Il gioco ha inizio

Il gioco ha inizio

Il sapore salmastro dell’acqua nelle cavità nasali.
Cavi collegati a monitor regolatori.
Sei volti…
Sei espressioni segnate dallo stesso tormento…
Congiunti dallo stesso destino.

Anno 2015

Midgar è avvolta dal manto scuro della notte, le sue luci, centraline e code del traffico impediscono la visione del cielo stellato. L’orologio della torre segna mezzanotte passata eppure la metropoli non accenna a calare nel silenzio eccetto per i quartieri infetti. Li, ad ovest rispetto al centro, vengono spediti gli abitanti contagiati dall’epidemia che si sta lentamente diffondendo, e per coloro, che non posseggono beni a sufficienza per i medicinali, il destino diviene solo la futile parola di qualche ricco imprenditore, mentre si fa strada nei loro cuori la paura di non rivedere mai più la luce del sole.
Vincent Valentin poteva vederli benissimo, perché era uno di loro. Affacciato alla portafinestra di un antico edificio, i suoi occhi carminio scrutavano la linea di case dall’illuminazione più scarsa che marcivano nella propria miseria, abbandonate a se stesse. Ormai era quello il rifugio dei malati. Gente che si nascondeva dalle forze dell’ordine per paura di essere ucciso, bambini che morivano giovani, vecchi che esalavano troppo presto l’ultimo respiro; nessuno di loro era più al sicuro. Se solo quegli occhi, i suoi occhi, avessero potuto smettere di vedere come loro, smettere di vivere, chi sa, forse la sua anima sarebbe stata di nuovo in pace. Distolse quel pensiero dalla mente sapendo benissimo che sarebbe presto tornato a trovarlo e spostò lo sguardo nella sala buia dove si trovava, concentrandosi su una ragazza seduta ad una scrivania che armeggiava con un portatile. Incrociò il suo sguardo, occhi violetti spruzzati da macchioline nere, come gocce d’inchiostro, che lo riappacificavano sempre, e poi tornò a fissare stancamente la notte.
Un cellulare vibrò sopra il tavolo rompendo il silenzio creatosi, il battere delle dita della ragazza sulla tastiera si fermò improvvisamente. Lexis prese il telefonino e con un movimento fluido lo lanciò al compagno senza troppi complimenti. Scotendosi i lunghi capelli blu tornò al proprio lavoro senza perder tempo.
“Vincent!”rispose l’uomo una volta aperto il piccolo apparecchio.
“È quasi ora, siete pronti?” chiese l’interlocutore dalla voce femminile.
Guardò Lexis in volto e lei gli rispose con un tacito assenso continuando a codificare i file che apparivano sullo schermo.
“Si, avvertite gli altri!”
Chiuse la chiamata senza dare il tempo alla donna al telefono di ribattere e si voltò nuovamente verso il vetro della finestra, le braccia incrociate dietro la schiena.
“Non doveva finire così!”disse dopo poco, la voce incrinata.
“E non finirà così!”rispose Lexis seria digitando ancora una volta e poi fermandosi per osservarlo.
“Cosa vuoi che faccia?”chiese senza indugiare troppo sulla domanda.
Lui le riserbò uno sguardo furtivo da dietro la spalla destra.
“Procedi!”
Il suo dito affusolato premette il tasto “invio” e nella memoria del computer si avviò la procedura di scansione dei file. Collegò l’apparecchio ad un cavo e dopo aver piazzato un vecchia bomba ad orologeria sotto il tavolo si avvicinò a Vincent.
“Tra pochi minuti salterà tutto in aria, dobbiamo andare.”disse lei.
Annuì e aprì l’uscio della portafinestra, un bagliore lontano gli illuminò il viso dalla carnagione molto pallida: la prima bomba era detonata.
Un rumore sinistro nell’atrio catturò la loro attenzione, sembravano centinaia di piccoli millepiedi sentiti dalla loro distanza ma sapevano bene che erano soldati armati.
“Ci hanno scoperto!”
Lexis digrignò i denti rabbiosa.
“Questa non ci voleva”aggiunse dopo poco e, riavvicinandosi al tavolo ricominciò ad armeggiare con il Pc.
“Lexis dobbiamo andare!”la rimproverò lui.
“Se non accelero la catena di esplosioni qui finisce male per noi. Tu cerca di trattenerli quanto puoi, ci rivediamo qui tra pochissimo!”
Vincent si catapultò lungo il corridoio con estrema velocità estraendo Cerbero da sotto il giaccone scarlatto. Inginocchiandosi accanto ad una rampa di scale iniziò a puntare la pistola a tre canne contro i sodati che salivano.
I suoi colpi risuonavano nell’aria mentre il rumore sordo di corpi che cadevano si protendeva nella sua mente.
Confido nella tua velocità, Lexis, si disse puntando di nuovo il grilletto.
Schioccando la lingua iniziò ad indietreggiare man mano che la folla armata raggiungeva il piano. Erano troppi e quel posto era carico di materiale esplosivo, bastava un colpo non andato a segno e sarebbero saltati tutti in aria.
La voce all’auricolare lo rincuorò: “Vincent ho fatto, datti una mossa!”
Incattivito corse per i corridoi diretto alla sala da dove era partito ed entrò senza troppe cerimonie.
