiasmo, ribatté: “fantastico. Son riuscita a sapere il nome….”. Poi tentò di spiegare che era stato un incidente, attraverso i “gesti”, ma più cercava di esplicare l’accaduto, più si convinceva che lo sconosciuto, il cui nome era Marcus, non capiva. Emily, non sapendo più come fare, esclamò tra sé e sé: “cavolo, questo qui non spiaccica una parola”!.

Ad un tratto, Marcus si avvicinò ad Emily, e sorridendole, le consegnò un costume da bagno, domandandole se quello fosse suo. Emily arrossì. Pareva un peperone, mentre replicava: “oh Dio che imbarazzo”, e prendendolo dalle mani del ragazzo, gli fece sapere che doveva averlo perso, mentre stava nuotando. Poi lo ringraziò. Ma egli non disse nulla, così Emily, ribatté: “merci”, inchinandosi. E Marcus, guardandola, quasi dovesse farle una radiografia, proferì: “tu bella nuda”. E fece per toccarla.

Emily, spazientita, e certa a cosa mirasse, gli gridò di non provarci mai più, perchè era pur vero che era straniero, ma a quanto pare, le sconcerie, le conosceva bene. E mentre si voltò, adirata e offesa nell’orgoglio, si ritrovò dinanzi, Smiley. E facendo un sorriso di circostanza, per nascondere il costume in mano, pose le mani dietro di sé, e salutò il fratello. Smiley volle vederci chiaro, e le chiese cosa stesse combinando. Lei lo invitò a lasciar perdere, perchè era una storia troppo lunga. E aggiunse: “sai, quello stupido, è un gran maleducato. Volgare e ……”.

A Smiley fu tutto chiaro. E prese ad osservare il viso rosso della sorellina. E le fece notare che non era il caso di adirarsi così, per un ragazzo, a meno che avesse preso una bella cotta. E facendole l’occhiolino, sgomitando, la esortò a raccontargli la sua nuova conquista. Emily, per tutta risposta, gli lasciò intendere che sicuramente la stava prendendo in giro, come il suo solito, perchè era davvero improbabile che avvenisse una cosa simile. Poi, sbuffando, gli chiese di andare via……

Emily non voleva ammetterlo a se stessa, ma si era davvero innamorata di Marcus. E due giorni più tardi, Marcus si avvicinò all’ombrellone di Emily, e le porse un dizionario. La ragazzina, lì per lì, non capì. Marcus allora, scrisse un biglietto con incise le parole “seguire me tu”. Emily, sorpresa, sentenziò che qualora avesse compreso il significato delle tre parole, avrebbe dovuto andare con lui, e volle sapere il motivo. Marcus, che ancora non si esprimeva correttamente, prese il braccio di Emily, strattonandolo così forte, che Emily, urlò dal dolore. E domandò a Marcus di smetterla, perchè le faceva male. Marcus, non le diede ascolto, ed arrestò la sua folle corsa verso la spiaggia, davanti a due ragazze biondissime. E presentandogliele, le fece sapere che loro erano la sua famiglia, e che una si chiamava Johanna, e l’altra Veronique. Emily non riuscì tuttavia a comprendere perchè avesse voluto portarla da loro, e ribatté: “sì, ma tu perchè me portare qua?”. E Marcus replicò: “tu giocare con noi”. Emily, sbottò asserendo che avrebbe anche potuto dirglielo prima”. Fu Veronique che facendosi avanti per prima, le spiegò che suo fratello, era molto bravo nel gioco. Ed Emily convennne che parlava la sua stessa lingua. Veronique, mostrando colei che aveva di fianco, la informò che anche Johanna la parlava. E che soltanto Marcus, non la conosceva. Emily, si lasciò sfuggire un “ecco, la solita sf….” ma poi si corresse, spiegandole che intendeva dire che era sfortunata, ma poi lasciò stare ed accettò di giocare con tutti e tre.

Emily fece così amicizia, con quelle due ragazze. Giocarono per quattro ore di seguito, prima a nascondino, poi a calcio balilla. Per Emily, fu un ritorno all’infanzia. Era felice, dopo tanto tempo. E presa dalla partita, fece goal nella porta avversaria. Esultando, si mise a saltare, e senza accorgersene, prese le mani di Marcus nelle sue, e proferì: “yeah, abbiamo vinto. Sei forte, Marcus”.

Quando si accorse che stringeva le mani di Marcus, si scusò, ed affermando che era tardi, e che doveva tornare a casa, le lasciò.

Il tempo trascorse. E più passava, più Emily capiva che si era legata a quei “ragazzi”, così diversi da lei, dimenticando persino il suo amore lontano…..

Emily era fidanzata con un ragazzino di nome Astrid, che in quel periodo stava studiando a New York. Ma una settimana più tardi…..

Emily si recò di buon ora, dai nuovi amici, e li informò che il giorno seguente, sarebbe ripartita perchè iniziava il nuovo anno scolastico. Ma trovò solamente Marcus, ed incuriosita, volle capire il perché. E senza troppi giri di parole, domandò a Marcus, dove fossero le sue sorelle. E come mai quella mattina, fosse solo. Marcus, spiaccicò una frase, che voleva dire tutto: “io e te soli”. Emily constatò che era davvero una situazione atipica. Ma non aggiunse nient’altro, perchè Marcus avvicinandosi, si chinò e le sigillò le labbra. Per poi “staccarsi”.

Emily sussurrò “mi hai baciata”. Marcus, ingenuamente replicò: “io kiss tu. Ma perchè, fare schifo”?. Emily, temendo che si fosse offeso, scosse la testa, negandolo, e presa dai sensi di colpa, fuggì via, gridando a Marcus che si sarebbero rivisti l’anno seguente, e che sperava di reincontrarlo. Lo salutò in tutta fretta, e corse via come il vento.

Mentre correva, pensò a che cosa le stesse accadendo, e al perchè il suo cuore, battesse così forte. Convenne che non poteva essersi innamorata di un altro. Non poteva essere vero. Astrid, non la avrebbe mai perdonata. Poi, ritornò in sé, esclamando: “calmati Emily. Non è successo niente”.

Mentre il sole tramontava, la ragazzina rincasò.

Il giorno seguente, Emily riprese la scuola. Ma nonostante tutti gli sforzi, per dimenticare Marcus, e concentrarsi negli studi, non vi riuscì.

Dall’altra parte del mondo, a New York, Astrid stava aspettando da quasi due ore, alla fermata del taxi, qualcuno. Un tantino seccato, sbottò: “fff…. se quella là, non si sbriga, io parto da solo”.

Non aveva ancora finito di lamentarsi, che all’orizzonte, spuntò una donna. E Astrid, andandole incontro, replicò: “oh, finalmente. Dico, hai per caso l’orologio indietro”?. Le fece notare che erano due ore che la aspettava, e si era persino convinto che non venisse più.

La giovane, il cui nome era Lulù, gli diede un bacio sulla guancia, e scusandosi, promise di non farlo più. Poi, come fan i bambini, chiese di essere perdonata. Astrid la invitò a salire sul taxi, lasciandole intendere, che avrebbero altrimenti perso l’ultimo traghetto. Le ricordò che non voleva per nessuna ragione, perdersi l’inizio della festa. Lulù, salì e partirono.

Un’ora più tardi, Lulù ed Astrid, giunsero a destinazione. E Lulù fece notare al fidanzato che erano in orario, perchè come poteva vedere, non c’era anima viva sulla banchina. Astrid la contraddette, rammentandole che era strano che non c’era nessuno, e quindi significava che avevano perso l’ultima “corsa”. Ed accusò Lulù di aver perso tempo, con uno stupido vestito. Lulù, d’altro canto, ricordò ad Astrid, che di certo, non avrebbe potuto indossare la prima cosa che trovava, perchè quella a cui avrebbero presenziato, era pur sempre una festa. Astrid, ironizzando, sentenziò: “sì, capirai. Una festa di studenti del primo anno”. Ed aggiunse: “credi che a loro importi, se tu hai il vestito lungo, o una minigonna”?. E continuò, asserendo che allora non li conosceva per niente.

Lulù gli diede ragione, ma affermò che l’organizzatrice di questo party, era la figlia di una delle famiglie più ricche di Sydney, se l’avesse dimenticato. E perciò non intendeva fare brutta figura. Poi sentenziò, adirata, che questo doveva essergli chiaro.

Quello stato di rabbia, durò poco più di un istante, perchè Lulù tentò di sedurre Astrid, comunicandogli che si era messa tutta in ghingheri per lui, il suo amore. Astrid un po’ scocciato, si arrese. E replicò che tanto con lei, era inutile discutere.

Mezz’ora dopo, Astrid e Lulù, finalmente, presero il battello. E lì, Astrid, premettendo che era molto tempo che doveva comunicarglielo, le domandò di convivere. E la pregò di pensarci, e non dargli subito una risposta. Ma Lulù, abbracciandolo, rispose affermativamente. Astrid, le propose di rifletterci qualche giorno, ma lei gli replicò che la risposta comunque, sarebbe stata quella, e che non valeva la pena, aspettare. Era un sì. Ed esclamò: “come ti amo, Astrid”.

E così dicendo, Lulù sfiorò le labbra di Astrid, il quale contraccambiò il bacio.

Mentre Emily aveva mille sensi di colpa verso Astrid, lui l’aveva tradita, con una ragazza della sua stessa scuola. Ma ben presto, anche Emily, avrebbe seguito il suo cuore…..

A New York, Lulù ed Astrid, giunsero infine alla festa. Lulù si complimentò con Mayla. E lei ammise di essere felice che l’avessero gradita. E fece notare ad Astrid, quanto Lulù, quella sera, fosse raggiante. Astrid la informò che era euforica perchè lui le aveva chiesto di andare a convivere, e lei come poteva immaginare, gli aveva risposto di sì, senza neppure pensarci. Sospirando, affermò che era un po’ sventata, ma sicuramente non si sarebbe pentita. Mayla fece una spiritosaggine che cambiò l’umore di Astrid. Gli lasciò cioè intendere, che alla fine, anche il rubacuori, aveva messo la testa a posto. Poi, non sapendo che altro dire, gli fece le felicitazioni. Concluse, informandoli che era arrivato Jason e che quindi, doveva lasciarli per un po’. E si accomiatò. Lulù, la salutò, rammentandole che loro si sarebbero viste più tardi. Poi volgendosi verso Astrid, capì che era strano. E volle sapere se per caso, si stesse annoiando. Astrid lo negò. Ma desiderò tornare a casa. Lulù, ribattè che erano appena arrivati, e che sarebbe stata una scortesia, andarsene.

Guardandosi intorno, convenne che non aveva tutti i torti, e che c’era davvero molta confusione. Anzi, fin troppa per i propri gusti. E gli propose di andare fuori a passeggiare. Poco dopo, respirando a pieni polmoni, convenne di sentirsi meglio. E indicò ad Astrid la luna, osservando che era davvero fantastica quella notte. E ne chiese il parere. Astrid, cambiò discorso, e domandò alla ragazza come avesse trovato Mayla. Lulù rispose che a lei pareva la solita, e volle sapere se la trovasse strana. Astrid le disse di no, anche se doveva riconoscere che era cambiata un pochino dallo scorso mese, quando si erano recati a casa sua a Mosca, poiché se allora, era solare e piena di vita, ora le era parsa, fredda e quasi distaccata dal mondo. Lulù, scherzando, ribattè che era colpa del matrimonio. Astrid, per niente contento della battuta di Lulù, facendo buon viso a cattivo gioco, le replicò che sperava si sbagliasse, perchè allora anche loro due…..

Astrid non finì la frase, perchè Lulù asserì che per loro, sarebbe stato differente. E l’indomani, quasi certamente, anche i dubbi su Mayla, si sarebbero dissipati. Astrid sperò che ella avesse ragione. E mentre fece per dirlo a Lulù, gli squillò il cellulare. Ed egli rispose. Dall’altro capo, sentì una voce femminile. E la riconobbe. Tuttavia, si congedò frettolosamente, asserendo che aveva sbagliato numero. E richiuse. Lulù constatò che era una vera seccatura. Poi comprese che c’era qualcosa che non andava. Astrid era impallidito. E Lulù volle sapere cosa avesse, e se si sentisse male, ma egli negandolo, le assicurò che sentiva solamente freddo, e che avrebbero fatto meglio a rientrare. Lulù, sospirando, gli fece sapere che avrebbero salutato i loro amici che erano intervenuti alla festa, comunicando loro, che sarebbero rincasati.

A Melbourne, intanto Emily, stava scrivendo sul suo diario personale, quando le squillò il telefonino. Chiedendosi chi fosse a quell’ora così tarda, si affrettò per andare a rispondere. Vide che era un messaggio. Recitava così: “non mi chiamare più. Quando posso ti faccio uno squillo io”.

Emily si domandò cosa significassero quelle parole. E decise di aspettare che Astrid la chiamasse.

Il tempo trascorse, col suo inesorabile scorrere. Emily passò tutta la notte a fissare il cellulare. Ma non ricevette nessuna chiamata. Il mattino seguente, una luce filtrò attraverso la finestra, destando la ragazzina, che ancora assonnata, esclamò: “che luce accecante”. E sbadigliando, sentenziò che non aveva chiuso occhio per colpa di Astrid. Convenne che doveva essere parecchio impegnato, per non riuscire nemmeno a telefonarle. Ad un tratto, il suono del telefono, interruppe i suoi pensieri. Era un messaggio, ma non di Astrid. Era di Marcus. Emily, subito si interrogò su chi potesse avergli dato il suo numero privato. E poi si ricordò di averlo inviato con una mail a Veronique. E decise di vederci chiaro…..

