L’inizio della storia ci propone la protagonista An, adulta e sul procinto di sposarsi, che ritrova insieme alla sorellina Chii una vecchia scatola contenente i suoi ricordi più preziosi, e tra questi una vecchia e piccola clessidra. Con il ritrovamento di questo apparente insignificante oggetto prende il via un lungo flashback che ci porterà a scoprire le memorie più importanti legate ad esso e alla sua padrona.
Il racconto ci porta quindi 14 anni prima, a Shimane, piccola località del Giappone dove An si trasferisce con la madre a seguito del divorzio di quest’ultima con il marito, ormai completamente ridotto al lastrico ed incapace di provvedere ai minimi bisogni della sua famiglia.
Shimane infatti è il paese immerso nella campagna dove è nata Miwako Liekusa, la madre di An, e dove ha vissuto fino al suo matrimonio, dopo il quale si trasferì a Tokyo, l’enorme metropoli capitale del Sol Levante, dove la stessa protagonista del manga vive fino ai 12 anni. Dopo il primo momento di smarrimento, la piccola An riesce, con un strano incontro, a fare amicizia con uno dei bambini del paese, Daigo ,suo cotaneo, ed attraverso lui con Shiika e Fuji, figli del più grande industriale della zona. Con il ritorno al paese d’origine invece, Miwako si sente come sconfitta, incapace di poter dimostrare ai suoi compaesani si essere forte, di poter prendersi cura di se stessa e della sua bambina, e la sua disperazione la consuma in modo tale da spingerla a compiere un gesto estremo.
E’ proprio questa tragedia che sconvolge la piccola An, che si ritrova abbandonata, arrabbiata ed allo stesso tempo così disperata per la sorte della madre. A porgergli il suo aiuto e la sua protezione, dolce e goffo come può essere solo un bambino, è Daigo con cui il rapporto di iniziale amicizia, si concretizzerà proprio in amore nell’estate dei loro 14 anni e che diventerà il fulcro intorno a cui ruoterà l’intero manga.
Quando però ormai la storia sembra aver trovato l’equilibrio, l’autrice ci propone continui nuovi colpi di scena, che portano la protagonista a scelte sempre più difficili ed importanti, che riguarderanno sia Daigo, che le sue amicizie più forti, ovvero quelle con Fuji e Shiika, che nel corso del tempo si evolveranno in maniera del tutto inaspettata. An si ritroverà quindi alla fine del racconto a dover fare i conti con la sua vita, e con il fantasma della madre, per trovare la forza di ammettere la sua fragilità e tornare ad essere se stessa.
Come avrete capito quindi La Clessidra, è un racconto che cresce insieme ai suoi stessi personaggi, ai loro sentimenti e ai loro sforzi quotidiani. Racconta la corsa verso la maturità di quattro ragazzi, che si ritrovano a dover affrontare i loro amori e sogni, senza però potersi staccare dalla realtà che li circonda, che nella storia a volte sarà determinante nelle loro mille piccole importanti scelte.
Sebbene sicuramente Sunadokei rientri nel classico genere shojo giapponese, la vicenda presentata da Hinako Ashihara è tutt’altro che un semplice manga per ragazze: la storia racconta, prima di tutto dal punto di vista di An, ma anche attraverso gli occhi degli altri personaggi principali, come il futuro di una persona sia indiscutibilmente legata al suo passato, alle sue memorie e come quest’ultime influenzino in modo radicale i nostri IO nel presente.
Così il passato costeggiato da continui pettegolezzi e cattiverie di Miwako, la portano alla persona insicura e insoddisfatta che ci viene presentata, allo stesso modo la paternità incerta di Fuji lo rendono un ragazzo schivo e allo stesso tempo molto fragile; mentre dall’altra parte l’essere nato in una famiglia semplice e piena d’amore, rendono Daigo una persona genuina e in grado di vivere appieno i propri sentimenti.
I personaggi de “La Clessidra” semplicemente VIVONO, affrontano passo passo le difficoltà più meno grandi che li si presenteranno davanti, e gioendo delle piccole vittorie ottenute; con una veridicità che traspare in ogni singola sottile linea tracciata da Hinako Ashihara.
L’autrice ci propone infatti con il suo tratto semplice, pulito e dalle dolci linee curve dei profili, una storia che di per sé contiene molto malinconia e tristezza.
Sempre facenti parte della storia, ma in parte distaccati dalla narrazione dei primi 8, sono il nono e il decimo volume: nel primo dei due vengono presentate tante piccole scene che vanno a coprire alcuni “buchi” presenti nella vicenda, e che completano ulteriormente la storia di An; il secondo ed ultimo tankōbon invece ci racconta il futuro della protagonista, e rappresenta il vero e proprio finale del racconto.
Devo dire che la prima volta che lo lessi non rimasi molto colpita da questo manga, anzi lo trovai banale e scontato: non avevo capito niente!
Rileggendolo in questi giorni, gustando ogni parola e ogni vignetta di questi 8 volumi, mi sono accorta che avevo tralasciato molte “sfumature” presenti in queste pagine, sfumature che lo rendono un piccolo gioiello nell’infinito mondo dei manga giapponesi.
Recensione scritta da: Raffaella Renzulli
dovrebbe essere interessante…
lo è lo è 🙂
eh già.. è proprio un gioiellino.