I SUO OCCHI:
Mio caro amico ,ti scrivo per rivelarti tutto ciò che il mio cuore ha tenuto nascosto al mondo intero ,la mia vita su un pezzo di carta ..è banale raccontarla in questo modo sembra quasi una storia ben elaborata solo per rendere più bello il mio assurdo segreto, ebbene ti scrivo per rivelarti una vita fatta di tutto e di niente ma è proprio grazie a questa vita che sono quella che sono e dopo così tanto ,troppo tempo ,non mi importa più di ciò che un villaggio intero possa dire di me.
Sono nata forse sotto una cattiva stella, allora ero una dei dieci prescelti, l’erede del clan, e come tale avevo obblighi a cui non potevo dire di no altrimenti ne sarebbe andato di mezzo l’onore di un intera casata ,ero solo una ragazzina come potevano poggiare sulle mie esile braccia tutto quel potere non ebbero scrupoli e divenni uno strumento nelle loro mani che solo alle età di 5 anni distruggeva a comando tutto ciò che le veniva ordinato non avevo personalità ero solo un oggetto e la mia voce era sprecata per pronunciare solo un assenso o un comando, io era il nulla e come tale non potevo essere paragonata a nulla nel villaggio dovevo solo far risplendere il buon nome del clan ,del mio clan. Sono adulta adesso e tutti gli avvenimenti che mi hanno fatta essere ciò che sono li condivido con te che per me sei stato un amico ma non solo per me perché è grazie a lui che io e te ci siamo incontrati.
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All’età di 18 anni uscii dalle mura della mia casata troppo grande per nascondere anche il mio io interiore che desiderava solo di esplodere, al lato destro di mio padre stavo camminando per tutto il viale principale del clan fino a giungere al grande portone dove vi era incastonato i due stemmi ovali l’uno dentro l’altro che per noi era simbolo di unione proprio quello che non esisteva ,che stupido significato ,oltrepassai per la prima volta quel portone poiché le uniche missioni che mi affidavano erano sempre all’interno delle mura della mia casata ma quando c’era la necessità di uscire dal villaggio il mio clan mi faceva usare il rotolo del passaggio che creava un vuoto tra il luogo dove mi trovavo e quello in cui dovevo andare e in un nulla ero nel luogo dove era situata la mia missione ,mi era proibito tutto ricordare, fare amicizia, costruire un legame un sentimento erano troppo quelle regole ed io ero troppo soggiogata dell’autorità