Beyond Birthday’s Story

Beyond Birthday’s Story

La mia vita finirà presto, me lo sento. E il mio ultimo pensiero va a te, mia piccola stella. Tu non sei più tra le mie braccia, lo so, ma io prego ancora per te, per noi… Voglio che questo pensiero rimanga indelebile nella mia mente, e nel muro in cui lo sto incidendo.

Sono consapevole di averti delusa, ma non mi pento di ciò che ho fatto. Volevo solo raggiungerti, dopo aver dato uno scopo alla mia insensata vita di fotocopia. Nulla è andato per il verso giusto però, e sono ancora qui, senza più un’ambizione, uno scopo.

Tutto ciò che posso fare, è aggrapparmi al nostro ricordo, a quelle sensazioni bellissime che provavo quando eri qui, quando c’era un noi, e non un io.

“C’è così freddo qui, B… ho paura…” mi dissi guardandomi profondamente, con quei tuoi occhi blu cobalto, così profondi. Ero felice lì, in quella piccola stanza gelida.

Ti abbracciai…

“Ma… stai tremando André!”

“Lo so” mi hai risposto tu, rannicchiata contro il mio petto “stringimi più forte… non voglio sentirmi sola… Però, per favore, qui chiamami A… non vorrei che ci sentisse…” non capii se stessi tremando per il freddo o per la paura, ma seppi che dovevo fare una cosa…

“A…” ti sussurrai ad un orecchio. Tu ti voltasti, come mi aspettavo.

E fu in quel momento, che le mie labbra si posarono sulle tue, delicatamente. Il nostro primo bacio. Ebbi paura di aver sbagliato qualcosa, e mi staccai, ma tu ti strinsi al mio collo con tutta la forza che avevi in corpo…

“Ti amo B, ti ho sempre amato” mi sussurrasti all’orecchio. Mi pietrificai, ma risposi quasi subito, dolcemente

“Anche io ti amo, dal primo momento in cui i miei occhi si sono posati su di te… sei come una droga per me, non so come farne a meno…”

Ma sapevo benissimo che presto non ci saresti più stata… anche se ancora non sapevo il perché…

“Ti prego, mio piccolo Birthday, perdonami” non capii, ma ti assecondai.

Tornai a baciarti, e riempii i polmoni del tuo profumo di fragola, per il quale ero sempre andato pazzo. Ti misi le mani sui fianchi, e ti strinsi forte a me…

dopo aver sciolto il mio bacio, mi guardasti. I miei occhi rubino, nei tuoi cobalto. La mia lussuria nella tua innocenza. Mi sorridesti, e il tuo cuore e il tuo respiro accelerarono.

Ti posai delicatamente le mie gelide mani sulla schiena. Era bollente. Ti sfilai la maglia, e lasciai ricadere i tuoi lunghi capelli castani sulle mie mani, iniziando a giocherellarci…

ti baciavo ardentemente. Ti volevo.

“B, sono tua. Lo voglio essere da sempre… Ma tu, sei solo mio? Me lo prometti?” dissi dolcemente, ma sentii un velo di tristezza nella tua voce…

“André, sono stato tuo dal primo momento… non ho intenzione di essere di nessun’altra…”

Mi baciasti, e sentii il tuo respiro un po’ affannato, come il mio, e i nostri cuori andare all’unisono.

Mi sdraiai sopra di te, sulla moquette di velluto nero della stanza, e mi abbracciasti. Ci stringemmo forti l’un l’altra, e fondemmo le nostre labbra insieme…

Incominciai a svestirti, e tu iniziasti a fare lo stesso con me. Ti tenni stretta a me, il tuo corpo nudo, bollente, fragile, contro il mio. Sentivo la tua pelle morbida e delicata, e provai una sensazione sublime…

Ci eravamo uniti, eravamo un corpo e un’anima. Ero felice. Relativamente felice. Perché sapevo che sarebbe finita. Scacciai il pensiero, e mi concentrai su di te, la mia André Aymira, la mia ragazza. Mia e di nessun altro.

Percepivo il tuo respiro, veloce e affannato, e il mio col insieme. Ci guardammo per un tempo che parve infinito negli occhi. Speravo quel momento non finisse mai. Ero perso ancora una volta dentro di te, nella tua anima pura.

Correvo in modo folle. Era una corsa frenetica, che sapevo non sarebbe servita a nulla, ma correvo. Correvo verso di te, verso la morte.

Aprii la porta con un calcio, e imboccai le scale. Primo, secondo, terzo, quarto piano…

arrivai con un balzo davanti alla tua porta. Girai la maniglia, ma era chiusa… tirai fuori il mazzo di chiavi “dannazione, quante diavolo ne ho.. porca…” ma la trovai.

La infilai nella serratura. Uno, due, tre giri. Spalancai la porta ed entrai.

Giusto in tempo per vedere. Vedere te buttarti giù dalla finestra della tua stanza, la 404. Balzai davanti alla finestra e allungai le braccia, nel vano tentativo di prenderti. Ma l’unica cosa che fui in grado di fare, fu continuare a guardare la terribile scena, la scena di morte dell’unica persona a cui avrei dato la vita.

Un biglietto attaccato alla porta.

“Scusami B, ma non posso continuare a vivere all’ombra di L, come una fotocopia. Non ce la faccio. Perdonami. Ti amo. André”

E fu lì che vidi lui. Un essere ripugnante, completamente vestito di nero, con la pelle bluastra una faccia disgustosa, come quella di un mostro. Era vicino a me, ad osservare felice la scena, con in mano un libro e una mela, e in bocca una risata.

“Henh henh henh”

Questa è la mia storia. E questa, è la mia fine.

Beyond Birthday, 21 Gennaio 2004