Una lettera aperta a tutti gli appassionati d’animazione in Italia dal nostro amico Gualtiero Cannarsi, in arte ‘Shito’ in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche italiane del film ‘Ponyo sulla Scogliera’ di Miyazaki Hayao.
Caro amico,
come probabilmente già saprai, questo fine settimana vede l’uscita nelle sale cinematografiche italiane del film ‘Ponyo sulla Scogliera’, ovvero la versione italiana di ‘Gake no Ue no Ponyo’, l’ultimo film dello Studio Ghibli firmato da Miyazaki Hayao.
Più che parlare del valore della pellicola, cosa per cui ci saranno di certo tempo e spazi futuri, vorrei ora provare a farti riflettere su una questione ben più urgente.
Ovvero: questa uscita cinematografica rappresenta un’occasione unica non solo per ‘Miyazaki in Italia’, non solo per lo ‘Studio Ghibli in Italia’, ma per la salute di tutto il settore dell’animazione giapponese in Italia.
Perché?
E’ molto semplice. Sin dalla ‘seconda invasione’ di anime (e manga) nel nostro paese, ovvero quella avvenuta all’inizio degli anni novanta, non si è mai riusciti a fondare in Italia un reale zoccolo di cultura di settore. Questo significa che, dai novanta a oggi, i manga e gli anime hanno avuto un loro piccolo ‘boom di nicchia’, che ha provato a espandersi commercialmente, fallendo nel diventare mainstream, e ora siamo agli sgoccioli. Questo proprio perché non si è mai pensato, né si è mai riusciti, a fondare in Italia un’onesta cultura di settore. Quindi la nicchia è stata prosciugata, e ora è in secca.
Ho personalmente vissuto tutte queste fasi sia da appassionato che da addetto ai lavori, perché c’ero personalmente, in prima linea, nel corso di tutta questa evoluzione. E non è nulla di originale. Così capita nei mercati di nicchia quando non fondando realmente nulla di subculturale, si cerca a un dato momento di spaccare la nicchia per mera ragione economica: non funziona.
E’ evidente che manga e anime non saranno mai moduli espressivi realmente di massa in Italia, e non credo lo si dovrebbe neppure auspicare. Tuttavia, senza fondare una solida base culturale anche di un settore ‘medio piccolo’, la sua nicchia muore, muore commercialmente perché non riesce né a mantenersi, né soprattutto a rinnovarsi.
Tuttavia, fondare una cultura di settore è la cosa più difficile, perché richiede due elementi che difficilmente si associano: l’intento culturalizzante/artistico E un serio e oculato investimento di risorse economiche.
Ed eccoci giunti al punto: perché l’uscita di ‘Ponyo sulla Scogliera’ rappresenta un’occasione reale, e perché altre uscite non erano altrettante occasioni?
E’ presto detto. Da un lato, un’uscita artisticamente impeccabile, ma economicamente misera, non muove nulla. Non vi è un investimento serio, e quindi neppure la visibilità mediatica reale del prodotto è tale da raggiungere nuovi fruitori. All’opposto, anche la diffusione commercialmente sovraesposta di un prodotto di gran visibilità, ma tuttavia non culturalmente rispettoso della sua eredità culturale originale, non crea nulla, perché non comunica nulla di vero al pubblico.
Uscite cinematografiche come quelle di ‘Ken’ o ‘Lupin’, quindi, non significano nulla. Sono solo delle operazioni di ‘passa alla cassa’, fatte per spremere i residui nostalgici di personaggi già noti e amati. Lavori realizzati col minimo investimento possibile per massimizzare il guadagno al più possibile. Prendi i soldi e scappa. Taglia e brucia.
Uscite invisibili apparse sull’onda di distriduzioni straniere, come quelle dei film di Kon Satoshi (‘Tokyo Godfathers’, ‘Paprika’) non significano evidentemente nulla.
Il mercato dell’home-video è ormai pressoché esploso, vive di sola grande distribuzione ‘squarciata’, ovvero di merchandise a basso costo da edicola o cestone di centro commerciale.
