Steve

Kyra

“Ma guardali, poveri, piccoli, ingenui. Sono veramente… umani”, pensò con disprezzo Kyra.

Osservava la massa di studenti che pian piano diminuiva.

Tutti correvano freneticamente verso la loro aula, dandosi spinte, dicendosi insulti…

“è proprio un comportamento tipico di loro, di questi sciocchi esseri”.

Sospirò, cercando di calmarsi.

Doveva avere pazienza, mancavano solo due settimane al Ballo della scuola, solo due settimane alla sua prova, quella che l’avrebbe fatta salire di grado.

Finalmente, i suoi incarichi sarebbero stati più importanti, più decenti.

“Perché è una noia mortale occuparsi degli umani”, continuò a pensare, stringendo i pugni.

-Ehi, ciao!-, la salutò una voce femminile.

Kyra si voltò, cercando di mantenere i nervi saldi.

Gli odori umani la facevano impazzire… in senso negativo.

La nausea le cresceva a dismisura, facendola diventare nervosa e seccante.

Ma non poteva permettersi una mossa falsa. Non ora.

C’era in ballo il suo futuro.

Doveva mantenere la calma, a qualsiasi costo.

Respirò profondamente ed estrasse un sorriso.

-Ciao!-, rispose tranquilla.

-Piacere, sono Melissa Rosenberg-, si presentò la ragazza, porgendole la mano.

Ecco un’altra cosa che odiava degli umani.

Erano terribilmente gentili.

“Forza, Kyra, mantieni la calma”, pensò tra se e se, stringendo a se l’amuleto verde smeraldo che portava al collo.

-Piacere mio, sono Kyra Moore!-.

-Kyra, eh? Posso sedermi accanto a te?-.

“Lo sapevo, lo sapevo che era venuta qui solo per ottenere qualcosa. Stupida umana”.

-Certo, accomodati pure-, rispose gentilmente Kyra.

La ragazza, Melissa, aveva lunghi capelli biondi, mossi e con qualche extension, gli occhi azzurri come l’oceano, era alta, magra e molto carina.

Almeno, per l’occhio umano.

Ma Kyra, sapeva vedere più in profondità.

Riusciva a percepire ogni piccolo particolare, ogni minimo movimento del suo corpo.

Melissa, per esempio, usava già delle creme per il corpo e per il viso.

Lavava i capelli con uno shampoo particolare.

Ma questi dettagli, non li avrebbe mai rivelati alle sue amiche.

-è ora di pranzo, mangi con me e le mie amiche?-, chiese Melissa, con tono cortese ed educato.

Kyra deglutì, pensando a ciò che le aspettava.

Un’ora intera, in mezzo a tutta la scuola, a pranzo, con la nausea al massimo.

Il giorno prima, l’aveva scampata solo perché era arrivata verso la fine dell’ora.

-Vado un secondo al bagno e vi raggiungo, d’accordo?-, rispose sorridente.

-Ah, tranquilla, vengo al bagno con te-, rispose raggiante Melissa.

Kyra, si sentì svenire.

-No, davvero, non serve. Faccio in due minuti. Mi do una sciacquata al viso e arrivo-, continuò stringendo i pugni.

“Cedi, stupida ragazzina, cedi”.

-Be’, anch’io devo fare lo stesso. Nessun problema, tranquilla, andiamo-.

Melissa si alzò e provò a prenderla per mano, ma Kyra si ritrasse in fretta.

“Forza, Kyra, cerca di fartene una ragione. Il bagno sarebbe stato comunque pieno”, pensò, cercando una giustificazione appropriata a quella situazione.

-Abiti qui vicino? A casa di Clarissa West, giusto?-, chiese Monique Stuart, una delle tante ragazze sedute al tavolo di Melissa.

Kyra deglutì e prese un bel respiro profondo.

-Esatto. Ci rimarrò fino alla fine della scuola-, rispose, anticipando la risposta di quella che sarebbe stata sicuramente la domanda successiva.

