Autoconclusivo

Autoconclusivo

wiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ed eccomi con una FF tutta mia su Death Note
(ma solo xke ero in astinenza dell’altra XDDD vabbhè dettagli xD)
Non so ke dire, non sono brava nelle presentazioni XD
Però spero tanto che vi piaccia ^^

Tutti i personaggi di questa fic non sono mia invenzione ma degli autori TAKESHI OBATA ed TSUGUMI OHBA cui detiengono tutti i diritti.

Vi Auguro buona lettura!
Mi raccomando lasciatemi tutti i commenti sia quelli negativi che quelli positivi =***********
Ah scusate se è un po lunghina spero solo di avervi tenuto almeno un po’ col fiato sospeso

Quanto tempo era passato da quando aveva raccolto quel quaderno nel cortile universitario?

Un mese, due mesi? O forse di più…? E qual’era il primo nome che aveva scritto? Neanche se lo ricordava… Inizialmente aveva provato paura, angoscia, si era anche sentito in colpa per aver posto fine ad una vita umana. Le prime notti aveva avuto tremendi incubi e perso l’appetito. Ora invece scrivere i nomi di quei criminali non gli dava nessuna sensazione, nessuna emozione. Persino guardare i molteplici siti che avevano creato su di lui, Kira, non gli facevano più alcun effetto.

E questo perché aveva ricominciato ad annoiarsi e la sua vita scorreva piatta.

Andava all’università, usciva con gli amici, si vedeva con qualche ragazza, studiava e dava esami. Una persona perfetta, se non fosse stato al contempo uno spietato assassino, come lo definiva la polizia. Kira, il nome stesso che gli era stato affibbiato dai suoi “fan” derivava dalla parola “killer” ma lui preferiva definirsi “il salvatore del mondo, un DIO!”.

In quella giornata, apparentemente uguale a tutte le altre, stava seduto alla sua scrivania a scrivere, come al solito, i nomi dei criminali sul Death Note. Non si divertiva più neanche ad escogitare nuove punizioni da infliggere a quella feccia. Ad un certo punto la sua attenzione fu attratta da un annuncio televisivo. Avevano addirittura interrotto il programma che stavano trasmettendo per mandarlo in onda. Un uomo distintamente vestito e seduto ad una scrivania cominciò a parlare:

“Sono Lind. L. Tailor. altrimenti detto L e posso vantarmi di essere il miglior detective in circolazione, per questo da oggi mi occuperò io del caso Kira. Potete stare certi che catturerò quel criminale e lo condannerò alla pena di morte. Kira, che si arroga il diritto di giudicare, sarà a sua volta giudicato e processato, cosicché giustizia possa essere fatta!” e mentre parlava, sotto di lui scorreva una scritta la quale informava che il messaggio stava andando in onda in tutto il mondo.

Il ragazzo, senza neanche darvi peso, guardò il suo viso e scrisse il suo nome. Non era il primo che affermava di catturarlo, ma di sicuro era il più stupido dato che gli aveva mostrato apertamente il suo volto. Passarono 40 secondi e l’uomo ricadde con tutto il busto sulla scrivania. Era morto!

‹‹ Questo era tanto per mettere le cose in chiaro su chi comanda…›› pensò, ma immediatamente la schermata cambiò e sullo schermo apparve una gigantesca L nera su uno sfondo bianco e, poco dopo, una voce metallica annunciò:

“Sono il vero L. Sinceramente non credevo che ci saresti caduto così facilmente. Quello che hai ucciso era un criminale condannato a morte che sarebbe stato giustiziato tra due ore. La sua condanna è stata tenuta segreta affinché potessi servirmi di lui. Ci tengo a farti sapere che uccidendolo mi hai fornito delle informazioni davvero importanti. Una di queste è che tu, Kira, sei giapponese. L’altra, che avevo già intuito, è che hai bisogno di conoscere un nome per uccidere e forse anche di un volto. Vuoi sapere come ci sono arrivato? Ebbene, dal fatto che io sono ancora vivo e questo perché conosci unicamente il mio pseudonimo: L. Imprimitelo bene in testa perché questo è il nome di chi porrà fine ai tuoi giorni catturandoti. Il tuo tempo è scaduto!” e con questo il messaggio terminò.

“Te l’ha fatta Light!” sghignazzò lo shinigami che aveva assistito a tutta la scena.

“Tu dici? Non credere che mi faccia catturare così facilmente da quel bastardo…!” e nel dirlo scoppiò in una risata.

“Cosa ci trovi di così divertente?” gli domandò ancora.

“Ma come… non ci arrivi Ryuku? Finalmente c’è qualcuno che pare alla mia altezza. Stavo davvero iniziando ad annoiarmi, mentre ora… ora tutto sarà più interessante! Uccidere o essere uccisi. Chi dei due scoprirà prima l’identità dell’altro avrà vinto!” rispose.

Lo shinigami, guardando l’espressione di Light, con grande soddisfazione poteva nuovamente scorgere sul suo volto quello stesso ghigno comparsogli la prima volta che aveva scritto un nome sul quaderno.

“Ti diverte questo gioco eh?” chiese, già pregustando il divertimento che sarebbe scaturito da questo duello.

“Un gioco? Oh no… è molto di più… lo hai scordato? Io sarò il dio di un nuovo mondo! Avevo solo paura di annoiarmi troppo nell’attesa di vedere questa mia perfetta creazione realizzarsi, ma ora questo pericolo è stato sventato grazie all’arrivo di L! Sai quasi mi dispiacerà ucciderlo”.

“Sicuro di te come al solito eh?” ridacchiò.

Il ragazzo non rispose. Finì di scrivere gli ultimi nomi sul Death Note e, una volta richiusolo, si alzò per poi sdraiarsi sul letto.

“Quale sarà ora la tua prima mossa?” gli domandò Ryuku che prese a volteggiare per la stanza.

“Mhh… vediamo… probabilmente anche L è giapponese la sua pronuncia è troppo perfetta. Inoltre non ha dichiarato di appartenere a nessun servizio segreto quindi è lui la mente di ogni operazione e questo lo rende libero di agire come vuole. Sono quasi sicuro che richiederà l’aiuto dell’FBI o dell’Interpool poiché la polizia giapponese ha paura. Nel nostro paese è solo, al massimo può raccattare qualche agente fidato, ed é qui entra in gioco mio padre. Essendo il capo della polizia non si tirerà di certo indietro e questo non potrà che venire a mio vantaggio. Sicuramente istituiranno una squadra anti-Kira nella quale, essendo il figlio di Soichiro Yagami, non avrò difficoltà ad accederne. Inoltre sto studiando per entrare in polizia e ho aiutato mio padre a risolvere molteplici casi. L ha le ore contate…!”.

Nei mesi a venire i due si lanciarono sfide e mandarono messaggi uno tramite la televisione, l’altro tramite i criminali che uccideva, ma entrambi giungevano sempre allo stesso punto morto.

Tutto andò come Light aveva previsto. Si laureò ed entrò in polizia. Comunicò al padre che avrebbe investigato sul caso Kira e l’uomo, un po’ per timore che gli succedesse qualcosa, un po’ perché conosceva le capacità del figlio, lo mise a conoscenza della squadra speciale invitandolo, non prima di averne parlato con L, a farne parte. Tutto secondo i piani, se non fosse che L sospettava di lui. Quest’ultimo aveva infatti iniziato a dubitare di Light quando iniziò a raccogliere informazioni sui poliziotti che rivestivano le cariche più alte e sulle loro famiglie per via della sua notevole intelligenza ed i contatti con la polizia. I suoi sospetti si fecero più concreti dopo la morte di Ray Penbar, l’agente dell’FBI che gli aveva messo alle costole, morto mentre lo sorvegliava. Tuttavia non aveva prove per incriminarlo e il fatto che avrebbe che sarebbe stato un membro della squadra non poteva che andare a suo vantaggio.

Una volta arrivato al quartier generale furono fatte le presentazioni:

“Questi sono Mogi, Matsuda, Ukita, e Aizawa” disse Soichiro “mentre quel ragazzo seduto laggiù è…”.

“Sono Ryuzaki, altrimenti detto: L” disse senza neanche voltarsi.

Light sentendo quel nome deglutì, poi ci pensò per un secondo… sicuramente gli aveva dato un nominativo falso. Sorrise e gli si avvicinò. Era davvero uno strano ragazzo, di normale aveva davvero ben poco. A partire dalla posa in cui sedeva, piedi sulla sedia e gambe al petto, le profonde occhiaie e la montagna di dolci sulla sua scrivania.

“Piacere sono Light Yagami” si presentò.

L’altro si girò e lui, nell’osservarlo, provò una strana sensazione ed un brivido gli percorse la schiena. I capelli neri, la pelle bianca e i profondi occhi lo portarono a intensamente.

Ryuzaki si alzò e gli strinse la mano:

“Vorrai dire Kira”.

“Come prego?”.

“Hai detto Light, ma forse volevi dire Kira…”.

“Cos’è questa storia?” chiese divertito.

“Ryuzaki…?” domandò con aria interrogativa l’ispettore.

“Non ho detto nulla per non farla preoccupare signor Yagami, ma in tutto questo tempo le mie indagini mi hanno portato a credere che suo figlio sia al primo posto tra i sospettati”.

“E così io sarei Kira… davvero divertente!” disse Light sorridendo.