Questa è l’attuale situazione dell’animazione giapponese in Italia.
In questa situazione, ‘Ponyo sulla Scogliera’, un film inedito, esce al cinema in Italia in duecento copie. Per intenderci, sono più copie di quelle di ‘The Millionaire’, il campione degli Oscar di quest’anno. Non solo. Esce in duecento copie con una localizzazione italiana fedele all’originale, dove il bambino protagonista, un bambino giapponese, viene chiamato ‘Sosukechan’, dove si parla -con naturalezza e normalità- di Dea Kannon e di Urashima Taro, perché è un film giapponese ambientato in Giappone. Ed è un film per bambini, ovvero i soggetti ideali per il fondamento di una nuova cultura.
Oltre alle duecento copie, c’è la serietà di un distributore, la Lucky Red, che ha investito grandemente e intelligentemente su questo film. E’ innanzitutto il terzo film Ghibli che distribuisce, sempre con serietà. Presentato a Venezia, con l’autore giunto in Italia. Ottenendo grande riscontro di critica, cosa che si è rispecchiata in tutta la stampa nazionale, dai giornali quotidiani, alle riviste di settore, ai telegiornali più in vista. Molte iniziative pubblicitarie sono state varate a latere dell’uscita del film: un concorso sul sito Lucky Red, uno sul sito Cartoon Network, uno sul sito di Nanoda.
Molto, molto lavoro è stato profuso SIA dal punto di vista commerciale, SIA dal punto di vista artistico e culturale, intorno a ‘Ponyo sulla Scogliera’.
Per questo è un’occasione unica.
E per questo credo che proprio in questo momento, chi si vuole chiamare “un appassionato di animazione giapponese” dovrebbe saper premiare tanto sforzo e tanta cultura profusa dalla Lucky Red in questo settore che noi diciamo di amare.
Il modo per farlo è, chiaramente, andare al cinema e portare amici e parenti al cinema, spingerli al cinema a vedere quello che è un magnifico film, il film dell’autore di animazione giapponese che -anche e soprattutto e innanzitutto in giapponese- è a giusto titolo ritenuto il simbolo e l’erede della tradizione animatoria nipponica.
Soprattutto quando Lucky Red ha già dichiarato la sua intenzione a distribuire l’intero catalogo dei film di Miyazaki bei CINEMA italiani, e di distribuirli nella totale fedeltà artistica e culturale agli originali, questa è un’occasione irripetibile, venutasi a creare per una serie tanto lunga di coincidenze tanto fortuite che sarebbe persino noioso stare qui a elencarle.
Ma è forse la rara, unica occasione di fondare una onesta, modesta ma VERA cultura dell’animazione giapponese in Italia, e spero solo di essere riuscito a comunicare questo obiettivo dato in tutta la sua poderosa e onesta realtà.
Perché ho scritto questa lettera aperta non da addetto ai lavori, ma da appassionato di animazione giapponese, proprio come il suo ideale ricevente. Sono personalmente coinvolto nella realizzazione dell’edizione italiana di ‘Ponyo sulla Scogliera’, ma non sono un dipendente della Lucky Red. Non trarrò alcun beneficio economico dall’eventuale successo di ‘Ponyo sulla Scogliera’, e siccome per deontologia professionale io lavoro sempre alla paga minima sindacale del settore (doppiaggio), nulla cambierà nella mia sfera economica personale. Scrivere questo è per me umiliante (è sempre umiliante parlare di denaro quando si ha in mente l’arte), ma mi preme davvero che l’onestà di questo scritto sia palese anche al lettore più diffidente, quindi non esiste ora per me neppure nessuno orgoglio, nessuna dignità. C’è qualcosa di più importante di me, ed è esattamente l’occasione di cui ho parlato.
Sono quindici e più anni che opero in questo settore, e da più di una decade lamento la mancanza di una cultura specifica di questo settore. Nessuno ha mai realmente investito nulla per crearla. Le fiere sono sempre state sterili o quasi. Tutti gli agenti del settore o erano chiusi in una nicchia, o speravano in una gallina dalle uova d’oro che non è mai esista, e tutti gli sforzi miei e di pochi altri appassionati professionali si sono sempre persi così, in questa ineluttabile mancanza.
