Autoconclusivo
Egli vagava in quella landa desolata senza meta, accompagnato soltanto dalla solitudine e dal rimpianto.
Egli non riusciva a capire che le sue ali non erano più candide ma del colore della notte.
Egli passava ormai quasi tutto il suo tempo nel mondo comune per non stare con gli altri e con Lucifero.
La tristezza traspariva dal suo volto potente. E il rimpianto per il peccato commesso era forte.
Ma ormai non poteva farci più nulla. Era lì e lì doveva rimanere. Quasi tutti i giorni era possibile vederlo sedere sulle scogliere a guardare il tramonto, e qualche volta, anche la luna piena.
Chi lo guardava aveva l’impressione di guardare un innamorato abbandonato, ed è così che si sentiva lui. Abbandonato da tutto e tutti.
Ci sono giorni in cui vorrebbe tornare in dietro fino a quel giorno fatale e cambiarlo. Impedirsi di fare quel che ha fatto.
Impedirsi di diventare un angelo caduto.
Però a quel pensiero un mesto sorriso solca le sue labbra, perché sa perfettamente che comunque l’avrebbe fatto prima o poi..
Perché lui è Belial.
L’angelo caduto.
Il peccatore.
L’angelo della trasgressione e del rimpianto.
Sì del rimpianto.
Perché lui vorrebbe non essere così, vorrebbe poter tornare tra gli arcangeli, da suo fratello, e vivere al cospetto di Dio.
Anche se lui a un dio che impedisce ai suoi angeli d’amare.
Purezza…
Innocenza…
Fede…
Per lui, Belial, nulla ha più importanza…
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