“Esatto! Non solo, penso che tu avessi già pianificato di entrare a far parte della squadra servendoti di tuo padre per scoprire la mia identità e per poterti muovere meglio. Dal canto mio ho accettato la tua presenza qui solo per vedere se i miei sospetti erano fondati e poterti tenere d’occhio”.

‹‹ Non solo ha capito le mie intenzioni alla perfezione, ma me le ha anche esposte come se nulla fosse. E’ davvero sicuro di sé. Non ci sono dubbi che, se L è uno di loro, è lui!›› pensò, poi disse:

“Sei davvero un tipo singolare… non che mi importi della tua opinione sul mio conto, ma non sopporto che vi siano dubbi sulla mia innocenza. Fa ciò che devi… vuoi controllarmi? Accomodati! Io non ho segreti”.

‹‹Sei fin troppo sicuro di te… cosa mi nascondi?›› pensò l’altro che poi affermò:

“Ti sorveglierò 24 ore su 24” e così dicendo estrasse delle manette “se vuoi fare parte di questa squadra sappi che dovremo essere incatenati e non resterai neanche un solo secondo senza la mia sorveglianza”.

“Sicuro di essere un detective e non un maniaco?” gli domandò guardando sbigottito quei pezzi di metallo.

Ryuzaki non rispose. Con due dita prese un dolce dalla sua scrivania, se lo portò alla bocca e gli diede un morso. Quando ebbe finito si le leccò le labbra e, guardandolo, infine gli rispose:

“Sicurissimo!”.

Light, vedendo che gli era rimasto del cioccolato vicino al labbro, si avvicinò a lui e, appoggiandogli una mano sul mento, ci passò sopra l’indice pulendolo.

“E sia… se servirà a dimostrare che non sono un feroce assassino ben venga”.

Il ragazzo a quel gesto si scostò arrossendo. Non era abituato al contatto fisico con altre persone.

Il rivale, al quale quella reazione non passò di certo inosservata, sorrise compiaciuto, prese un lato della manetta, la aprì e se la richiuse al polso attendendo che l’altro facesse lo stesso.

‹‹Povero illuso… non scoprirai nulla in quanto io ho ceduto il possesso del Death Note e Mikami, il nuovo proprietario, non mi tradirà mai e mi scagionerà da ogni accusa. Inoltre avendo tenuto un pezzo del quaderno, sono rimasto in possesso di tutti i miei ricordi. Non puoi nulla contro di me, anzi, questa situazione non potrà che tornare a mio vantaggio. Scoprirò il tuo nome e ti ucciderò… in un modo o in un altro”.

“Bene! Direi che ora, visto che faccio ufficialmente parte della squadra, debba essere messo al corrente delle indagini… Ah già! Che sciocco! Dimenticavo che essendo Kira non ce n’è bisogno…” disse facendo del sarcasmo.

“Light!” sbatté le mani sul tavolo il padre.

“Scusa…”.

Ryuzaki li interruppe:

“Kira uccide solo criminali che hanno avuto un processo e sono stati condannati. Questo vuol dire che vuole essere certo della loro colpevolezza, tuttavia, non importa quale crimine abbiano commesso. Se sono responsabili di qualche reato, anche se minimo, per lui meritano la morte!

Ciò vuol dire che ha una forte quanto contorta percezione di bene e male. Inizialmente uccideva solo in determinati giorni che risultavano combaciare con orari universitari. Questo mi aveva portato a credere che fosse uno studente ma, appena mi sono orientato in quella direzione, ha iniziato ad uccidere ogni giorno della settimana aumentando di volta in volta il numero delle vittime. Questo, unito al fatto che sopprimesse anche criminali di cui era ignota la cattura ai media, mi fece presupporre che fosse un poliziotto o comunque che avesse contatti con questi. Infatti grazie all’aiuto di 13 agenti dei servizi segreti, feci sorvegliare le famiglie di molti membri di polizia. Ma Kira è riuscito a scoprire le loro identità e li ha uccisi tutti facendo in modo che l’FBI si rivoltasse contro di me. Ci siamo sfidati mandandoci dei messaggi, in uno accennava addirittura all’esistenza degli shinigami, ma per quanti stratagemmi io abbia usato, mi duole ammetterlo, lui era sempre un passo avanti a me e riuscendo a prevedere tutte le mie mosse”.

Light si ricordava perfettamente di quel messaggio e di quanto si era divertito nel pensare ad L che cercava di ricavarne un significato inesistente.

“In pratica non avete nulla… o meglio, l’unico su cui ti sei concentrato sono io…”.

“Non esattamente. Ultimamente abbiamo notato che non si limita più ad uccidere i criminali processati e condannati ma anche semplici delinquenti e questo mi porta a pensare che ci sia un secondo Kira”.

‹‹Perfetto… Mikami sei davvero un genio! Non potevo avere un compagno migliore, hai fatto esattamente ciò che mi aspettavo facessi!››

“Non potrebbe semplicemente essere che ti sta prendendo ancora in giro come con gli shinigami?” domandò.

“Certamente ma, come ho detto prima, Kira ha un forte senso di giustizia… non si sporcherebbe mai le mani in questo modo”.

“Giusto… bene allora direi di metterci a lavoro!” e si sedette alla scrivania che era stata posta accanto a quella di Ryuzaki per permettergli di restare incatenati.

“Questi sono dei documenti riguardanti il caso” disse quest’ultimo.

“Grazie” .

Mentre scriveva sentiva il rumore metallico della lunga catena strusciare in terra e sbattere sul tavolo.

Le ore passarono e si fece notte. I presenti si congedarono e, quando restarono solo loro due, Light chiese ironico:

“Pensi di trasferirti a casa mia o sarò io a dover venire da te?”.

“Se per te non è un problema preferirei restare qui. Nel palazzo abbiamo dei mini-appartamenti, domani manderò Watari a prendere le tue cose”.

“Ok, non ho particolari problemi. Watari? E chi sarebbe? Non mi pare di averlo sentito nominare prima”.

“Infatti. Stava sistemando delle cose affinché potessimo stare nello stesso appartamento. Diciamo che è il mio maggiordomo” ma la verità era un’altra: ricco uomo d’affari rimasto vedovo, 21 anni prima lo aveva adottato e si era preso cura di lui permettendogli di diventare ciò che era.

“Bene allora andiamo, non ho intenzione di rovinarmi e farmi venire delle occhiaie come le tue”.

I due si alzarono e si diressero verso l’appartamento. Una volta entrati si tolsero le scarpe, mangiarono qualcosa e si diressero in camera. Light notò che a parte un armadio, due letti e altrettanti comodini, questa era vuota. Iniziò a spogliarsi e vide che l’altro si girò dandogli le spalle.

‹‹E’ davvero uno strano ragazzo›› pensò tra sé e sé.

Ryuzaki si rese conto di essere in tremendo imbarazzo. A parte Watari non aveva mai dormito con nessuno. Da piccolo non aveva mai avuto un compagno di giochi con cui parlare, ridere o scherzare e da ragazzo neanche. Era sempre stato solo. Quella per lui era una situazione nuova. Si svestì a sua volta e s’infilò sotto le coperte. Light percepì che qualcosa lo turbava ma non disse nulla, avrebbe avuto modo di scoprirlo in seguito. Si limitò ad augurargli la buona notte e a spegnere la luce.

Il giorno dopo furono svegliati di prima mattina dallo scatto della porta. Un uomo, piuttosto anziano e vestito con un completo nero entrò nella stanza con un vassoio ricolmo di dolci.

“Buongiorno vi ho portato la colazione”.

“Grazie… lui è Watari” disse il ragazzo stropicciandosi gli occhi e preparandosi a mangiare.

“Quante zollette?” domandò rivolto a Light.

“Due” rispose incredulo mentre lo vide porgergli una tazzina contenente del caffé.

“Ryuzaki, ho preparato le carte che mi avevi chiesto”.

“Si…”.

Una volta vestiti tornarono al quartier generale e si misero alle rispettive postazioni dove, ad attenderli, vi erano alcuni fogli.

“Questi sono i documenti dei criminali uccisi negli ultimi 2 mesi, ho chiesto a Watari di farceli trovare sulla scrivania per questa mattina” disse.

“Capisco” rispose Light sfogliandoli “vediamo cosa ne riusciamo a ricavare”.

Entrambi si misero a lavoro e in poco meno di una settimana scoprirono che i criminali uccisi erano in qualche modo correlati ad una ditta, la Yotsuba.

‹‹Mikami, non potevi scegliere meglio››

“Takeshi Ooi, Masahiko Kida, Suguro Shimura, Eiichi Takahashi, Reiji Namikawa, Arayoshi Hatori, Kyosuke Higuchi, Shingo Mido. Dici che Kira, o meglio, il secondo Kira, potrebbe essere uno di loro?” domandò rivolto a Ryuzaki.

“Ne sono quasi sicuro! Ora tutto sta nel capire chi è” rispose.

“Proporrei di piazzare delle telecamere nella loro ditta” suggerì Mogi.

“Si, se li sorvegliamo continuamente prima o poi commetteranno uno sbaglio, anche perché non è detto che non siano tutti immischiati in questa storia” proseguì Matsuda.

“Sono d’accordo è la soluzione migliore” sentenziò Soichiro.

“E tu che ne pensi Ryuzaki?” chiese Light.

“Che domani impianteremo telecamere e microfoni alla Yotsuba! Ora andiamo a riposarci, ne abbiamo tutti bisogno”.