-Così poco? Neanche un mese-, si lamentò Melissa.

Kyra sbuffò.

Nessuna delle presenti aveva qualche strana sensazione.

Nessuna riusciva ad avvertire il pericolo.

Era davvero così innocua?

-Clarissa, però, ci aveva detto che forse sarebbe rimasta per tutta l’estate-, intervenne Miley Bonnes.

Kyra alzò gli occhi al cielo senza farsi notare ed estrasse un sorriso timido.

-Be’, in effetti, me lo avevano proposto. Però, mi mancano i miei amici, la mia famiglia-, spiegò, fingendosi triste.

-Oh, ti capiamo benissimo. Noi, non riusciremo mai a separarci. Siamo un gruppo così unito-, le rispose teneramente Melissa, prendendole la mano.

Kyra ebbe un altro attacco di nausea.

Quanta bontà.

“Accidenti a lei… un giorno di questi svengo”, pensò disgustata.

-Oh-, Melissa si ritrasse e si massaggiò la mano, -la tua mano scotta, Kyra-, disse.

-Già, sono sempre stata molto calda. In fondo, vengo dall’India, non ve lo scordate-.

-Certo, hai ragione. La cosa più strana, è il fatto che tu sia così pallida. Non mi sembra molto normale-, intervenne Miley.

Kyra strinse i pugni.

Miley Bonnes – capo delle cheerleader, alta 1.79 m, dai capelli neri che le ricadevano a boccoli sulle spalle, dalla pelle vellutata e dagli occhi ambrati – era capace solo di fare precisazioni.

Prima, sulla questione della durata dello scambio culturale, ed ora sul colore della sua pelle.

“Ti farò soffrire, Miley Bonnes. Più di tutte le altre”, pensò Kyra, sorridendo diabolica.

-Che ci vuoi fare, sono fatta così. Nessuno è perfetto-, rispose Kyra, con tono rassegnato.

-Nessuno, dici? Non credo. Io, per esempio, sono perfetta-, rispose Miley.

Kyra strinse i pugni, sempre più forte.

Si morse il labbro inferiore per non scoppiarle a ridere in faccia.

Era inutile farsi delle nemiche già dal secondo giorno.

Avrebbe aspettato la sera del ballo.

-Alla faccia della modestia, Miley-, intervenne Melissa, sorridendo.

-Ci siamo, è l’ultima ora! Io, ho Educazione Fisica, tu, Kyra?-, le chiese Melissa, con una scintilla di speranza negli occhi.

Kyra, prese dallo zaino il foglietto con gli orari e tirò un sospiro di sollievo.

-Mi spiace-, cominciò con aria affranta, -ma io ho biologia-.

-Oh, che peccato. Va bene, almeno abbiamo le sei ore precedenti insieme-.

Kyra inarcò un sopracciglio e sospirò triste.

-Già, che bello! Allora io vado, non voglio far tardi-, rispose frettolosa.

-Ah, prima che me ne dimentichi, ci ritroviamo all’uscita? Così andiamo a casa insieme. Tanto, passiamo comunque davanti casa West. Accetti il passaggio?-.

Kyra sospirò scoraggiata.

“Accidenti. Non c’è un solo modo per liberarsene”.

-Si, va bene. Accetto. Ma, sicura ci sia posto?-.

-Certo! Ho una Chevrolet, e fino ad adesso siamo solo io e Miley Bonnes. Tu c’entri benissimo-.

“Perfetto, mi toccherà tornare con quell’altra arpia della sua amica. Va be’, occasione in più per studiarla meglio. Dovrà pur averlo un punto debole, quella Miley Bonnes”.

-Affare fatto, allora-, sorrise, mentre correva nell’aula di biologia, ignorando i saluti dell’amica.

Appena entrata, notò subito il ragazzo vicino a cui era stata seduta il giorno prima.

