Allora cari e fidati lettori e lettrici, come sapete sono stato al Milano Manga Festival durante i Sadamoto Days, e durante questo periodo ho raccolto alcuni interessanti aneddoti raccontati dal maestro Yoshiyuki Sadamoto durante la sessione di incontro con il pubblico e in un’intervista privata che ho condiviso assieme alla bella e simpatica Eleonora “CaskaLangley”, blogger di Dummy System.
Quello che vi sto per presentare è appunto un riassunto delle domande e risposte più interessanti che ci ha dato il maestro.
Il suo chardes cambia in base alle serie ed ai registi?
Per ogni serie e regista c’è una tecnica d’approccio sempre differente, nel caso di Evangelion, Anno mi ha dato indicazioni semplici per alcuni personaggi, come “è un tipo semplice” o “gli piace questa musica e ha queste passioni“, per FLCL invece ho ricevuto indicazioni molto più precise e dettagliate.
Qual è il personaggio che preferisce tra tutte le serie su cui ha lavorato?
È difficile sceglierne uno, ma se dipendesse dal disegno, posso dirvi che a me piace disegnare gli anziani, persone che trasmettono “saggezza”, mentre per carattere, direi Misato. Per quanto riguarda le altre serie, invece, mi sono divertito molto a disegnare FLCL, perché ho potuto metterci molte delle mie passioni. Io sono un character designer, principalmente, in Evangelion ci sono altri artisti ad occuparsi dei mecha, invece nel caso di FLCL ho fatto tutto io.
Nel creare Rei Ayanami si è ispirato a un’attrice o a un personaggio realmente esistente?
Mi fanno spesso questa domanda. Non esiste una sola persona o una singola fonte d’ispirazione. In questo caso il regista mi ha chiesto un personaggio cool con i capelli corti. L’idea di base mi è arrivata una sera, ascoltando una canzone e la voce che la cantava, per cui sono subito andato da Anno e l’ho messo al corrente della cosa.
Le illustrazioni dei personaggi di 3.0 sono tutte di Takeshi Honda. Lei ha partecipato attivamente al design?
Sì, ovviamente, ci sono dei passaggi in cui ha lavorato Honda, ma il chardes originale del film resta comunque il mio.
Le Unità Evangelion si staccano dal solito mechades degli anime robotici precedenti, a cosa si è ispirato?
Una serie animata è creata come un lavoro di squadra, per cui non ho ideato personalmente tutto, ma le idee si sono amalgamate assieme. Per gli Eva, Anno aveva delle idee molto chiare, perché era fan di un certo tipo di serie di fantascienza.
Anche lei è un fan di altri mangaka o autori?
Sì, lo ammetto, quando ho incontrato Go Nagai sono stato davvero molto felice, e lo stesso quando ho conosciuto il maestro Yoshiyuki Tomino, visto che credo di essere stato molto ispirato nel corso degli anni dalle loro opere, come Devilman, Ideon e il telefilm americano Thunderbirds.
Nelle illustrazioni alterna pittura manuale a pittura digitale. È lo stesso per il manga?
Il manga è disegnato totalmente a mano, anche se a volte uso la grafica per le illustrazioni al PC.
Che rapporto ha col suo lavoro di mangaka e di chardes?
Mi piacciono entrambi i lavori perché sono differenti. Gli anime nascono da brainstorming e lavoro di gruppo, decidendo assieme da cose semplici come il colore dei capelli di un dato personaggio al proseguimento della trama. Il manga invece è una questione completamente personale, per cui è una grande responsabilità, anche se si ha più autonomia.
Che differenza c’è tra manga ed anime di Evangelion?
C’è un abisso tra manga ed anime. Nell’anime ci sono musiche, animazioni e colori, che al manga mancano. Ma la storia prosegue senza fermarsi, di settimana in settimana, che lo spettatore la comprenda o meno, mentre se leggendo un manga c’è una parte poco chiara, il lettore si ferma e prova a rileggere per capirla meglio. Mentre lavoro su un manga, penso sempre che non avendo questi mezzi a disposizione, devo cercare di rendere il più comprensibile la storia proprio in modo che i lettori non debbano fermarsi troppo spesso.
Com’è lavorare con Hideaki Anno?
È come lavorare con un fratello maggiore. Abbiamo lavorato tantissimo assieme, fin da molto giovani e non ci vediamo solo a lavoro, ma anche nella vita privata. Al momento è in vacanza in Francia con la famiglia. Che dire, come tutti ha molti pregi e difetti che magari mi fanno arrabbiare, però è una persona a cui voglio bene.
Che differenza c’è nel rapporto tra Kaworu e Shinji dall’anime al manga?