“Sempre di poche parole tu eh…?” e, detto questo, si alzò seguito dal compagno.

Entrati in stanza come al solito calò il gelo. Ormai erano passati più di tre mesi da quando lo aveva conosciuto e convivevano… Light non si spiegava il motivo di tanto imbarazzo. Non solo Ryuzaki non osava guardarlo quando si spogliava ma, se per caso guardavano la televisione e c’era una scena di sesso, il ragazzo abbassava o distoglieva lo sguardo. Non parlava mai ne di sé ne del suo passato e, se per caso lui gli si avvicinava in modo un po’ più confidenziale, faceva di tutto per allontanarsi. Era come se rifiutasse qualsiasi contatto, anche minimo. Tutto ciò lo incuriosiva terribilmente e così quella sera gli chiese:

“Di un po’… è perché pensi che sia Kira o sono proprio io che ti faccio schifo?”.

“Scusa?”.

“Sembra quasi che ti dia fastidio starmi vicino”.

“Non è così…”.

“E allora com’è?” domandò.

“Lascia stare non capiresti e, dato il tuo carattere, mi prenderesti solo in giro…”.

“Ed io invece voglio saperlo e bada bene che non ti lascio dormire sino a che non mi avrai spiegato il motivo di tanto risentimento nei miei confronti se non è perché pensi che io sia Kira”.

Ryuzaki arrossì.

“A dire la verità… io spero con tutto il cuore che tu non lo sia” disse quasi in un sussurro.

“E perché mai?”

“Te l’ho detto… se te lo dicessi mi prenderesti in giro per tutta la notte e i giorni a venire…”

“Giuro che dalla mia bocca non uscirà nessun suono che possa anche solo assomigliare ad una risata” ormai si aspettava di tutto, anche una dichiarazione d’amore.

L’altro sospirò:

“Perché tu sei quanto di più simile ad un amico… anzi, l’unico che io abbia mai avuto”

“Cosa?! Non posso crederci…”.

“Credici invece” rispose rannicchiando le gambe al petto circondandole con le braccia ed intrecciando le dita tra loro.

“Tutti hanno almeno un amico del cuore alle elementari”.

“Possibile, se le hai frequentate”.

“…?” Light lo guardò con aria interrogativa.

“Non so perché ci tieni tanto a saperlo, probabilmente vuoi solo umiliarmi, ma te lo dirò lo stesso. Watari non è il mio maggiordomo ma l’uomo che, adottandomi, mi ha salvato la vita. Avevo 5 anni ed ero malato, ma l’orfanotrofio non si sarebbe mai potuto permettere il lusso di pagarmi le spese mediche. Un giorno ebbi una crisi e fui ricoverato. In quell’ospedale conobbi sua moglie, anch’essa malata in fase terminale. Mi prese in simpatia perché andavo spesso a trovarla. Mi regalava sempre un dolce tra quelli che il marito le portava. Evidentemente gli parlò di me e della mia malattia dicendogli di adottarmi. Non gli fu difficile vista la carica che rivestiva e i soldi di cui era a disposizione. Lei dopo poco morì, ma grazie alle cure che mi prestarono, io potei guarire. Certo ci vollero anni, durante i quali, dovetti restare a casa ma Watari, data la mia intelligenza, mi pagò i migliori istruttori privati. Rivedeva in me la benedizione di un figlio che non aveva mai avuto. Alle superiori il mio livello di apprendimento era più alto della media e questo rappresentava un problema per i miei compagni che presto iniziarono ad evitarmi e odiarmi. Io dal canto mio non feci mai nulla per integrarmi nella classe cosicché, al secondo anno, dissi che preferivo riprendere le lezioni private. Dato che Watari era preoccupato che potessi essere rallentato dagli altri studenti, benché frequentassi la migliore scuola privata, non ebbe nulla da ridire. Inutile specificare che anche all’università scatenavo l’invidia di molti studenti quindi mi limitavo a presentarmi agli esami, che ovviamente superavo col massimo dei voti”.

Light lo fissava con sguardo incredulo.

“Quindi non hai mai fatto un pigiama party? Non sei mai andato al cinema con un tuo amico? E non hai mai nemmeno frequentato una ragazza?”.

Ryuzaki scosse la testa.

“Non ci credo… non hai mai neanche fatto l’amore?” domandò con innocenza senza pensare che potesse metterlo in imbarazzo.

L’altro affondò il volto nelle ginocchia e fece di nuovo segno di no con la testa.

“Non hai mai dato il primo bacio? Ne provato le sensazioni che solo un’altra persona può darti? Dì un po’… sicuro di essere umano?”.

“Ti prego smettila…”.

Per la prima volta Light non lo vide come L, il suo rivale, ma come un ragazzo che doveva aver tremendamente sofferto. Guardarlo così rannicchiato su se stesso e con il volto nascosto tra le gambe gli fece un’infinita tristezza. Provò molta pena per lui. Si alzò e si sedette sul suo letto.

“Ryuzaki…”.

Ma questo non accennava ad alzare il capo.

“Guardami…”.

“Lasciami in pace, non so neanche io perché ti ho detto tutte queste cose”.

“Avanti tira su la testa”.

Finalmente la alzò.

“Vuoi provare quelle sensazioni?” gli domandò.

“COSA?!”.

“Ti sto chiedendo se vuoi provare quelle sensazioni…”.

“Non dire sciocchezze siamo due uomini”.

“E con questo? Non sei nella posizione di poter decidere, questo passa il convento! Inoltre dovresti essere onorato di poter baciare uno bello come me, molte ragazze hanno fatto carte false per assaporare le mie morbide labbra” disse toccandosele con un dito.

Il solo fatto che fosse così bello e che sicuramente aveva avuto molte esperienze lo fece sentire ancora più in imbarazzo.

“Smettila di prendermi in giro!” sbottò ma, prima che potesse rendersene conto, Light si avvicinò al suo volto e gli diede un bacio.

Ryuzaki rimase come paralizzato. Quel gesto ed il contatto con la sua bocca lo lasciarono spiazzato. Non aveva la più pallida idea di ciò che doveva fare. Istintivamente chiuse gli occhi e si abbandonò a quella nuova esperienza. Improvvisamente sentì la calda e umida lingua del ragazzo cercare di intrufolarsi nella sua bocca.

“Mhh…” gemette cercando di spostarlo ma senza ottenere risultato. La sentiva bagnargli le labbra ed infine cercare la sua per carezzarla dolcemente. Dopo qualche secondo di resistenza si lasciò andare, baciandolo seguendo il movimento della sua bocca. Dopo qualche minuto che ad entrambi sembrarono eterni, Light si staccò.

“Allora? E’ stato così disgustoso?” gli domandò guardandolo dritto negli occhi.

Anche per lui era stata una sensazione nuova, non aveva mai baciato un ragazzo e, con sua grande sorpresa la cosa non gli era affatto dispiaciuta.

“No…” rispose arrossendo.

“Vuoi farlo ancora?”.

“Si…” disse con un filo di voce abbassando lo sguardo poiché si vergognò terribilmente ad ammetterlo.

L’altro sorrise e, avvicinando nuovamente il volto al suo, riprese a baciarlo. Ryuzaki, immobile, si lasciava guidare dall’esperienza di Light che ora prese ad accarezzargli il petto per poi scendere fino all’inguine e toccarlo in mezzo alle gambe. A quel contatto il ragazzo lo scostò frettolosamente:

“Fermati…”.

“E’ la prima volta che vieni toccato qui in mezzo… lasciati andare… vedrai che ti piacerà, proverai una sensazione bellissima…” gli sussurrò all’orecchio continuando ad accarezzarlo.

“No… fermati…” gemette sentendo una strana reazione del suo corpo.

“Stai già iniziando ad eccitarti…” continuò.

Poi gli slacciò i pantaloni ed introdusse la mano nei boxer scendendo a tastare i testicoli.

“Mhh…” gemette prima di mordersi le labbra.

Sentendo che oramai era diventato duro, Light gli abbassò la biancheria e cominciò a massaggiarlo con un ritmo intenso e costante. Ryuzaki, ormai incapace di parlare, sentiva solo un immenso piacere crescere dentro di lui e i loro respiri farsi sempre più affannosi ad ogni movimento.

“Light fermati sto per…” ma non fece in tempo a finire la frase che venne bagnandogli la mano.

“Perdonami io… non volevo…” disse mortificato.

“Non preoccuparti è una cosa normale” e, nel dirlo, attese che l’altro si ricompose e poi entrambi si alzarono per andare a sciacquarsi. Entrarono in bagno, si lavarono, si asciugarono e, una volta tornati nella stanza, Light guardò l’altro negli occhi dicendo:

“Allora? Avevo ragione o no? Non è forse stata una sensazione bellissima?”.

Ryuzaki distolse lo sguardo e annuì imbarazzato.

“Bene…” rispose con un leggero sorriso divertito nel vederlo così “ora sarà meglio andare a letto” e, detto questo, si coricò seguito dal compagno di stanza che si adagiò nel letto accanto al suo domandandosi cosa lo avesse spinto ad agire in quel modo. Poi pensò alle sensazioni provate ed avvampò. Doveva controllarsi, non poteva assolutamente permettere che i sentimenti gli annebbiassero la mente. Lui era Kira! Light, al suo fianco, aveva i medesimi pensieri. Perché si era comportato in quel modo? Era davvero solo compassione o era in qualche modo attratto da lui e dal pericolo che rappresentava? Era tanto sicuro che gli piacessero le ragazze quanto che non gli fosse dispiaciuto ciò che aveva appena fatto. Improvvisamente un pensiero spietato gli si formò nella mente.

