Tatsuhiro Sato è un Hikikomori, ossia una ragazzo con problemi nel relazionarsi con la società e che si rinchiude nella sua abitazione, isolandosi. Il tema trattato può sembrare di dare origine a una storia notevolmente triste, anche perché in Giappone questo fenomeno sta dilagando tra i giovani, ma in realtà il tutto viene narrato con ironia e speranza.
Sato, infatti, proprio quando tocca il punto più basso tra disperazione e allucinazioni sintetiche, s’imbatte in Misaki, una strana ragazza moé che si propone di aiutarlo coinvolgendolo in un misterioso e grottesco progetto. Dapprima il nostro non è affatto propenso ad accettare l’invito, anche perché lui non vuole riconoscere almeno davanti agli altri la sua condizione di isolato cronico; la sua prolungata solitudine, quattro anni, gli procura paranoie di cospirazioni dietro ogni angolo: la N.H.K. secondo la sua “realtà” non sarebbe l’acronimo di “Nihon Housou Kyoukai” ( ovvero la tv nazionale pubblica giapponese) ma bensì “Nihon Hikikomori Kyoukai”, ossia la società giapponese per l’isolamento cronico, a capo della cospirazione mondiale di cui lui è costantemente vittima.
Così per trovare scuse sulla propria condizione è costretto a mentire, finché dopo aver affermato di essere un creativo di videogames è costretto a chiedere aiuto al suo vicino e amico ai tempi delle superiori Yamazaki, affetto però della sindrome ‘lolicon’, che per “salvarlo” propone la sua ricetta… creare un erogame…
Paranoie distorte, personaggi surreali, situazioni ambigue, e narrativa ironica ma cruda e matura sono le chiavi di “Welcome to the N.H.K.”.
Il punto di forza di questo manga, è l’originalità, almeno per il mercato italiano. Uno stile sia pittorico che di scrittura moderno e frizzante racconta una storia di disagio giovanile con un occhio satirico, producendo un’opera notevole che riesce tra sorrisi e una lettura leggera ad affrontare tematiche attuali e “dure”, lasciando per di più cultura e mementi di riflessione al lettore.
Per questo gli autori hanno centrato il loro obiettivo in pieno.
Inoltre essendo contemporaneo in tutto e per tutto, ricco di slang giovanile, produce per il fruitore straniero anche l’interessante spunto di conoscere numerosi aspetti di vita quotidiana dei coetanei del ‘Sol Levante’.
L’edizione italiana è cura di J-Pop, alla quale va il merito di aver puntato su un titolo difficile come può essere “Welcome to the N.H.K.”.
Per prima cosa il progetto editoriale, identico a quello originale, s’inserisce tra le produzioni di cosiddetta “alta qualità” da fumetteria: sovracopertina bussorata, pagine a colori lucide, carta spessa che trattiene bene il colore, vede però un prezzo finale di 6 euro, forse troppo alto.
Il primo vulume nella versione presentata a Lucca Comics 2008 aveva dei netti difetti di taglio. Fortunatamente però nelle successive copie sia del volume 1 che in tutti gli altri questo problema è stato risolto e la qualità ha avuto un’impennata raggiungendo livelli assai notevoli.
Anche l’adattamento non convince appieno. Se è vero che la traduzione è ben fatta è anche vero che in alcuni punti è troppo semplificata e adattata. Ad esempio non è del tutto condivisibile l’epurazione dei suffissi onorifici per i nomi: l’uso di questi in “Welcome to the N.H.K.” è spesso significativo per gag comiche e per la caratterizzazione dei personaggi. Nel primo volume ad esempio Misaki chiama Sato sempre dandogli del ‘Tu’, e incomprensibilmente solo dopo numerose pagine il nostro protagonista se ne esce con l’affermazione scocciata “non prenderti confidenza”. In realtà la caratterizzazione di Misaki prevede il fatto che lei chiami Sato usando il suffisso “-kun“, usato dai senpai con gli studenti più piccoli ad esempio, nonostante il nostro sia più grande di lei anziché del corretto “-san“, ed è questa inversione di ruoli che lo fa innervosire e che genererà nel corso del manga situazioni comiche. Se fosse stato un problema di confidenza il suffisso usato nell’originale sarebbe stato “-chan“.
In definitiva questo è un titolo di elevato profilo, di qualità, presentato senza censure che di certo non vi deluderà, ma il rapporto qualità prezzo non è di certo uno stimolo all’acquisto.
potrebbe essere la mia prossima serie, anche se costa un po’, vedremo!
comunque il fatto di presentare una storia senza nulla di eccessivo è quello che ormai vado cercando, quindi…
Interessante veramente!!! Vorrei recuperare questa serie appena ne termino qualcuna…
Ho iniziato a comprare l’edizione italiana di NHK oggi dopo aver visionato la serie animata subbata alcuni mesi fa.
Devo dire che il volume non delude sebbene non sia esente da pecche.
Ad esempio la traduzione, come è stato fatto notare anche dal recensore, non sempre è coerente con la trama, nonostante sia grammaticamente corretta.
Inoltre il manga ha un ritmo molto più veloce e serrato rispetto all’anime, risultando a volte un po’ confuso.
In ogni caso merita, sia per la fantastica storia, che per il lato comico molto sviluppato e per quello psicologico che ci da una visione interessante del fenomeno Hikikomori.
Altamente consigliato. 😉
mi piacerebbe comprarlo al prossimo romics sperando di trovare la serie completa… comunque io non vedo l’asportazione dei suffissi onorifici una cosa così drammatica, visto che in italiano non esistono… infatti li lasciano in pochi manga, solitamente non viene eliminato il “chan”