Non appena Marcus rispose, sentendo Emily con una voce strana, volle sapere se l’avesse disturbata. Ella gli replicò che non c’era problema, e lo invitò a non preoccuparsi. Fu allora che Marcus la invitò fuori a cena, ed Emily, sempre più sorpresa, volle conoscere la data. Marcus le chiese se andasse bene quella stessa sera, ma Emily, avanzò la richiesta di fissare un altro giorno. Marcus decise per il sabato successivo, che sarebbe stato da lì a due giorni, ed Emily accettò. E chiuse. Poi spense il telefonino, sentenziando che voleva concedere ancora due giorni ad Astrid per chiamare. Ma l’oggetto dei desideri di Emily, aveva ben altro per la testa, in quel momento……

Capitolo 2

Lulù, entrando in una stanza, quasi con aria schifata, esclamò: “e questo qua, sarebbe il tuo appartamento”, disse, rivolgendosi al fidanzato. Poi replicò che era carino, per non offenderlo. Astrid le fece notare che non era di lusso, però era funzionale. Lulù constatò che in quello, gli dava ragione, ma piuttosto avrebbe voluto sapere dove fosse la sua camera. Astrid la corresse, ricordandole che era la loro camera. Lulù, con una punta di sana cattiveria, lo informò che lei in quel “buco”, non avrebbe riposto i suoi vestiti, perchè non ci stavano. Per non parlare delle scarpe. Astrid, spiritosamente, osservò che non aveva capito che si sarebbe portata appresso la casa!. E che per quanto lo riguardasse, avrebbe potuto anche vivere alla vecchia abitazione, nel caso non andasse bene quella. Lulù gli replicò che a lei bastava essere insieme, poi il resto non contava più di tanto. Astrid fece per prendere il cellulare, e Lulù, quasi indispettita, gli intimò di spegnerlo, perchè aveva il potere di rovinare tutti i loro idilli. Gli comunicò poi di volere fare una doccia. Lo pregò di aspettarlo, perchè l’attesa sarebbe stata breve. Astrid le raccomandò di non impiegarci tanto, e Lulù per tutta risposta, esclamò: “oh, ardi di passione. Potevi anche dirmelo prima”. Dopo aver proferito ciò, se ne andò. Astrid affermò che gliel’aveva detto, perchè gli consumava tutta l’acqua calda. Ma Lulù neanche sentì. Era già sulla porta del bagno.

Alla ragazza però, era parso che egli l’avesse chiamata, così si affacciò alla porta della doccia, e chiese se avesse parlato. Ma non udì risposta. Sospirando pensò che il fidanzato era davvero strano, e sperò che l’indomani tornasse normale. Anzi, sperava che tutte le stranezze svanissero, nel caso fosse colpa della luna, che brillava in cielo quella sera.

Lulù richiuse la porta e prese a spogliarsi. L’acqua calda, quasi bollente, sulla pelle, le dava una meravigliosa sensazione di benessere. Intanto, Astrid, rimasto solo, scrisse un messaggio e lo inviò. Era diretto ad Emily, naturalmente.

Emily lo ricevette nell’immediato. Era euforica. Leggere un sms di Astrid, le faceva dimenticare tutto. Egli le avanzava la richiesta di vedersi il giorno seguente, al negozio di abbigliamento maschile, verso le 19, in viale dei Ciliegi, 28 e come potete immaginare, Emily rispose che le andava alla grande. E che sarebbe stata puntuale. Dopo averlo spedito, uscì. Era la prima volta che sapeva come affrontare la situazione.

Pochi istanti più tardi, Emily giunse al ristorante. Si sedette e attese l’arrivo del cameriere. L’attesa venne premiata. Ma anziché Astrid, si ritrovò dinanzi Marcus. Emily, domandò al ragazzo come mai fosse vestito così e lui rispose che desiderava sorprenderla. Emily gli confessò che allora era riuscito nell’intento. E chiese di poter cenare. Egli facendo il verso all’inserviente, ribatté: “ma certo signorina”. Poi si scusò per averle telefonato all’improvviso. Emily convenne che aveva imparato la loro lingua, e Marcus le fece sapere che si era esercitato per lei, anche se era stata durissima. Ed aveva impiegato due settimane di intenso lavoro, per pronunciare solamente qualche frase, però ne era valsa la pena se ora lei era felice. Emily osservò che doveva essergli costata parecchio la scuola, ma egli lo nego, esplicandole che era stata sua sorella Johanna ad insegnargliela. Emily constatò che era davvero fortunato. Ma gli fece notare che era stato un po’ troppo esagerato. Poi, temendo di ferire i suoi sentimenti, si corresse, ed ammise di gradire moltissimo ciò che aveva fatto, ed era bellissimo, ma tra amici, le era parso fuori luogo. Marcus si fermò. E chinando il capo, le rivelò di essere innamorato di lei, e di considerarla amica. Emily gli comunicò che apprezzava tantissimo quello che era stato in grado di fare quella sera, ma non sapeva se poteva…..

Ella no finì la frase, perchè Marcus, capì. Tuttavia le ricordò del bacio, affermando che aveva creduto che fosse stato l’inizio di qualcosa fra loro. Emily, si rammentò di quel giorno. E confidò al ragazzo che era confusa. E che forse stavano correndo e propose di dimenticarsi di quel bacio, e di ripartire dall’amicizia, anche profonda. Ma da quello. Marcus volle sapere se avesse un altro nel suo cuore. Ma Emily, ribadì al ragazzo di non capire ancora bene i suoi sentimenti. E che qualora l’avesse illuso, ed egli avesse sofferto per colpa sua, non se lo sarebbe mai perdonata. Ed ammise di avere un amore, lontano. Ma di provare verso quella persona, un sentimento molto forte. E quindi di non sentirsela di intrecciare una nuova storia. Anche perchè la situazione non era ancora chiara, anche se….

Le parole ad Emily non uscivano. Era mortificata. Marcus la pregò di continuare, ed ella lo accontentò. Gli rivelò che a lei piaceva moltissimo la sua compagnia, però doveva concederle un po’ di tempo, per fare luce nel suo cuore. E voltosi verso Marcus, chiese se comprendesse cosa intendesse dire. Marcus rispose di sì, ed aggiunse: “male al cuore. Ma aspetto”. Emily lo ringraziò. E propose di cenare. Egli acconsentì.

Marcus restò in silenzio tutta la sera, fino a che Emily non gli chiese di accompagnarla a casa. Marcus ed Emily, non tardarono, una volta giunti a destinazione, a “cadere” l’uno nelle braccia dell’altro. Ma fu solo un attimo. Emily si ricompose e salì al piano superiore. Aprì la porta, gettò la borsetta sul letto, e si spogliò. Fece un bagno caldo, alle essenze di timo e camomilla, dopodichè si infilò sotto le coperte. Cominciò a pensare ad Astrid. Si girò e rigirò mille volte, finchè gridò “basta. Ho deciso. Vado da lui. Non ce la faccio più”.

Emily convenne che il sentimento che stava crescendo dentro di lei, era piuttosto pericoloso, e che qualora avesse raggiunto Astrid, tutto sarebbe tornato come se nulla fosse accaduto. E con questo pensiero, sistemò il cuscino e si riaddormentò.

Il giorno seguente, Emily si alzò di buon’ora, si stiracchiò, ed uscendo dal letto, guardò la foto di Astrid, appoggiata sul comodino, esclamando: “Buongiorno amore mio grande. Tra poco saremo ancora insieme. Stanotte arriverò a Melbourne, e dormirò nel tuo caldo abbraccio”.

Dopo aver proferito ciò, Emily si diresse verso la cucina, e prese tutto l’occorrente per una colazione veloce, andò in bagno, e si spogliò. Aprì l’acqua della doccia, e la fece scorrere. Mentre si insaponava, canticchiava allegramente, e pregustava gli attimi che avrebbe vissuto da lì a qualche ora. Otto, nove, dieci, non importava. Aveva atteso tanto il giorno in cui avrebbe rivisto Astid, che per lei il tempo, che scorreva in quegli istanti, non era causa di angoscia, ma di benessere. Quando ebbe finito, cosparse il corpo di crema. Fra quelle riposte nel mobiletto, scelse una fragranza non troppo dolciastra, ma neppure troppo “forte”. Poi indossò una lingerie di color nero ed uscì. Si diresse verso l’armadio e l’aprì. Scelse un abito color pesca, a balze, di stoffa leggera, calzò scarpe dello stesso colore, e si sciolse i capelli, per poi raccoglierli in due codini, che le scendevano lungo le spalle. Prese la borsetta, la valigia preparata la sera prima, ed uscì. Telefonò al taxi, e ne attese l’arrivo.

Quando l’autista giunse alla casa di Emily, vedendosela dinanzi, rimase sorpreso. Non si aspettava di essere stato chiamato da una quindicenne. Fece per andare via, quando Emily, sbottando, esclamò: “non vorrà mica svignarsela. Io devo raggiungere l’aeroporto, e non posso di certo andarci a piedi, con questa valigia, le pare”?. Ed aggiunse: “vuole essere pagato subito”?.

L’autista scosse la testa, e la invitò a salire. Caricò il bagaglio, e dopo essersi assicurato che era tutto a posto, salì.

A New York, nel contempo, Astrid e Lulù erano sulla terrazza, e mentre Lulù esprimeva la sua gioia di essere lì con lui, davanti al cielo stellato, Astrid era pensieroso. Pensava al giorno in cui aveva mancato all’appuntamento con Emily, per correre dall’altra. Aveva poi, una strana sensazione addosso, e Lulù si era accorta che non la stava ascoltando, così lo richiamò all’attenzione. Astrid si scusò, chiedendole di andare fuori. Lulù affermò di non avere molta voglia di uscire, e di preferire rimanere lì. Astrid le fece sapere di voler andare al bar di sotto, per bere un caffè.

Mentre Astrid discendeva le scale, Emily, era giunta all’aeroporto, e dopo aver pagato il tassista, e presa la valigia, si diresse in biglietteria.

Due ore più tardi, Emily era ancora in fila, e sbuffò. Che pizza, pensò tra sé, e constatò che finalmente era arrivato il suo turno. Si avvicinò allo sportello, replicando: “andata New York”. La hostess chiese: “e il ritorno”?. Emily quasi seccata, ribatté: “ritorno? Non c’è. Io là ci metto le tende, chiaro”?. L’hostess rispose: “va bene, ma non si arrabbi”, e tra sé pensò: “caspita che gioventù”. Poi, avvicinandosi alla ragazzina, la invitò ad accomodarsi per il check-in. Emily domandò dove dovesse andare. L’hostess le indicò una lunghissima fila, ed Emily proferì: “scusi, devo fare tutta quella coda? Ho l’aereo tra un’ora, e se lo perdo, è un guaio enorme”. L’hostess asserì di essere dispiaciuta, ma purtroppo la prassi, era quella. Emily si rassegnò. E trascorse un’altra ora.

Emily, dopo aver fatto il check-in, si recò al cancello numero 8, dove avrebbe preso il volo per New York, e convenne che era stata davvero fortunata, a trovare quella signora in fila, che l’aveva fatta passare, perchè altrimenti avrebbe perso l’aereo per New York. E sospirando, esclamò: “avrei voglia di sentire la voce di Astrid. Quasi lo chiamo, e lo informo che tra poco, sarò tra le sue braccia”. E ripensandoci, proferì: “ma se poi lo disturbo, mentre sta studiando…..”, così concluse che gli avrebbe fatto una sorpresa. E che non vedeva l’ora che arrivasse quel momento, per vedere la sua faccia.

Astrid, nel frattempo, era al bar e fissava la tazzina di caffè che aveva davanti. Constatò che ormai Lulù, dormiva a quell’ora, e si interrogò su come avrebbe reagito, quando egli le avrebbe parlato di Emily. E dichiarò: “Emily. Tu non sai che ti ho tradita, ed aspetti il mio ritorno invano. Ma come faccio a chiamarti e a dirti la verità….. sono cose che necessitano di un certo tatto, e vanno dette a “quattr’occhi”, non tramite telefono o sms. Forse dovrei tornare. Dirò a Lulù che devo raggiungere i miei. Sì, farò così”.

La notte era ormai calata, quando l’aereo di Emily, atterrò a New York. Emily non stava più nella pelle. Voleva vedere Astrid. Fece tutta la strada di corsa, fino alla sua scuola, e quando arrivò, aprendo la porta, gridò: “Astrid, sono qui”!.

Le venne incontro una signorina, alta quasi due metri, con tanto di occhiali ed aria corrucciata, che esclamò: “non siamo al mercato. Non urli in quel modo disumano”. Emily si scusò e le spiegò che stava cercando Astrid. E lo descrisse. Dopodichè, la signorina, ribatté: “ah, ho capito. Lo può trovare all’appartamento del Campus. S’è trasferito lì da poco. Venga, le do l’indirizzo. E non urli come una mercante”. Emily sorrise, ringraziandola.

Poco dopo, Emily si incamminò. Guardandosi intorno, cercò l’indirizzo del biglietto. Lo scorse, qualche minuto più tardi. Con tanto di valigia alla mano, si mise a correre per tutto il vialetto, ed aprendo la porta, raggiante di felicità, proferì: “Astrid, sono qui. Sono…..”

Vide qualcosa che non avrebbe voluto vedere: Astrid e Lulù, avvinghiati, l’uno all’altra……

Emily mollò la valigia, che cadde a terra, rompendo l’idillio dei due amanti, replicando soltanto: “no”…….

Corse via. Astrid, che se ne accorse, la rincorse, ingaggiando una folle corsa, per raggiungerla. Quando lo fece, la prese per la mano. Emily si voltò. Lo sguardo della ragazzina, era pieno di rabbia e di odio, ed il suo volto, era velato di lacrime. Astrid ebbe soltanto il tempo di dire: “Emily, io non volevo ferirti”. Emily, d’altro canto, gli intimò di lasciarle la mano, e di non proferire più nulla, perchè era stato chiarissimo. Astrid sentenziò: “ma neanche per idea. Io voglio spiegarti”. Emily ribatté: “e che cosa vuoi spiegarmi? Le tue prese in giro? O chi era quella? No, non mi interessa. Torna dalla tua amante. Non ti voglio più vedere”.