‹‹Sono stato la sua prima esperienza e, data la sua reazione, gli è piaciuto… Se riuscissi a farlo innamorare di me potrei sfruttare la cosa a mio vantaggio e, perché no, scoprire il suo nome ed ucciderlo. Non dovrebbe essere difficile né tanto meno impossibile. E’ un piano perfetto! ›› era sicuro che se lo avesse fatto innamorare la vittoria sarebbe stata sua in quanto era convinto che l’amore rendesse stupidi e irrazionalmente incapaci.

Entrambi si addormentarono a notte inoltrata per risvegliarsi alle prime luci dell’alba. In silenzio e, senza accennare a quello che era accaduto la sera prima, si prepararono ed andarono al lavoro. Quando arrivarono, gli altri membri della squadra erano già tutti lì.

“Bene… possiamo dare ufficialmente inizio all’operazione” disse Ryuzaki che, seduto alla scrivania, si apprestò a dare ordini a tutti i presenti. Ottennero la collaborazione di cinque agenti fidati e gli crearono delle coperture permettendogli così di infiltrarsi nella Yotsuba per piazzare telecamere e cimici. In meno di sei ore era tutto pronto. I primi giorni non notarono nulla di sospetto ma le loro ipotesi furono confermate quando, durante la fine di una riunione del consiglio di amministrazione della ditta, il discorso dei presenti cadde su quali sarebbero state le prossime “vittime”.

“Bene passiamo ai nomi…”

“Akihiro Sanetoki”.

“Kageyasu Okubo”.

“Hirokazu Shiro”.

“Waotaka Kanbe”.

“Nakamaro Yasu”.

“Ryoichi Kanzaburo”.

“Danjuro Mochi”.

“Takahiro Shige”.

Ogni membro della Yotsuba fece un nome diverso, poi tutti si alzarono e la riunione fu sciolta.

Nel quartier generale restarono senza parole.

“Che diavolo significa?” domandò Light.

“Non lo so” rispose perplesso Ryuzaki che continuò dicendo “facciamo una veloce ricerca e vediamo chi sono”.

“Si” risposero all’unisono.

Venne fuori che erano tutte persone in qualche modo scomode alla ditta.

“Se domani anche solo uno di loro dovesse morire, sarà la conferma che il secondo Kira fa parte di loro” disse Ryuzaki.

“Cosa? Ma non possiamo lasciare che muoiano senza fare nulla…!” protestò Matsuda.

“Non abbiamo altra scelta”.

“Ma…”.

“Ha ragione lui… non abbiamo alternative” sentenziò Light.

“Qui non possiamo fare più nulla, dobbiamo solo aspettare e vedere cosa accade… quindi… direi che potete ritiravi” aggiunse Ryuzaki in tono freddo stringendo i pugni. Si sentiva impotente.

Tutti uscirono e nella sala restarono solo lui e Light che, vedendolo così turbato, gli mise una mano sulla spalla e stringendogliela gli disse:

“Lo cattureremo!”.

“Si!”

“Ora andiamo anche noi, si è fatto tardi”.

L’altro non rispose, guardò ancora qualche secondo lo schermo che ritraeva la stanza della riunione ormai vuota e si alzò. Andarono nel loro appartamento e prepararono la cena durante la quale discussero sulla strategia migliore da usare.

“Se Kira è uno di loro dovremo stanarlo facendogli sapere che ‘sappiamo’ così da indurlo a scoprirsi da solo” disse Light portandosi le bacchette alla bocca.

“Si… probabilmente basterà fargli sapere che abbiamo collegato le morti con la Yotsuba per mandarli in panico e fargli commettere un errore. Ma questo avverrà solo se riusciremo a trovare l’anello debole della catena e farlo crollare”.

“Già”. Mentre parlavano scrutava il suo volto impassibile “sai… le tue occhiaie sono peggiorate, dovresti pensare di meno e dormire di più” continuò poi scherzando.

“Forse…” rispose.

Si diressero in camera e si misero giù ma Ryuzaki continuava a rigirarsi nel letto così che Light, stufo di sentirlo, gli chiese:

“Cosa c’è? Non riesci a dormire?”.

“Già…”.

“E’ per il fatto che verranno sacrificate delle persone?”.

“Anche…”.

“Perché ti angoscia tanto? Infondo se sei davvero L lo hai gia fatto!” disse alludendo a quando si era servito di Lind L. Tailor.

“Quella volta era diverso. Ho usato un condannato a morte. In più serviva a sgominare Kira e non una sua copia malriuscita” rispose girandosi e guardandolo diritto negli occhi.

“Scusa non volevo farti arrabbiare…” disse vedendo la sua reazione. Poi si alzò e si diresse verso il suo letto dove si coricò accanto a lui.

“Che fai?”.

“Mi faccio perdonare…” e gli diede un bacio.

Questa volta notò che Ryuzaki non oppose alcuna resistenza. Continuò a baciarlo e, successivamente, prese ad accarezzarlo. Come l’altra volta iniziò dal petto per poi riscendere fino all’inguine. Lo sentì sussultare quando gli sfiorò il sesso da sopra i pantaloni e il suo respiro farsi più intenso non appena li ebbe slacciati ed inserito la mano all’interno di essi. Continuò toccarlo da sopra i boxer finché, sentendo che si era abbastanza eccitato, passò oltre. L’altro sentì la sua mano varcare l’elastico della biancheria e afferrare il suo membro con delicatezza e fermezza al tempo stesso e presto si abbandonò al piacere che quei movimenti gli procuravano. Imbarazzato si staccò dalle sue labbra per abbassare la testa e poggiargli la fronte al petto, mentre con la mano prese a stringergli una spalla. Nel silenzio della stanza udiva distintamente i piccoli gemiti che emetteva e il suo respiro farsi più affannoso man mano che il piacere aumentava. Light sentiva, attraverso la maglia, il suo alito caldo sfiorargli il petto. Abbassò lo sguardo ed intravedendo la sua espressione estasiata venne pervaso da una strana sensazione. In quel momento desiderò, per la prima volta, di fare l’amore con lui. Tuttavia pensò che il ragazzo non fosse ancora pronto ad un’esperienza del genere, dato che neanche osava toccarlo. Continuò il suo ritmico movimento sino a che non sentì la sua stretta alla spalla aumentare e il caldo liquido pervadergli la mano. Piano la ritrasse, poi vedendo che non rialzava il viso, gli domandò:

“Tutto apposto?”.

Ryuzaki fece cenno di sì con la testa. Sentiva ancora i battiti accelerati del suo cuore.

“Perdonami… neanche questa volta sono riuscito a trattenermi”.

“Non devi farlo…”.

“Andiamo… ti accompagno a sciacquarti” gli disse imbarazzato.

“Lascia stare” rispose allungando l’altra mano sino al comodino dove prese un fazzoletto. Si pulì e, poggiando successivamente un palmo sulla sua schiena, se lo portò più vicino. Gli diede un bacio e, in seguito, chiuse gli occhi restando così sdraiato accanto a lui. Si aspettava di essere allontanato ma, con sua grande sorpresa, Ryuzaki accettò la sua presenza rimanendo in silenzio.

Il giorno dopo diedero inizio all’operazione. Chiamò la Yotsuba e si fece passare uno dei responsabili, Suguro Shimura. Lo mise al corrente che era L e di essere a conoscenza del fatto che, uno di loro, era Kira. Poi riagganciò. Come previsto l’uomo andò immediatamente in agitazione e, dopo neanche un’ora, tutti i membri della ditta erano riuniti in sala riunione.

“Allora? Cosa c’è di così importante?” chiese Masahiko Kida.

“Mi ha contattato L! Ha detto di essere a conoscenza del fatto che uno di noi è Kira” rispose visibilmente scosso.

“Cosa?!” si agitò Reiji Namikawa.

“Sei sicuro che non fosse uno scherzo di cattivo gusto?” domandò impassibile Shingo Mido.

“Sicurissimo… mi ha detto di aver collegato le morti degli ultimi due mesi con questa società e che, per tutto questo tempo, ci ha sorvegliati” disse. Ora sudava freddo.

“Merda!” sbiascicò Takeshi Ooi.

“Vediamo di non perdere la calma! Non hanno prove contro di noi e, agitarci, farà solo il suo gioco.

“Dobbiamo rimanere lucidi!” prese la parola Arayoshi Hatori.

“Ha ragione… niente panico” suggerì Eiichi Takahashi.

“Che altro ha detto?” proseguì Kida.

“Di dirgli chi era il vero Kira e di riferirvi che chiunque parlerà avrà uno sconto di pena” rispose Shimura.

“E tu? Non gli avrai detto qualcosa oso sperare” disse Kyosuke Higuki.

“Certo che no… anche perché non avrei saputo che dire… nessuno di noi sa l’identità di Kira”.

“E’ assurdo! Io non voglio andare in prigione per dei crimini che non ho commesso!” sbottò Ooi.

“Hai fatto dei nomi anche tu, quindi è come se li avessi ammazzati con le tue mani”.

‹‹Bastardo vuole metterci uno contro l’altro!›› pensò Mido.

“Io non ho ammazzato nessuno me ne tiro fuori” proseguì.

