Gasaraki (usa)

Da quando Evangelion ha rotto la breccia dimostrando la possibilità di attirare pubblico, le varie case di produzione hanno ognuna giocato la loro carta nell’argomento Mecha-Religione.
Tra i vari flop che hanno tentato di raggiungere sua immensità Eva, troviamo una serie che riesce a farsi strada in maniera davvero originale. Evviva la Sunrise, quindi, che ci propone una delle serie più belle del 1998.

D’altronde potevate aspettarvi qualcosa di diverso da casa Sunrise con simili premesse?

In un mondo sconvolto dalla guerra, La Gowa Digital Systems costruisce armi tecnologicamente avanzate per la Japan Self Defence Force (l’esercito giapponese). Kazukiyo Gowa è l’ultimo discendente del Clan dei Gowa e lavora a stretto contatto col padre per lo sviluppo dei TA (Tactical Armors), robot antropomorfi alla cui guida si pongono piloti con caratteristiche psicologiche particolari e la cui connessione con la macchina avviene tramite una speciale droga, estratta dai muscoli dei TA stessi.

E si… la similitudine con Evangelion è netta, persino nella struttura biologico-meccanica dei robot. Yushiro Gowa è il pilota che riesce a raggiungere il più alto livello di connessione.

Ma chi è?
Yushiro è il protagonista di questa serie, un ragazzo di 17 anni, reclutato dal padre per pilotare i TA Type 17. Yushiro dimostra di possedere un potere particolare rispetto agli altri piloti, che lo porta ad una totale intesa col suo robot.

Ma la religione, dove si trova?
L’elemento religioso di Gasaraki lo ritroviamo in un profondo richiamo allo Scintoismo, misto a riti espressi con i passi di danza del teatro Kabuki. Questa particolare danza è interpretata da Yushiro, ma il rito evoca qualcosa di molto potente, misterioso, il rito evoca Gasaraki…

Ecco qui, vi ho dato un certo background che, ammetto, è molto ristretto e vi fa capire solo il minimo necessario, in quanto la trama di Gasaraki merita davvero di essere seguita punto per punto, senza svelare nussun colpo di scena. Devo ammetterlo, a questa serie Evangelion ha dato davvero tanto e l’allievo ha saputo ben tener testa al maestro.

Gasaraki è piena di trovate originali e numerosi punti forti per cui sarete invogliati a andare sempre più avanti nell’intricarsi di una storia davvero originale e ben strutturata, nello scoprire lo scontro tra le due fazioni di robot e nello trovarvi davanti la segreta affinità dei due membri protagonisti (e di scoprire i segreti che li coinvolgono).

Ma soprattutto, la misteriosa entità di Gasaraki..

Veniamo al lato tecnico:
l’ho già detto, Evviva la Sunrise!

L’animazione è davvero ben fatta, ai livelli più alti per una serie TV (Sunrise= Cowboy Bebop, Escaflowne).

Il chara potremmo definirlo una via di mezzo tra Evangelion e Gundam Wing, ricordo, infatti che il Character Designer è lo stesso di quest’ultima serie. In ogni caso i disegni sono veramente favolosi; più che i mecha (animati stupendamente) mi hanno colpito principalmente i personaggi e il disegno delle tute e dei vari costumi.

Infine le musiche, come da copione, principalmente basate su canti scintoisti, percussioni e strumenti vari di tipo folkoristico. Discorso a parte per le due sigle (assolutamente da comprare il singolo che le contiene) che hanno una nota più moderna in “Message #9”, sigla iniziale cantata in inglese; mentre assumono un tono più medievale con “Love song”, la sigla finale.

Final Judgement: cosa diciamo di Gasaraki?
È una gran bella serie, da seguire tutta, puntata per puntata (26 in tutto). È una gran richiamo a diverse leggende Giapponesi, riti danzanti e riferimenti religiosi; il tutto unito ad uno sfondo che vede due fazioni in lotta in una guerra altamente tecnologica.
Personalmente la ritengo un pezzo da collezione, per trama e realizzazione tecnica, però, non finirò mai di ripetermi, è da seguire con calma e molta attenzione, se volete puro svago e “scollegamento neurale” ^__^ cercate qulacos’altro.

Purtoppo Gasaraki non è stato ancora importato in Italia, per cui lo potete trovare in versione USA e Japan in tutti i formati che volete, cioè VHS, DVD e LaserDisc. Lasciatevi consigliare il DVD americano, ne vale la pena…

Recensione di Stefano Poggioli