Kaze
Era tutto cambiato, quasi non ci credeva. Era riuscita veramente ad allontanarsi dalla sua vecchia vita, quella che la opprimeva, ed era riuscita ad avverare il suo sogno di entrare a Fairy Tail. Già… lei ora era una maga di Fairy Tail, la sua nuova casa e la sua nuova famiglia.
Non gli serviva nient’altro per essere felice, era tutto qui in fondo quello di cui aveva sempre avuto bisogno. Suo padre non era mai riuscito ad offrirle l’affetto e l’amore di una vera famiglia.
Era vero che i ragazzi di Fairy Tail erano scalmanati, invadenti perfino troppo, ma loro c’erano sempre quando ne aveva bisogno e non doveva più sentirsi sola e abbandonata. Con loro tutto era diverso; tutto era cambiato.
Si svegliò lentamente, borbottando appena: un altro giorno era iniziato. Stava già cominciando a pensare a cosa avrebbe fatto durante la giornata: adesso si sarebbe alzata, lavata e vestita, e dopo sarebbe direttamente corsa in gilda, e magari a vedere se vi erano novità.
Ancora un po’ assonnata, prese a stirare braccia e gambe… però, il suo piede toccò qualcosa! Non poteva certo essere coperta questa “cosa”, e neppure materasso, ovvio. Continuò a tastare con il piede fino a quando la “cosa” non si mosse – con un rumore di sottofondo alle sue spalle – e Lucy raggelò.
Aveva paura di voltarsi; le erano entrati i brividi. Così, lentamente – e molto lentamente -, mosse il capo mentre gli occhi si facevano più piccoli ed acuti. Ancora il borbottio e Lucy urlò a squarcia gola.
Mirajane aveva un bicchiere in mano e lavandolo per bene fissava la ragazza seduta davanti a lei, adirata, con il volto chino sul bancone.
«Lucy, ma perché quella faccia? Ti è successo qualcosa?», domandò con il suo solito sorriso stampato in viso, e probabilmente la trovava buffa, la ragazza non faceva altro che sbuffare da quando era arrivata.
Ci mise un po’ a rispondere, il tempo di adocchiare Natsu seduto poco distante, su di quei tavoli, fissandola col muso.
«Tutta colpa di Natsu…», mormorò. «Mi sono svegliata con lui dentro il mio letto.».
Ovviamente Mira non poteva far altro che ridere a quelle parole, nonostante vedesse Lucy parecchio abbattuta, restava una situazione divertente.
«Mi ha fatto prendere un colpo…», continuava. «Deve togliersi quel vizio di entrare a casa mia senza permesso… E di coricarsi nel mio letto…».
«Non prendertela, Lucy! Natsu non ha altro posto dove andare…», diceva piano, prima di essere interrotta dall’arrivo di Elsa.
«Lucy, tu sai cos’ha Natsu?», si avvicinò. «E’ strano questa mattina… Ed io che avevo intenzione di proporvi un’altra missione…», esclamò, osservando il volantino fra le sue mani. Ma non appena vide il viso di Lucy capì che Natsu non era il solo ad essere strano.
«Cos’è successo?», esclamò.
«Natsu si è infilato nel suo letto questa notte!», rise Mira, prima di allontanarsi.
«Si è infilato nel tuo letto?».
Quella domanda posta in quella maniera sembrava tutto fuorché innocente e Lucy non poté fare a meno di arrossire. «No…», cominciò ad agitare le mani. «Non è come sembra… C’era anche Happy!», il suo sguardo planò in basso, cercando di togliersi quell’imbarazzo fastidioso di dosso. La situazione era ovviamente imbarazzante. «Ha l’abitudine di entrare in casa quando gli pare…», sbuffò. «Gli ho detto cosa e lui si è arrabbiato!».
Lucy incrociò nuovamente lo sguardo del ragazzo e questo così si voltò.
Elsa afferrò uno sgabello e si sedette accanto, con un sorriso.
«Lucy…», la chiamò, facendola voltare. «Conosco Natsu ormai da anni e per me è come un fratello più piccolo… Non lo fa per male, credimi. Natsu è rimasto solo per tanto tempo nella sua vita ed ancora oggi continua a cercare il drago che lo ha cresciuto. Ogni persona per lui è come un punto di riferimento e credo si sia affezionato tanto a te, Lucy!», sorrise. «Quando non ci sei va a cercarti… Ti deve volere molto bene!».