“Fatelo tacere!” disse Kida.

“Cosa?! Non vorrete…” urlò.

Ma non fece in tempo a dire altro perché, Eiichi Takahashi, estrasse una pistola e gli piantò una pallottola in fronte.

“Non possiamo permetterci di avere un punto debole, soprattutto ora!” rispose seccamente.

In quel momento squillò il telefono. Nessuno si mosse, poi Shingo Mido afferrò la cornetta e rispose freddamente:

“Spero per lei che sia una cosa importante se vuole tenere il posto… sa perfettamente che non vogliamo essere disturbati quando il consiglio è riunito!”.

“Mi spiace signore… io ho provato a dirgli che eravate in un’importante riunione ma l’interlocutore mi ha detto che, non appena avessi pronunciato il suo nome, avreste accettato di parlare con lui…”.

“Sentiamo…”.

“Ha detto di chiamarsi L…”.

“Me lo passi!”.

Subito lo mise in viva voce.

“Come saprete stamani ho contattato il vostro collega, Suguro Shimura, è inutile che mi ripeta, vi ha già messo al corrente… Vi ho chiamati per farvi sapere che vi sto osservando e che, grazie al vostro atteggiamento, ora so con sicurezza chi di voi è Kira!”.

“Cosa?!” urlarono all’unisono.

“Sta bluffando, non può saperlo! Vuole solo metterci sotto pressione!”.

“Se stessi mentendo come farei a sapere che Takeshi Ooi giace sul vostro pavimento?”.

“Cazzo!!!” urlò Takahashi balzando in piedi.

“Il mio piano ha funzionato alla perfezione. Le trattative sono saltate, tra otto ore esatte rivelerò a tutto il mondo, tramite la Sakura TV, l’identità di Kira dichiarando così la mia vittoria. Inutile cercare di scappare, sei in trappola. Ovviamente non mostrerò il mio volto quindi non potrai uccidermi. Il gioco è finito!” e con questo messaggio Ryuzaki agganciò.

“Ora bisogna solo sperare che abbocchi” disse rivolto alla squadra. Poi tornò a guardare nello schermo.

“Merda! Hanno impiantato delle telecamere…” disse Masahiko.

‹‹ Mhpf pensi di aver vinto? Povero illuso! Io sono in possesso degli “occhi dello shinigami”, mi basterà venire alla Sakura TV e guardarti in faccia per ucciderti!›› pensò sicuro di sé Shingo Mido.

Uscirono, diedero ordine di far sparire il cadavere e, assicuratisi di non essere seguiti, si diressero in ‘ un fidato locale ‘ poco lontano. Una volta che vi furono giunti si sederono attorno ad un tavolino e cominciarono a decidere sul da farsi.

“I ragazzi faranno un buon lavoro, il corpo di Takeshi Ooi non sarà mai ritrovato. Non dobbiamo preoccuparci!”.

“Certo… non lo hai mica ucciso tu! Devo sparire!” disse Eiichi.

“Hai ragione!” rispose Shingo dietro di lui il quale, estratto un coltello, gli tagliò la gola con un sol colpo.

“Ma sei impazzito?” urlò Suguro.

“Ci sarebbe stato solo d’intralcio!” rispose laconico.

Nel frattempo Ryuzaki, grazie a Suguro Shimura che aveva accettato di collaborare in cambio di una riduzione della pena e quindi si era messo addosso una cimice, poteva escludere un altro sospettato.

“Bene direi che abbiamo finito e che, non avendo altro da aggiungere, possiamo andare. Chiunque di noi sia Kira, non gli permetterà di fare quell’annuncio”.

“Si!” annuirono gli altri in coro.

Udendo quelle parole a tutti i membri della squadra si illuminò il viso. Probabilmente il loro piano avrebbe funzionato alla perfezione. Si prepararono e si diressero quindi alla Sakura TV.

Prima di uscire, senza farsi notare, Light scrisse cinque nomi su un pezzetto di carta: Masahiko Kida, Reiji Namikawa,, Shingo Mido. Kyosuke Higuki, Arayoshi Hatori. Poi se lo mise in tasca.

“Voglio vedere se è tanto scemo da caderci davvero…” sghignazzò lo shinigami accanto a lui “… comunque almeno ora so come farai a comunicare a Mikami il nome di Kira: tramite me! Avrei dovuto immaginarlo, ma mi domando come farai a fargli capire chi è tra tutti quelli che hai scritto… sono davvero curioso”.

Il ragazzo sorrise. Grazie all’accordo che avevano stipulato tutto sarebbe andato come doveva. Il patto infatti sanciva che, finché lo shinigami si sarebbe divertito, avrebbe potuto contare sul suo aiuto. Questo accordo nacque il giorno stesso in cui Light gli disse che, grazie al Death Note, avrebbe cambiato il mondo e ne sarebbe diventato il dio. Da allora Ryuku lo aveva aiutato a liberarsi degli agenti dell’FBI, a dare il quaderno a Mikami, a comunicare con lui e ora lo avrebbe aiutato ad eliminare quello della Yotsuba così da dissipare maggiormente i sospetti su di lui. Light per farlo divertire gli aveva permesso di scegliere lui stesso, tra quelli della società, chi dovesse “interpretare” il secondo Kira. L’unica cosa che lo shinigami si era rifiutato di fare era dirgli il nome di L, ma solo perché questo avrebbe reso tutto più divertente per entrambi. Avendo visto i suoi occhi brillare dopo la fine del messaggio, voleva vedere fin dove si sarebbe spinto per scoprire quel nome e, fino ad ora, non si era minimamente pentito di questa scelta. Era rimasto al suo fianco in quanto era obbligato a restare con il proprietario del quaderno, a cui Light non aveva rinunciato, ma solo “temporaneamente ceduto” a Mikami. Così lo shinigami si divideva tra i due ragazzi spassandosela nel vedere cosa una mente umana potesse pensare e cosa fosse in grado di mettere in atto pur di raggiungere lo scopo. In fondo Light gli piaceva proprio perché lo riteneva freddo, calcolatore e capace a tutto pur di portare a termine il suo obbiettivo. Una persona quasi priva di sentimenti umani. Sarebbe stato un perfetto dio della morte se non fosse stato per un piccolo dettaglio: ai possessori del Death Note non era concesso di appartenere a nessun luogo dopo la loro scomparsa. Erano destinati ad un sonno eterno.

Arrivati alla Sakura TV, la fecero immediatamente sgomberare. Poi sistemarono un pannello, dietro il quale, posero due sagome di persone e fecero partire un nastro precedentemente registrato con la finta intervista. Quando fu tutto pronto si nascosero e attesero l’arrivo di Kira. Shingo Mido non si fece aspettare a lungo, infatti, in preda all’angoscia, si era diretto agli studi televisivi senza neanche pensare che potesse trattarsi di una trappola. Una volta giunto a destinazione scese dalla macchina, entrò nell’edificio, salì rapidamente le scale e si diresse negli studi. Ma con sua grande sorpresa, ad attenderlo, trovò solo Ryuzaki e il resto della squadra. Tutti i presenti indossavano un casco per celare la propria identità. In un attimo gli furono addosso e, una volta immobilizzato e bendato, si levarono i caschi. Light, approfittando della confusione, essendosi morso e ferito un dito nell’attesa, prese il foglietto e fece un segno sul nome di Shingo Mido. Poi lo passò allo shinigami.

“E’ davvero stupido… merita di morire. Spero che ora accada qualcosa di divertente…” fu l’unico commento dello shinigami prima di andare.

‹‹Perfetto! Ora non mi resta che attendere che Mikami faccia il resto›› pensò.

“Come previsto ti sei precipitato” disse Ryuzaki.

“Non capisco a cosa alludi” disse Shingo cercando di camuffare la sua agitazione.

“Ah no?! E come giustifichi la tua presenza?”.

“Non ho nulla da dire, parlerò solo al cospetto del mio avvocato!” rispose.

“Certo… e ne avrai davvero bisogno” disse Matsuda trascinandolo via seguito dal resto della squadra. Light e Ryuzaki andarono con Watari.

“Sei ferito, come hai fatto?”.

“Oh questo… me lo sono morso durante l’attesa…” rispose Light.

“Capisco”.

“Cos’è tutta questa premura?”.

“Non farti strane idee!”.

“Così sì che ti riconosco…”.

“Siamo arrivati”.

Andarono nella sala degli interrogatori. Shingo Mido, bendato ed ammanettato, era seduto alla scrivania.

“Conosci l’identità del vero Kira?” iniziò l’interrogatorio Ryuzaki.

“Non parlo senza il mio avvocato!” rispose.

“Come uccidete le persone?” continuò.

“Non parlo senza il mio avvocato!” ripeté.

“Non ci sarà nessun avvocato. Non hai ancora capito che sappiamo che tu sei il secondo Kira? Ti conviene rispondere alle domande. Forse ti verrà concessa la grazia di non essere condannato alla pena capitale”.

L’altro fece scena muta.

“Ti ripeto… e questa è la tua ultima possibilità, di parlare! Come uccidete le persone e chi è Kira?”

‹‹Ormai è questione di pochi minuti…›› pensò Light che assisteva alla scena a pochi passi di distanza poiché ancora ammanettato a Ryuzaki.

Shingo Mido tacque ancora.

“Come desideri… non hai idea di ciò che ti aspetta… portatelo via!”.

