Martian Successor Nadesico

Vi dirò subito la verità. Io non sopporto Kya Asamia.
O almeno, non ho mai trovato le sue storie interessanti o il suo chara-design particolarmente accattivante. Ma devo ammettere che lo Studio Tronix ha fatto veramente un lavoro eccezionale, a partire poprio dalla regia di Tatsuo Sato, che è stato in grado di ottenere un anime talmente ben fatto, completo e convincente da far aggiudicare a Martial Successor Nadesico il titolo di anime piu’ amato di tutti i tempi dai fans Giapponesi sulla più autorevole rivista nipponica del settore, Animage, strappando il primo posto ad Evangelion. Martial Successor Nadesico prende come spunto i primi volumetti del manga di Kya Asamia, che era stato battezzato Nadesico Meteor Schlachtchiff.
E del fumetto ha preso le cose migliori, rielaborandone l’universo e i personaggi nella maniera più maledettamente commerciale possibile, ma geniale allo stesso tempo.

Nadesico, “animazione”, è completo da ogni punto di vista, e sono convinto che non possa scontentare nessuno, in quanto presenta un character design molto più pulito, dolce e accattivante rispetto a quello di Kya Asamia, che riprende vagamente i dettami stilistici di Akemi Takada.

Le musiche sono impressionanti, e danno spessore ad ogni momento della narrazione, facilitando il passaggio da situazioni comiche e battaglie incandescenti ed esasperate con meravigliosi brani sinfonici ad alta tensione. Perchè se il manga di Nadesico era semplicemente umorismo parodistico nel mondo della fantascienza, Nadesico l’anime ci offre momenti di animazione e combattimenti robotici degni del Gundam dei migliori tempi, considerando che anche il mecha design riprende molto quello del robot della serie di Peter Rei, a rispetto del manga, dove Kya Asamya si rifaceva ai Labor di Patlabor.

Stupendo il momento in cui entra in scena un nuovo pilota dal nulla e il primo commento di Ryoko, una pilota di Aesti Valis, è: “Che mecha fantastico!”.

Da notare come Aesti Valis richiami volutamente le unità Eva di Shin Seiki Evangelion, così come moltissimi altri elementi all’interno della serie. La nave Nadesico, che se nel fumetto ricordava un po’ la vecchia Enterprise Constitution con la sua sezione a disco ora è molto più simile alla Yamato, è alle dirette dipendenze della Nergal Industries, mentre, almeno nel fumetto, c’è in gioco lo Scaparelli Project, al posto dello Human Complementation Project di Eva.

Il protagonista è poi la piena parodia di Shinji.

Il suo nome è Akito Tenkawa, e le somiglianze sono molto più evidenziate nell’animazione.

La sua tenuta da pilota è un palese richiamo alla Plug Suite di Hikari, come il taglio di capelli e l’atteggiamento. E proprio Akito, il protagonista della storia, è il perno dei vari momenti di pathos della storia. Tenkawa incarna tutti gli stereotipi del fumetto Giapponese, ma allo stesso tempo è l’unico personaggio su una nave di folli a preoccuparsi seriamente per le problematiche sottoposte, talvolta molto serie, come il massacro della colonia marziana… ma nessuno, NESSUNO in tutto l’anime sembra prestargli attenzione.

Il doppiatore, Yuji Ueda, è fenomenale, e sa passare da timbri vocali rassegnati da autistico autentico (Akito è un cuoco, e non vuole fare il pilota anche se vi e’ predestinato) a urla talmente disperate da calcare contemporaneamente la drammaticità delle situazioni che vive, che in quel contesto appaiono però completamente fuori luogo e assurde. Se vi trovaste a passeggiare a bordo della nave e chiedeste a Yurika (la Misato della situazione), giovane e svampita capitano della nave, perchè si comporta in questa maniera, lei vi risponderebbe: “È un otaku”.

E probabilmente il pensiero che ha fatto ingranare l’immaginazione di Asamia è stato l’interrogarsi su che effetto avrebbe avuto un cartone animato anni 70 sulle emozioni di un ragazzo che si trova a vivere veramente in un tempo in cui la tecnologia consente veramente di guidare robot giganteschi e pilotare astronavi. E qui entra in gioco Gekiganger. Gekiganger è un cartone animato culto degli anni 70, e fa parte del filone classico dei robot stile Go Nagai.

O meglio, lo sarebbe se esistesse. In Giappone il fenomeno Gekiganger ha addirittura surclassato il calore dei fan per Nadesico, tanto che si può trovare in circolazione la colonna sonora di questo anime di 39 puntate…che non esiste! La nota folkloristica è che sul CD vengono anche riportati i titoli degli episodi in cui appaiono le BGM. C’è anche un OAV dove i protagonisti di Nadesico sono al cinema a vedere dei Trailers di Gekiganger.
Gekiganger era una trovata solo marginale nel manga, ma nell’anime appare praticamente in ogni puntata, sia con spezzoni autentici del cartone sia nei dialoghi dei personaggi, con continui richiami agli episodi televisivi, sia con inquadrature a poster e modellini.

E molto spesso la finzione supera la realtà del mondo di Nadesico, e ci si trova di fronte a paradossi degni del miglior ‘Mirror Mirror’ alla Star Trek. (A proposito di Star Trek, il jingle degli stacchi pubblicitari sfiora il plagio alla sigla di “The next generation”). Il massimo viene raggiunto in un episodio in cui Nadesico diventa un cartone all’interno di Gekiganger, e si scopre che il ‘Gekigan Flare’, il colpo definitivo del Robot Componibile, e’ in realtà isipirato alla misteriosa nave marziana. Nonostante la miriade di personaggi spassosissimi la più amata è Rurie Rurie, una piccola e misteriosa ragazzina che ricorda molto Rei Ayanami per il distacco con cui si rivolge a tutti i membri dell’equipaggio, superiori inclusi. E ogni volta che viene inquadrata ci si rassegna inesorabilmente, o meglio, si attende con ansia, che dopo pochi secondi di primo piano verso lo schermo proferisca uno dei suoi “Baka baka”, tanto che nell’episodio di Natale si allontana dalla stanza dicendo: “Tanto sapete già tutti cosa sto per dirvi, ma sono troppo stanca e non ne ho voglia…”.

Concludendo, non ho mai riso tanto con un anime come con Nadesico, dove le situazioni sono talmente imprevedibili e inaspettatatamente assurde da far rotolare sul pavimento. Ma la grandezza di questo cartone e’ che la comicità non preclude ottime musiche, momenti di alta tensione, intrighi e combattimenti, e seri spunti di riflessione ad ogni puntata, soprattutto sulla condizione degli Otaku nei confronti del mondo reale.

La Movic ha fatto centro ancora una volta, e spero vivamente che la versione italiana (ebbene sì, è stato acquistato dalla Mediaset) (ne sei proprio sicuro? Nd Vultus) sia in grado di mantenere i concatenati giochi di parole basati spesso su situazioni compromettenti.

“Vedi… questa parte è così piccola…”
“Sul serio???”
“… io mi riferivo al cuore…”

La sigla di apertura ormai è un vero e proprio inno:”YOU GET TO BURNING”

by Yumi Matsuzawa.