Emily si liberò della mano di Astrid e corse per il viale. Astrid non capiva. Ma non voleva perderla. Intraprese un’altra folle corsa, finchè la vide attraversare la strada. In quel momento, Emily era ancora sconvolta, e non vide una macchina sopraggiungere, che la travolse…….

Astrid sentì un enorme schianto. E tornò indietro. Emily era a terra. La valigia, che la fanciulla, recava in mano, si aprì, sparpagliando tutto il contenuto per il selciato, tutti gli indumenti e le fotografie di Astrid. Astrid cercò di farla rinvenire. Notò del sangue sul cappello, e capì che era ferita. Col telefonino, chiamò l’ambulanza.

Nell’attesa, raccolse poi da terra, le cose cadute, e le ripose nella valigia, richiudendola. Pochi minuti dopo, Astrid era in una stanza d’ospedale, ed attendeva il risveglio di Emily…….

Capitolo 2

Mentre Astrid guardava Emily, in quelle condizioni, ripensò a ciò che aveva trovato nella valigia: la sua fotografia. Capì che quella ragazza, lo amava davvero, mentre lui l’aveva sempre considerata un semplice flirt. E si rese conto di quanto avesse sbagliato, a non chiarire subito la situazione. Ora, non sarebbe lì, a sperare che si risvegliasse.

Ad un tratto, lo squillo del cellulare, interruppe i suoi pensieri. Guardando lo schermo, vide che era Lulù. Sussultò. Non potendo rispondere, le scrisse che sarebbe rimasto fuori tutta la notte, e di non aspettarlo. Quando Lulù lo ricevette, pensò che fosse alle “solite” e preferì non chiedersene il motivo.

In ospedale intanto, Astrid domandò alla caposala, di riavere indietro la valigia di Emily, esplicandole che l’avrebbe portata nel suo appartamento. E che desiderava essere avvertito, non appena la signorina di quella stanza, si fosse destata. La donna promise di esaudire la sua richiesta. Astrid le demandò, anche di registrarla a nome suo, e le porse una carta di credito. Poi, si incamminò verso la porta, e voltandosi, replicò: “ah, un’altra cosa. Nessuno, all’infuori del sottoscritto, varcherà questa soglia, senza il mio personale permesso. Per qualsiasi problema, si rivolga a me. E a me soltanto. Sono stato chiaro?”. Ella annuì. Astrid se ne andò, prendendo la valigia, e dirigendosi verso l’uscita.

In un lussuoso hotel della città, intanto, Lulù si chiedeva che fine avesse fatto Astrid, quando ad un tratto, egli sbucò. Lulù esclamò: “oh, ma dove sei stato tutto questo tempo? Lo sai che stasera siamo invitati a cena dalla baronessa? Astrid che cosa c’è?”.

Astrid ribatté: “nulla. Soltanto una seccatura. Io stasera resto qua”. Lulù, sbottando, gli rammentò che era la seconda volta, che non partecipava ad eventi mondani. E volle sapere da Astrid, cosa fosse la valigia che aveva in mano. Egli la guardò, e rispose: “la seccatura di cui ti parlavo. Vado al mio appartamento, e per qualche giorno non ci vedremo. Ti chiamo appena ho risolto”. Lulù affermò di aver diritto ad una spiegazione, visto che era la sua fidanzata. Astrid la fissò, poi sentenziò: “mettiamo in chiaro una cosa, Lulù. Io sono libero e non sono affatto il tuo ragazzo. Ricordati che avevamo stabilito di restare insieme, ma senza amore. Io, per il semplice gusto di farlo. Perciò, non farmi queste domande, perchè la vita privata, deve essere tale. E non permetterò a nessuno di invaderla, nemmeno ad una nobile come te”.

Dopo aver pronunciato queste parole, Astrid si congedò. E mentre si incamminava, con la valigia di Emily, pensò a come avesse fatto, a fare una cosa così stupida, come lasciare che Lulù entrasse nella sua vita. E convenne che feste, banchetti, serate mondane, non erano fatte per lui, e che era molto più felice, quando stava con Emily. Ma non era certo che lei gli avrebbe concesso il suo perdono.

Un quarto d’ora più tardi, egli giunse al suo appartamento. E dopo aver aperto la porta, ripose la valigia. Richiuse e discese le scale. Cercò poi un mezzo pubblico, per raggiungere l’ospedale. Durante il tragitto, telefonò all’accettazione, e chiese della caposala. Quando ella rispose, Astrid domandò della signorina Emily, e la donna gli fece sapere che era ancora senza conoscenza. Astrid la informò che stava andando dalla signorina Emily, poi richiuse. Convenne di non poter andare in visita, senza portare qualcosa. E decise di scendere una fermata prima, per acquistare un mazzo di fiori. Pagò ed aggiunse: “grazie, e tenga il resto”. E proseguì verso il nosocomio. Quando vi giunse, prese l’ascensore ed entrò in camera. Emily sembrava addormentata. Posò i fiori, e si avvicinò al letto. Prese la mano di lei, e la strinse nelle sue. Sussurrò: “ti prego, perdonami Emily. Io non conoscevo i tuoi veri sentimenti. Mi sono accorto di tenere molto a te, soltanto quando credevo di averti perso per sempre. Non importa se non mi perdonerai, o se non torneremo insieme, ma vivi Emily”. Così dicendo, si chinò su di lei, e serrando le palpebre, posò le labbra su quelle di Emily, dopodichè sfiorò le sue, con l’indice, passandolo su di esse. Si guardò intorno, si alzò ed uscì. Si recò dalla solita caposala, ma questa volta, le avanzò la richiesta di avere un vaso per i fiori. La donna, promise di provvedere subito. Astrid la ringraziò e si diresse verso l’uscita. Diede uno sguardo alla porta, scese la lunga rampa di scale. E poco dopo, fu all’aperto. Decise di tornare al suo appartamento. Astrid prese la chiave, e la girò nella toppa. Spalancò la porta, ed entrò, richiudendola dietro di sé. Prese la valigia di Emily e la portò in camera da letto. La aprì. Prese ad uno ad uno, gli abiti di Emily, e li appese nell’armadio. Erano tanti, così, una parte dei suoi, li adagiò sulla sedia della scrivania accanto. Quando ebbe terminato, sorrise, esclamando: “si vede proprio che è una donna. Guarda quanti ne ha portati. Come se volesse rimanere qua per sempre”…..

E in quel mentre, capì tutto. Comprese le lacrime di Emily, la valigia, e quel giorno, in cui lei lo vide con Lulù. Ma in quel momento, gli squillò il cellulare. Era proprio Lulù. Astrid rispose. Lulù, dall’altro capo del filo, proferì: “Astrid, noi due dobbiamo parlare”. Egli ribatté: “mi sembra non ci sia più niente da dire”, ma Lulù replicò: “mi devi spiegare perchè ti comporti così. E che cos’è questo mistero, su una seccatura per cui, vuoi lasciarmi all’oscuro. Se dobbiamo lasciarci, voglio sapere la ragione. È un’altra?”. Astrid ribadì: “non ti riguarda, Lulù. Il nostro rapporto, fin dall’inizio lo sapevi, era soltanto fisico. E tu hai accettato, anzi, hai promesso di mantenere il patto, di non legarti a me. Io lo sto rispettando. Sappi che a me, non interessi più. Tu e il tuo mondo di snob, e di ricconi. Diciamoci addio in modo civile. Addio Lulù, e cancella pure il mio nome, e il mio numero dall’agenda”. E dopo aver detto ciò, richiuse. Poi, compose un numero di un servizio clienti per la telefonia, ed inoltrò la richiesta, di avere un numero nuovo. Pochi attimi più tardi, Astrid lo ottenne. Ringraziò e richiuse. Telefonò all’ospedale, dove era ricoverata Emily, ed avvisò la solita donna, che sarebbe arrivato a momenti, per parlare della ragazzina. Ella gli fece notare che non era orario di visite, ma Astrid insistette, rammentandole che il padre, sovvenzionava il progetto per il nuovo reparto, ed alla fine, Sally, (era questo il nome della donna), dovette cedere. Ma lo pregò di non restare troppo. Astrid rispose in maniera dura, esclamando: “mettiamo in chiaro una cosa, Sally. Sono io a dettare le regole, non tu, ed ora verrò lì, e resterò per tutto il tempo che sarà necessario. Spero di essere stato chiaro. Mi chiuderò a chiave, se la situazione lo richiedesse. Perciò, rilassati. Ci vediamo. E spense il telefonino.

Astrid fu di parola. Con un taxi, infatti, poco dopo, raggiunse la camera di Emily. Non capiva bene il perchè, ma sentiva per quella ragazzina, che un tempo era stata la sua amica del cuore, qualcosa di diverso, dalla semplice amicizia. Ripensò alla sera in cui, la vide così, inerme, e priva di conoscenza, ed al bacio rubato, dalle sue labbra. Al motivo per cui l’avesse fatto. Possibile che Emily, fosse entrata nel suo cuore, così all’improvviso, dal giorno in cui vide quella foto? Eppure, anche se lei non poteva né rispondere, né parlare, restarle accanto, lo faceva sentire bene, e provava una sensazione che non aveva mai avuto, né con Lulù, né con le altre. E pensò tra sé: “Astrid, è soltanto una quindicenne. Una liceale. Sicuramente saranno i sensi di colpa, perchè l’ho ridotta io così. Se lei non fosse fuggita, di certo non sarebbe stata investita, ed ora, sarebbe sull’aereo di ritorno”.

In quell’istante, la mano di Emily, si mosse. Astrid la vide, e d’impeto, la strinse, sussurrando: “Emily, sono Astrid”.

Gli occhi di Emily si aprirono, e si spalancarono. Ed alzandosi di scatto, chiese cosa fosse accaduto. Astrid la informò che aveva rischiato di morire. E la rimproverò per la sua sventatezza. Emily lo guardò, proferendo: “sei proprio tu. Non sto sognando. Perchè Astrid? Perchè mi hai tradito, dimmelo”. Astrid le confessò di non avere mai saputo, che lei fosse innamorata, fino a quando quell’auto, non l’avesse investita. E continuò: “la tua valigia si è aperta, ed il contenuto, si è sparpagliato tutto sul selciato. L’ho raccolto, nell’attesa dei soccorsi. Scusami. Ora è tutto finito con Lulù. Se non mi vorrai più, lo capirò. Ti ho ferita, nel modo più assurdo e crudele, per seguire quella Lulù. Tra noi, non c’è stato nulla, nessun sentimento. La usavo solo per i soldi, ma entrando nel suo mondo, mi sono accorto, di non essere, come quelle persone, che lei frequentava. Ora che ti sei ripresa, non c’è più ragione che io resti. Sei in buone mani. Sally si prenderà cura di te”.

Emily lo invitò ad aspettare, affermando di non sapere chi fosse questa Sally, ma non voleva che lui se ne andasse. E lo pregò affinchè restasse. Poi gli confidò che era vero che lui l’aveva ferita, e le aveva spezzato il cuore, tuttavia non riusciva ad odiarlo. Anzi, l’amava ancora di più di prima. E volgendosi verso Astrid, proferì: “Astrid, non chiedermi di spiegarti, o di rinunciare a te. Non ci riuscirei”. Astrid replicò: “ora riposati. Quando starai meglio, ed uscirai di qui, verrai al mio appartamento a riprenderti la valigia”. Emily gli ribatté: “no, io voglio restare con te. Son venuta da Melbourne, fin qua per questo. La borsa…. le foto…. le hai tu anche quelle?”. Astrid rispose che aveva solo le foto esplicandole che sicuramente, la borsetta, l’aveva presa la caposala, e che andava subito a farsela consegnare. Emily ammise che non era importante. E che non le serviva più. Poi volle sapere se l’indomani, tornasse a farle visita. Astrid asserì di non saperlo. E che era probabile. Poi, dopo aver proferito ciò, uscì. Sally, entrò, e Astrid, si scusò per l’arroganza del tono, usata poco prima. Le spiegò di essere molto nervoso in quei giorni, e di prendersi cura di Emily. Sally lo promise. E fece il suo ingresso nella camera, mentre Astrid si apprestava a lasciare il reparto.

Sally, vedendo la ragazzina con un visino alquanto triste, le chiese cosa la preoccupasse, ed Emily le confidò di averlo perso per sempre. Ed aggiunse che aveva persino deciso di non andare più neppure a farle visita. Sally intuì che si stava riferendo ad Astrid. Sally, sorridendole, la informò che su quello si stava sbagliando, perchè fino al giorno prima, si era sempre recato in quella stanza, ed aveva pure minacciato colei che aveva dinanzi, se non lo faceva passare. La donna poi esclamò: “Emily, credo che Astrid sia innamorato di te”. E dato lo stupore di Emily, le spiegò che lei conosceva bene Astrid, e le assicurava che non sapeva esternare ciò che sentiva dentro, e comunque, avrebbero potuto parlarsi a tu per tu, visto che da lì a qualche giorno, l’avrebbero dimessa. Emily affermò di non essere sicura di affrontarlo, e che si sarebbe recata a casa di Astrid, soltanto per riprendersi la valigia. Sally sentenziò che avevano entrambi lo stesso carattere orgoglioso. Le lasciò intendere che così, avrebbero sofferto tutti e due. E le consigliò pertanto, di dormirci sopra. Poi richiuse la stanza.

Emily era più confusa di quando era partita. Continuò a ripensare agli ultimi giorni, ed alla ragione della sua partenza. Era combattuta tra l’amore di Astrid, mai dimenticato, ed il nuovo sentimento per Marcus. Era consapevole che seguendo il suo cuore, avrebbe scelto Astrid, ma il buonsenso le suggeriva Marcus. Ella non riusciva ad obliare il bacio con Marcus, né lui, né i sensi di colpa che erano nati in lei, e neppure gli occhi di lui, quando lei gli aveva confessato, di avere un amore lontano.