Ma, nel momento stesso in cui due agenti lo afferrarono l’uomo cedette:

“Aspetta… Avrò delle attenuanti?”.

“Parla! Qui le condizioni le detto io!”.

“Voglio la garanzia delle attenuanti, altrimenti dalla mia bocca non uscirà più un suono”.

“E sia!”.

‹‹Mikami che aspetti…››.

“Scrivo i loro nomi su un quaderno e…” nessuno udì la fine di quella frase poiché venne interrotta da un urlo dopo il quale l’uomo si strinse il petto e cadde morto.

“No… no… no…” Ryuzaki si precipitò al suo fianco.

‹‹ Perfetto, appena in tempo…›› pensò Light. Poi si fece scuro in volto e gridò:

“Che diavolo è successo?!”.

“MERDA! E’ MORTO!” sbraitò l’altro.

“Come è possibile?”.

“Kira…!”.

“Maledizione così siamo punto e a capo!” disse Soichiro.

“Al diavolo!” sbottò Ryuzaki. Diede un calcio ad una sedia che si ribaltò in terra facendo un gran rumore e si diresse verso la porta trascinandosi dietro Light, il quale non disse una parola. Non lo aveva mai visto perdere il controllo prima e, contrariamente a quanto si aspettava, non provava nessuna gioia nel vederlo in quello stato. Anzi, ebbe come la sensazione di provare una stretta al cuore.

Entrarono nell’appartamento e si diressero in salone.

“Ryuzaki…” disse al ragazzo che gli dava le spalle.

“Come ci sei riuscito?” domandò in tutta risposta.

“Eh?”.

“Come ci sei riuscito?!” ripeté girandosi di scatto e dandogli una spinta che lo fece cadere a terra.

“Che stai dicendo? Riuscito a fare cosa?”.

“Come lo hai ammazzato?! Come?!” e gli salì sopra mettendogli le mani al collo.

“Calmati… sei impazzito?”.

“Dimmelo!” urlò stringendo la presa.

“Lasciami… così mi fai male… mi soffochi…” tentò di dimenarsi ma, sotto la sua stretta, cominciò a sentire che le forze gli venivano meno.

Ryuzaki percepiva le mani dell’altro stringergli le braccia con forza ma, sentendo che questa iniziava a mancare, tornò immediatamente in sé e lo lasciò. Liberato da quella stretta, Light tossì a lungo aspirando ampie boccate d’aria.

“Perdonami… io… non so che mi è preso…”.

“Te lo dico io che ti è preso… tu ancora sospetti di me! Dopo tutto questo tempo… e nonostante ciò che c’è tra di noi!” disse alludendo a quello che facevano ma di cui non parlavano.

Nel fissarlo, improvvisamente pensò a quante volte si era trattenuto dall’intrufolarsi nel suo letto, a volte perché leggeva il desiderio negli occhi dell’altro altre perché lui stesso bramava toccarlo. Tuttavia, nonostante la voglia di fare l’amore con lui, non si era mai spinto oltre quello che avevano fatto la prima volta. Non poteva credere che stesse per ucciderlo.

“Ti prego scusami…” disse Ryuzaki con un filo di voce.

“Usciamo, hai bisogno di schiarirti le idee…” e così dicendo lo fece alzare da sopra di sé e insieme si diressero verso la porta. Dato che erano ammanettati e non potevano uscire per strada andarono sul tetto. Entrambi erano in piedi e non dicevano una parola. Il silenzio fu interrotto da Light:

“E così sospetti ancora di me…”.

Ryuzaki non rispose. Un lampo squarciò il cielo e poco dopo venne a piovere.

“Rispondimi!” urlò.

“Una parte di me vuole credere nella tua innocenza, ma l’altra, quella più forte e razionale, è sicura della tua colpevolezza”.

“A quanto vedo il tuo piano di seduzione non ha funzionato…” sghignazzò lo shinigami che assisteva divertito alla scena.

Da quella risposta Light concluse che doveva agire… non c’era più tempo! Strinse i pungi, sentiva le gocce di pioggia ricadergli sul viso e i vestiti completamente zuppi appiccicarglisi addosso. Lo guardò intensamente e infine disse:

“Chissà… forse se morissi ti convinceresti della mia innocenza? Uccidimi!”.

“Cosa?!”.

“Così avresti la prova che io non sono Kira, dato che gli omicidi non cesserebbero”.

“Sai che sei davvero un attore formidabile tu?! Potresti addirittura vincere l’oscar” sbottò a ridere Ryuku.

“Finiscila!” disse Ryuzaki.

La pioggia cadeva fittissima bagnandoli entrambi. Restarono in silenzio per un lungo lasso di tempo. Poi appena questa cessò Light disse:

“Rientriamo o ci prenderemo una polmonite”.

Completamente fradici tornarono nel loro appartamento e si diressero in camera dove si spogliarono. Nel vederlo svestito e con solo un asciugamano in vita, Light provò una strana sensazione. Cercò di non farci caso e si girò. Subito dopo sentì qualcosa di soffice sulla testa… era Ryuzaki che, preso un panno, ce lo aveva poggiato e lo agitava per asciugargli i capelli.

“Grazie…”.

“Perdonami per prima… ho perso il controllo, non è da me” disse.

Lo sfregò ancora un po’ fino a che, notando che i suoi capelli non gocciolavano più, smise e, datogli le spalle, prese un asciugamano a sua volta. Vedendolo di schiena, Light gli si avvicinò e gli circondò il collo con le braccia.

“Ho paura di essermi innamorato…” gli sussurrò in un orecchio.

Ryuzaki sussultò.

“Non dire sciocchezze…”.

“Fai l’amore con me stanotte…” disse iniziando a baciarlo sul collo.

L’altro non riusciva ad opporsi. Sentiva le sue fredde mani scendere ad accarezzargli il petto e la calda lingua tracciare linee immaginarie sulla sua pelle lasciandogliela umida e, a quel contatto, un brivido gli percorse la schiena. Light, deciso ad andare fino in fondo, lo fece girare, prese a baciarlo intensamente e poi delicatamente lo spinse fino al letto dove, una volta fattolo adagiare, riprese ad accarezzarlo. Fece scendere la sua mano sino all’asciugamano che portava in vita e, sensualmente, glielo sfilò. Già udiva i loro respiri farsi più intensi. Avvolse il suo membro e cominciò a massaggiarlo ma, questa volta, non gli permise di interrompere il loro bacio. Ryuzaki sentiva il piacere crescere e farsi più intenso ad ogni movimento. Presto lo sentì aumentare il ritmo e, una volta giunto al limite, si lasciò andare inarcandosi sotto di lui gemendo intensamente. Poi vide il compagno portarsi la mano alla bocca per leccarsi le dita e questo lo fece avvampare. Percepiva chiaramente il suo sesso ormai duro, sfiorargli la gamba attraverso i boxer. Pensò che era sempre stato Light a toccarlo e così glieli abbassò e imitò i movimenti che poco prima aveva usato su di lui. Lo sentì ansimare e gemere sempre più intensamente fino a che la sua mano non si bagnò. Provò una sensazione stranissima a quel contatto. Light, che riprese a baciarlo sul petto, fece riscendere la sua mano sul basso ventre giungendo nuovamente al sesso che oltrepassò e, scivolando oltre, arrivò ad accarezzarlo in quella piccola apertura tra i glutei. Giunto al piccolo foro iniziò a penetrarlo con un dito ma a quel gesto lo sentì irrigidirsi, serrare la stretta della sua mano sul suo braccio e chiudere le gambe.

“Voglio che tu sappia anche quanto sia bello concedersi ad un’altra persona… ti prego non fermarmi…” gli sussurrò Light.

A quelle parole Ryuzaki lasciò la stretta e riallargò leggermente le gambe permettendogli così di continuare. Lo sentiva entrare in lui e questo gli procurava dolore.

“Mhh…” gemette.

“Cerca di rilassarti…”gli disse riprendendo a baciarlo.

Non appena lo sentì lasciarsi andare ne inserì un secondo. Proseguì il suo movimento fino a che non pensò che fosse pronto. Quindi si posizionò tra le sue gambe, gliele fece divaricare, gli mise le mani sulle ginocchia che successivamente spinse verso il petto, ed iniziò a penetrarlo.

Quando sentì il suo membro entrare in lui, Ryuzaki non poté trattenere un grido di dolore ed immediatamente si irrigidì.

Light si fermò. Poi riprese.

“Ahh… fa male…” disse Ryuzaki che non riuscì a trattenere le lacrime che ora gli ricadevano lungo le guance.

L’altro vedendole si arrestò nuovamente. Allungò una mano e gliele asciugò. Il suo volto era contratto in una smorfia di dolore. Gli fece un’infinita tenerezza guardarlo e il suo cuore prese a battere più forte. Pensava che non gliene sarebbe importato nulla, che lo faceva solo per poterlo uccidere e invece, vederlo soffrire, gli faceva male.

“Vuoi che mi fermi?” gli domandò dolcemente.

Ryuzaki non rispose, così pensò che forse era stato precipitoso e che fosse meglio smettere. Fece per ritirarsi ma si sentì trattenere.

“No… va avanti…” disse in un sussurro l’amante.

A quelle parole riprese a penetrarlo.

“Mhh…” gemette ancora. Poi si morse le labbra.

