Nui!

“Un peluche deve fare tesoro della sensazione dell’abbraccio… Un peluche deve afferrare con tutto se stesso l’affetto dell’essere umano… Un peluche dev’essere consapevole di avere una propria longevità…”

Kaya, nonostante frequenti la scuola superiore, non ha mai perso la sua passione per i peluche. I suoi preferiti sono un gremlin di nome Purple, un cagnolino di nome Gray e un’aringa di nome Aqua.

Incredibilmente, il giorno del suo sedicesimo compleanno, questi si animano di vita propria e cominciano a parlare, facendosi così scoprire da Kaya non come “tenere calamite d’abbracci” ma come irrequieti, “duri”, pronti a tutto pur di proteggere la padroncina che ha donato loro, con il suo affetto, l’anima.

Se questo non bastasse, la sorpresa più grande è il fatto che Kaya, con una “potente iniezione d’affetto”, può causare un’alterazione della loro ‘anima innestata’, rendendoli di forma umana per un certo lasso di tempo.

Tra varie vicessitudini causate dalla gelosia dei peluches nei confronti della loro padroncina, prende corpo la trama principale di questo manga, che ruota sul fatto che Purple è l’unico dei tre pupazzi a essere stato trovato e non acquistato da Kaya, e che non ricordi nulla del suo passato… ma da quel tempo misterioso sembra riaffiorare prepotente il suo vecchio padrone…

Nui! è un manga originale: riassume in sé numerosi generi, dallo shoujo al mistero, sfruttando come chiave di volta la trovata del rendere i peluche protagonisti e umani nei modi di fare.

Lo stile dei disegni ben si addice al tema surreale, comico, “puccioso” della storia: figure dagli occhi grandi, quasi sempre ritratte in mimiche imbarazzate, modellate con un tratto preciso e armonico.

L’edizione italiana, a cura di Star Comics, non delude le aspettative. Formato identico all’originale nel numero di pagine e nel senso di lettura, buona carta e rilegatura. Peccato per l’assenza delle pagine a colori.

Ottimo rapporto qualità prezzo: 3,50 euro per oltre 200 pagine.

In definitiva, un’opera in 3 volumi che sa coinvolgere e divertire pur rimanendo, nello sviluppo dei personaggi, a un “livello epidermico”, senza andare in profondità e coglierne appieno il profilo.