Ella si rammentò delle parole di Marcus: “tu male al cuore, ma aspetterò. Io amo Emily”. E pensò che aveva intrapreso quel viaggio, per essere rassicurata, ed invece era più confusa di prima. Convenne che forse Sally aveva ragione: doveva dormirci sopra, e molto probabilmente, il mattino seguente, avrebbe ottenuto la risposta che cercava. E così si distese e chiuse gli occhi……

La mattina dopo, un caldo raggio di sole, illuminò la camera di Emily, e lei, svegliandosi, si alzò per la prima volta dal letto, e sul comodino, notò un enorme vaso di fiori freschi e profumati. Così chiamò Sally, per domandarle da dove arrivassero. Sally la raggiunse, e quando vide di cosa si trattava, rispose che li aveva portati Astrid, come era solito fare, da una settimana, o poco più. Emily ne fu sorpresa. Ma passato lo stupore, asserì che mai prima d’ora, aveva compiuto un simile gesto, e neppure quando stavano insieme le aveva regalato fiori, e che quindi si sentiva in colpa, per via dell’incidente. E forse sarebbe stato meglio non farsi illusioni. A quelle parole, s’udì un “perchè dici questo Emily”?.

La ragazzina lo riconobbe: era proprio lui, Astrid. Sally, d’altro canto, esclamò: “beh, ora che è arrivato il signorino, vado in reparto. Mi raccomando signorina Emily, non si stanchi. Buona giornata”. Astrid la salutò, dopodichè volle sapere da Emily come mai fosse “in piedi”, e perchè non fosse a letto. Emily replicò che era stanca di stare a letto, ma mentre gli stava chiedendo delle spiegazioni, ebbe un capogiro. Astrid la prese, e le fece notare che era ancora debole. E così dicendo, prese in braccio Emily e la adagiò sul letto. Le rimboccò le coperte, e posando le labbra sulla fronte, proferì: “Emily, hai ancora un po’ di febbre. È meglio che rimanga a letto”. Emily arrossì. E pronunciò un timido grazie. Poi ribattè che l’indomani l’avrebbero dimessa. Astrid le comunicò di esserne già stato informato, perchè era stato lui, a chiedere a Sally quel favore, visto che ormai era fuori pericolo, e per quanto riguardasse la febbre, non c’era ragione che rimanesse lì, visto che la potevano curare a casa. Emily domandò che cosa intendesse. Astrid le ricordò che non aveva una sistemazione, e per questo, per un po’ di tempo, avrebbe diviso con lui l’appartamento, almeno fino a quando fosse stata convalescente. E continuò: “conoscendoti, ti dimenticheresti persino le medicine”. Emily affermò di essere dispiaciuta di creare così tanti problemi, visto che quell’altra…..

Astrid non la lasciò terminare, e dichiarò che con Lulù, qualora fosse quello a preoccuparla, era finita già da tempo, da prima che lei arrivasse, ma non se ne era reso conto, fino a che lei non li aveva visti insieme, abbracciati. E volgendosi verso Emily, chiese: “dimmi, cosa devo fare per convincerti, che tra me e Lulù, non c’è stato nulla, e mai ci sarebbe stato qualcosa, al di fuori del semplice rapporto fisico? Non ti fidi più di me”…….

Emily gli confessò di fidarsi ma di volere avere la certezza, che le sue, non fossero solo parole, e che non rimanessero tali. Astrid le lasciò allora intendere, che dunque, voleva una prova del suo amore, e che egli era felice di poter esaudire la sua richiesta, e così, senza aggiungere altro, si avvicinò alla ragazzina e la baciò. Questa volta, fu un bacio “profondo”, e staccandosi, proferì: “ti basta come prova del mio amore, e della mia sincerità, o vuoi dell’altro”?. Emily gli fece notare che erano in ospedale, ed Astrid le comunicò che quella clinica, era sovvenzionata dal padre, perciò poteva fare quello che voleva. Emily rimase basita. L’aveva ricoverata nel nosocomio sovvenzionato dal padre. Ma allora, pensò Emily tra sé, ci tiene davvero a me”. Astrid fece per andare via, ma Emily lo fermò, invitandolo ad aspettare. Astrid si voltò e chiese: “cosa c’è?”. Emily ribatté: “volevo soltanto salutarti e ringraziarti per ciò che hai fatto e che stai facendo per me. Ci vediamo domani, allora. Astrid replicò: “certo”.

Emily attese che se ne andasse, poi si guardò intorno, e dopo aver constatato che fosse tutto tranquillo, provò ad alzarsi lentamente, e a raggiungere la porta. Con piccoli passi, giunse al corridoio, e cercò con lo sguardo qualcuno. E fu lì che la vide un ragazzo, il quale sentenziò: “e tu che ci fai qui”?. Emily, voltandosi, rispose che stava cercando una persona, per domandarle della sua borsa, perchè quando era arrivata lì, era priva di conoscenza, e la valigia che aveva in mano, l’aveva presa Astrid, ma la sua borsetta, con gli effetti personali, non l’aveva trovata, e così aveva pensato che l’aveva persa per strada. E ora, stava cercando, insomma, qualcuno che l’avesse trovata o presa.

In quell’istante, Emily, sentì una voce grossa, esclamare: “signorina Emily, chi le ha dato il permesso di venire qua da sola? Torni subito di sopra. Se le accade qualcosa, il signorino se la prende con me”. Emily, chiese chi fosse sto signorino, e di chi stesse parlando. Sally le lasciò intendere che si stava burlando di lei, perchè alludeva al signorino Astrid, poiché era stato lui ad ordinarle di badare a lei, raccomandandosi anche che non le accadesse niente. E lei non voleva che la sua amica Sally, finisse nei guai. Ed aggiunse: “vero Emily”?. Emily lo negò. Le esplicò che era dispiaciuta per l’accaduto, ma voleva soltanto sapere della borsetta, perchè all’interno di essa, c’era il suo cellulare. Sally le assicurò che in quel caso, doveva stare tranquilla: ce l’aveva lei, perchè i ragazzi dell’ambulanza, lo avevano consegnato a lei, poco prima di portarla in camera. Emily le avanzò la richiesta di riaverlo, poiché doveva telefonare ad una persona. Sally la informò, che avrebbe potuto utilizzare il suo ufficio, o il telefono a schede, e che comunque, non comprendeva tutta questa fretta, visto che il signorino Astrid, sarebbe venuto a prenderla personalmente. Emily volle sapere da Sally, perchè chiamasse con quell’appellativo, Astrid. E lei asserì che il padre di Astrid, sovvenzionava il nuovo reparto, e lei non aveva nessuna intenzione di……

Sally non finì, perchè Emily svenne. E la donna, fu costretta a prenderla in braccio e a riportarla in camera. Mentre la vegliava pensò: “questa ragazzina, mi metterà nei pasticci”.

Emily si ritrovò nuovamente nel letto. Con la differenza che accanto a sé, aveva il suo cellulare. Quando si riprese, controllò le chiamate, e tra quelle perse, vide quella di Marcus. Ed istintivamente, cercò in rubrica, il numero. Quando lo trovò, premette “chiama”. Convinta di parlare con Johanna, proferì: “devo cercare un posto dove andare. Il mio ragazzo, mi ha tradita e domani….. Johanna aiutami”.

Dall’altro capo del filo però, c’era Marcus, che prontamente ribatté: “Emily, io ti amo, non ti direi mai di no. Puoi venire quando vuoi. Io ti aspetto”. Emily ringraziò poi richiuse. Calde lacrime, le scesero lungo il viso. Non riuscì a trattenersi. E scoppiò in un pianto disperato. Sally, stava entrando, per controllare che Emily stesse bene, e la sentì piangere e singhiozzare. Capì che doveva mancarle molto Astrid, e decise di avvisarlo. Astrid, dall’altra parte della città, posò il bicchiere, esclamando: “non aggiunga nient’altro. Vengo a prenderla”. E dopo aver chiuso la comunicazione, si alzò dalla sedia dello studio, uscì dalla porta, richiudendola dietro di sé, discese le scale e giunse all’ingresso, dove trovò la portiera, assunta il giorno addietro, alla quale domandò di telefonare ad un taxi, e di mandarlo alla clinica gestita dal padre. Nel contempo, Lulù, ad una festa, venne a sapere che Astrid, da qualche tempo, si recava al nosocomio, e preoccupata per la sua salute, decise di recarvisi. La ragazza sapeva infatti, che qualora il ragazzo, si fosse sentito male, o avesse avvertito qualche malessere, era solito farsi ricoverare al nosocomio privato, perchè non sborsava “un quattrino”, grazie alle generose e quanto mai cospicue offerte del padre.

Mezz’ora più tardi, Astrid stava aspettando che Sally finisse tutte “le carte”, per le dimissioni di Emily. Nell’attesa, informò la donna che sarebbe andato ad aiutare Emily a preparare la valigia. E così fece. Quando Emily vide all’ingresso della sua camera, Astrid, rimase basita. Astrid, d’altro canto, notò che la ragazzina era già pronta, con il cellulare in mano, e si mise a fissarla.

Lo sguardo del ragazzo, era cupo e penetrante, ed Emily sentì dentro di sé, una grande paura. Un gelo. Come se un freddo vento, le attraversasse il corpo. Fu solo un attimo, però, perchè Astrid smorzò quell’atmosfera, sorridendole, ed ironizzando. Dopodichè, concluse, che a quanto sembrasse, non necessitava del suo aiuto, e che quindi potevano anche andarsene subito.

Astrid attese che Emily replicasse, ma quella risposta non giunse. Ed Astrid la esortò, ricordandole che c’era un taxi fuori, che li stava aspettando, e che qualora avesse dovuto telefonare, avrebbe potuto farlo, una volta giunti a destinazione. Ed avvicinandosi, aggiunse: “non credi”?. Stette per un po’ a fissarla, poi continuò: “sei rossa in viso. Forse non stai ancora bene, come credevo. Sarebbe meglio che rimanessi qua per qualche giorno”. Ma Emily, prontamente ribatté: “no, ti prego. Mi annoio qua dentro. Non voglio crearti dei problemi. Per stanotte, starò in hotel”. Astrid sbottò: “ma sei forse impazzita? Prima di tutto, sei minorenne, e non puoi rimanere sola in albergo, secondariamente, sei in convalescenza e ti hanno dimessa, soltanto perchè io l’ho richiesto, e come ultimo, se qualcuno venisse a sapere che il figlio di colui che sovvenziona il nuovo reparto dell’ospedale, ha una relazione clandestina,con la causa dell’incidente, e che è una ragazzina, la stampa si scatenerebbe, perciò lei sarebbe rimasta chiusa nel suo appartamento per tutto il periodo della convalescenza, cioè un mese. Non avrebbe potuto uscire di lì, senza il suo personale permesso.

Emily non riusciva a credere che la persona che aveva amato, e che aveva dinanzi, fosse così cinica, e pretendesse che vivesse, rinchiusa tra quattro “mura”. Astrid attese un po’, poi si riavvicinò di nuovo, e la prese in braccio. Emily, per tutta risposta, esclamò: “ma che stai facendo?”. Astrid le fece notare che non poteva aspettare che si decidesse a seguirlo, e che quasi sicuramente, non era in grado di camminare.

Pochi minuti più tardi, Astrid ed Emily, erano sul taxi. Emily era stranamente silenziosa. Astrid la osservò per tutto il tempo del tragitto. Quando arrivarono al suo appartamento, Emily rimase senza fiato, e finalmente, riprese la “parola”, proferendo: “è questa la tua dimora”?. Astrid le spiegò che quella, era soltanto una sistemazione per quando doveva studiare, comunicandole che lì, nessuno li avrebbe disturbati. Ed avrebbero potuto parlare. E le ricordò che era per quel motivo, qualora egli non rammentasse male, che lei si era recata a New York, alla sua scuola. Emily gli diede ragione. Astrid domandò al tassista, di portare il bagaglio della signorina, e così nuovamente, prese in braccio Emily, la quale volle capire perchè la trattasse come una “moribonda”. Astrid le ricordò che non doveva affaticarsi per nessuna ragione, e che quindi, le avrebbe evitato di salire le scale. E sentenziò che non avevano ancora l’ascensore, assicurandole che avrebbe provveduto l’indomani al trasferimento. Emily replicò: “quale trasferimento?”. Astrid le rammentò che quello, era un alloggio provvisorio, perchè aveva telefonato all’impresa, per farsi costruire un ascensore, e che per qualche giorno, ci sarebbero stati i lavori, e loro avrebbero dovuto cambiare casa. L’avvisò poi, che la sua valigia, era già stata disfatta, e i suoi abiti, li avrebbe trovati nell’armadio di fronte. La informò che sarebbe uscito per ordinare la cena, raccomandandole di non aprire a nessuno, e di riposarsi.

Poco prima di chiudere a chiave, Astrid si voltò, asserendo che era certo che lei l’avrebbe fatto per amor suo, ed era sicuro anche che non le sarebbe costato poi tanto, qualora ella l’amasse.

Quando Astrid richiuse, Emily attese qualche istante, poi si lasciò andare ad un pianto disperato, finchè si addormentò. Al suo risveglio, pensò che non aveva altra scelta che fuggire. Constatò che dalla porta, avrebbe dato troppo nell’occhio, e così decise di calarsi dalla finestra. Ma quando si affacciò, vide che era piuttosto alta. Tuttavia, ciò non la scoraggiò, ed alzatasi dal letto, si diresse verso l’armadio, e designò qualche vestito. Cercò poi la sua valigia.

Guardandosi intorno, la scorse in un angolo. La prese e la adagiò sulle coperte, poi ripiegò i vestiti scelti, e li mise al suo interno. Poi la chiuse. Andò in bagno, si cambiò e scrisse un biglietto ad Astrid: “non voglio stare in prigione. Emily”. Lo posò sul tavolo, ed arrampicandosi sul balcone, gettò la valigia a terra, poi spiccò un salto, chiudendo gli occhi.