Nell’anime Shinji è più umano, Kaworu interpreta la parte della sua nemesi. È una creatura mostruosa, chiamata angelo, il suo acerrimo nemico. Shinji si avvicina a Kaworu solo perché in lui vede qualcosa di Rei che lo attira. D’altra parte Kaworu percepisce i sentimenti che Rei sta covando per Shinji e li fa suoi, nonostante pure Rei non li riesca ad esternare. Shinji però nel manga non capisce questa cosa, per cui lo rifiuta. Tra loro c’è un sentimento che potremmo dire di rispetto tra maschi. È stato un mio esperimento, diciamo. Nell’anime una delle cose più affascinanti di Kaworu è la voce, che è straordinaria, e ha reso questo personaggio così famoso e amato. Nel manga questo non era presente, e io ho cercato un modo per rendere questo personaggio altrettanto affascinante, e ho provato a cambiare alcune cose. Comunque io non ho mai capito come mai Kaworu piaccia tanto…
Ha avuto problemi nel manga a caratterizzare alcuni personaggi che nell’anime (come Kaji e Kaworu) non avevano avuto tantissimo spazio?
Come dicevo prima, nell’anime si crea qualcosa assieme, in un team. Nel manga ho cercato di espandere la percezione di certi personaggi senza comunque stravolgerli, visto che potevo sviluppare il mio Eva con più libertà.
Una delle differenze principali è proprio l’inizio del manga. Shinji viene dipinto come un poco di buono, un ragazzo senza sogni e vuoto, e francamente mi piaceva svilupparlo così. Nel manga è un ragazzo che non vorrebbe fare nulla non è uno che vuole mettercela tutta, mentre nell’anime è un po’ più positivo, ripete “non devo fuggire, non devo fuggire” mentre lo Shinji del manga scapperebbe davvero. Il mio Shinji l’ho realizzato pensando a come si potrebbe davvero comportare un 14enne in una situazione simile. Gli adolescenti hanno un po’ questo modo di fare, e io volevo esplorare questo aspetto.
Sembra che in Wolf Children il messaggio sia “andate a vivere in campagna e vi troverete bene”, lei ci crede?
In realtà non ci avevo pensato, ma non è proprio questo il messaggio alla base di Wolf Children. Sono nato in un paesino di campagna, ma poi mi sono trasferito in città a Tokyo ed ora sono tornato a trasferirmi in campagna. Credo che non importi dove vivi, basta che ti piaccia quell’ambiente.
C’è un personaggio tra tutti quelli che ha creato, che pensa le assomigli particolarmente?
Credo Kensuke di Evangelion, perché è un otaku militare e gli piacciono le donne. Quindi credo Kensuke, di certo non Shinji.
Ci può parlare di Capitano Nemo? Cosa l’ha ispirata a creare un personaggio simile?
Innanzitutto per la creazione di Nemo ci siamo ispirati ai romanzi di Jules Verne, ed in particolare “20.000 leghe sotto i mari”, quindi partendo dall’idea di un uomo indiano, però per realizzare Nadia mi sono ispirato molto anche ai costumi dell’antico Egitto, per dare quel tocco di Africa alla “Mille e una notte”. Come carattere invece direi che mi sono ispirato al Comandante Ukita di Corazzata Spaziale Yamato.
Quando ha iniziato a disegnare i suoi personaggi immaginava che potessero essere esportati e piacere così tanto anche all’estero, in paesi con culture molto diverse?
Sin da piccolo ero innamorato del design delle macchine italiane e le disegnavo sempre. In realtà da piccolo avrei sarei voluto diventare un designer di automobili. Poi ho cominciato a disegnare anche manga e ho iniziato proprio da qui. Devo tanto a tutti quei maestri che mi hanno preceduto. Di fronte a tutte queste tavole presenti in questa mostra, e tanti geni, mi rende davvero felice sapere che anche Evangelion ha un posto tra di loro.
Da dove deriva la sua passione per le auto e l’Alfa Romeo?
In famiglia siamo tutti appassionati d’auto, sia mio padre che mio fratello, quindi deve essere una cosa di famiglia. Da piccoli io e mio fratello ci sedevamo sul ciglio della strada a fissare le macchine e giocavamo a indovinare la marca.
Qual è la macchina dei suoi sogni?
Credo una macchina volante come la DeLorean di “Ritorno al Futuro”. Ma con i primi soldi messi da parte con i primi lavori ho comprato una Fiat Panda, ma non ho fatto in tempo di portarla a casa dalla concessionaria che ha già avuto un guasto. Nonostante tutto sarà sempre nel mio cuore. Comunque da piccolo mi piaceva tantissimo una serie di supercar Circuit no Ookami, dove il protagonista correva su una Lotus in Europa. Alle elementari la sognavo sempre, ma alla fine l’ho comprata. È un oggetto da collezionisti e si rompe spesso, quindi visto che ci spreco su tanti soldi, non è che abbia chissà quante occasioni in cui sfoggiarla.