Ed ecco che senza volerlo, Lucy arrossì di nuovo.
Era vero quello che diceva Elsa… Natsu andava sempre a cercarla ed ogni giorno se lo ritrovava in casa. Da quando si erano conosciuti stavano sempre insieme.
Natsu che l’aveva salvata quando quel giorno, cercando di poter entrare a Fairy Tail, si era imbattuta nel falso Salamander. Natsu il primo componente di Fairy Tail che aveva visto e che solo grazie a lui ne è potuta far parte. Natsu che combatteva con audacia per il nome della gilda, e ne era rimasta affascinata, credendo di non poter mai essere alla sua altezza. Natsu che c’era sempre quando aveva bisogno di lui: come quella volta che la salvò afferrandola in volo prima che si schiantasse a terra. Natsu che la proteggeva. Natsu…
Natsu le voleva bene.
Lo fissò, avvampando dal calore del suo viso completamente rosso.
«Dai…», la risvegliò dai suoi pensieri. «Cercate di fare pace, si parte per una nuova missione!», si alzò, andando in direzione di Gray, probabilmente per “arruolarlo”.
«Va bene!», si disse da sola, stringendo i pugni. Si alzò dallo sgabello: era arrivato il momento di chiarirsi con Natsu. Il suo rossore scomparve e imbronciandosi marciò in direzione del ragazzo, ma si bloccò vedendo che era sparito. Fino ad un secondo prima era lì, chissà dov’era andato?
«Natsu?».
Si voltò alla sua destra e alla sua sinistra ma non c’era. Proprio adesso che voleva fare pace… Sbuffò.
Con la testa china uscì dalla gilda e se lo ritrovò a pochi passi, in terra, seduto a giocare con Happy. Sorrideva, forse gli era tornato il buonumore, ma non voleva esserne sicura, così prese forza e si avvicinò lentamente.
I suoi stivaletti tuttavia avvertirono Natsu del suo arrivo e sbirciandola con la coda dell’occhio riprese il broncio. Anche Happy smise di ridere e osservò Lucy arrossire all’improvviso, bloccandosi a quello sguardo di Natsu.
La ragazza chinò lo sguardo, amareggiata. Si sentiva sulle spine, terribilmente. Era lì adesso ma in verità non sapeva che dire. Doveva fare la pace con lui ma non sapeva come. Sarebbe bastato un “scusa”? Si chiedeva. O forse era troppo banale. Avrebbe dovuto spendere qualche parola in più, probabilmente. Ma non ce la faceva, non lo sapeva. Natsu in fondo aveva fatto tanto per lei e forse Lucy esagerava, perché se anche il ragazzo le violava la privacy non lo faceva per male, Natsu non sapeva realmente cosa voleva dire quella parola, ne era certa. Natsu era cresciuto con un drago ed era restato solo tanto tempo… forse un po’ come lei. Se si comportava in una certa maniera e perché non sapeva in che altro modo comportarsi. Sono stati entrambi soli, una volta.
Lucy non era più sola da quando aveva incontrato Natsu. Lui le aveva cambiato la vita.
Palpitò, una sola volta, molto forte. Si mantenne il petto.
“Ti deve volere molto bene!“.
Palpitò ancora. Arrossì, deglutendo.
Le parole di Elsa le avevano fatto uno strano effetto, si diceva. Cos’era questa sensazione?
«Happy!», chiamò il gattino con voce molto bassa. Avrebbe creduto che le sarebbe scoppiato sicuramente il petto se avesse provato ad alzare la voce. Già era abbastanza il fatto che tremasse. «Ci puoi lasciare soli?». Oddio!, l’aveva detto. Era riuscita a dirlo; non credeva di esserne capace.
«Perché sei arrossita?», sorrise beffardo il micio, facendola sobbalzare. Happy, il solito.
«Non sono arrossita e non so affari tuoi, gattaccio!». Ecco, la fece urlare e la sua voce prese degli acuti terribili, oltre che dei bassi ed alti.
«Va bene…», continuava a sorridere maligno, e poi cos’era quello sguardo? «Vi lascio soli… soletti!».
«Vaai!», riprese a gridarlo, indicandogli la strada da seguire.
Happy sghignazzando decise così di andarsene, facendo rientro in gilda.
Ora erano soli. Natsu stava seduto sul bordo della strada a fissare al vuoto e Lucy era alle sue spalle, con lo sguardo chino e il cuore che voleva uscirle dal petto. Nel silenzio.