Saltando però, fece un gran baccano, che temette di aver destato qualcuno. Cercò di rialzarsi. Si sentì tutta ammaccata e dolorante, ma si alzò, e dando un ultimo sguardo alla casa di Astrid, si incamminò verso il cancello, e fu lì che si ritrovò dinanzi proprio lui…..

Capitolo 3

Astrid fissò Emily. E chiese dove stesse andando. Ella, sentendosi scoperta, azzardò che gli stava andando incontro. Ma Astrid replicò: “mi prendi in giro”?. Emily si scusò, affermando che aveva ragione. Gli confessò di amarlo più della sua vita stessa, ma di riuscire a stare rinchiusa come voleva lui. Gli disse di avere lasciato un biglietto, ma ormai non serviva più. E gli intimò di lasciarla passare. Astrid sentenziò che non l’avrebbe mai lasciata andare, tantomeno con la febbre. Emily lo rassicurò di stare benissimo. Astrid ribatté: “ah sì? E perchè sei tutta rossa……”, ed avvicinandosi le posò le labbra sulla fronte. E disse che era ancora calda. Emily pensò che l’aveva baciata, anche se soltanto sulla fronte. Sentì dentro di sé, un grande imbarazzo. Ma prima che potesse aggiungere altro, Astrid prese dalle mani di Emily, la valigia, e la tirò sul balcone. Prese in braccio Emily, e la riportò in casa. Quando furono all’interno, adagiò sul letto Emily, proferendo: “beh, non ti spogli”?.

Emily, gli rispose che era impazzito, e che sperava non volesse…..

Il ragazzo, che aveva capito cosa intendesse Emily, le assicurò che aveva inteso male, e che non pensava che lei dormisse vestita, perchè secondo il suo parere, sarebbe stata più comoda con un pigiama, o con la camicia da notte. E ne chiese se fosse d’accordo. Emily scusandosi, gli rispose che non aveva capito. Ma Astrid, andò accanto ad Emily, e sentenziò: “ma se preferisci l’altro senso, basta che tu lo dica”. Emily scoppiò a piangere, ed Astrid non ne capì il motivo. E osservò che non era cambiata per niente. E aggiunse: “smettila di frignare. Ho fatto solo una spiritosaggine”. Emily, risollevata, replicò: “davvero”?.

Emily rimase sorpresa. E lo fu ancora di più, quando Astrid le propose un viaggio.

Emily chiese quale fosse la meta. Astrid affermò che doveva essere un’isola sperduta, altrimenti rischiavano di “beccare” qualche giornalista, o qualche seccatore. Emily convenne che tutto quello, lo stava facendo, perchè lei era stata investita da un’automobile. E che era proprio per quella ragione, che voleva andare via, per non creare altri fastidi a lui……

Astrid controbattè: “benissimo”, facendole sapere che allora lo considerava come un sì. E le chiese di guarire presto, perchè voleva restarsene un po’ tranquillo,e restare chiuso lì, se ci teneva a saperlo, non era bello neppure per lui. Ma era inevitabile, e comunque era per evitare che facesse Tarzan, un’altra volta. Emily constatò che allora l’aveva vista, ma Astrid le replicò che era stata la custode a vederla. Anzi,aveva notato la valigia a terra, ed aveva fatto, per così dire, due più due…..

Emily fece per ribattere, ma sentì un dolore alla schiena, e gridò “ahi”. Astrid si spaventò, e volle sapere che cos’avesse. Lei replicò: “mi fa male la schiena. Devo essere caduta male”. Astrid affermò che era un vero impiastro, ed era tale e quale, a quando erano fidanzati. Emily ammise di essere dispiaciuta, poi vedendo che Astrid stava andando, chiese dove fosse diretto. Ed egli la informò che andava a prendere l’analgesico. Ed aggiunse: “non hai i dolori, o sbaglio?”. Emily rispose affermativamente, e comunicò ad Astrid di essere allergica all’aspirina, ma per il resto andava bene tutto. Astrid passò la mano fra i capelli e li sfiorò, esclamando: “va bene”, dopodichè uscì.

La ragazzina pensò che forse, quel viaggio con Astrid, l’avrebbe aiutata a chiarire i suoi sentimenti, e quelli del ragazzo.

Una settimana più tardi…….

Emily era seduta sul letto, e borbottava tra sé che era annoiata. E che era ancora peggio della prigione di prima. Si lamentava che non v’era anima viva, e che gli unici esseri viventi, per così dire, erano lei e Astrid, che oltretutto, non le teneva molta compagnia, visto che era sempre fuori, e come se non bastasse, in quel posto, non c’era neppure un negozietto piccolo piccolo per fare shopping. E ad un tratto, tra un lamento e l’altro, sentenziò: “oh, mi avrà mica portata all’inferno? Sarà pure un ragazzo da sballo, sarà pure la persona che amo, ma….. …… Astrid sta esagerando. Se crede di tenermi sottochiave, si sbaglia di grosso. Deve ancora nascere chi ingabbia Emily. Quando son fuggita dalla finestra, non ho calcolato che di sotto, c’era la custode. Qua non c’è nessuno. E non è neppure alto. Coraggio Emily, disse fra sé, un bel salto e via….

Emily si sporse leggermente dal parapetto, e convenne che quasi, sarebbe stato meglio non guardare. E così dicendo, continuò: “un piede qua…. così….. un piede là….. e…… aiuto…….. Astrid”.

Emily pensò che era davvero sfortunata, perchè nelle vicinanze, non c’era qualcuno a cui chiedere una “mano”. E si rassegnò. Mezz’ora più tardi, le mani, appoggiate ad un ricamo del balcone, cominciarono a formicolare. E proferì: “non ce la faccio più”, poi cadde nel vuoto…….

Il caso volle che Astrid, rientrasse in quel momento, e mollate le borse della spesa, si precipitasse per prendere Emily, che nel contempo, riaprì gli occhi, per poi svenire nuovamente, ed ad Astrid, non restò che attenderne il risveglio.

A Melbourne intanto, i fratelli di Emily, avevano trovato un biglietto di Emily che riportava: “vado da Astrid. Non state in pena per me. Emily”. Ma il maggiore, non era affatto tranquillo, così propose a Kiris, di raggiungerla.

Kiris e Smiley, partirono quella stessa sera, per New York.

Emily, nel contempo, si destò dopo molto tempo. Era notte fonda. E vide accanto a sé, Astrid, che la guardava con occhi di ghiaccio, mentre sbottava: “Emily. Quando ti è venuta un’idea così stupida? Potevi romperti l’osso del collo”. Emily ammise di essere dispiaciuta, ma gli disse che anche lì, era rinchiusa. Astrid le replicò che fino a qualche giorno addietro, era febbricitante, e che quindi non gli era sembrato il caso, di portarla a zonzo qua e là, ed aveva preferito attendere che lei si fosse ristabilita completamente, per mostrarle l’isola. Emily, sorpresa da quell’affermazione, ribattè: “davvero? Credevo che non ti importasse di me, e che fossi solamente un peso per te”. Astrid, le rammentò che qualora non gli fosse importato, come lei sosteneva, non l’avrebbe mai affidata, alle cure di una clinica privata, né tantomeno l’avrebbe portata lì, e non avrebbe neppure lasciato il suo lavoro per lei. Emily gli confidò di non avere mai saputo che lui lavorasse, e che era sempre stata convinta che il figlio di un riccone, bighellonasse tutto il giorno e che passasse da una ragazza all’altra…..

Astrid, quasi ferito, domandò se veramente lo pensasse. E lei lo negò, facendogli sapere che quella era stata l’opinione iniziale, ma poi aveva cambiato idea. Astrid asserì di esserne lieto. Aggiunse poi: “domani, anzi, stasera, se te la senti, potremo andare per negozi”. Ed Emily, gli lasciò intendere che era inutile aspettare, e che voleva andarci subito. Gli disse che adorava lo shopping. Astrid, per tutta risposta, esclamò: “spero non vorrai andarci in camicia da notte”. Emily rispose di non essersi accorta, ed Astrid scherzosamente, sentenziò che era sicutamente colpa della botta che aveva preso, cadendo…..

Emily, cambiando discorso, gli fece sapere che sarebbe andata subito a cambiarsi, rassicurando il ragazzo, che ci avrebbe impiegato un attimo, e pregandolo di aspettarla. Astrid, ironizzando, proferì: “e dove vuoi che vada? Mi metterò qua a leggere. Conoscendoti, un attimo per te, equivale ad un’ora”.

Emily prese un abito dall’armadio e si ritirò in bagno. Come aveva previsto Astrid, ci mise un’ora. Quando uscì, presa dall’entusiasmo, dichiarò: “visto che velocità”?. E guardando poi l’orologio, continuò: “Astrid, quell’orologio, deve essersi fermato”. Astrid le garantì che funzionava benissimo, e che era lei ad aver impiegato un’ora di tempo, come volevasi dimostrare. E volle sapere se potessero o no, uscire. Emily, gridò: “che bello. Si fa shopping. Voglio comperarmi scarpe, borse, occhiali da sole, vestiti per la sera…..”. Astrid, le chiese se per caso, intendesse svaligiare i negozi, e lei lo negò, ammettendo che però aveva pensato di fare qualche piccolo acquisto. Astrid si rassegnò e le comunicò che sapeva che finiva così, e che per questo, aveva già deciso di portarsi dietro la carta di credito. E così dicendo, la mise nel portafoglio esclamando: “ecco fatto, possiamo uscire”.

Poco dopo, Emily esultava. Ringraziò Astrid per averle fatto permesso di rinnovare il guardaroba, e di averla persino portata al ristorante più caro della città, anche se non sapeva ancora dove fossero. Astrid le fece sapere che a quello, avrebbe rimediato subito: erano a Kyashan. Poi dichiarò che quella sera, avrebbero cenato in camera. Emily ne fu entusiasta. Ed in una foga di entusiasmo, abbracciò Astrid. Poi però, si ritrasse, domandandogli scusa. Astrid ribatté di non capire perchè si stesse scusando, dal momento che gli sembrava una cosa normale quella che aveva fatto. Emily rimase in silenzio a fissarlo, mentre Astrid proferiva quelle parole. Ma non durò a lungo. Astrid infatti, si avvicinò ad Emily, e senza aggiungere altro, la baciò…..

Una lacrima, rigò il volto di Emily. Astrid la “bevve”, poi abbracciò a sua volta, Emily, e stringendola fortemente a sé, proferì: “Emily, rimani per sempre mia. Prometti di non lasciarmi mai più”. E mentre le lacrime continuavano a scenderle, Emily ed Astrid, nuovamente si baciarono, per poi scomparire nell’oscuro manto della notte…..

La mattina seguente, mentre l’aereo con a bordo Kiris e Smiley, cioè i fratelli di Emily, stava atterrando a New York, Emily, era seduta sul letto, e pensava alla sera addietro……

La ragazzina, ripeteva a sé stessa, che non doveva accadere, non dopo quello che le aveva fatto Astrid. Soprattutto si chiedeva come avrebbe fatto a capire e a far luce, su ciò che provava. Eppure la scorsa notte, era intenzionata ad andarsene da lì, a raggiungere Marcus. Non riusciva a comprendere cosa le stesse accadendo. Convenne che ogni volta che vedeva Astrid, provava una strana sensazione. Quello sguardo di ghiaccio, ma anche la sua infinita dolcezza. Si domandò se fosse amore, o soltanto un senso di colpa, verso di lei, ma se ripensava che erano sul punto di…..

Emily scosse la testa. E disse tra sé, che doveva calmarsi. Che non era successo niente. E che non doveva agitarsi così. Ma i suoi pensieri, vennero interrotti dalla porta, che in quel mentre, si aprì. Era Astrid…..

Il ragazzo la squadrò e sentenziò che era ancora in pigiama, e volle sapere se stesse male. Emily rispose di no, confessandogli di essersi destata da poco, e che ora si sarebbe alzata…..

La ragazzina, cambiò discorso. Annusando l’aria, ammise di sentire un bel profumino, e qualora il suo olfatto non la tradisse, parevano dei cornetti caldi, con del caffè. Astrid le disse che aveva indovinato, e che sarebbe stata un “perfetto” segugio, infatti quella era la loro colazione. E le porse, così dicendo, un vassoio. Emily contò e alzando il capo, chiese: “ma mangi anche tu”?.

Astrid le fece notare che era ovvio, perchè fino a prova contraria, non campava mica d’aria. Emily lo invitò a “buttarsi sulle brioche”, prima che si raffreddassero. E mentre stava addentando un pezzetto di cornetto, sentì uno squillo, e lì per lì, si chiese cosa suonasse, poi si ricordò del cellulare, e confidò ad Astrid di essersi dimenticata di spegnerlo. Lo informò che ci sarebbe andata nell’immediato, ma prima doveva trovarlo. Astrid le domandò se avesse ancora lo stesso numero, e la invitò ad aspettare.

Prese ad ascoltare lo squillo, e quando capì da dove provenisse, esclamò: “di là. Ma resta qui, vado a recuperartelo io”, e così dicendo, si diresse nell’altra stanza. Quando vi arrivò, guardò un po’ intorno a sé, e quando lo trovò, lo prese e senza rispondere, lo portò ad Emily. Consegnandolo alla ragazzina, la esortò a cambiare suoneria, perchè gli era parsa un po’ bambinesca, ed Emily dopo averlo preso dalle sue mani, lo ringraziò, e mentre teneva ancora in mano la brioche, si apprestò a rispondere. Dall’altro capo, sentì una voce nota, che la salutò, e le chiese se avesse cambiato idea. Emily si rammentò solo allora, di aver telefonato a Johanna, per andare via dall’appartamento di Astrid.

Dall’espressione di Emily, Astrid comprese che era successo qualcosa. E senza dire nulla, prese dalle mani di lei, il telefonino. Emily era rimasta immobile. Astrid portò all’orecchio, il cellulare, esclamando: “chi parla?”. Vide poi sul monitor, un nome, e voltosi verso Emily, le domandò: “chi è Marcus? Rispondimi Emily”.

