Neon Genesis Evangelion

Anno 2000, un cataclisma che ha colpito l’Antartide provoca lo scioglimento dei ghiacci e lo spostamento dell’asse terrestre, causando decimazione della popolazione mondiale.

Anno 2015, un ragazzo giunge in una città desolata, per poi essere salvato da una bella donna dal finire schiacciato da un enorme mostro e coinvolto nella battaglia.

Il ragazzo è Shinji Ikari, figlio del Comandante Supremo della Nerv, un’organizzazione para-militare che presiede il Geofront di Neo Tokyo 3, la nuova capitale del Giappone.

Misato, la salvatrice di Shinji, lo conduce all’interno del centro nevralgico della Nerv, dove Gendo Ikari, da ordine al ragazzo di salire su un enorme robot, l’Evangelion 01, per combattere contro il mostro che si sta scatenando a qualche chilometro sopra di loro, che viene definito un Angelo.

Il ragazzo, arrabbiato per le pretese del padre che non vedeva da tre anni e che odia per averlo abbandonato, rifiuta di salire a bordo di un robot che non saprebbe usare per farsi ammazzare dall’angelo, ma dopo aver visto la riserva che l’avrebbe sostituito ai comandi del robot, una ragazza ferita e sanguinante, Rei Ayanami, decide di mettere da parte la sua testardaggine e di smettere di fuggire.

Il combattimento ovviamente avviene molto unilateralmente e solo grazie allo stato di Berserk dell’Eva 01 che impazzisce, fa ottenere alla Nerv la sua prima vittoria.

Pian piano la storia si sviscera presentando tutto il cast episodio dopo episodio, la fredda e riservata Rei Ayanami, i compagni di classe di Shinji, la rossa tutto pepe Asuka Sohryu Langley, l’esuberante Misato che fa da tutrice a Shinji ed Asuka.

Attraverso gli intrecci tra loro, creano quello che potrebbe essere definito il cammino della crescita di Shinji, combattimento dopo combattimento, situazione dopo situazione.

Man mano che continuano ad apparire e venire sconfitti gli angeli dal protagonista, aumenta anche il senso di disagio e d’inferiorità di Asuka, che finisce per esplodere a causa dello stress psicologico e a perdere persino le sue qualità di pilota.

Tutto quel che Shinji ottiene durante la serie viene perduto, poco alla volta, mentre si compie il suo cammino per scegliere se recludersi in un mondo fittizio o decidere di diventare adulto, smettendo di fissare sempre il padre come per chiedergli di prestargli attenzione.

L’edizione Italiana è forse una delle migliori traduzioni di un anime che siano mai state fatte, riuscendo a tradurre appieno le emozioni dei personaggi con dialoghi e voci ben azzeccati rispetto la versione originale giapponese.

Questa è una serie robotica tra le serie robotiche, tra quelle che hanno aperto il filone dei “robot che non sono robot” e che concentra il pathos non tanto sui combattimenti, ma sulle vicende dei piloti, sui dubbi di un tredicenne che non vuole pilotare un robot e salvare l’umanità rischiando la pelle, su un bambino che non vuole crescere e che vuole che tutti gli dicano che è stato bravo.

Le musiche sono stupende, orchestrate decisamente bene ed asservono ognuna al proprio scopo, divertire, fare tensione, dare un senso di forza e passione montante per gli scontri, essere epiche oltre a svariati pezzi di musica classica utilizzati.

La opening, Zankoku Na Tenshi No Teeze, cantata da Yoko Takahashi è tutt’ora una delle sigle iniziali più belle mai realizzate, sia come canzone, che per montaggio video, riuscendo a mostrare praticamente tutta la serie all’interno della sola sigla.

La ending, Fly me to the Moon, è una canzone di Bart Howard, cantata da Claire e in diversi episodi riorchestrata e ricantata da diverse altre cantanti, tra cui le doppiatrici originali di Rei, Asuka e Misato.