Nei suoi lavori si vedono spesso riferimenti all’Italia, da cosa deriva questo amore?
Da piccolo mi piacevano tanto i film italiani o ambientati in Italia, come “The Italian Job”, oppure anche “Il Castello di Cagliostro” di Miyazaki. Vedere queste mini cooper sfrecciare via per le strade m’ha fatto davvero dire “voglio andare in Italia!“.
Chi ha deciso di fare Rei albina?
All’inizio era un personaggio normale dai capelli bruni, ma durante il media mix c’era bisogno di un tratto che la diversificasse da Asuka, per cui abbiamo deciso per i capelli azurri.
Che reazione ha avuto quando Anno le ha detto di voler fare il Rebuild? Si è sentito perseguitato?
Ho dovuto lavorare il doppio, per cui non ho potuto rispettare la cadenza mensile del manga, come avrei voluto. Anno dal canto suo mi chiedeva di aiutarlo e allo stesso tempo di finire il manga. Avrei voluto dirgli “Ma è colpa tua che m’hai chiamato a lavorare!” ma in realtà non gliel’ho mai detto.
Ha mai pensato “Basta, non ne posso più di disegnare Evangelion!”?
Proprio per non arrivare a quel punto, nel corso degli anni ho lavorato ad altro, come le collaborazioni con i film d’animazione. Inizialmente non ero molto dotato come mangaka, tanto che con Eva ho detto “Se non ce la faccio neppure questa volta, torno a casa e mi occupo dell’impresa di famiglia!”, i miei hanno un’impresa di ceramiche e porcellana. Il successo del manga è stata per me un po’ come una rivincita, anche se già con Nadia era andata bene, nonostante non abbiamo fatto uscire anche il manga.
Ha avuto restrizioni per quanto riguarda il manga?
All’inizio eravamo in tre, io Anno e Koji Enokido, poi man mano che aumentava il successo, gli altri amici che avevano lasciato la Gainax strada facendo, sono tornati per lavorare nuovamente con noi.
Due fan soddisfatte di ritorno a casa e Cristina ha anche avuto uno schizzo di Mari
Com’è stato per lei creare il design del nuovo personaggio come Mari Illustrious Makinami?
L’ho disegnata tenendo conto di due diverse esigenze. La prima è che volevamo creare un personaggio diverso che potesse attrarre anche un nuovo tipo di fan, però per quanto riguarda la storia volevamo creare un personaggio che potesse ‘spezzare’, in un certo senso, la normale trama. C’era un’esigenza di costruire il personaggio sia esterna, di mercato, che all’interno della trama. Per cui quando ho pensato al design di questo personaggio, ho dovuto tenere conto di tutte queste cose. All’interno del film c’è un grosso mistero che avvolge la sua esistenza e purtroppo non l’ho potuta utilizzare nel manga, per cui è presente solamente nei film. È un personaggio che mi sarebbe piaciuto utilizzare. È un personaggio che ne combinerà di belle assieme ad Asuka, quindi aspettate il prossimo film perché ci saranno delle sorprese e tanti personaggi interessanti.
Che messaggio voleva trasmettere attraverso Evangelion?
Mettere impegno per realizzare i propri obiettivi.
A cosa si è ispirato per il chardes degli angeli?
Non sono stato particolarmente ispirato da qualcosa, ho avuto delle linee guida, inoltre a me piace fare disegni complessi, quindi disegnare esseri strani mi diverte tantissimo.
Ci può dire qualcosa di Nadia?
“Nadia” è stato un lavoro molto importante, per me, perché è stato il primo che ho realizzato per l’NHK e che mi ha permesso di arrivare al grande pubblico. È stata una sfida, per me, una cosa nuova, e quindi gli sono molto legato.
I manga di oggi sono tutti molto simili tra loro. Cosa servirebbe per cambiare questo mondo, come fece Evangelion?
In realtà, io non credo che Evangelion abbia cambiato davvero qualcosa. Bisogna dire che ogni anno escono in Giappone moltissime opere meravigliose che forse a voi non arrivano. A proposito di novità, Anno ha visto Madoka Magica e gli è piaciuto, ha detto che è bello e interessante.
Ci può parlare degli ultimi episodi di Eva?
Gli ultimi episodi sono tutto frutto di Anno, che stava attraversando un brutto periodo di depressione e quando lo incontravo mi diceva spesso “Maledizione, vorrei morire, vorrei farla finita.“
Sappiamo che la serie di Eva è nata da un brainstorming tra i vari membri del Project E, ma quanto di suo si trova nella serie?