Emily era come impietrita, e non si accorse di nulla, neppure che Astrid, posato il telefonino, stava avanzando verso di lei.

Quando la raggiunse, asserì che era piuttosto pallida, e che sicuramente, era qualcuno che le voleva fare del male. Così tornò verso il cellulare di Emily, lo prese, aprì la finestra e lo gettò di sotto. E replicò: “ecco fatto”. E tornando sui suoi passi, avvicinandosi ad Emily, proferì: “non temere, piccola. Nessuno ti porterà via da me. Non permetterò che qualcuno ti faccia del male. Mi prenderò cura di te”, e così dicendo, Astrid la prese in braccio e la riportò nel letto. La coprì. E sfiorandole i capelli, sussurrò: “Emily, le tue labbra, sembrano fatte apposta, per essere baciate da me. Cerca di rimetterti presto. Non riuscirò a controllarmi ancora per molto”……

Astrid, stava richiudendo la porta, quando la voce di Emily, ribatté: “anch’io….. dove stai andando”?.

Astrid ritornò sui suoi passi, replicando: “vedo che ti sei ripresa”. La informò che si stava recando al negozio, per compreare un altro cellulare, dato che il suo, si era rotto. Le rammentò che gli era caduto, mentre lo portava a lei. Emily ammise di non ricordarsi molto, ma di rammentare che suonava, e che lui s’era offerto di cercarlo. Ma non era importante, in quel momento. Voleva restare con lui. Astrid le lasciò intendere che qualora non avesse udito male, poco prima, rispondendo alla sua esclamazione, aveva detto “anch’io”. Ed avvicinandosi ancora di più, sentenziò: “vuoi essere la mia donna per la vita, Emily? Ti aspetterò, se preferisci pensarci”. Lei tese le braccia verso di lui, esclamando: “non voglio attendere oltre. Ti darò quella risposta, ora. Sì. Astrid, io ti amo, diventiamo un unico essere, ora”. Astrid le ribatté: “ne sei sicura? Non vorrei che te ne pentissi”.

Emily lo rassicurò: mai se ne sarebbe pentita, perchè amarlo era il suo destino, e lei lo avrebbe seguito. Ora sapeva che lui la amava, e quello le bastava.

Dopo tanto tempo, a quella dichiarazione, finalmente Astrid ed Emily, cinti in un caldo abbraccio, si amarono……

Un mese più tardi, Kiris e Smiley, camminando per le vie di New York, trovarono l’ex di Astrid, Lulù, alla quale domandarono se conoscesse un certo Astrid. Ella volle sapere perchè lo stessero cercando. Fu Kiris ad esplicare a Lulù, che lo cercavano per avere notizie della sorella, perchè la direttrice della scuola, aveva riferito loro, di aver dato ad una ragazzina, l’indirizzo di un ragazzo con quel nome. Lulù affermò che qualora si riferissero ad Astrid, il figlio del sovvenzionatore del progetto del nuovo nosocomio, e gestore di un’importante clinica privata, non riusciva a capire cosa avesse a che fare con sua sorella, o loro due, visto che Astrid era altolocato, e non un pezzente come quei che aveva dinanzi in quel momento. Kiris fece per reagire, ma Smiley glielo impedì, osservando che una volta che lo avesse informato di Emily, sarebbero tornati a Melbourne. Lulù, sorpresa, chiese se loro fossero fratelli di Emily. E loro lo confermarono. E domandarono nuovamente alla ragazza, se avesse sue notizie. Lulù, che era tutt’altro che ingenua, dichiarò: “può darsi”, e consigliò ai due, di rivolgersi all’infermiera dell’ospedale di cui aveva accennato prima, perchè era lei ad averla in cura, poiché a quanto pare, Astrid pagava le spese. Smiley avanzò la richiesta di fornire loro l’indirizzo. Ella rispose affermativamente. E spiegò al ragazzo, strada per arrivarci. Egli la ringraziò. E si congedò. Raggiunse Kiris, ed insieme, si diressero all’ospedale.

Quando vi giunsero, Smiley chiese al fratello, se non avesse paura che Emily fosse in brutte condizioni, o avesse perso la memoria. E ricordò a Kiris, che Emily, era solita tenersi in contatto con loro, e che qualcosa doveva esserle accaduto.

Con questo pensiero, Smiley e Kiris, salirono le scale, e guardandosi intorno, cercarono Sally.

Ad un tratto, mentre leggevano i nomi del personale, una donna di mezza età, si avvicinò, chiedendo: “avete bisogno, ragazzi”?. Smiley rispose di sì, e le disse che stavano cercando una signora o signorina di nome Sally. Ella, sorridendo loro, esclamò: “sono io”.

Smiley sospirando, le comunicò che era felice di averla trovata così presto, e la pregò di dare loro notizie della loro sorella Emily. La donna rimase sorpresa, e Kiris, le esplicò che era stata una ragazza a mandarli lì, sostenendo che Astrid, aveva pagato le spese del ricovero. Sally allora capì, e si scusò con entambi. Esortò i due fratelli, a stare tranquilli, perchè Emily viveva con Astrid.

Kiris e Smiley, per poco, non svennero. E la donna, preoccupata, volle sapere se si sentissero male, tanto erano impalliditi. E domandò se volessero dell’acqua. Smiley replicò: “poveri noi…..”. E volle sapere dove abitasse Astrid. Sally, in tono quasi materno, affermò di essere dispiaciuta di non poter esaudire la loro richiesta, ma non poteva fornire indirizzi privati. E consigliò loro di telefonare al suo cellulare direttamente, dal momento che erano fratelli. Kiris la pregò di comunicare loro dove abitasse Astrid, perchè proprio al telefonino, avevano provato tanto, ma non rispondeva, ed era un mese che la stavano cercando ovunque. Sally sospirò, ed alla fine, cedette, e trascrisse su un foglio quello che avevano richiesto. Smiley lo prese e ringraziò Sally, la quale domandò al ragazzo, di portare i suoi saluti ad Emily, oltre che ad Astrid. Smiley promise di farlo, ringraziandola nuovamente.

Emily nel contempo, aveva ritrovato la felicità con Astrid, ed il tradimento, era ormai, soltanto un brutto ricordo. Però, avrebbe voluto sapere perchè.

Quella mattina, Astrid, la vide assorta, e volle capire cosa la turbasse. Emily gli assicurò che non v’era nulla, e che era soltanto curiosa di conoscere la causa del suo repentino cambiamento, cioè per farla breve, se fosse stato mosso dalla compassione, o dai sensi di colpa, per l’incidente avvenutole o la amasse davvero. Astrid le confessò che forse, inizialmente, era stato come aveva appena proferito, ma poi, giorno dopo giorno, quel sentimento era cresciuto, anzi, forse sarebbe stato meglio dire rifiorito, dal momento che già loro, erano “insieme”. E comunque, continuò il ragazzo, non aveva più nessuna importanza per lui, il trascorso, perchè ciò che contava, era il presente, e in quello, vi era lei e il loro amore. Emily domandò allora, cosa avrebbe fatto con l’altra, nel caso fosse ricomparsa, ed Astrid, le assicurò che mai si sarebbe verificata quella circostanza, poiché era impossile rintracciarlo, dato che si era fatto cambiare il numero di telefono, dopo l’incidente. Emily gli fece notare, che una donna, possedeva molte risorse, e per tenersi l’uomo che ama, sarebbe stata disposta a tutto, rammentando ad Astrid, che lei aveva fatto un viaggio, per poterlo incontrare. Astrid ricordò ad Emily che Lulù, non era di certo “pazza” come lei, ed inoltre il loro rapporto, era solamente fisico. Ed aggiunse: “sei soddisfatta”?. Emily rispose di sì. Astrid le propose di dimenticarsi del resto, come lui aveva fatto con Lulù, osservando che il passato, avrebbe dovuto lasciarselo “alle spalle”, compreso quel Marcus, perchè con lui al suo fianco, non avrebbe dovuto temere più nulla.

Dagli occhi di Emily, sgorgarono lacime, ed accasciandosi, scoppiò in un pianto disperato. Astrid si chinò, e prese tra le sue, le mani di Emily, che coprivano il viso, e lei smise. Ma prima che potesse proferire parola alcuna, la baciò. Un bacio “profondo”, che sconvolse la fragile e dolce Emily…..

Il cuore della ragazzina, prese a battere all’impazzata, quando Astrid, le poggiò le mani sulle spalle. Poco dopo, si “staccò”, sussurrando: “ti amo”. Emily riprese a piangere, ed Astrid sentenziò, di averla baciata, per vederla sorridere, non lacrimare. Emily replicò di essere felice, così tanto, che qualora fosse morta lì, in quel preciso istante, sarebbe stato speciale. Astrid ribatté: “oh, stai scherzando? Morire adesso? Non ci provare. Tu devi ancora essere mia, completamente”. Emily chiese: “scusa, in che senso”?. Astrid le rammentò della sera addietro, ed Emily lo rassicurò: si ricordava benissimo. Gli confidò però, di non sentirsi ancora pronta ad amarlo con tutta se stessa, ma qualora lui avrebbe voluto “consumare”, l’avrebbe accontentato. Astrid si dimostrò molto più maturo di quel che sembrasse, asserendo di essere disposto ad attendere tutto il tempo che ella desiderasse, ma la pregò anche di non metterci troppo……

Emily, finalmente sorrise. E gettandogli le braccia al collo, gli sigillò le labbra…….

Da quel giorno, trascorsero quattro mesi. Kiris e Smiley, avevano ormai perso le speranze di trovare la loro sorellina, nella Grande Mela. D’altro canto, la stessa, era felice di vivere il suo sogno d’amore con Astrid. Ma una mattina, Emily inoltrò ad Astrid, una strana richiesta. Astrid storse un po’ il naso, ma Emily, prontamente, gli esplicò di aver lasciato un biglietto ai suoi fratelli, e niente di più, anzi, di non averli neppure sentiti, da quando era partita, e che erano quasi cinque mesi. Astrid sospirò, esclamando: “va bene, piccola. Prendilo. Ma non starci troppo”, e così dicendo, le allungò il suo cellulare. Emily lo ringraziò, e compose il numero di casa. Dall’altra parte, ovviamente, non le rispose nessuno, e la fanciulla lo trovò strano, perchè a quell’ora, Smiley e Kiris, solitamente erano in casa. Astrid le ricordò che doveva anche calcolare il fuso orario, ed Emily ammise di non averci pensato. E decise di chiamarlo. Decise così, di telefonargli sul cellulare. Ma neanche qua, ricevette risposta. E concluse: “cosa? Neppure qui, risponde qualcuno. È proprio strano. Astrid, perchè non mi risponde?”. Astrid le lasciò intendere che sicuramente, vedevano sul display, un numero sconosciuto, e ovviamente, non potevano sapere, che dall’altra parte, ci sei tu, cioè sua sorella”. Le suggerì di spedire loro un sms, firmandolo. Emily convenne che aveva ragione, affermando che non le era balenato neppure quello, in testa. E così dicendo, compose il messaggio, e lo inviò. Dopo circa tre secondi, sentì lo squillo e rispose. Smiley, dall’alta parte del filo, sbottò: “ma dove cavolo sei finita?”. Emily gli spiegò di essere con Astrid, e fece per dire dove si trovasse, ma dallo sguardo di Astrid, capì che non poteva. E aggiunse: “sto bene. Ho cambiato cellulare, perchè quello vecchio, si è rotto. Non state in pensiero. Astrid veglierà su di me…. ……. ehi aspetta, ridammelo Astrid”.

Astrid aveva rubato dalle mani di Emily, il telefonino, e portandolo all’orecchio, salutò. Dall’altra parte, Smiley lo informò, che qualora avesse fatto del male alla sorella, l’avrebbe pagata cara. Astrid gli comunicò di non averci fatto ancora nulla, a parte qualche piccolo bacio……

Astrid riconsegnò poi, il telefonino ad Emily, pregandola di domandare loro, di non telefonarle più, perchè sarebbe stata lei, a telefonare, nel caso di bisogno. Le spiegò che era una precauzione, per non essere rintracciati, e conferma quello che ho detto io loro. Emily rispose: “va bene”, e tornò a parlare col fratello. Le ultime parole proferite da Emily, prima di chiudere, furono “mi dispiace, Smiley. Non tornerò a Melbourne. Vivrò con lui. Io lo amo troppo, per rinunciarvi. E questa notte, diventerò sua, per sempre. Ci sentiamo”.

Emily si voltò verso Astrid, che rimase basito. Emily gli sorrise, e lo rincuorò, asserendo che era vero quello che aveva sentito. E gli assicurò di essere finalmente pronta.

Capitolo 4

Il giorno passò velocemente, e tra lo shopping ed una passeggiata sulla spiaggia, giunse la fatidica sera. Emily era piuttosto agitata, e mentre l’acqua della doccia, scorreva, pensava che a momenti, avrebbe perso la sua purezza…..

Emily: “se questa cosa fosse accaduta due anni fa, sarei stata molto più ansiosa, però, avrei saputo fidarmi di Astrid. Ed ora invece, sono così confusa. Che mi ami, lo so, ma…. quell’altra, l’avrà davvero dimenticata? E se mi ingannasse, e quando va fuori, andasse da lei….. …… non ci voglio pensare”.

