Lupin III Il Castello di Cagliostro rimasterizzato

Il ladro gentiluomo Lupin, terzo genito di una dinastia, dopo aver svaligiato un casinò si accorge che tutte le banconote sono dei falsi. Sicché con il suo fido compagno Jigen, decide di indagare sui falsari. Scopriranno così che al centro di questo illecito traffico si trova il piccolo paese di Cagliostro.

Partiti per vendicarsi di un affronto, verranno ben presto “distratti” da un affare ben più interessante: l’erede al trono, la giovane e graziosa Clarissa, è stata rapita dal Conte di Cagliostro.
Correndo in aiuto della bella principessa, Lupin si invischia in un complesso e sinistro complotto che lo condurrà a ritrovare un vecchio nemico, il quale gli riporterà alla memoria che il ladro gentiluomo era già stato in quel castello 10 anni prima… e ora è giunta l’ora della resa dei conti.

Il regista di questo anime movie è Hayao Miyazaki. Quando il “bambino-poeta” dell’animazione nipponica (Miyazaki appunto) deve adattare un manga per lo schermo è solito rimescolare le carte e stravolgere completamente le storie: questo è anche il caso de “Il Castello di Cagliostro”.

Questo film d’animazione non ha niente a che vedere con il fumetto originale firmato da Monkey Punch. Vi si ritrovano al contrario tutte le ossessioni di Miyazaki: il suo amore per gli aerei, il suo ecologismo, le sue eroine dal viso angelico e soprattutto il suo sessismo e il suo ‘lolitismo’. Miyazaki realizza un film molto ‘personale’, molto più vicino ai romanzi di Maurice Leblanc che al manga originale.

Lieve, sensibile e poetico, restituisce a Lupin un passato, un cuore e un’intelligenza che lo rende umano.

Palesemente Miyazaki fa di questo film un omaggio al cinema francese. Ritroviamo infatti numerose similitudini con “Il Re e L’Uccello” di Paul Grimault: dal chara degli sgherri del “Conte”, lo stesso castello è palesemente ispirato a quello di Takicardie sia architettonicamente che per la qualità delle trappole ivi inserite, e per finire con le mirabolanti scene delle battaglie sui tetti.

Non poteva di certo essere diverso.
Lo spirito del Lupin originale è profondamente francese: Il Castello di Cagliostro infatti si base su due romanzi di Maurice Leblanc: “La Comtesse De Cagliostro” e “La Demoiselle aux yeux verts”, fanno parte delle avventure di Arsène Lupin che furono edite ad episodi a partire dal 1905 in Francia, e che ebbero un enorme successo anche in Giappone.

Nel 1979 Miyazaki riprende in salsa zen gli elementi di quella cultura quasi come fosse un archetipo: l’eroe solitario che amoreggia pericolosamente con il crimine, castelli in rovina, principesse in abito da sposa, combattimenti finali su orologi giganti… ma riletti con occhi ironici che si strizzano complici al passato.

Questo film in Italia ha avuto diverse edizioni. La prima fu totalmente ignorato il cast dei doppiatori originali e lo stile di adattamento della serie televisiva. Recentemente e fortunatamente però, Yamato Video ha rilasciato una nuova edizione rimasterizzata, totalmente ridoppiata utilizzando le intonazioni delle voci originali, anche se il prodotto finale dà l’impressione d’incompleto. Se l’iniziativa è lodevole il risultato è traditore. Se da un lato sentire Lupin parlare “come al suo solito” è una cosa più che piacevole, dall’altro il doppiaggio in sé è scarso.
Anche dal punto di vista della traduzione e dell’adattamento si ha la sensazione di aver perso un’occasione.

Tutte le edizioni del “Castello di Cagliostro” soffrono di una traduzione approssimativa e di un adattamento appiattente “simil anni ’30” e purtroppo anche la nuova edizione ne è afflitta… inesorabilmente.

L’edizione comprende una versione standard e una collector’s. La seconda, totalmente cartonata, contiene un secondo disco di contenuti extra, tra i quali è da segnalare lo storyboard del film intero in multi-angle.

Il nuovo audio, DTS e DD 5.1, è pulito e ben mixato.

Il video invece mostra di avere numerosi problemi. L’edizione è marchiata come ‘rimasterizzata’ quindi è lecito aspettarsi qualità: questa aspettativa però rimane inesorabilmente delusa. Se è vero che i colori risultano mediamente più brillanti delle passate edizioni, la compressione video è da dimenticare. Ci sono scene statiche piene di difetti di compressione mpeg2, non solo i classici “cubetti” nei fondali scuri, ma appare evidentissimo un fastidioso “rumore video” nei contorni delle figure.

L’interlacciatura da parte sua contribuisce a penalizzare il video, risultando decisamente sbagliata poiché lascia notevoli aloni nei movimenti.

In definitiva tolto il packaging e i contenuti extra, l’edizione rimasterizzata si presenta al pubblico come, forse, la peggiore di quelle finora uscite… lasciando decisamente nel post-visione l’amaro in bocca, e il senso che un gran bel film sia stato ancora una volta offeso. Un peccato perché il Castello di Cagliostro è un film dove è presente tutto il credo di Miyazaki e una chiave che permette di capire quest’autore e le sue contraddizioni come pochi altri film.