Una volta che fu completamente in lui, Light lo abbracciò e lo baciò con passione. Poi cominciò a muoversi. Inizialmente lo sentì lamentarsi, la sua espressione era sempre contratta e pensò che doveva provare davvero molto dolore. Poi, pian piano, quando questo lasciò il posto al piacere poté finalmente scorgere sul suo viso un’espressione di godimento. I loro respiri, sempre più affannosi, divennero presto una cosa sola, esattamente come i versi di piacere che uscivano dalle loro bocche. Entrambi giunsero all’orgasmo e, una volta uscito, Light si lasciò ricadere al suo fianco. Attese che il respiro tornasse normale, poi allungò un braccio per carezzargli una guancia. Ryuzaki sentiva il suo caldo seme scorrergli tra le gambe, il cuore battere all’impazzata e mille sentimenti contrastanti nel petto ma, improvvisamente, tutto gli fu chiaro. Nell’accarezzagli il volto nei pressi degli occhi, Light sentì le sue dita bagnarsi.

“Ryuzaki?”.

“Sei un bastardo… Hai fatto tutto questo per fare in modo che m’innamorassi di te… così che avrei abbassato la guardia e avresti potuto uccidermi…” disse tra le lacrime.

Quelle parole così vere e allo stesso tempo così taglienti lo trapassarono procurandogli un immenso dolore. Ebbe un tuffo al cuore. Lui, che effettivamente aveva fatto tutto quello al solo scopo di ucciderlo, non aveva messo in conto che, facendo l’amore con lui, avrebbe finito con l’innamorarsi a sua volta.

“Come puoi dire questo subito dopo ciò che abbiamo appena fatto…?”.

Ryuzaki non rispose. Non riusciva a dire una parola, sentiva solo di amarlo e di aver perso.

“Ascoltami bene… io ti amo… secondo te, uno come Kira, è capace di provare amore?” gli chiese continuando ad accarezzargli la guancia.

“No… ed è per questo che mi ucciderai” ripose con un filo di voce.

“Ryuzaki… io non sono Kira… e te lo dimostrerò. Dovesse costarmi la vita!” e così dicendo lo trasse a sé facendogli appoggiare la testa al suo petto.

In quella posizione entrambi si addormentarono. Il giorno dopo il primo a svegliarsi fu Ryuzaki, il quale, dopo essersi liberato dalle manette, si preparò e si diresse al lavoro. Erano al punto di partenza, dovevano ricominciare tutto da capo. Light si svegliò intorno alle nove e, sorprendendosi nel constatare che era solo nel letto, lo chiamò ma non ottenne alcuna risposta.

“Se cerchi L è uscito, credo sia di sotto a cercare di recuperare qualche indizio dato che dopo la morte di Shingo non ha più alcun appiglio.” sghignazzò lo shinigami.

“Chissà perché mi avrà liberato”.

“Il tuo piano ha funzionato alla perfezione… allora? Cosa intendi fare ora?” gli domandò.

“Nulla…” gli rispose mentre si preparava.

“Cosa?! Ah… capisco, vuoi tenerlo sulle spine ancora un po’ sei davvero crudele…”.

“Vedi Ryuku… le cose sono leggermente cambiate…”.

“Cosa intendi dire?”.

“Che mi sono innamorato di lui”.

“Ma non ti piacevano le ragazze?”.

“Ed ora mi piacciono anche i ragazzi…”.

Lo shinigami scoppiò in una fragorosa risata.

“Non dire assurdità… tu non sei capace di provare tale sentimento”.

“Lo credevo anch’io…”.

“E così pare che il tuo stesso piano ti si ritorca contro… tuttavia sono sicuro che è solo un’infatuazione. Presto ti tornerà la ragione e lo porterai a termine. Sei troppo ambizioso per rinunciare a diventare ‘ il dio di un mondo perfetto’ credimi”.

“Forse hai ragione, ma io ho trovato la soluzione…”

“E sarebbe?” domandò Ryuku.

“Potrei rinunciare al quaderno, così da perdere tutti i ricordi e cessare davvero di essere Kira…”.

‹‹ Non te lo permetterò›› pensò immediatamente lo shinigami che tuttavia rispose:

“Capisco… è una decisione importante… prenditi del tempo e riflettici bene”.

“Ovviamente…”.

“Bhé vado a fare un giro…” disse quando ormai furono giunti davanti alla porta del quartier generale.

“D’accordo” rispose Light che poi si apprestò ad aprire la porta ed entrò.

Nella stanza c’era solo Ryuzaki.

“Come mai mi hai tolto le manette?”.

“Ho deciso di provare ad avere fiducia in te…”

‹‹Se non mi fossi innamorato, il mio piano avrebbe funzionato alla perfezione…›› pensò.

“Questo mi rende davvero felice…” e si avvicinò per dargli un bacio.

Poi entrambi si misero a lavoro e poco dopo giunse il resto della squadra.

Nel frattempo Ryuku si era diretto da Mikami.

“Il tuo ‘ Dio ‘ mi ha ordinato di dirti che è ora di uccidere L. Telefona al quartier generale anti-Kira e dì loro di avere informazioni importanti riguardanti il caso, ma che hai paura e che ne parlerai di persona solo con L.” gli disse lo shinigami.

In tale modo non avrebbe incontrato Light ma, anche se ciò fosse successo, era sicuro che il ragazzo non si sarebbe lasciato sfuggire nulla. In fondo anche lui ci teneva alla vita e, se avesse detto o fatto qualcosa, i sospetti di Ryuzaki sarebbero aumentati.

Mikami fece quanto ordinato e ottenne un appuntamento per quello stesso pomeriggio. Poi ascoltò i dettagli del piano.

Nel frattempo alla centrale si potevano udire le urla nella stanza dove la squadra era riunita.

“Cosa?!” gridò Light quando Ryuzaki gli riferì che si sarebbe incontrato da solo con uno sconosciuto che assicurava di avere informazioni importanti riguardanti Kira.

‹‹ Chi diavolo può essere questo tizio? E quali informazioni? Possibile che Mikami abbia commesso un errore? Che si sia fatto scoprire? Devo impedirgli di vederlo›› aveva un bruttissimo presentimento.

“Se non fossi stato solo non si sarebbe presentato. Dice di aver paura che Kira sia un agente, per questo parlerà solo con L”.

“E tu ti fidi? Se ha così paura perché farsi vedere? Perché non dirti ciò che sa al telefono?”.

“Non lo so… comunque ci saranno le telecamere, se dovesse succedermi qualcosa avrete la prova della sua colpevolezza, così lo potrete rintracciare ed arrestare”.

“E tu pensi che ti lasci andare?”.

“Non hai altra scelta. Seguirai l’interrogatorio da qui!”.

Il misterioso testimone arrivò. Fu accolto da Mogi e Aizawa poi fu condotto in una stanza con all’interno un tavolo e due sedie. Lo fecero accomodare e, una volta arrivato Ryuzaki, uscirono. Tuttavia rimasero fuori dalla porta ad attendere la fine del colloquio. Light invece era rimasto con Matusda, Ukita e Soichiro nella stanza per registrare ed osservare la conversazione. Appena vide che si trattava di Mikami sbiancò.

‹‹ Come diavolo gli è venuto in mente di venire qui?! E perché avrà agito di sua iniziativa?!››.

Fortunatamente gli altri erano troppo presi dal loro lavoro per accorgersi della sua reazione.

In preda al panico cercò di pensare a qualcosa. Era sicuro che, non appena avesse messo piede fuori da quella stanza, lo avrebbe ucciso.

“Potrebbe gentilmente dirmi il suo nome tanto per iniziare?” esordì Ryuzaki.

“Chi mi assicura che lei sia L e non Kira” rispose Mikami.

“Nessuno… come nessuno mi assicurerà che lei non mi dia un nome falso…”.

“Mikami…”.

Il nome era esatto, aveva controllato poiché glielo aveva comunicato anche per telefono.

“Bene… ora veniamo a noi, quali sono queste informazioni?” domandò.

“Potrebbe prendermi per pazzo… non so se faccio bene a dirglielo…”.

“Avanti non abbia paura”.

“Qualche giorno fa, ci fu una rapina vicino a dove lavoro. Io ero in pausa pranzo e ho assistito alla scena. Vidi un uomo che indossava un cappello guardare i rapinatori e successivamente scrivere qualcosa su un quaderno e, lei non ci crederà, ma poco dopo quel criminale è stramazzato al suolo. So che mi prenderete per pazzo ma vi giuro che l’ho visto con i miei occhi!” disse agitato.

Ryuzaki lo guardò perplesso. Poi improvvisamente gli tornarono alla mente le parole di Shingo Mido.

“Scrivo i loro nomi su un quaderno…” disse ad alta voce.

“Prego?” rispose Mikami.

“Nulla… mi scusi, pensavo ad alta voce. La sua deposizione è stata più utile di quanto crede. Manderò subito degli agenti a controllare”.

“No! Lui si è accorto certamente di me e, se fosse ancora da quelle parti o scoprisse ciò che state facendo, mi ucciderebbe di sicuro!”.

“Non si preoccupi, non faranno domande particolari. Nessuno si accorgerà che sono dei poliziotti, è solo un sopralluogo” e così dicendo prese il cellulare e chiamò Matusda.

“Abbiamo sentito” disse prima che potesse parlare.

“Porta anche Ukita con te”.

“Sì!” e riagganciò.

“Bene c’è altro?” domandò rivolto a Mikami.

“No ma… davvero non mi prendete per pazzo?”.