Un quarto d’ora più tardi, Emily dichiarò di essere pronta. Astrid le si avvicinò e fece per spogliarla, mentre stava andando nell’altra stanza, ma lei replicò: “che fai, Astrid? Devo cercare qualcosa da indossare”. Astrid volle capirne il motivo, dato che aveva dichiarato di essere pronta, quando era uscita dal bagno, qualora non ricordasse male. Emily ridacchiò, affermando di non intendere in quel senso, e comunque, preferiva lasciare perdere. Astrid esclamò: “come sei bella, Emily. Sei diventata una donna, da quando ci siamo lasciati”. Emily gli fece notare che stava sbagliando, e che era ancora una liceale. Ma Astrid, improvvisamente, la prese in braccio. Emily gli intimò di rimetterla a “terra”, ed Astrid replicò: “ma non ci penso nemmeno. Prossima fermata: il letto. Non voglio stancarti. Né affaticarti. L’ho promesso a tuo fratello, no”?. Emily sorpresa, ribatté: “ah, buono a sapersi”, e volle sapere perchè non potesse mantenersi in contatto con loro. Astrid la invitò a riflettere, affermando che qualora l’avesse continuamente chiamati, avrebbero potuto rintracciare, dove loro si erano rifugiati, ed allora, tutto quello fatto, sarebbe stato inutile. Emily gli confessò di non averla vista in quel modo, perciò, non avrebbe più potuto telefonare ai suoi fratelli. Ed Astrid, sentenziò, che qualora volesse diventare sua, per sempre, era il prezzo che doveva pagare. Emily accettò, e concluse che, tutto sommato, avrebbe anche potuto scrivere. Astrid scosse la testa, osservando, che intendeva dire nessun contatto, e che avrebbe dovuto “tagliare i ponti col passato”. Emily serrò le palpebre, e ripensò alla sua infanzia, ed ai bei momenti trascorsi in Australia. Una lacrima bagnò il suo viso, tuttavia, alzò il capo, esclamando: “e sia. Pagherò quel prezzo, perchè non posso rinunciare a te. Ti amo troppo”. Ed inaspettatamente, pregò Astrid di rivelarle almeno il motivo. Lui ammise di non poter esaudire la sua richiesta, perchè anche lui, ne era all’oscuro. Emily ne fu stupita. Ma Astrid le spiegò che lui aveva solo eseguito il volere del padre. Emily proferì che era spaventoso, e che quindi, lui aveva rinunciato a lei, per obbedirgli. Astrid lo confermò, esplicandole che lui aveva preferito rinunciare per sempre all’amore, e vivere di avventure. Emily tra le lacrime, replicò che aveva rinunciato alla vita, e lo abbracciò, affermando che avrebbe lei guarito, le ferite del suo cuore. Astrid era ancora incredulo. Emily era di fronte a lui, e piangeva calde lacrime per lui. Mai nessuno, nemmeno Lulù, l’aveva amato di un amore così grande…… ed abbracciandola, a sua volta, pianse con lei…….

Da quel giorno, trascorsero quattro settimane. Emily ed Astrid, continuavano la loro storia d’amore, spostandosi continuamente. Era stata un’idea di Emily, la quale, per poter comunicare con qualcuno, di tanto in tanto, aveva preso a frequentare gli Internet point, firmandosi Princess Nightflyer.

In una fredda mattina di novembre, a Londra, Emily guardava fuori dalla finestra, triste e sconsolata, la pioggia, cadere fittissima. Le spiagge assolate e deserte, erano ormai un ricordo, e nonostante fosse con Astrid, non era felice, come pensava, e la vita che aveva sempre sognato, fosse una mera illusione, e si stesse dissolvendo, come neve al sole. A complicare tutto, poi, c’erano strani malesseri, cui Emily aveva cominciato ad accusare. Astrid se ne era accorto, e decise di affrontarla. Emily affermò, che forse, aveva preso l’influenza, perchè erano passati dal caldo tropicale, al freddo ed al gelo di Londra. Astrid si avvicinò, e guardandole il visino, asserì che non gli pareva fosse febbricitante. Così dicendo, le posò le labbra sulla fronte, sentenziando che non era affatto calda, e che probabilmente, era dovuto al fuso orario, anche se……

Astrid non finì la frase, ed Emily lo invitò a farlo, lasciandogli intendere, che qualora ne sapesse la causa, voleva apprenderla anche lei. Astrid la informò, che sarebbe sceso, per ordinare il pranzo, ma che prima avrebbe fatto un bagno.

Mentre si stava dirigendo verso la porta, però, diede uno sguardo alla finestra. Pioveva a dirotto. Le tende erano quasi tutte tirate, tranne una. Ed Astrid, senza dire nulla, la raggiunse e la chiuse. Poi, tornò verso Emily, che era rimasta lì, in piedi, a fissarlo.

Gli occhi della ragazzina, scintillavano. Le gambe, si erano irrigidite. Sentiva dentro di sé, il cuore battere come un tamburo impazzito. Lo sguardo cupo e penetrante di Astrid, le incuteva timore, e nonostante fossero trascorsi diversi mesi, da quando avevano ripreso a frequentarsi, non si era ancora abituata ad esso.

I passi del ragazzo, che la stava raggiungendo, li sentì rimbombare nella testa, come tanti martelli, ma quella sensazione, seppur breve ed intensa, ebbe termine, nel momento in cui Astrid dichiarò: stai tremando. È meglio che lo faccia tu il bagno, così ti riscaldi”, dopodichè, posò le sue labbra, su quelle di Emily, baciandola. Quando si “staccò”, proferì: “voglio che il tuo corpo, diventi caldo, come le tue labbra”. E dopo aver proferito ciò, si incamminò verso la sala da bagno, lasciando Emily basita.

La ragazzina, non riusciva più a muoversi. Aveva i piedi “incollati” al pavimento. Le gambe come due pezzi di marmo. I suoi occhi, dapprima rilucenti, ora sembravano stralunati. Emily era come una statua.

L’acqua scorreva, e lei non la sentiva. Come non udiva la voce di Astrid, che prese a chiamarla ripetutamente.

Dalla porta del bagno, s’udì un “guarda che l’acqua diventa fredda”. Ma nulla. Nessuna risposta. Astrid, preoccupato, sbottò esclamando: “ma insomma, ti vuoi muovere”. Si diresse nell’altra stanza, dove trovò Emily, ed un tantino seccato, affermò che stava “dormendo in piedi”. Ma vedendo che la situazione, era rimasta immutata, dopo aver pronunciato un “ma ti sei imbambolata. Dico a te”, fece per prenderla. Fu allora che Emily, chiese al ragazzo, cosa stesse facendo, e lui per tutta risposta, ribatté che voleva appurare che non fosse trapassata, e fortunatamente, la sua anima, era ancora lì. Poi, indicandole il seno, asserì che pareva “lievitata”. Emily osservò, che a lei non sembrava affatto più grosso, e guardò Astrid negli occhi, e con lo sguardo corrucciato, esclamò: “ma come ti permetti”, dandogli un sonoro ceffone. Astrid non si mosse. E con la mano, si limitò a toccare la sua guancia, che “dolorava”.

Non aveva mai visto Emily in quello stato. E soprattutto non aveva mai avuto una simile reazione. E si interrogò su cosa fosse dovuto quel repentino cambiamento, e se fosse lui il problema. D’altro canto, la ragazzina, dopo averlo schiaffeggiato, si scusò, inchinandosi, poi corse via. Astrid constatò che era proprio strana. Con questo pensiero, tornò verso il bagno.

La porta era aperta, ed inizialmente, volle capire il perchè. Poi si ricordò che Emily, fin da piccola, soffriva di claustrofobia, e non si preoccupò più di tanto.

Il tempo scorreva, ed Emily era ancora nella vasca. Due ore più tardi, Astrid cominciò ad innervosirsi, e decise di andare a controllare. Emily non si accorse di nulla, intenta com’era, a cospargersi di crema, ma Astrid entrò, e le posò una mano sulla spalla. Emily emise un grido talmente forte, da assordare Astrid, e quando ella vide, che davanti a sé, aveva il suo amore, gli lasciò intendere, che non erano scherzi da farsi, perchè si era spaventata. Astrid le si avvicinò, cingendole i fianchi, e sussurandole in un orecchio, che era dispiaciuto, ma che aveva temuto che lei stesse nuovamente male. Lei, voltandosi, cercò di rassicurarlo, carezzandogli il viso, e sorridendogli. Astrid, senza aggiungere null’altro, la baciò……

Emily, in un vortice di mille sensazioni, si sentì “prendere”. Astrid, infatti, l’aveva sollevata, e presa in braccio, senza mai staccare le labbra da lei….

Pochi istanti dopo, Emily ed Astrid, sul letto di quell’albergo, si amarono…..

Tre settimane più tardi, la salute di Emily, peggiorò, ed Astrid, la convinse ad andare da un medico. I minuti d’attesa nella saletta, furono terribili per Emily, e si intensificarono, quando le venne annunciato il responso: era incinta di sei settimane. Per Emily, fu un fulmine a ciel sereno. Si chiedeva cosa avrebbe fatto, osservando che non avrebbe potuto nasconderlo ad Astrid, perchè sarebbe venuto comunque a saperlo, poiché vivevano insieme, e poi si conoscevano da ormai dieci anni, e avrebbe compreso in un secondo, sicuramente, guardandola semplicemente negli occhi. Però….

Emily interruppe quei pensieri, e pensò anche alla possibilità di essere abbandonata, dal momento che lei, rispetto ad Astrid, era una “comune mortale”. Ma l’angustia più grande, fu quella di non poter comunicare coi suoi fratelli. Quello la faceva impazzire. Eppure, sentiva dentro di sé, di doverlo fare. Così, diede un’occhiata intorno, ma appurò che non c’erano telefoni pubblici.

La ragazzina, prese ad incamminarsi senza meta, percorrendo stradine non asfaltate, vie, viottoli, finchè giunse ad una stazione, e potè telefonare. Dall’altro capo del filo, la voce di Smiley, la fece piangere, e tra le lacrime, lo informò della gravidanza di sei settimane. Smiley rimase scioccato, e non riuscì più a parlare. Kiris si preoccupò, e dopo avergli chiesto il cellulare, perchè voleva salutare Emily, e vedendo che il fratello non reagiva, glielo rubò di mano, esclamando: “ciao Emily. Sorellina, come ti va la vita? A quando le nozze, con Astrid”?. Emily replicò: “non lo so. Per ora, diventerò madre”. Kiris ribatté: “stai scherzando? E la scuola?”. Emily ammise di non averci pensato, sentenziando che quello, era l’ultimo dei suoi pensieri. Tagliò corto, salutandolo, poi riagganciò, ritirando la scheda. Non ebbe il tempo di pensare, cosa ne sarebbe stato di lei, se Astrid l’avesse lasciata, perchè la vista le si annebbiò, e cadde a terra…..

Astrid, nel contempo, era ritornato all’hotel, dove lui ed Emily, alloggiavano, e vide che la ragazzina non era in camera. Prese a cercarla ovunque, dal b agno alla cucina, alla camera da letto, scendendo persino nella hall, ma di Emily, non v’era nessuna traccia, così il ragazzo risalì al piano superiore, per chiamare il servizio taxi, per prenotarne uno privato, per girare la città, alla ricerca di Emily. E fu lì che vide un biglietto, che prima non aveva notato, che recitava: “vado in città”. Astrid, dopo aver proferito, “ma cos’ha in testa, quella ragazzina”, prese una sigaretta e l’accese. Tirò due boccate, e aspirò.

Mentre si stava dirigendo verso la porta, il telefonino in tasca gli squillò. Dall’altra parte del filo, c’era proprio Emily, che con voce tremula e singhiozzante, esclamò: “Astrid, mi vieni a prendere? Sono in ospedale”. Astrid rispose che stava giusto chiedendosi, dove caspita fosse finita, comunicandole che l’avrebbe raggiunta subito, dopodichè chiuse la chiamata. Emily, nella stanza del nosocomio, fissò un istante la cornetta del telefono che teneva in mano, poi la posò, e scoppiò a piangere. Non voleva che Astrid conoscesse la verità, o almeno non in quel modo.

Poco dopo, Astrid era sulla porta, che si accingeva ad entrare. Emily era china, con il capo sulle ginocchia, accovacciata, ed i lunghi capelli castani, le scendevano, toccando un lembo del lenzuolo. Ad un tratto, si sentì toccare sulla spalla, e di scatto, alzò la testa. Aveva gli occhi velati dalle lacrime, e fissava Astrid, che le era di fronte.

Emily sussurò un tiepido “mi dispiace”, poi riprese a piangere. Astrid l’abbracciò, stringendola a sé, ed affermando che non importava, perchè ormai si era abituato ai suoi colpi di testa, come quella volta, che tentò di fuggire dal balcone, e per poco non si ruppe l’osso del collo. La invitò poi, a smetterla di piangere. E a prepararsi, perchè l’avrebbe portata via di lì. Emily, sorrise, tra le lacrime che le bagnavano il viso, e lo abbracciò. Asserì, staccandosi: “Astrid, io ti devo dire una cosa”. Lui si alzò, e dirigendosi verso la porta, si voltò, ribattendole che ne avrebbero parlato all’albergo, nella suite che lui aveva fatto riservare. Ed aggiunse: “sbrigati a vestirti. Non amo gli ospedali”. Emily uscì dal letto, prese i suoi vestiti, ed andò in bagno. Si guardò allo specchio, e pensò tra sé: “ci siamo. Pochi minuti,e l’incanto finirà. Lo so che mi lascerà, è inevitabile”. Detto ciò, aprì il rubinetto, e si sciacquò il viso. Poi prese gli abiti, che aveva portato con sé, e li indossò.

Le guance rosate e colorite di un tempo, avevano lasciato il posto al pallore, ed alle occhiaie. Emily aveva trascorso l’intera notte, ad accusare nausee continue, e di conseguenza, a correre verso il bagno.

Mezz’ora più tardi, vestita di tutto punto, ritornò in camera, dove la attendeva Astrid, il quale la invitò ad andare.

Il corridoio, che le si parò dinanzi, sembrava lunghissimo, ed anche le scale, che conducevano nella hall dell’ospedale, parevano infinite. Emily teneva la testa bassa, e camminava a piccoli passi, lentamente, come se avesse indosso, un abito ottocentesco. Era stranamente silenziosa, e durante tutto il tragitto che lei ed Astrid, compirono per arrivare al taxi, non proferì parola alcuna. Neppure quando vi salirono. Astrid era girato verso il finestrino, ed Emily, era sempre stata sul punto di rivelare tutto al ragazzo, ma non vi era riuscita.