Lucy si sentiva ancora sulle spine, ancor più di prima. Ora erano soli e non passava anima viva in strada. Ora erano soli e nessuno gli avrebbe interrotti.
Cosa fare? Come cominciare? Non sapeva nemmeno se o no parlare. Ma quel silenzio era di un’angoscia terribile e si sentiva sempre più leggera: che fosse sul punto di svenire?! Sperava che così non dovesse essere, altrimenti Natsu avrebbe dovuto soccorrerla. Era probabilmente l’ultima cosa che voleva. Lui che era arrabbiato non poteva soccorrerla, e lei non voleva, fino a quando non gli avrebbe almeno chiesto scusa. Scusa, già. In fondo era solo una parola. Forse banale, come pensava, ma arrivati a questo punto – prima che i battiti intensi del suo cuore arrivino ad essere talmente tanto forti dal sentirli anche lui con tutto questo silenzio – era meglio di niente, giusto per iniziare un discorso.
Chi l’avrebbe mai immaginato che alla fine si sarebbe ritrovata lei a chiedergli scusa per averlo sgridato per essersi infilato nel suo letto?! Sorrise, era buffa questa situazione.
«Scusa…».
Eh? Aveva sentito bene? Era stato veramente Natsu… a chiederle scusa?
«Beh… Non dici niente? Ti ho chiesto scusa! Non avrei dovuto violare la tua privaci…», le rivolse uno sguardo, ancora imbronciato.
Quasi non ci credeva davvero. Lucy alzò lo sguardo, sfoggiando un grandioso sorriso. Reggendosi la gonnellina si sedette alla destra del ragazzo, continuando a sorridere. Doveva o no ricordargli che si chiamava privacy e non privaci? Mah, forse era meglio lasciar stare, almeno per oggi.
«Quindi non sei arrabbiato?», chiese in un sorriso.
La stretta vicinanza a Natsu le faceva battere ancora più forte il cuore, ma era felice e poteva anche scoppiare che non le importava.
«Sì che lo sono…», rispose sinceramente, spiazzandola. «Mi hai gridato troppo forte…», strinse i denti, corrugando la bocca in basso.
«Così impari a farmi spaventare!», fu lei ad imbronciarsi, alzando lo sguardo al cielo.
Natsu ci girò la testa e Lucy non riuscì ancora a capire se il ragazzo lo faceva apposta per farla sentire in colpa oppure non era così. Stava di fatto, comunque, che un po’ ci stava riuscendo.
«Però…», cominciò a bassa voce. Ecco il suo cuore di nuovo tanto forte da farle quasi male. «Puoi venire quando vuoi… in casa mia.», riuscì a dire. «La mia casa è la tua casa, Natsu!», sorrise, voltandosi a lui. Non ce la fece a mantenere il rossore del suo viso e questo divenne presto bollente.
Ci era riuscita, alla fine non era così difficile. Se non fosse per il suo petto che la opprimeva sarebbe anche riuscita ad alzarsi, ma tanto anche le sue gambe l’avevano abbandonata. Era inchiodata a quella scomoda posizione senza poter fare niente. Si sentiva di nuovo leggera. Perché tutto questo?
“Ti deve volere molto bene!“.
Oh no!, di nuovo. Perché era così facile suggestionarla?
Natsu si voltò – finalmente – facendole dono di uno dei suoi più grandi sorrisi, con un spruzzo di rossore sulle guance.
Lucy era davvero felice.
«Allora… Vuoi ancora venire in missione con me?», gli domandò, sorridendo.
Il ragazzo si alzò in piedi e con quel meraviglioso sorriso stampato in volto, gridò «Si va in missioneee!».
«Evviva!!», sbucò all’improvviso Happy dalle spalle del muro.
«E tu che ci facevi lì dietro, gattaccio?». Doveva immaginarselo da Happy.
Natsu afferrò la mano di Lucy, rialzandola da terra all’improvviso e la tirò con lui verso la gilda, fermandosi poi all’arrivo di Elsa e Gray.
Una nuova missione stava per cominciare, al fianco della sua nuova famiglia. Al fianco di Natsu.
E se il suo cuore avrebbe continuato a batterle così forte, sapeva come sentirsi meglio: parlare con Natsu e vederlo sorridere. Non avrebbe fatto smettere il suo cuore di comportarsi così, ma era l’unica medicina di cui aveva bisogno davvero. L’unica.
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