“No al contrario, la sua dichiarazione c’è stata molto utile”.

“Ne sono felice. Posso andare?”.

“Certamente, i due agenti qui fuori la riaccompagneranno”.

“La ringrazio…”.

‹‹ E’ fatta! Appena arriverò a casa, grazie agli occhi dello shinigami, scriverò il suo nome sul Death Note››.

Nel frattempo Light, vedendo che i due si alzavano, si sentì mancare. Poteva scorgere sul volto di Mikami un ghigno di vittoria. Si girò e gridò al padre:

“Non resisto vado da loro!” e senza farsi notare prese una penna.

Uscito dalla sala estrasse il suo portafogli e prese il pezzettino di quaderno che si era tenuto per far si che non perdesse i ricordi, e vi scrisse frettolosamente: Teru Mikami si fa lasciare da due agenti sotto casa e poi si dirige al ponte più vicino dal quale si getterà. Il suo corpo non sarà mai ritrovato.

Nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa in centrale e, al massimo, avrebbero pensato che Kira fosse in qualche modo venuto a conoscenza della sua deposizione e lo avesse, per questo motivo, ucciso. Velocemente lo ripose nel portafoglio e s’incamminò verso quella stanza cercando di assumere un’aria più tranquilla possibile. Fuori dalla porta vi erano Mogi e Aizawa i quali gli domandarono:

“Perché hai lasciato la postazione?”.

“Mio padre se la sa cavare benissimo da solo ed io ho bisogno di parlare con Ryuzaki” rispose.

“Scommetto che hai scoperto qualcosa di interessante…”.

“Sì!”.

Poi la porta si aprì e i due uscirono. Appena Mikami scorse il volto di Light, non vedendo l’ora della sua morte, pensò:

‹‹DIO! Sei tu! Finalmente vedo il tuo viso ›› poi, scorgendo la sua espressione contrariata e gelida, si sentì mancare. ‹‹ Dio… perché mi guardi così? Ho forse sbagliato qualcosa? Non sei soddisfatto di me?››.

Light vedendo il modo in cui lo guardava capì ogni cosa.

‹‹Ryuku maledetto, scommetto che c’è il tuo zampino sotto… ma io sono stato più furbo di te!››.

Il tutto si svolse in una frazione di secondo.

“Aizawa! Mogi! Riaccompagnatelo!” ordinò Ryuzaki.

“Sì!”.

Quando i tre se ne andarono Ryuzaki disse:

“Perché sei venuto?”.

“Sinceramente? Perché ero preoccupato…”.

“Davvero?” ed abbozzando un sorriso, poi proseguì “vieni, andiamo, tuo padre ci sta aspettando”.

“Sì!”.

Una volta tornati alla sala chiamarono Matsuda il quale affermò che i negozianti si ricordavano di quanto accaduto ma che nessuno aveva fatto caso, come previsto, a quell’uomo.

“Capisco… lo immaginavo. E’ tardi, tornate direttamente alle vostre abitazioni”.

“D’accordo!”.

Poi chiamò anche Mogi e Aizawa:

“Lo abbiamo lasciato sotto casa”.

“Bene. Allora potete ritirarvi… ci vediamo domani” e riagganciò.

“Anche lei signor Yagami vada pure a casa”.

“Si! Lascio il resto a voi ragazzi…” disse ed uscì.

‹‹Oramai Mikami dovrebbe essere già morto›› pensò Light che poi disse:

“Ryuzaki sarai stanco, vai anche tu… finisco io qui,”.

“Sei sicuro?”.

“Sì. Anzi… se prepari qualcosa mi fai un favore, sto morendo di fame” voleva parlare con Ryuku che era appena tornato e finché ci stava lui non poteva farlo.

“D’accordo. Allora ci vediamo tra poco” e si apprestò a lasciare anche lui la stanza.

Appena furono soli lo shinigami disse:

“Non credevo che saresti arrivato ad ucciderlo… comunque non preoccuparti, ho recuperato il quaderno”.

Quando furono passati 5 minuti e fu certo di essere solo Light disse:

“Perché lo hai fatto?”.

“Perché dato che tu non volevi ucciderlo, ho deciso di farlo fare a Mikami. Ho pensato che, una volta tolto di mezzo L, saresti tornato “normale”. Comunque… visto che hai mandato all’aria il mio piano, quando lo ucciderai? Questa storia non mi diverte più… Comincio davvero ad annoiarmi…” rispose Ryuku.

“Ti ho già detto che non ho intenzione di ucciderlo…”.

“Cosa?! E perché?”.

“Non farmi ripetere le cose…”.

“Non ti sarai davvero innamorato di lui?”.

Calò il silenzio.

“Vuoi che lo faccia io per te?”.

“Non provarci!” rispose secco.

“Il nostro patto era che mi avresti fatto divertire”.

“Ti sei divertito abbastanza direi…”.

“E del tuo ambizioso piano che consisteva nel creare un mondo perfetto?”.

Non disse nulla.

“Ryuku… Ho deciso! Rinuncio al Death note!”

“COSA?!” lo shinigami non poteva credere alle proprie orecchie.

“Hai capito bene”.

“Non lo farai mai…tu non sei in grado di provare amore…presto ti stancherai di lui e lo lascerai”.

“No… ” e nel dirlo bruciò il foglietto contenente il nome di Mikami. Poi uscì dalla stanza per dirigersi verso l’appartamento dove Ryuzaki lo stava aspettando.

“Non ti permetterò di rinunciare al quaderno. Non ho voglia di tornare nel regno degli shinigami e riprendere ad annoiarmi”.

“Non puoi fare nulla per impedirmelo” rispose freddamente “e poi, in fondo, puoi sempre trovare un altro Mikami a cui affidare il quaderno”.

“Lo sai benissimo che lui era solo un tuo emulatore, per quanto fosse intelligente era solo un burattino nelle tue mani”.

“Spiacente ma io ho trovato qualcosa di più importante…”.

“Non oserai farlo… noi abbiamo un patto…”.

“Tu credi? Addio Ryuku! Rinuncio” disse non badandogli e richiudendo la porta alle sue spalle.

Nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole, tutti i ricordi legati al Death Note sparirono.

“Sono tornato!”.

“Ciao” rispose l’altro.

Light si avvicinò per baciarlo ma improvvisamente sentì un forte dolore al petto. Strinse con la mano la camicia e, barcollando, si aggrappò alle braccia di Ryuzaki.

“Light che ti prende?!” gridò quest’ultimo sorreggendolo.

“Il mio petto… mi fa tremendamente male…” rispose stringendogli le braccia.

“Chiamo un medico, resisti!” disse, poi compose il numero.

Light non tenendosi più in piedi si accasciò a terra finendo sopra di lui che, per tutto il tempo della telefonata lo tenne stretto a sé. Appena ebbe riagganciato Ryuzaki lo guardò e dandogli un bacio sulle labbra disse con voce tremante:

“Vedrai che non ci metteranno molto” e nel frattempo sentiva delle calde lacrime rigargli il viso.

“Perché stai piangendo?.

“Non sto piangendo…”.

“Non negarlo, é evidente che tu lo stia facendo… Pensi che stia per morire? Perché deve accadere proprio ora… io non voglio lasciarti…” disse, ora anche lui stava piangendo.

“Non dire stupidaggini!” urlò. Il suo volto ora era bianco come un lenzuolo.

“Fino ad ora non lo hai mai detto… dimmi che mi ami…”.

Ryuzaki non riusciva a parlare. Le parole gli morivano in gola, la quale gli faceva tremendamente male, mentre le lacrime gli scorrevano lungo le guance e ricadevano sul viso di Light bagnandolo.

Quest’ultimo allungò una mano per asciugargliele, infine disse:

“Ti amo!” poi chiuse gli occhi e la sua mano cadde.

“Light…Light rispondimi ti prego non puoi lasciarmi…LIGHT!” e mentre lo diceva lo strinse forte al proprio corpo.

“Perché? PERCHÉ?! Kira…sei stato tu?! Me la pagherai! Giuro su dio che non mi darò pace fino a che non ti avrò stanato” disse, ma non poteva catturare Kira poiché questo era morto tra le sue braccia.

Ora si sentiva tremendamente in colpa per aver sospettato di lui e per avergli detto quelle cose ma soprattutto si tormentava per non avergli mai detto di amarlo. Pensò che l’unica spiegazione fosse Mikami. Aveva notato il suo sguardo quando lo aveva visto, la luce nei suoi occhi. Forse in qualche modo poteva sapere i nomi solo guardando in faccia una persona e, per qualche inspiegabile motivo, aveva pensato che Light fosse il vero L. Giurò di catturarlo e di fargliela pagare ma, anche questa volta, avrebbe inseguito un fantasma, poiché era stato ucciso da Light.

Nel frattempo Ryuku, da fuori la finestra, si gustava la scena.

“Nessuno può contraddire un dio della morte…neanche Kira. Mi hai davvero deluso…” disse ghignando.

Poi vide un ragazzo passare sotto di lui. Fece cadere il quaderno e, appena costui lo raccolse, gli si mostrò.

Alla sua apparizione il giovane lanciò un urlo.

“Tutti la stessa reazione quando vedete un portatore di morte…”.

“Un portatore di morte? Sei venuto ad uccidermi?” balbettò il poveretto.

“No… voglio fare un accordo con te… che ne dici di diventare il dio di un nuovo mondo?…”.