Steve Parker.

Prese un bel respiro e si incamminò verso il banco.

Si mise seduta, senza salutare o chiacchierare.

Fissava la lavagna.

Avrebbe voluto vedere con gli occhi di Melissa, ma non voleva distrarsi.

Non doveva apparire come una ragazza strana.

Non doveva destare alcun sospetto.

Si voltò e notò che Steve la stava osservando, inquieto e confuso.

Ghignò nervosa, ricambiando il suo sguardo.

-Ho qualcosa che non va?-, gli chiese, stanca di dover indovinare i suoi pensieri.

-No. Non hai proprio niente che non va-, rispose lui scortese, voltandosi verso la finestra.

“Tipetto tosto, a quanto pare. Finalmente ne ho trovato uno decente! Grazie al cielo… oh, no, ma che vado a pensare…”.

-Buongiorno, ragazzi-, salutò la professoressa Kisses.

Kyra tirò fuori l’orario e notò che il professore di biologia sarebbe dovuto essere un uomo.

Il signor Whitman.

-Scusami-, chiese, voltandosi verso Steve, -ma il professore…-.

Steve non la lasciò terminare.

La bloccò con un semplice: -Tornerà domani. È stato impegnato con i preparativi del ballo-.

-Grazie-, rispose fredda Kyra.

In realtà, dentro di se, stava gioendo.

Finalmente, qualcuno che non fosse uguale agli altri.

Un essere umano… che non si comportava da essere umano.

-Kyra, siamo qui!-, la chiamò Melissa.

Kyra sbuffò e, sconsolata come non mai, raggiunse lei e Miley.

-Finalmente! Ce ne hai messo di tempo! Ancora due minuti e ti lasciavamo qui-, si lamentò Miley.

“Magari! Allora, se volete, torno indietro e mi faccio viva fra dieci minuti”, pensò speranzosa Kyra.

-Scusatemi, ma non riesco ancora ad orientarmi bene-, fu però la sua risposta.

-Dai, non fa niente-, intervenne Melissa.

Kyra le sorrise gentilmente.

-Va bene, ma andiamo?-, riprese Miley.

-Certo, certo, Miley. Stai calma-, le rispose Melissa, salendo in macchina, seguita dalle altre due.

-Allora, Kyra, ti trovi bene?-.

-Si, Melissa, per ora mi trovo molto bene-.

-Be’, grazie, chi non si troverebbe bene in mia compagnia?-, intervenne Miley.

Melissa scoppiò a ridere.

“Stupida! Ma chi ti credi di essere? Come osi rivolgerti a me in questo modo? Tu, non hai la minima idea di cosa ti farò passare… mia cara Miley Bonnes”, pensò Kyra, cercando di distrarsi.

-Comunque, spero che cambierai idea-, sussurrò Melissa.

-A che proposito?-, chiese stupita Kyra, ridestandosi dai suoi pensieri.

-Be’, so che i tuoi amici e la tua famiglia ti mancano… però, anche qui ti stai facendo delle nuove amicizie, no? Spero vorrai rimanere per tutta la durata dell’estate-.

-Appunto per questo me ne devo andare prima. Non voglio soffrire anche per voi-, rispose arrossendo.

Melissa le sorrise dallo specchietto retrovisore, Miley abbozzò una smorfia che, in teoria, sarebbe dovuto assomigliare ad un sorriso.

“Stupide. Credono a tutto ciò gli si dica. Soffrire, io? Saranno loro, a soffrire come non mai”.

Kyra salì nella sua camera e richiuse la porta.

Si avvicinò al letto e tolse le coperte.

Clarissa West, giaceva addormentata.

Così come i suoi genitori, nella loro camera.

Kyra sorrise diabolica.

“Aspettate e vedrete… vedrete di cosa è capace la grandissima Kyra!”, fu il suo ultimo pensiero, prima di ricoprire il corpo inerme di Clarissa.