La ragazza lo aspettava sul balcone. Ora poteva vederla meglio, il corpo slanciato e poco più basso di lui. Indossava una maglia molto scollata, anzi per meglio dire, portava un “copri seno” che lasciava scoperto tutto il petto eccetto le zone più intime e poi tornava ad essere una maglia come le altre dietro alla schiena. Partendo dall’ombelico e arrivando fino alla cavità del seno si ramificava una rosa dai petali color blu e il gambo nero che aveva due foglie poggiate sulle spalle. Sotto indossava dei pantaloni comodi a pinocchietto anch’essi neri mentre ai piedi aveva delle scarpe che le calzavano il doppio. Appena lo vide entrare si gettò subito dal balcone infilando sotto ai piedi una tavola elettronica che la fece planare tra i grattacieli. Lui la seguì balzando da edificio ad edificio e assicurandosi che nessun nemico minasse l’incolumità della ragazza. Dopo pochi istanti dalla loro partenza il palazzo dal quale provenivano, e gli edifici farmaceutici della Shinra, saltarono letteralmente in aria avvolgendo la città dal rosso bagliore delle fiamme.
“Eccoli, li abbiamo avvistati!”
La voce amplificata dal microfono di un elicottero li assordò quasi completamente mentre il fascio di luce elettrica dei suoi fari li metteva alla vista di eventuali cecchini.
“Dobbiamo raggiungere il luogo d’incontro senza quel coso!”urlò Lexis a squarciagola.
Vincent annuì: “coprimi mentre me ne occupo!”
Non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che la ragazza si era già gettata in una delle sue acrobazie con lo skai per portare l’attenzione del pilota su di se.
Vincent ne approfittò subito ed estraendo Cerbero prese la mira verso i vetri scuri dell’elicottero. Fece partire tre colpi che andarono a segno oltre la lastra nera uccidendo i piloti e facendo precipitare l’oggetto su uno dei guadi che si distribuivano lungo il fiume. Ormai erano vicini al luogo d’incontro ma i soccorsi non si vedevano ancora e file di soldati si allineavano lungo i ponti. Scendendo di quota arrivarono alle basi dei viadotti cercando di trovar riparo dietro i muri di pietra.
“Prendi un’arma e spara!” disse Valentin rivolto alla ragazza affianco.
“Per chi mi hai preso, sono un hakers non un cecchino. E poi come diavolo facevano a sapere dove eravamo, non era previsto nulla del genere!”
Si guardarono dubbiosi pregando che i loro compagni non fossero stati anche loro vittima di un tiro mancino, Vincent che continuava imperterrito a sparare ai propri avversari.
“Salta su!” gli disse Lexis ignorando l’avversione dell’uomo per quelle tavole rumorose. Lui obbedì poco convinto e la ragazza prese a sfrecciare come un fulmine tra le file di colonne degli acquedotti. Con una mano si mise un paio di cuffie alle orecchie e con l’altra tirò fuori dalla tasca un palmare elettronico a comando vocale.
“Lexis chiama base…Garden rispondi!”
Nessuna linea.
Imprecando chiuse la chiamata e diede altri ordini al piccolo oggetto mentre il compagno continuava a decimare i nemici.
“Mappa, localizza postazione…comando, condutture del fiume!”disse Lexis dando le proprie coordinate.
Il piccolo computer tascabile intercettò subito la frequenza e le diede la loro postazione di arrivo riprogrammata.
“Cosa fai?”chiese Valentin, i lunghi capelli neri che gli frustavano il viso.
“Sicuramente hanno intercettato i nostri codici di accesso e hanno avuto carta bianca sulle nostre informazioni, se io li cambio entrando nella loro rete andranno nel posto sbagliato e potremo fuggire!”rispose tutta d’un fiato.
Il palmare si attivò immettendo i dati che aveva appena codificato e trasportandoli su un’altra rete.
“Bene, scansione olografica del corpo e proiezione con queste coordinate!”disse nuovamente mentre sfrecciavano tra i fumi acri provocati dalle esplosioni.
“Noi ci fermiamo qui, avvio ologramma!” ordinò nuovamente al piccolo apparecchio.
Una loro identica copia continuò la corsa da dove si erano fermati diretta nel luogo che Lexis aveva scelto seguita a ruota dalle navette nemiche che gli sferzarono attorno senza vederli.
“Aspettiamo un po’ e poi torniamo alla base!” disse lei esausta, la robusta corporatura di Vincent che la sorreggeva.

Si pensa ad un attacco terroristico che abbia distrutto i centri farmaceutici in città, la Shinra è seriamente preoccupata. Gia le forse della polizia si stanno movendo per catturare i due fuggitivi. A presto con nuove notizie.

Cloud pensò attentamente alle parole del telegiornale mandato alla tv ascoltando il rumore di sirene in lontananza mentre si concentrava sulla sua partita. La lucida scacchiera di cristallo brillò sotto il peso dei suoi occhi di ghiaccio mentre la sua mano, appesantita dai segni della guerra, si avvicinava alle pedine più chiare poggiate sul piano. Con un movimento lento mosse il primo pedone in avanti e, fissando il proprio avversario, diede inizio al gioco.