Quando furono a destinazione, Astrid pagò il tassista, pregandolo di tenere il resto, e posato il bagaglio, affrontò Emily, chiedendole che cosa avesse, rammentandole che l’indomani avrebbero lasciato il clima di Londra, assicurandole che quello di Long Island, sarebbe stato un vero toccasana, per i suoi disturbi influenzali. Emily gli comunicò, che la sua, non era influenza. O un malessere stagionale. Astrid sempre più incuriosito, osservò che dunque, era più grave, e le giurò di essere pronto a tutto, ma di volerlo sapere. Emily tirò fiato, e con un fil di voce, esclamò: “sono incinta”. Astrid replicò di non aver sentito bene, ed Emily gli ribadì, che invece aveva inteso benissimo: lei stava aspettando un bambino, o una bambina. E non aveva voluto saperlo, perchè quasi sicuramente, avrebbe dovuto dire addio a quella creatura, visto che andava ancora a scuola. E poi, lui l’avrebbe lasciata, qualora l’avesse tenuto. Astrid, inaspettatamente proferì: “ma sei pazza? È una notizia bellissima”, ed abbracciò Emily, che ancora non si raccapezzava della reazione del ragazzo, che dopo averla stretta fortemente a sé, la baciò, senza curarsi del luogo “pubblico”, e la invitò a salire, perchè dovevano festeggiare. Così dicendo, prese la valigia, e corse su per le scale, come un bambino. Emily gli corse dietro. Sembravano due bambini.

Astrid aprì la porta, girando la chiave nella toppa, e sentenziò: “prego, dopo di te. Ti presento la tua nuova casa”.

Emily era incredula, e balbettando, replicò che dunque, non avrebbero più vissuto in hotel o suites. Astrid lo confermò, richiudendo la porta dietro di sé, ed affermando che si era “rotto” di essere importunato per la colazione, o per la cena, e degli orari, e così aveva acquistato quella casetta, che vedeva, che a quanto pare, sarebbe divenuto, il loro nido d’amore. Emily gli gettò le braccia al collo. Aveva ripreso a sorridere, ed era tornato il suo solito entusiasmo. Astrid la fissò un istante, poi le sigillò le labbra….. con un bacio……

La felicità di Astrid ed Emily, venne interrotta da una telefonata improvvisa, e quanto mai inaspettata, del padre di Astrid, che venuto a sapere della rottura del fidanzamento con Lulù, volle avere spiegazioni. Astrid si limitò solo a dire che la vita era sua, e che poteva disporne come meglio credeva. Il padre, lo esortò a fargli sapere, se le voci che circolavano, fossero vere. E cioè, se vivesse con una ragazzina. Astrid lo negò, esclamando: “si chiama Emily, e non è una fanciulla, è la mia donna, che al più presto conoscerai, perchè ho intenzione di sposarla. Con lei sono felice, e mi ha reso pure padre. Arrivederci e a presto, papà”. Astrid poi, riattaccò. Tornò verso il soggiorno, e vide Emily, in piedi, sulla porta. Sospirò, dopodichè, proferì: “lo sai che dovresti essere a letto? Come son solito fare, ti ho fatta dimettere, ma non ti devi stancare”. Le comunicò che, non appena le fossero passate le nausee, l’avrebbe presentata alla sua famiglia. Emily gli disse che l’indomani, avrebbe dovuto riprendere le lezioni scolastiche, e di certo, non avrebbe potuto giustificare un’assenza così lunga, cioè nove mesi. Astrid le garantì che avrebbe pensato a tutto lui, e che avrebbe studiato a casa. Emily non riuscì a trattenere le lacrime. Astrid provò un senso di tenerezza, tuttavia non voleva che Emily lo vedesse “sciogliersi”, e conservò “l’aria da duro”, che da quando si erano ritrovati, la caratterizzava. Emily però, sapeva che sotto quella “scorza”, si celava un animo nobile ed altruista. Astrid le asciugò le lacrime, ed abbracciandola, la baciò. Un bacio lungo, profondo, ed appassionato, che colse all’improvviso Emily, che fu ancora più sorpresa, quando Astrid si “staccò”. Ma vedendo il visino della ragazza, sentenziò: “volevi dell’altro, non è vero? Ormai, sei un libro aperto. Non dovrai aspettare molto, sta tranquilla”. Emily arrossì, ribattendogli: “ma cosa dici? Non è vero. È solo che vorrei amarti in modo intenso, ma temo di fare del male al nascituro, cioè se succedesse qualcosa…..”

Astrid non la lasciò finire, e ponendole l’indice sulle labbra, replicò che non sarebbe accaduto nulla, ma avrebbe atteso una quindicina di giorni, e la fine dei suoi malesseri, per amarla come lei voleva. Emily domandò se avesse potuto, almeno tramite sms, avvisare i suoi fratelli, ed Astrid le rispose che non sarebbe stato necessario, perchè sarebbero tornati a Melbourne, non appena lei si sarebbe sentita meglio, informandola che avrebbe venduto il suo appartamento. Emily, sempre più basita, volle capirne la ragione, ed Astrid le fece notare che sarebbe stato troppo piccolo, per vivere in tre. Emily gli lasciò intendere, che erano andati via, per non essere rintracciati, e che ora, l’opinione pubblica, li avrebbe letteralmente “distrutti”, scrivendo chissà quale cattiveria. Astrid le assicurò che non avrebbe dovuto temere la stampa, perchè la settimana seguente, avrebbe rilasciato un’intervista ad una rivista a diffusione mondiale, e avrebbe comunicato il suo imminente matrimonio, esplicando che per il momento, del bambino, sarebbe stato meglio non parlarne, poiché non voleva pettegolezzi su suo figlio.

Sospirando, il ragazzo la informò che comunque, non avrebbero potuto celare a lungo quel segreto, perchè la sua pancia, sarebbe stata evidente. Emily gli rammentò, che era stato suo padre, qualora non ricordasse male, ad avere voluto che lui frequentasse Lulù, e che ora, non avrebbe visto di buon occhio, una come lui. Astrid la rassicurò: aveva già parlato con lui, e gli aveva raccontato tutto quanto, e lui stesso, gli aveva consigliato di mettere a tacere lo scandalo, e quello, era l’unico modo che aveva trovato, per zittire i giornalisti. Emily ammise di non comprendere, ed Astrid le esplicò, che invece era semplice: lui avrebbe dichiarato di avere avuto una relazione prima di Lulù, e che non appena aveva appreso del bambino, aveva deciso di sposarla, ma questo, lo avrebbe fatto, solo se la situazione fosse per così dire, precipitata. Ed aggiunse: “tu devi soltanto pensare a farlo nascere, al resto penso io”. Emily rimase basita. Non riconosceva più l’amico di infanzia, con cui aveva diviso tanti bei momenti, non aveva più, davanti a sé, la persona che aveva amato, e con cui aveva sempre sognato, di dividere la sua vita. Era diventato duro, quasi freddo, calcolatrice e cinico. Doveva affrontarlo una volta per tutte. E così fu.

La sera del compleanno di Astrid, poco prima di iniziare i festeggiamenti, Emily dichiarò: “Astrid, ho riflettuto molto, ed ho deciso di andare da tuo padre, domani, da sola”. Astrid negò di volerla lasciare partire per conto suo, e ricordò alla ragazzina, di essere ancora convalescente, sentenziando che mai avrebbe permesso, che la sua donna, se ne andasse in giro, senza di lui. Ed aggiunse: “ci son troppe tentazioni”. Emily rammentò che di lei, avrebbe potuto fidarsi. Astrid affermò che era degli altri, che non si fidava. Emily insistette, asserendo che doveva parlare con il padre del futuro sposo, senza la presenza di nessuno, per chiarire che lei amava il figlio, cioè lui, non per i suoi soldi, o chissà che cosa, ma di un amore sincero, e qualora pensasse questo di lei, era disposta a crescere suo figlio, senza l’aiuto di nessuno, tantomeno quello di un rampollo, osservando che forse, in quel modo, continuò Emily, avrebbe fatto breccia nel suo cuore, e suo padre, avrebbe smesso di avere continui segreti, e l’avrebbe lasciata vivere con lui, il suo amore, alla luce del sole. Astrid l’abbracciò, ribattendo: “come ho fatto ad essere così cieco, così stupido, da tradirti, per inseguire il vile denaro, e quella vita d’inferno con Lulù, come ho fatto a farti così male, lasciandoti nel modo più crudele che esista, con un sms. Ti chiedo scusa, anche per quella cena, a cui non son venuto”. Emily asserì che ormai, faceva parte del trascorso. E per quanto riguardasse ciò che aveva appena proferito, era vero. L’aveva fatta soffrire, aveva visto il suo tradimento, ma in cuor suo, sapeva che non poteva essere vero, che fosse così cambiato, e che quella che indossava, era una maschera. Come era certa, che quel lato oscuro della sua anima, potesse tornare a risplendere, come il suo amore”, ed aggiunse: “io riscalderò il tuo cuore, rompendo il gelo, e riporterò la serenità nel tuo viso. Quello sguardo così duro, che hai verso di me, alcune volte non mi piace affatto. Io rivoglio l’Astrid di prima, quello che mi ha insegnato ad amare”.

Astrid ammise di essere dispiaciuto di averle trasmesso quello stato d’animo, rivelandole che erano le sue fughe, ed il suo atteggiarsi da incosciente, questo nascondere che era incinta, e a crederlo così indifferente, quasi dovesse scoprire una terribile verità.

Emily, tra le lacrime, lo pregò di perdonarla, assicurandogli di non volerlo tenere volutamente celato, della gravidanza, ma di volere esser certa, perchè temeva di essere abbandonata un’altra volta, e quanto alle sue stupidaggini, era perfettamente conscia di avere agito da incosciente, ma non sopportava di non potere uscire di casa, di restare chiusa in camera, sia in casa che in albergo, per evitare i giornalisti o i commenti della gente. E non le importava nulla, del patrimonio o dell’estrazione sociale diversa, perchè lei lo amava e basta, e voleva che fosse chiaro, anche per gli altri. E visto che erano in vena di confessioni, il vero motivo per cui lo aveva raggiunto a New York, non era stata solo la mancanza del suo abbraccio, o dei suoi baci, o il non poterlo amare, quando volesse, ma le tentazioni di cui lui parlava prima, perchè una sola volta, senza che lei lo avesse chiesto, era stata baciata da un altro. Ed era rimasta confusa, perchè non capiva perchè il suo cuore batteva così tanto. Si sentiva smarrita e colpevole, di un peccato, come se fosse stata lei stessa a commetterlo, e sperava che una volta che ella l’avesse raggiunto, lui l’avrebbe confortata. Ed aiutata, ma poi era andata diversamente. Però lei non l’aveva mai tradito. Era soltanto un bacio, e nulla di più, mentre lui era stato con un’altra donna.

Emily gli confessò l’amarezza provata, il dolore che aveva attraversato il cuore, come un pugnale, che penetrava sempre più in fondo, quando lo aveva visto con Lulù, e forse aveva sì sbagliato a fuggire, ma ne era rimasta sconvolta. Ed inoltre, non poteva sopportare che lui fosse stato di un’altra, che avesse accarezzato, baciato, e coccolato, un corpo che non fosse il suo. Ma lei lo amava, e non voleva rinunciare a lui, perciò si era fatta forza, e l’aveva perdonato. Ed ora chiedeva soltanto una cosa: doveva essere convinto di essere suo, per sempre, e che tra lui e Lulù fosse finita per sempre.

Astrid le avanzò la richiesta di esaudire un suo desiderio, ed Emily sentenziò di essere disposta a qualsiasi sacrificio per amor suo, e di averlo dimostrato appieno, quando aveva rinunciato ai fratelli, ai contatti coi suoi familiari. Astrid inoltrò la richiesta di essere amato, ma che a condurre il gioco, soltanto quella notte, per il suo compleanno, fosse lei. E di non guardarlo così, perchè sapeva benissimo, sia farlo, sia a cosa si stesse riferendo. E continuò: “io mi sono fatto perdonare, mi sembra. Ora tocca a te, per quella “debolezza” che hai avuto, e di cui non sapevo nulla. Anzi, apprezzo la tua sincerità. Così, non ci saran più segreti, né ombre nel cuore. Sei d’accordo”?.

Emily sorrise, ed avvicinandosi, lo baciò, e così come aveva richiesto Astrid, lo amò con tutta se stessa. Lo amò per tutta la notte, nonostante fosse incinta, ed avvertisse un senso di nausea. Tutto, per amore di Astrid, perchè quel bambino, che recava in grembo, si sentisse amato e voluto.

Soltanto alle prime luci dell’alba, Emily si addormentò. Era esausta. Ma aveva “sciolto” il freddo nel cuore, e nell’animo di Astrid.

Nel pomeriggio, lei e Astrid, raggiunsero il padre di quest’ultimo, ed Emily, poté esprimere tutto ciò che sentiva dentro. Anche lui, si sincerò dell’amore vero e puro di Emily, e concesse la sua benedizione per le nozze, le quali avvennero, una settimana dopo.

Quell’evento, coincise con la ripresa dei rapporti tra Emily e la sua famiglia, e la realizzazione del desiderio più grande di Emily: vivere il suo amore alla luce del sole, senza preoccuparsi della carta stampata, dei pettegolezzi, o degli scandali. Astrid tornò quello di un tempo, e da allora, non ci furono più tradimenti, o segreti celati…..

Sei mesi più tardi……

Emily: “questa bambina, rappresenta la fine del nostro percorso d’amore”. Ma Astrid la corresse, replicando: “ti sbagli, lei è solo l’inizio”.

E dopo aver proferito ciò, si baciarono.

Fine

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