Ancora una volta vi proponiamo un’intervista in esclusiva a Yoshiyuki Tomino che abbiamo fatto grazie alla collaborazione con i ragazzi di Ochacaffé, che ci hanno aiutato per quel che riguarda le traduzioni.
Shinji Kakaroth: Quando è iniziata la sua passione per la fantascienza e i robot? Ci può parlare un po’ della sua infanzia e di cosa l’ha portata ad entrare nel mondo dell’animazione?
Yoshiyuki Tomino: Il mio primo incontro con il mondo dell’animazione è stato appena laureato, quando sono stato preso a lavorare in una casa di produzione di cartoni animati, non avendo trovato altri impieghi. Prima di trovare quel lavoro non avevo mai pensato di lavorare in questo settore, ma non avevo nemmeno un’idea ben precisa di che lavoro volessi fare. Quand’ero giovane i manga non erano ancora così diffusi; conoscevo solo Astro Boy e qualche altro manga che usciva a puntate su alcune riviste. La mia conoscenza di opere animate si limitava a otto vecchi film di Walt Disney. Mi piacevano molto i film dove apparivano i razzi spaziali, quindi ho visto tutti i più famosi film di fantascienza degli anni ’60: per questo mi consideravano un bambino un po’ strano. Nel periodo universitario ho letto alcuni romanzi di fantascienza, quelli che ricordo sono “Avanguardia” e “Childhood’s End ” di Arthur Charles Clarke.
Fin da piccolo il mio sogno era quello di creare un vero robot ma, non avendo frequentato una facoltà universitaria scientifica, ci avevo rinunciato. Vorrei convincermi del fatto che l’aver intrapreso una carriera legata al mondo dei robot sia dovuto alle cose successe nella mia infanzia, ma non credo sia così.
Shinji Kakaroth: Che differenza c’è tra le serie robotiche di un tempo e quelle attuali? Il pubblico al quale sono destinate è davvero cambiato così tanto?
Yoshiyuki Tomino: Non ci ho mai pensato perciò non so come rispondere. Però credo che lo stile dei robot sia cambiato insieme al gusto delle persone nel corso del tempo. Se la tecnologia avanza, anche i robot sono più tecnologici, allo stesso modo delle automobili e degli aerei. Anche gli spettatori sono sempre nuovi, quindi credo sia cambiato anche il loro gusto, ma non so.
Shinji Kakaroth: Molti hanno criticato alcuni dei finali più tragici tra le serie di cui ha curato la regia (Zambot 3, Ideon). Ci può dire come sono nati questi finali e se li aveva in mente già dal concepimento della serie?
Yoshiyuki Tomino: Nel caso di una tragedia decidiamo fin dall’inizio come deve finire. Altrimenti non si riesce a sviluppare la storia e il finale risulta difficile. Questo è un metodo di scrittura. Qualcuno ha criticato questo finale, ma se si guarda all’intera storia, secondo me nel complesso è convincente. Per cui, secondo me, non ci sono state così tante critiche. O forse sbaglio io, forse sono troppo insensibile.
© 1977 Yoshiyuki Tomino/Sunrise
Shinji Kakaroth: Ci può parlare di Char Aznable? Visto che nelle ultime serie di Gundam non si è mai trovato traccia di un antagonista così carismatico e famoso, crede che sia davvero così difficile crearne uno? Com’è nato Char la Cometa Rossa?
Yoshiyuki Tomino: Preferisco non rispondere alla domanda su come sia stato creato il personaggio di Char Aznable, perché il vero motivo potrebbe deludere la gente. Ma sono sicuro che sia un personaggio molto carismatico perché ho messo molto impegno per delinearlo. Poi, l’inserimento di un elemento politico ha reso la storia molto coinvolgente.
Shinji Kakaroth: Ha seguito qualche serie attuale che l’ha particolarmente colpita negli ultimi tempi?
Yoshiyuki Tomino: Non saprei, perché continuo ad emozionarmi vedendo i grandi film del passato. Penso ci siano tante cose da imparare dai vecchi film.
Shinji Kakaroth: Tra le serie di Gundam che più mi stanno a cuore c’è Turn A Gundam. In un’intervista fatta precedentemente aveva detto che era sua intenzione espandere la trama per farla diventare una vera epopea intergalattica, infatti nei videogiochi dedicati alla serie SD Gundam G Generation è possibile usare una versione del Turn A, chiamato Turn A Gundam (Risvegliato), che si teletrasporta ed ha una potenza unica. Ha per caso intenzione prima o poi di proporre in qualche forma di media (romanzi, film, anime, manga) il futuro di Turn A, o il passato dell’Era Oscura che ha portato all’eliminazione della tecnologia sulla Terra?
Yoshiyuki Tomino: Qualcuno ha detto che avevo intenzione di espandere la trama di Turn A Gundam per farla diventare una vera epopea intergalattica, ma non ho intenzione di farlo. Non sono interessato a una storia sul passato dell’Era Oscura, perché porterebbe ad un finale pieno di angoscia sul destino dell’uomo.
Shinji Kakaroth: L’anime di King Gainer si conclude con un finale abbastanza aperto, con l’Exodus ancora in corso. Come mai è stato deciso un simile finale?
Yoshiyuki Tomino: Se un’opera di animazione non ottiene successo, non può avere un seguito. Questo è il motivo per quel finale. In questo consiste l’animazione. In qualità di autore non ho occasione di scrivere un seguito, a meno che non diventi popolare: in quel caso posso anche pensare ad un seguito.
© 2002 Yoshiyuki Tomino/Sunrise
Shinji Kakaroth: Ci può parlare del prossimo progetto per l’animazione di Gundam Origini? L’hanno coinvolta nel progetto?
Yoshiyuki Tomino: Esiste già il progetto, ma finché non verrà pubblicato ufficialmente non posso parlarne. Così stanno le cose.
Shinji Kakaroth: Che ne pensa dell’Italia e San Marino? Non le piacerebbe ambientare una serie fantascientifica nella nostra nazione o magari ideare una serie storica ambientata nel passato?
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