La storia è stata ideata un po’ da tutti, stesso dicasi per i personaggi. Il design invece è completamente mio, oltre a dare indicazioni su come dovrebbe essere il carattere o la voce del doppiatore di questo o quel personaggio. In origine l’idea era quella di un cast completamente femminile, un po’ influenzati dal successo di Sailor Moon, dove ci sono queste ragazze che però sono fragili, ma anche forti guerriere. Inserire Shinji come pilota maschio è stata una mia idea. Immagino che se il cast di piloti fosse stato solo femminile, la storia sarebbe stata molto diversa. Anche l’idea che solo dei ragazzi di 14 anni potessero pilotare i robot è stata una mia idea. Più i piloti sono adulti e più si avvicinerebbero all’idea di soldato militare esperto, e non volevo una cosa simile. Anche l’idea che nei robot fosse racchiuso lo spirito delle madri è stata una mia idea, proprio in modo che solo dei piloti bambini li potessero pilotare.
Quella di Evangelion è una storia molto drammatica e complicata, sulla carta è difficile immaginarlo come un successo commerciale. C’è stato un momento in cui, lavorandoci, lo staff si è reso conto di avere per le mani un potenziale successo?
Evangelion all’inizio era stato ideato come una serie dedicata agli otaku amanti delle serie robotiche, ma quando la serie è andata in onda si è subito capito che comunque non si trattava di una semplice serie commerciale. Quando la trasmissione della serie è finita, ed è esplosa questa popolarità, nessuno di noi se lo aspettava. Siamo rimasti davvero sorpresi.
Ora che il manga di Evangelion si è concluso che farà? Ci sono speranze anche minime che inizi a lavorare a un manga del Rebuild?
Su carta il manga si è concluso, ma in realtà ho ancora tanto su cui lavorare, sia per l’ultimo film che per altri progetti d’animazione.
In un’intervista lei ha affermato che l’anime di Evangelion è un po’ la “carta d’identità” del regista Anno. Com’è stato per lei lavorare per tutto questo tempo su qualcosa che qualcun altro considera “la sua carta d’identità”?
La nascita di Eva è un po’ complessa, io ho cominciato a scrivere il manga, ma abbiamo sempre continuato a collaborare, anche durante la serializzazione dell’anime, comunque le due versioni in alcuni casi si sono accavallate, in altri compensate.
Potrebbe parlarci di quando avete creato lo studio Gainax?
Io avevo 23 anni e anche Tsurumaki, mentre Anno ne aveva 25, eravamo davvero molto giovani e pieni di passione e desiderio di creare animazioni. Sin da piccoli avevamo una passione, che un po’ si rispecchia nel film “Le ali di Honneamise”, ovvero ragazzi che vogliono far partire un razzo e andare nello spazio. Dobbiamo ringraziare anche il contributo del maestro Miyazaki, che all’epoca è stato davvero prezioso. Poi nel tempo abbiamo avuto risultati negativi, ma ovviamente anche molto positivi.
Ma che significa la parola Gainax?
Deriva dal dialetto della prefettura di Tottori, da una cittadina chiamata Yonago, dove la parola “gaina” significa “grande”, la X invece deriva dal fatto che molte aziende informatiche e non, avevano un nome che finiva per X, perché dava un senso di forza, per cui Anno propose di aggiungerci la X alla fine. Un po’ mi dispiace che il gruppo con cui la Gainax era stata fondata si è sciolto col tempo, tra cui lo stesso Anno, che ha fondato il suo studio khara.
Asuka e il suo rapporto con Shinji hanno un ruolo centrale, nella serie, mentre nel manga lei è tenuta un po’ in ombra rispetto a Rei. Da cosa dipende questa differenza?
Io ed Anno abbiamo due modi diversi di vedere la storia. Il manga è meno spettacolare, per cui ho preferito parlare maggiormente del rapporto tra madre e figlio. Nell’anime c’è un altro punto di vista. Mi ha influenzato tantissimo un manga chiamato “Hyouryuu Kyoushitsu” di Kazuo Umezu, che racconta il rapporto tra madre e figli.
Prova più sollievo e soddisfazione o tristezza e malinconia ora che il manga di Eva è finito?
In realtà non è ancora uscito il tankobon, per cui sto revisionando le tavole, inoltre sto ancora collaborando per il Rebuild, quindi dal mio punto di vista non è ancora finita. Ma senza le scadenze da rispettare, mi sento molto più sollevato.
Bene, qui si chiude l’intervista/talk show. Voi avete incontrato Sadamoto? Avete partecipato alla sessione autografi? Mandateci le foto dei vostri autografi e le pubblicheremo in una galleria d’immagini! ^_-
L’ho incontrato si *_____________*
Gli abbiamo fatto un sacco di domande al festival XD
Che… che intervista lunghissimaaaaaa… l’ho letta a rate, eheh!
Comunque Yoshiyuki Sadamoto è un mito…
sto ancora soffrendo per non aver preso il manga…
amo Evangelion… T.T