Siccome ora potrebbe, forse per la prima volta, essere diverso, io spero davvero che chi ama ritenersi un appassionato di animazione giapponese in Italia sappia sentire la semplice responsabilità anche solo della propria passione.
Spero che questa lettera sia stata letta e non fraintesa.
Spero che questa occasione non sfumi nella tipica abulia del sedicente appassionato italiano.
Amichevolmente,
l’appassionato di animazione giapponese Gualtiero Cannarsi,
noto ad alcuni anche come ‘Shito’.
Che poi significa apostolo.
personalmente spero proprio che l’animazione giapponese venga sempre più riconosciuta nel nostro paese, è un vero peccato che venga presa così alla leggera. Dal canto mio mi ritengo fortunata in quanto “La capa” del cinema dove vado di solito è appassionata di animazione, sopratutto di Miyazaki, quindi appena può ne sbatte uno in programmazione, ma non sempre questo è possibile (Paprika ha potuto usarlo solo un giorno come proiezione speciale infrasettimanale 🙁 )
Spero proprio che gli sforzi tuoi e di chi come te lavora per far mergere questa cultura portino finalmente a dei buoni risultati anche con l’aiuto della Lucky Red e, nel nostro piccolo, di noi appassionati
Putroppo in Italia in molte cose c’è stato e c’è ancora l’idea che “massificazione” = appiattimento del contenuto culturale dell’opera poiché questa per essere fruibile da tutti va semplificata. Sono anche convinto che molti appassionati del settore, sedicenti appassionati, ritengano preferibile che l’animazione rimanga una cosa per pochi, affinché nella torre d’avorio dell’ “Otaku” fruiscano di quella pura, perfettamente concorde con l’originale.
Ritengo però che né l’uno né l’altro abbiano realmente capito la possibilità e arricchimento personale che sta dietro certi anime.
Mi è capitato di vedere anime, anche tecnicamente mediocri o con una trama principale banale, che però mi hanno colpito e coinvolto perché nel loro raccontare toccavano e descrivevano esempi di vita quotidiana, cultura, religione del Giappone che non conoscevo.
Non si scappa: per quanto l’addetto del settore possa avere a cuore la diffusione di qualità di un prodotto il vincolo principale per loro è e sarà sempre il ritorno economico (e ci mancherebbe)… Quindi l’obiettivo di tutti è la sempre maggiore apertura a nuovi fruitori.
Per questo sapere che finalmente al cinema arrivi un prodotto (quindi massificato) che ha una localizzazione che è una traduzione in Italiano di concetti e forme giapponesi e non una loro italianizzazione, è (concordo) un avvenimento che potrebbe dare nuovo corso agli anime.
Sarei molto felice se un bambino, colpito dalla pubblicità o dalla locandina, che non conosce il panorama anime, va con la famiglia al cinema a vedere Ponyo e tornando a casa si informa cosa vuol dire (sto banalizzando) quel “-san” o quel “-chan” dopo ogni nome.
Sono d’accordo con tutto ciò che avete scritto.. ma una cosa mi rende un pò perplessa riguardo la “massificazione” degli anime in italia… ossia il doppiaggio. Io adoro guardare gli anime in jap con sottotitoli in ita, e quando mi capita di vedere un anime che avevo visto in jap, doppiato in ita, mi viene da piangere… sono rarissimi i casi in cui tale doppiaggio è all’altezza (forse solo nei lungometraggi e negli anime più seri)… forse perchè noi non abbiamo lo stesso modo di dare enfasi a certe frasi, non lo so…. ma vi immaginate un xxxHolic doppiato in ita??? questo è un dubbio che mi viene ora sul momento.. poi magari troveranno dei doppiatori ottimi, ovviamente non posso saperlo, ma ci avete riflettuto?
Chiedo scusa per l’intusione, ho visto questo articolo e volevo lasciare un commento, non mi sono messa a cercare se ci sono sezioni di presentazione et simila.
Flej